sabato 24 novembre 2012

Un "Partito della nazione" per dare speranza al popolo

RESPONSABILITÀ   COMUNE
PER IL BENESSERE SOCIALE
Bisogna costruire nel Paese un clima di fiducia e partecipazione – ha detto Giorgio Napolitano – e un impegno comune senza particolarismi localistici e corporativi. Impegno comune di Nord e Sud per legalità, responsabilità, solidarietà. Guai se guardiamo a al futuro e non pensiamo a come rinnovarci in un mondo così cambiato e complicato. Dobbiamo portarci all’altezza di questi cambiamenti per portare avanti il ruolo dell’Italia e dell’Europa”.
Per il Presidente della Repubblica, il nostro Paese è chiamato ad affrontare sfide difficili che impongono una comune assunzione di responsabilità, cioè più forte coesione sociale, indispensabile per attuare le riforme strutturali necessarie alla crescita del Paese e per offrire nuove e più sicure prospettive alle giovani generazioni. Si tratta di “ricostruire un cemento nazionale unitario che consenta la massima mobilitazione di grandi energie di cui potenzialmente l’Italia dispone, allo scopo di superare questa fase molto critica per l’Europa e, specificamente, per l’Italia”.
“Il compito di ristabilire un'Italia capace di crescere – ha detto Mario Monti – è appena cominciato. Il futuro dell'Italia dipende dalla volontà riformatrice della politica in Italia. La crisi sta imponendo un prezzo altissimo alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori, alle imprese”.
“Indispensabile l'impegno comune - ha sostenuto il capo dello Stato - per far fronte alla difficile situazione economica e finanziaria”. Per il Presidente, la parola unità “si sposa con pluralità, diversità, solidarietà, sussidiarietà. Sentirsi Italiani significa riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà”.
“Siamo ad un punto di disfunzione democratica pericolosissima – ha detto Marco Vitale al Centro Congressi della Fiera di Verona – dobbiamo ricostruire la democrazia del nostro Paese e mondialmente dobbiamo ricostruire il pensiero economico”. L’economista ha incitato i giovani a impegnarsi per una “Democrazia Sostanziale Coerente” in grado di consentire “un paziente lavoro coerente” da parte della società politica per “traghettare l'Italia fuori da questa situazione attraverso dismissioni, sviluppo del reddito e la diminuzione della macchina politica che è la più costosa del mondo”.
Si riscontra impoverimento delle famiglie, crescente disaffezione verso la politica, peggioramento di prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, aumento della ricchezza per pochi e indebitamento crescente per molti. Si tratta per gli esperti dell’economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L'applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è risorsa per la qualità della convivenza sociale.
Occorre vincere la globalizzazione con un governo della globalizzazione economica e finanziaria, cioè attuare una economia sociale di mercato, promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.
Insofferenza, disagio, protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale. Si chiede che non sia trascurata la famiglia che deve difendersi di fronte al potere economico e finanziario del mercato globalizzato che mira soltanto al profitto utilitaristico.
Prima dell’impegno per i diritti dell’uomo c’è quello per il diritto ad essere uomini, cioè ad essere considerate persone che tendono a conquistare la piena autosufficienza nella comunicazione e nell’amicizia con altre persone. Senza il collegamento ai valori della vita, gli stessi diritti dell’uomo perdono il loro vigore, cioè divengono semplici enunciati che possono essere revocati in qualsiasi momento.
I componenti del "Partito della nazione" intendono creare una nuova forza che dia “centralità all'interesse generale nell’azione politica e speranza di crescita ad un Paese disilluso”. I politici moderati prevedono una riforma elettorale che consenta finalmente la nascita di partiti politici e schieramenti omogenei. Il sistema elettorale auspicato è quello proporzionale tedesco che prevede con uno sbarramento percentuale la riduzione dei partiti. Si auspica un centro politico (popolare, europeista, moderato e riformatore) che rappresenterà il partito della nazione distinto dal populismo demagogico e dal particolarismo territoriale degli interessi localistici.
La società civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. L’amicizia conferisce dinamicità alle relazioni interpersonali perché infonde entusiasmo che sprigiona le energie più profonde dell’animo umano.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del bene sociale, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l'aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto della persona umana dall’inizio del suo concepimento fino alla sua morte naturale.



martedì 20 novembre 2012

Una cittadinanza in sofferenza desiderosa di testimoniare “valori forti”

IL CAMMINO È STATO SEGNATO DA MONTI
RICOSTRUIRE  UNA  SOCIETÀ   SFIDUCIATA
Supereremo questa grave crisi economica e finanziaria – ha detto Giorgio Napolitano – e si dovranno trovare le condizioni per un governo del Paese che metta a frutto il lavoro del Governo Monti le cui decisioni hanno segnato il cammino dal quale l’Italia non potrà discostarsi. Vedremo come si esprimeranno i cittadini e in base al risultato elettorale si troveranno le soluzioni per governare stabilmente il Paese".
È in atto lo scontro per le prossime elezioni politiche. Partiti dilaniati nel loro interno e nuovi sedicenti leader si confrontano nella piazza pubblica per l'accaparramento delle simpatie degli elettori indecisi e sfiduciati da una politica disattenta ai veri bisogni dei cittadini,  impegnati in questo momento a far fronte alla galoppante disoccupazione e alla povertà che colpisce i ceti meno abbienti della società civile.  
C'è recessione: il prodotto interno lordo italiano è sceso dell’1,2%. La Banca d'Italia, nel suo ultimo bollettino economico, ha evidenziato che l'Italia avrà nel 2013 un Pil negativo dello 0,7%, inferiore a quello europeo, previsto intorno allo 0,2%. Si invita il governo a "procedere con decisione e tempestività nelle misure già adottate" per la ripresa dell'economia. Un ritorno alla crescita contribuirebbe "a un miglioramento delle condizioni del credito e del clima di fiducia".
In un mondo sempre più connesso, il commercio è globalizzato con investimenti e reti di produzione che uniscono tutti I Paesi in grado di produrre beni e servizi competitivi. Si produce dove è più conveniente. L'Italia non è più competitiva per la mancanza di leggi e regole idonee a far fronte alle sfide del mondo globalizzato. Negli ultimi anni l’economia mondiale e la politica mondiale sono cambiate. Gli Stati Uniti d'America e l'Europa hanno perso i loro primati con lacrescita di produttivitàdi Cina, India e di altrimercati emergenti” tra cui Brasile e Russia che sono in grado di attrarre i capitali per le loro produzioni industriali e per la fornitura di energie. I costi di trasporto intercontinentali sono stati ridotti e si produce dove il costo della mano d'opera è di gran lunga inferiore rispetto a quello dell’Occidente. Beni che una volta erano prodotti negli USA o in Europa ora sono fabbricati in Paesi che, pur essendo considerati in via di sviluppo, hanno un prodotto interno lordo che cresce più del 7%.
Qual'é il problema?
L'austerità fiscale, attuata negli ultimi anni dai governi, non ha aiutato l'economia perchè non è stata congiunta con investimenti per la crescita. L'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più deboli" degli Italiani. “La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.
Occorre affrontare un mondo globalizzato per la soluzione dei nuovi problemi, sorti con la radicalizzazione del multiculturalismo nello strato sociale del popolo italiano che estirpa i valori esistenziali del mondo civile. Si avverte uno smarrimento di fronte a un futuro pieno di incognite per il dilagare di un potere che non tiene conto della dignità della persona umana e dei suoi bisogni essenziali.
C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società attenta ed esigente” ivalori forti” del popolo italiano che sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, all’ingiustizia sociale, costituita dall’aumento di ricchezza per pochi e dall’indebitamento crescente per molti. Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Le soluzioni già adottate dei problemi dell’attuale mondo economico e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell'uomo e del suo destino, perché sono basate sull’idea che l’uomo non è il soggetto delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo utilitaristico e individualistico.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.
Lo Stato deve provvedere a migliorare le infrastrutture, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito del territorio nazionale. Si tratta di frenare la povertà dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il necessario per mantenere la famiglia.
La “cellula vitale” della società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici utilitaristici che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano. Questa espressione originaria della società umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
Si avverte la necessità di costruire un un “Partito della nazione” di ispirazione popolare, liberale, cristiana e sociale. La politica degli interessi ha dimenticato i valori del popolo italiano. I partiti non sono strutturati dal basso e non sono radicati sul territorio; questo denota mancanza di democrazia. Si auspica la reintroduzione della preferenza nella scheda elettorale. Le liste elettorali fatte a Roma non permettono di risolvere i gravi problemi della crisi economico – finanziaria che crea disoccupazione e toglie il reddito alle famiglie italiane. Nelle associazioni e nelle piazze si grida che il popolo non è più disponibile a votare per uomini e donne calati dall’alto.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita di persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti. I valori del popolo italiano tra cui in primo luogo quello della persona e del lavoro devono essere difesi per conservare la nostra identità.
La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustizie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni. Soltanto l'intervento dello Stato può compendiare l'azione degli investitori mondiali in modo da attrarre i capitali con una giusta ed equa regolamentazione finanziaria e commerciale per promuovere occupazione e progresso per tutta la cittadinanza, cioè attuare un'economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.

giovedì 15 novembre 2012

Una cittadinanza coesa per il bene comune

UN "PARTITO DELLA NAZIONE"
PER  RICOSTRUIRE  IL  PAESE
È già in atto lo scontro per le prossime elezioni politiche.
Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune, attestata dall’unità di linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso di autogovernarsi, di eleggere i propri governanti secondo determinate modalità fissate dalla "Legge elettorale".  
Nella città ci sono anche “patologie politiche”. Il sistema politico è come un organismo. Le Istituzioni, se non vengono sottoposte a terapia, subiscono le stesse vicende dell’organismo umano. Quando trionfano le passioni, la democrazia degenera e porta alla demagogia. Il testimone del popolo, chiamato a gestire il bene comune, deve osservare e ascoltare i concittadini. Gli elettori sanno esprimere ciò che è giusto e ingiusto, perché hanno percezione del bene e del male. Non c'è famiglia e città se non c'è comunanza di ciò che è bene e male.
"Adesso" c'è recessione in Italia con un debito pubblico che sfiora 2 mila miliardi di euro di cui ogni anno il contribuente deve pagare circa 80 miliardi di interessi. La crisi economico - finanziaria ha portato disoccupazione e povertà per 8 milioni di cittadini italiani. I vecchi partiti rischiano di scomparire, dilaniati da beghe interne. Il popolo è sfiduciato da una politica che non trova soluzioni per affrontare la crisi attuale provocata dalla globalizzazione dei mercati finanziari e commerciali.  Si auspica una nuova legge elettorale più aderente ai bisogni dei cittadini e in grado di portare in Parlamento dei nuovi rappresentanti del popolo per ricostruire un Paese dilaniato dallo statalismo, dalla partitocrazia e dallo sperpero del denaro pubblico.
“Occorre impegnarsi - ha detto Giorgio Napolitano - perché non si può giocare con il rischio di un fallimento dei conti dello Stato, e vale per chiunque vincerà le elezioni. I partiti rirovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo”. Si tratta, per il Presidente della Repubblica, di essere accomunati nella stessa visione di libertà, di democrazia, di patria, di persona, di famiglia, di lavoro e di impresa nella realizzazione di un Paese in cui i partiti si confrontano sulla base di valori condivisi da tutti i cittadini.
La società civile italiana - ha detto Angelo Scola, arcivescovo di Milano - è una grande risorsa. Ci vuole una nuova cultura della politica”. Per il cardinale, la città italiana è una realtà che “scopre il suo nuovo volto di città plurale, in cui si incontrano mondi e credi diversi. Dobbiamo trovare un criterio che ci consenta una vita buona anche dentro la società plurale. Non ci si può lasciare schiacciare sulla crisi finanziaria, che pure va presa di petto con estrema serietà. Se non si rinnova la politica, attraverso una nuova cultura non sarà possibile creare soggettività sociale nuova.
Un “Partito della nazione” deve essere in grado di proporre agli Italiani una società fondata sulla libertà e sullo sviluppo economico. La politica funziona se toglie gli ostacoli che ogni persona ha nella ricerca del suo appagamento. Il suo fine più profondo quando la società matura sul piano etico. Etica intesa come respiro complessivo di un popolo, come etica pubblica, cioè come trasparenza dei rapporti sociali.
"Chi ha fatto esperienza - ha detto mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia - bisognerebbe che continuasse a contribuire con il bagaglio che si è fatto ma che avesse la lungimiranza di lanciare volti nuovi. Il volto nuovo, se è stato preparato e aiutato anche da chi ha deciso di cedere il passo, fa instaurare un meccanismo virtuoso anche nell'agire politico".
Occorre sostenere il "Partito della nazione" i cui componenti sappiano essere "liberi e forti" per opporsi allo statalismo e alla demagogia, cioè sappiano valorizzare la dimensione del locale, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. Si tratta di valorizzare l'individuo nella comunità civile, cioè il diritto della persona deve essere integrato nel diritto di tutto il popolo.
Si tratta di costruire una società il cui centro non è l'individuo, ma la persona che si realizza liberamente nella vita quotidiana. L'idea dinamica dominante in questo ideale concreto è quella della libertà e della realizzazione della dignità della persona.
I componenti del "Partito della nazione” si impegnano a realizzare questo ideale di società civile fondata sul rispetto dell'uomo esistenziale e concreto. La libertà per i cittadini deve essere anche libertà nell'economia che deve svilupparsi secondo i principi della libera iniziativa, del libero mercato e della competizione.
Il mercato deve tener conto di tutti, perché così può essere non solo morale ma anche efficiente, in quanto non si può escludere dal benessere, abbandonare nell’emarginazione, nella malattia e nella miseria una parte importante dei cittadini.
La libertà è anche quella di far valere il principio di sussidiarietà che sprona i cittadini a controllare lo Stato per farlo intervenire soltanto quando essi non possono raggiungere con le loro forze e istituzioni i beni e servizi a cui tengono. L'applicazione significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità.
Soltanto la costituzione di una societàa misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualistiche perché la persona e i suoi bisogni sono al centro dell’attenzione delle autorità politiche.
Uno stato di pace sociale non dipende solo dagli accordi politici, economici, finanziari conclusi dagli esponenti della maggioranza parlamentare, ma dipenderà anche dall’adesione profonda della coscienza di tutti i parlamentari e dalla coerenza delle loro azioni. La coesione tra le persone richiede la forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società. L’accostamento tra le persone deve esprimersi in una “cooperazione per cose concrete e determinate” a beneficio di tutti, senza alcuna distinzione che crei ingiustizie e soprusi.
L'azione dell'eletto dal popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne. Le virtù del politico devono basarsi sul coraggio, la disciplina, il senso dell’onore, lo spirito di giustizia e lo spirito di sacrificio. I rappresentanti della cittadinanza devono essere in grado di mobilitare le forze morali e spirituali del popolo che conferisce loro la piena e autonoma rappresentanza democratica.
I parlamentari e gli amministratori pubblici non dovrebbero perdere il contatto con il sentire reale del popolo e con le sue istanze. Si tratta di eliminare gli sprechi, risolvere il problema dei giovani senza lavoro, promuovere la libertà d'iniziativa dei cittadini, rispondere ai bisogni dei poveri e dei malati, far fronte alla mancanza di abitazioni per legiiovani coppie, garantire a un prezzo equo il gas, i carburanti, l’acqua, la raccolta dei rifiuti.
La missione per gli aspiranti alPartito della nazioneè quella di agire per poter partecipare alla ricostruzione di un Paese dove nessuno possa avere paura se al governo c’è il suo avversario politico, cioè un Paese dove ciascuno possa seguire la propria vocazione, possa realizzarsi e dare il meglio di sé, dove lo Stato non espropri i cittadini di ciò che sono riusciti a conquistare attraverso il lavoro e sacrifici di una vita. Si tratta di realizzare uno Stato dove ciascuno possa tenere aperta la porta della speranza e tenere alta la bandiera della libertà.
Occorre agire per una società fondata sulla libertà, sullo sviluppo economico, sulla solidarietà, cioè una società basata sui valori del cristianesimo, sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio, formata dall’unione di un uomo e di una donna, nella quale far nascere e far crescere i figli.
Si tratta di promuovere una "Patria" nella quale tutti gli Italiani si riconoscono e che tutti amano, perché è la casa comune di tutti, senza distinzioni.
Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale tra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia.

martedì 13 novembre 2012

Una nuova area di responsabilità

RICOSTRUIRE  UNA  SOCIETÀ
SFIDUCIATA DALLA POLITICA
Il nostro Paese è chiamato ad affrontare sfide difficili – ha detto Giorgio Napolitano - che impongono una comune assunzione di responsabilità, cioè più forte coesione sociale, indispensabile per attuare le riforme strutturali necessarie alla crescita del Paese e per offrire nuove e più sicure prospettive alle giovani generazioni. La disoccupazione giovanile mina la speranza in una società più giusta e inclusiva, nella quale i nostri giovani possano esprimere al meglio tutte le loro potenzialità, ancora più preziose in mondo sempre più competitivo e in rapida trasformazione tecnologica".
Si tratta di “ricostruire un cemento nazionale unitario che consenta la massima mobilitazione di grandi energie di cui potenzialmente l’Italia dispone, allo scopo di superare questa fase molto critica per l’Europa e, specificamente, per l’Italia”.
“Siamo ad un punto di disfunzione democratica pericolosissima – ha detto Marco Vitale al Centro Congressi della Fiera di Verona – dobbiamo ricostruire la democrazia del nostro Paese e mondialmente dobbiamo ricostruire il pensiero economico”. L'economista ha incitato i giovani a impegnarsi per una “Democrazia Sostanziale Coerente” in grado di consentire “un paziente lavoro coerente” da parte della società politica per “traghettare l'Italia fuori da questa situazione attraverso dismissioni, sviluppo del reddito e la diminuzione della macchina politica che è la più costosa del mondo”.
Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società attenta ed esigente” i “valori forti” del popolo italiano che sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, all’ingiustizia sociale costituita dall’aumento di ricchezza per pochi e all’indebitamento crescente per molti. Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
“Il governo – ha detto Jacopo Morelli, presidente dei Giovani industriali – ha riconosciuto che gli Italiani stanno dando una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c'è anche un dovere morale di ridare subito fiducia al Paese, abbassando in maniera sostanziale la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che investono”. Per Morelli occorre “creare nuove occasioni di lavoro e dare ossigeno alle aziende, per esprimere ogni potenziale al meglio”.
La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.
Per l'Istat, più di 2 milioni di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni, non studiano, non lavorano e non si preparano a farlo. La generazione italiana esclusa dal mondo del lavoro è la più numerosa nell'Eurozona dove il dato complessivo si attesta su 14 milioni di giovani inattivi. La disoccupazione giovanile italiana, secondo i dati di Eurofound (Fondazione dell’Unione europea per i temi del lavoro e le condizioni di vita) porta a una perdita di 32,4 miliardi di euro del prodotto interno lordo nazionale. “Le conseguenze di una generazione perduta – si evidenzia nel rapporto di Eurofound – non sono solo economiche, ma anche sociali. Si rischia che tanti giovani rinuncino alla partecipazione democratica della società".
Se non apriamo ai giovani – ha esplicitato Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria – nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia. Lo Stato deve far fronte alle sue obbligazioni verso i “fornitori” ed acceleri i pagamenti sia per il debito pregresso sia per quello che riguarda le nuove forniture. Alle banche e allo Stato chiediamo uno sforzo aggiuntivo per il credito alle imprese”.
"La realtà economica italiana è al 98% composta da micro e piccole aziende – ha affermato Giorgio Guerrini, presidente nazionale di Confartigianato – e occorre creare un ambiente adatto allo sviluppo di questa dimensione di impresa”. Per Guerrini occorre rimuovere gli ostacoli alla crescita con alleggerimenti della pressione fiscale, con l'alleggerimento del costo del lavoro, con l'aumento della competitività e della flessibilità. Il presidente ha auspicato una maggiore garanzia di trasparenza e controllo affinché “coloro che amministrano le cose di tutti lo facciano con competenza e senza sprechi”.
Quello che manca oggi all'Italia - ha evidenziato Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese - è un Progetto per le nuove generazioni”. Per riprendere a crescere bisogna "riportare l'attenzione sui giovani, tornando alla cultura del rischio e del talento, del merito e della libera iniziativa con uno spirito di concorrenza e di innovazione”. Si tratta di ridurre gli sprechi, avviare le riforme che mirino a dare certezza a chi fa impresa e crea posti di lavoro.
Uno stato di pace sociale non dipende solo dagli accordi politici, economici, finanziari conclusi dagli esponenti della maggioranza parlamentare, ma dipenderà anche dall’adesione profonda della coscienza di tutti i parlamentari e dalla coerenza delle loro azioni. Si auspica una società fondata sul rispetto dell'uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, sulla “fede nel progresso interno della vita e della storia” del popolo italiano, sulla forza della sua libertà e sul sacrificio di tutti i suoi martiri che hanno donato il sangue per la loro patria.
Si rivendica una discussione dentro il Parlamento per una maggiore aderenza alle istanze del popolo. I problemi legati alla perdita dei posti di lavoro, del precariato giovanile, della diffusione della povertà (5 milioni di famiglie stentano a vivere quotidianamente) sembrano non aver spazio nelle proposte del potere legislativo.
I parlamentari e gli amministratori non dovrebbero perdere il contatto con il sentire reale del popolo e con le sue istanze. Si tratta di eliminare gli sprechi, risolvere il problema dei giovani senza lavoro, promuovere la libertà di iniziativa dei cittadini, rispondere ai bisogni dei poveri e dei malati, far fronte alla mancanza di abitazioni per le giovani coppie, garantire a un prezzo equo il gas, i carburanti, l’acqua, la raccolta dei rifiuti. Le maggioranze in Parlamento non dovrebbero “comportarsi capricciosamente” e non dovrebbero far cadere le garanzie di autonomia delle persone.
La società civile è legata alla legge morale, cioè i semplici individui si ricollegano alla morale, alla eticità in quanto l’individuo è persona con una sua dignità. L'etica deve stare dentro la politica perché etica è fine della politica. La politica funziona se toglie gli ostacoli che il cittadino ha nella ricerca dell’appagamento dei suoi bisogni spirituali e materiali.
Lo Stato, avendo le sue radici nella società politica, è strumento del corpo politico in quanto è espressione al servizio dei cittadini e deve curarsi del bene pubblico, inteso come sicurezza, istruzione e universalità della legge.
L'attuale crescita degli indigenti, per la crisi economico-finanziaria e per la perdita dei posti di lavoro, evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale che deve essere affrontato ed eliminato dalle Amministrazioni governative e locali.
La politica per la persona umana è vera etica della società civile. I testimoni del popolo, animati da un profondo amore per l'Italia, hanno necessità di unirsi per promuovere una politica riformista, cioè aderente ai bisogni di vita e di speranza di ogni uomo o donna.
Il "Partito della nazione", costituito da cittadini che credono nei valori della persona umana e nella sua libertà, si rivolge a tutti gli Italiani che vogliono mantenere nel tempo presente i principi cristiani che hanno ispirato tutti coloro che ci hanno preceduto nell'amore verso la Patria, resa una  e indivisibile da coloro che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti.
Ogni cittadino ha il diritto di essere rispettato, cioè ha una sua dignità im quanto persona e soggetto di diritto che possiede dei diritti dovuti comune  dalla sua necessità di esistere in libertà nell'ambito di una società in cui si impegna per il bene comune.

mercoledì 7 novembre 2012

Italiani chiamati ad affrontare ardue sfide

UN PARTITO DELLA NAZIONEIMPEGNATO
PER LA PROSPERITÀ DI  TUTTI  I  CITTADINI
"Assistiamo - ha detto Giorgio Napolitano - in questi anni al succedersi di eventi di portata storica ed a straordinarie trasformazioni in ogni settore della vita umana  che investono drammaticamente gli assetti istituzionali, economici e sociali a livello locale e globale. Il prepotente e subitaneo affacciarsi sugli scenari del pianeta delle esigenze e delle capacità competitive di immense moltitudini di uomini e donne, finora rimaste latenti ed inespresse nel sottosviluppo, ci impone di affrontare e di vincere nuove, ardue sfide nel campo dell'economia, della sostenibilità ambientale, della giustizia sociale e internazionale”.
Per il Capo dello Stato bisogna procedere “alle riforme considerate mature e necessarie”. Si auspica una serietà doverosa, “senza mettere in forse punti di riferimento essenziali, in cui tutti possono riconoscersi”. Occorre, per il Presidente della Repubblica, “rivisitare ed affermare più fortemente la nozione di bene comune e quella di interesse generale”.
Globalizzazione e crisi finanziaria alimentano paure nel popolo chiamato a fare sacrifici e a sopportare un rigore fiscale per sostenere il debito pubblico di circa 1970 miliardi di euro. Si migliorano i bilanci pubblici e si riempiono i forzieri delle banche con tassi agevolati provenienti dalla Banca centrale europea, ma l'ossigeno vitale, secondo il principio di sussidiarietà, non arriva alle famiglie che vedono gli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e sempre più lavoratori senza un reddito.
“Credo – ha sostenuto Mario Monti – di aver sottoposto il Paese a dosi di riforme mai viste in passato. Il nostro debito pubblico è indubbiamente alto”. Sono state decise “misure brutali” per garantire il pareggio di bilancio nel 2013. “L’Italia – ha sostenuto il presidente del Consiglio - avrà una delle migliori posizioni di bilancio nella zona dell’euro. Abbiamo pesato in modo che non ha precedenti sui cittadini con le riforme fatte”.
Per l'Istituto nazionale di statistica l'11,1% delle famiglie italiane, circa 3 milioni di nuclei familiari, è povero in termini relativi. Per l'Istat la soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari a 1.011,03 euro al mese.
Il Rapporto 2012 della Caritas italiana evidenzia che il 33,3% degli Italiani si rivolge all'Organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana per povertà economica, lavoro e casa. Nel documento è denunciata una "evidente incapacità" del "welfare" italiano, cioè del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, a trovare soluzioni idonee per le nuove forme di povertà e per le nuove emergenze sociali emerse negli ultimi tre anni con la crisi economico - finanziaria.
Nel primo trimestre del 2012 la spesa delle famiglie italiane per l’Istat è diminuita del 2,4% rispetto al primo trimestre del 2011. Le famiglie italiane risparmiano su tutto e si è verificato un calo dell'11,8% sui beni durevoli come auto, articoli di arredamento ed elettrodomestici. Inoltre sono calati gli acquisti di medicinali e prodotti per la cura delle persone. Le manovre governative hanno peggiorato una situazione già drammatica.
C'è recessione: il prodotto interno lordo italiano è sceso dell’1,2%. Anche Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, nell'ultima riunione annuale del Fmi e della Banca mondiale, tenutasi a Tokyo il 12 e il 13 ottobre, ha evidenziato che "senza crescita è incredibilmente difficile ridurre il debito pubblico". Le misure di rigore per affrontare il debito pubblico nell'Eurozona, secondo le affermazioni di Lagarde, hanno avuto "un effetto negativo sull'economia". La Banca d'Italia, nel suo ultimo bollettino economico, ha evidenziato che L'Italia avrà nel 2013 un Prodotto interno lordo negativo dello 0,7%, inferiore a quello europeo, previsto intorno allo 0,2%. Si invita il governo a "procedere con decisione e tempestività nelle misure già adottate" per la ripresa dell'economia. Un ritorno alla crescita contribuirebbe "a un miglioramento delle condizioni del credito e del clima di fiducia".
In un mondo sempre più interconnesso, il commercio è globalizzato con investimenti e reti di produzione che uniscono tutti I Paesi in grado di produrre beni e servizi competitivi. Si produce dove è più conveniente. L'Italia non è più competitiva per la mancanza di leggi e regole idonee a far fronte alle sfide del mondo globalizzato.  Negli ultimi anni l’economia mondiale e la politica mondiale sono cambiati. Gli Stati Uniti d'America e l'Europa hanno perso i loro primati con la “crescita di produttivitàdi Cina, India e di altri mercati emergenti” tra cui Brasile e Russia che sono in grado di attrarre i capitali per le loro produzioni industriali e per la fornitura di energie. I costi di trasporto intercontinentali sono stati ridotti e si produce dove il costo della mano d'opera è di gran lunga inferiore rispetto a quello dell’Occidente. Beni che una volta erano prodotti negli USA o in Europa ora sono fabbricati in Paesi che, pur essendo considerati in via di sviluppo, hanno un prodotto interno lordo che cresce più del 7%.
Qual'è il problema?
L'austerità fiscale non aiuta l'economia se non è congiunta con investimenti per la crescita. L'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più deboli" degli Italiani. “La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.
Si tratta di affrontare un mondo globalizzato per la soluzione dei nuovi problemi, sorti con la radicalizzazione del multiculturalismo nello strato sociale del popolo italiano che estirpa i valori esistenziali del mondo civile. Si avverte uno smarrimento di fronte a un futuro pieno di incognite per il dilagare di un potere che non tiene conto della dignità della persona umana e dei suoi bisogni essenziali.
Occorre confrontarsi con gli esponenti di ogni pensiero laico per salvaguardare, in ogni istituzione politica, sociale e civile, tutto “ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano”. C’è l’esigenza per la società civile di uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Le soluzioni dei problemi dell’attuale mondo economico e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell’uomo e del suo destino, perché sono basate sull’idea che l’uomo non è il soggetto delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo utilitaristico e individualistico.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.
Lo Stato deve provvedere a migliorare le infrastrutture, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito del territorio nazionale. Si tratta di frenare la povertà dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il necessario per mantenere la famiglia.
La cellula vitaledella società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano.
Questa espressione originaria della società umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
Si avverte la necessità di costruire un Partito della nazione” di ispirazione popolare, liberale, cristiana e sociale. La politica degli interessi ha dimenticato i valori del popolo italiano. I partiti non sono strutturati dal basso e non sono radicati sul territorio; questo denota mancanza di democrazia. Si auspica la reintroduzione della preferenza nella scheda elettorale. Le liste elettorali fatte a Roma non permettono di risolvere i gravi problemi della crisi economico – finanziaria che crea disoccupazione e toglie il reddito alle famiglie italiane. Nelle associazioni e nelle piazze si grida che il popolo non è più disponibile a votare per uomini e donne calati dall’alto.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.
Gli esponenti politici non devono accettare il relativismo che svilisce la dignità della persona umana nella sua stessa comunità con la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione per le strade, l'inquinamento, l'abbandono della famiglia a se stessa. I valori del popolo italiano tra cui in primo luogo quello della persona e del lavoro devono essere difesi per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni. 
Il mercato globale favorisce gli interessi degli investitori economici e finanziari. Soltanto l'intervento dello Stato può compendiare l'azione degli investitori mondiali in modo da attrarre i capitali con una giusta ed equa regolamentazione finanziaria e commerciale per promuovere occupazione e progresso per tutta la cittadinanza.
Si tratta per gli esperti dell'economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
Occorre vincere la globalizzazione con un "governo della globalizzazione economica e finanziaria", cioè attuare un'economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.

lunedì 5 novembre 2012

Gli Italiani affrontano misure drastiche e impopolari

LAVORO  E  FAMIGLIA
PER DARE PIÙ FIDUCIA
"L'impegno comune" per Giorgio Napolitano è quello della “tutela dei valori primari, quali il lavoro e la persona che la nostra Costituzione pone a fondamento della Repubblica Italiana. Il lavoro è l'assillo di tutte le famiglie".
"La famiglia media italiana paga più tasse, la gente deve andare più tardi in pensione, in generale l'economia si mette maggiormente in concorrenza, che è un bene. L'Italia - ha scritto il capo del governo in un messaggio al XXVII Convegno dei giovani di Confindustria, tenutosi a Capri - ha fatto in questi mesi scelte difficili e introdotto riforme importanti in modo da voltare pagina rispetto a un passato di bassa crescita ed elevato debito e contribuire a una soluzione della crisi della zona euro".
“Il governo – ha detto Jacopo Morelli, presidente dei Giovani industriali – ha riconosciuto che gli Italiani stanno dando una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c'è anche un dovere morale di ridare subito fiducia al Paese, abbassando in maniera sostanziale, la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che investono”. Per Morelli occorre “creare nuove occasioni di lavoro e dare ossigeno alle aziende, per esprimere ogni potenziale al meglio”.
La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.
La politica dovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per “un’esistenza buona” del cittadino.
C'è l'esigenza, in questo momento di recessione, di uno Stato che riconosca e sostenga le famiglie e le imprese secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di energie singole e di organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conservi nel tempo e non degeneri per “le patologie politiche” presenti nella comunità.
I valori fondamentali della società (la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel sistema Stato - mercato che impone le proprie concezioni individualistiche nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto della dignità della persona umana.
Nel mondo del lavoro, anche nei settori in forte sviluppo, conta la competizione e la produttività, cioè l'orientamento culturale è favorevole sempre di più all’individualismo e al “privatismo”, a scapito di coloro che hanno soltanto le proprie braccia per provvedere a se stessi e alle proprie famiglie.
Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè è il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo. Le attività delle società produttive, direttamente responsabili perché determinano i contratti e i rapporti di lavoro, esigono una politica che garantisca il rispetto degli inalienabili diritti delle persone.
La giustizia nei rapporti lavoratore - datore di lavoro non solo si attua con una equa remunerazione, ma anche e soprattutto con una legislazione che aiuti le imprese a garantire posti di lavoro per il sostentamento delle famiglie.
La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori produttivi è resa possibile soltanto da uno Stato che dispone di istituzioni che considerano la persona umana come soggetto del lavoro e non come “merce” per aumentare la ricchezza del Paese.
La responsabilità primaria in una società civile e politica spetta all'autorità politica, intesa come funzione essenziale senza la quale la persona umana non può acquisire il bene comune, indispensabile alla sua vita e a quella di tutta la società civile.
Il compito delle persone, investite di potere politico, è quello di emanare una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona.
Il lavoro è un bene essenziale perché con esso l’uomo realizza se stesso ed espleta la sua libertà nella comunicazione con gli altri per la creazione del bene comune, necessario al benessere materiale e spirituale della società civile. L'operaio ha anche una vita familiare che è un suo diritto e una sua vocazione naturale. La sua attività è condizione per la nascita e il mantenimento della famiglia, ritenuta cellula primordiale di tutta la comunità civile. La perdita del salario del capofamiglia mina alla radice l’unità fondamentale della stessa società.
Il responsabile della comunità civile è lo Stato che non salvaguarda la coesione sociale e permette la nascita di una contraddizione tra sviluppo economico e il fondamento della società civile, perché consente l’inversione dei valori che sono alla base delpopolo italiano. La dignità della persona e della famiglia passa in secondo ordine rispetto alla produzione dei beni economici.
L'esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento della coesione sociale, cioè non può tralasciare di assicurare il sostentamento e l’esistenza quotidiana della vita dell’uomo, soggetto inalienabile di tutte le attività sociali.
I responsabili delle Istituzioni e delle organizzazioni devono evitare di esaltare la competitività. La richiesta di produrre sempre di più e in fretta, in qualsiasi momento del giorno e della notte, riduce gli operatori del lavoro manuale a semplice "merce di scambio" o di "forza lavoro" che ha lo scopo di produrre una ricchezza che disconosce i principi fondamentali della società: la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà e la solidarietà.
Il valore del lavoro umano, che è tale perché caratteristica essenziale di ogni persona e bene fondante di ogni sviluppo sociale, non può essere calpestato per finalità non rispondenti ai veri bisogni primari dei cittadini. Il benessere materiale perde significato se non si dà importanza alla dignità del lavoro, cioè la società civile si disgrega e perde coesione se l’attività che genera ricchezza non è protetta da norme che assicurino l’esistenza del lavoratore e della sua famiglia.
L’attuale “Stato" non controbilancia la pressione competitiva dell’economia di mercato con l’azione dei pubblici poteri, cioè non assicura con il suo intervento diretto o mediato la dignità dei cittadini che lavorano.
La globalizzazione, che mira soltanto al primato dell’economia e della finanza, scardina l'economia sociale di mercato, controllata dalle leggi che salvaguardano le varie attività che producono ricchezza e benessere. La liberalizzazione degli scambi commerciali e la de regolamentazione delle attività d’impresa dà riconoscimento a quei "poteri forti" del mercato globale che portano a considerare preminente la competizione tra i mercati nazionali e le varie imprese di profitto, spingendo all’estremo la competizione tra i soggetti dell’economia.
Lo sviluppo economico, derivante dalle idee economicistiche e materialistiche del mercato globale, dissolve i legami sociali, perché si basa sull'opera degli individui lavoratori, considerati semplici mezzi di produttività e non come persone, dotate di ragione e di libertà, cioè soggetti di ogni attività umana.
Lo Stato che non difende i diritti dei suoi cittadini è laicista perché promette un benessere che non salvaguarda la dignità dei soggetti produttivi, cioè calpesta il loro diritto a vivere in sicurezza, reclamato dall’eticità stessa della comunità civile. La vita dei cittadini e di tutta la società dipende da come è concepito l’essere umano, cioè il cittadino che crea la ricchezza del suo popolo.
Le concezioni individualistiche degli esponenti di governo e dei dirigenti della produttività evidenziano un laicismo che impedisce di provvedere al bisogno essenziale dei cittadini, cioè il diritto di un lavoro che dà la possibilità di vivere con la propria famiglia in maniera dignitosa.
La ragione e la libertà degli operai sono sottomesse al “fondamentalismo del mercato” che esige il massimo dagli operai con il minimo costo di produzione.
Il modello dell'utilitarismo, del calcolo economico fine a se stesso, del funzionalismo del sistema Stato – mercato si concretizza in una corsa alla competizione e al massimo di produttività, calpestando il valore di fine e di essenza dell'essere umano, cioè la sua libertà di vivere dignitosamente.
Il problema? La politica è sostituita dall’economia che amministra gli uomini soltanto come mezzi di produzione. L’economicismo spinge alle conseguenze di insicurezza della vita di chi è costretto a vivere nel rischio e nella fatica quotidiana del lavoro manuale .
Gli ordinamenti democratici dello Stato non possono essere soggiogati dal relativismo etico di coloro che non considerano essenziali, per il bene comune della società, i veri valori del popolo italiano che sono la dignità della persona umana che lavora, il mantenimento della sua famiglia, la sussidiarietà nel controllo dell’applicazione delle norme e la solidarietà sociale.
La sopravvivenza stessa della società civile esige il ripristino, a qualsiasi livello produttivo ed economico, dell’etica nel lavoro dell'uomo, cioè la salvaguardia di tutti i suoi diritti.

sabato 3 novembre 2012

Il popolo in balìa degli slogan dei leader politici

LA DEMOCRAZIA  E  LA  REALTÀ
SI CONFRONTANO PER LA CRISI
Adesso” gli Italiani devono affrontare gli “inediti scenari aperti dalla globalizzazione”.
La globalizzazione mette in luce Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Gli Stati, importanti per la politica, sono emarginati dal potere transnazionale della finanza e dal potere del mercato. Le grandi imprese multinazionali spostano capitali e decentrano la produzione dove la manodopera costa meno.
Oggi il momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato - mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato. Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza. Le democrazie, secondo il filosofo Norberto Bobbio, avevano formulato delle promesse che sono state disattese. Si avverte uno scarto tra l’ideale di democrazia e la condizione politica reale del cittadino.
Alla sfida d’ordine politico - istituzionale, suggerita dal filosofo, si devono aggiungere oggi quelle di ordine morale ed economico in quanto le istituzioni democratiche hanno solidi principi intellettuali e morali per realizzare una comunità aperta ai veri bisogni della persona che è fine della buona società.
La società politica deve affrontare: la questione della vita, il relativismo etico, la democrazia procedurale estesa, la dissoluzione dei legami sociali.
Si è radicata nelle coscienze la “sacralità” dei diritti umani, appoggiata dalle chiese. L'impegno per i diritti umani prevede innanzitutto che ci sia l’impegno per il diritto ad essere uomini, cioè a non essere respinti al di fuori dell’area della vita.
Una volta la vita era dominio della natura, mentre oggi anche il diritto e la politica vi entrano (bio - diritto, bio - politica) perché vi è entrata la scienza. Non si sa dove ci porteranno le biotecnologie.
Occorre rimeditare sulle basi naturali della vita: famiglia, parentalità, condizione di figlio, libertà, esperienza della morte perché sono problemi che le democrazie dell'Occidente devono risolvere.
I beni primari della persona non possono essere decisi dalle maggioranze politiche perché sono tutelati dal diritto delle comunità e dal diritto delle genti, cioè sono radicati in tutte le culture umane. Si tratta di rispettare il modello naturale della famiglia, costituito da un uomo e da una donna, di riconoscere i diritti del soggetto umano non ancora nato (embrione o feto), l’illiceità dell’aborto, dell’eutanasia e degli interventi genetici manipolati, il diritto al lavoro e al sostentamento della famiglia e della prole.
Il relativismo etico scardina le basi della vita civile. La libertà per ciascuno, di seguire qualsiasi codice di comportamento in base al fatto che non viene ritenuto possibile stabilire un ordinamento unitario di valori, impedisce la coesione nelle associazioni civili.
La democrazia procedurale estesa, cioè il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti, entra in crisi quando nella società nascono tensioni di un certo rilievo, perché comporta la neutralizzazione dei valori fondanti della vita civile. Le regole non stabiliscono il reale contenuto delle decisioni né che cosa è giusto.
Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. La preminenza conferita al singolo muta la democrazia in governo del singolo, da parte del singolo, per il singolo.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita ancorato alla centralità dell’uomo e "permettono una convivenza ordinata e feconda".