POLITICA È COMUNANZA
DI
CIÒ
CHE È GIUSTO E INGIUSTO
La città è comunità in cui ci deve essere
amicizia civica perché tutti si conoscono e cercano il bene comune che può
essere esteso al di là della città. La comunità che si costituisce secondo
natura, per la vita quotidiana, è la famiglia come unione di uomo
e donna. Oltre i bisogni quotidiani ci sono altri bisogni e la famiglia si
unisce alle altre, formando una colonia di famiglie, un villaggio, una comunità
più grande per soddisfare i bisogni più ampi.
Per rendere la vita felice, cioè pienamente autosufficiente, si costituisce per natura la comunità di più villaggi, cioè la città che è comunità politica. È modello aperto perché l’uomo è socievole e vuole vivere nelle regole del giusto e dell’ingiusto, del bene e del male. Non c’è famiglia e città se non c’è comunanza di ciò che è bene e male.
La pura naturalità umana è trascesa verso ambiti di convivenza retta da principi morali. Per costruire la famiglia e la città ci vuole il possesso comune dei principi del bene e male. Si tratta di porre attenzione sul carattere etico della vita sociale. La città è anche anteriore alla famiglia nel senso che ciò che è bene comune, che riguarda tutti, ha più valore dell'interesse privato del singolo uomo.
L'anteriorità del valore della città, rispetto a ciascun individuo, è giustificato dal fatto che nella comunità politica si può trovare la capacità di vivere bene, la garanzia dell’autosufficienza della vita, cioè l’autonomia di bastare a se stessa.
Ogni comunità, dalla famiglia alla città, si costituisce in vista di un bene, cioè guardando verso un fine. La comunità più alta è la comunità politica che tende al bene più alto, il vivere bene di tutti. Il bene comune è onnipresente all’attività umana in quanto gli uomini si uniscono sempre in vista di qualcosa.
Il carattere più profondo della socialità umana è di essere in dialogo costante sul bene e sul male. Su questa caratteristica entra il diritto e la giustizia che è una virtù della comunità politica. Il diritto ordina la comunità sociale in quanto è aggiudicazione di ciò che è giusto. Il giusto è il principio di giustizia che viene applicato nei rapporti umani. L’amicizia politica e la giustizia sono le due virtù che fanno vivere la città.
Per rendere la vita felice, cioè pienamente autosufficiente, si costituisce per natura la comunità di più villaggi, cioè la città che è comunità politica. È modello aperto perché l’uomo è socievole e vuole vivere nelle regole del giusto e dell’ingiusto, del bene e del male. Non c’è famiglia e città se non c’è comunanza di ciò che è bene e male.
La pura naturalità umana è trascesa verso ambiti di convivenza retta da principi morali. Per costruire la famiglia e la città ci vuole il possesso comune dei principi del bene e male. Si tratta di porre attenzione sul carattere etico della vita sociale. La città è anche anteriore alla famiglia nel senso che ciò che è bene comune, che riguarda tutti, ha più valore dell'interesse privato del singolo uomo.
L'anteriorità del valore della città, rispetto a ciascun individuo, è giustificato dal fatto che nella comunità politica si può trovare la capacità di vivere bene, la garanzia dell’autosufficienza della vita, cioè l’autonomia di bastare a se stessa.
Ogni comunità, dalla famiglia alla città, si costituisce in vista di un bene, cioè guardando verso un fine. La comunità più alta è la comunità politica che tende al bene più alto, il vivere bene di tutti. Il bene comune è onnipresente all’attività umana in quanto gli uomini si uniscono sempre in vista di qualcosa.
Il carattere più profondo della socialità umana è di essere in dialogo costante sul bene e sul male. Su questa caratteristica entra il diritto e la giustizia che è una virtù della comunità politica. Il diritto ordina la comunità sociale in quanto è aggiudicazione di ciò che è giusto. Il giusto è il principio di giustizia che viene applicato nei rapporti umani. L’amicizia politica e la giustizia sono le due virtù che fanno vivere la città.
Francesco Liparulo - Venezia
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