mercoledì 19 novembre 2014

Il seme della nonviolenza nell'azione politica

SCELTA DI UOMINI E DONNE
PER  IL  "BUON  GOVERNO"
L'uomo non violento è colui che cerca di dare un senso alla sua esistenza che è aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. È possibile proporre una pratica politica in una società che si presenta violenta? Il fine del corpo politico è moralmente buono perché deve migliorare le condizioni della vita umana, cioè procurare il bene comune dei cittadini per cui i mezzi che impiega devono essere proporzionati e appropriati al fine. L'attività politica non deve essere fondata sull'avidità, la gelosia, l'egoismo, l'orgoglio e l'astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita dei cittadini. In tale processo di razionalizzazione i mezzi devono essere necessariamente morali perché il fine politico è la giustizia e la libertà. La forza della società politica presuppone la giustizia perché si avvale delle energie umane in quanto energie di uomini liberi che sanno esprimersi in modo civile.
Chi è che calpesta i nostri diritti? E' un uomo che si sbaglia. Il nostro avversario è semplicemente un uomo che si sbaglia, come anch'io posso sbagliarmi. Questa constatazione della comune umanità mi porta a comprendere il mio avversario e a non odiarlo. La nonviolenza è soluzione di conflitti perché mira a instaurare rapporti di comprensione reciproca. Quando l'avversario non intende ragionare, la pazienza, la costanza e la speranza sono mezzi che col tempo daranno i frutti, perché lo spirito di giustizia, nascosto in ogni uomo emergerà e farà sentire la sua forza. Il rovesciamento dell'avversario, cioè il trionfo della giustizia e della verità, costituisce il fine della nonviolenza che trasforma l'ingiusto in giusto. La nonviolenza non è semplice sopportazione , ma è provocazione che scuote l'avversario. Il frutto del seme della nonviolenza non dipende dal "destino", ma dalla nostra convinzione che l'avversario è un essere umano come noi.
Una politica di nonviolenza è possibile e può dare i suoi frutti.
Francesco Liparulo
 
 


 
 
 


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domenica 16 novembre 2014

LA NONVIOLENZA GANDIANA

Il Mahatma Gandhi auspicava la coesione della società sulla responsabilità e l'autonomia degli individui. Una società democratica non può essere senza conflitti, si tratta di sforzarsi di gestirli secondo i principi e i metodi della non violenza, perché solo la dinamica della nonviolenza permette di coniugare l'ordine e la giustizia.