venerdì 27 maggio 2011

L'Italia non cresce

IL BENESSERE SOCIALE
È PRIORITÀ PER IL PAESE
Giorgio Napolitano partecipa il 26 maggio 2011 all'assemblea annuale di Confindustria che si tiene a Roma nella sala dell’Auditorium.
Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, afferma che il Capo dello Stato ha saputo valorizzare i 150 anni dell’Unità d’Italia per il richiamo costante a unirci attorno alle Istituzioni repubblicane e di rafforzare il consenso.
Il benessere del Paese – sostiene Marcegaglia – deve tornare ad essere la priorità della politica. Dobbiamo muoverci in fretta perché i concorrenti non stanno lì a guardare e le speranze dei giovani non aspettano. La stagione della spesa facile deve essere considerata chiusa. Occorrono interventi che non siano solo di quantità ma siano soprattutto di qualità per aiutare la crescita. Occorre coinvolgere tutte le forze politiche e sociali”.
Il Presidente di Confindustria evidenzia le preoccupazioni di Napolitano per l'attuale crescita del Paese e soprattutto per la disoccupazione giovanile.
Per il Capo dello Stato “le memorie degli eventi che condussero alla nascita dello Stato nazionale sono preziose nella difficile fase che l’Italia sta attraversando per suscitare le risposte collettive di cui c’è bisogno”.
“Nella nostra storia – ha sostenuto Napolitano – la parola unità si sposa con pluralità, diversità, solidarietà, sussidiarietà. È il divario tra Nord e Sud, è la condizione del Mezzogiorno che si colloca al centro delle nostre preoccupazioni. Ed è rispetto a questa questione che più tardano a venire risposte adeguate. E non c’è dubbio che la risposta vada trovata in una nuova qualità e in un accresciuto dinamismo del nostro sviluppo economico, facendo leva sul ruolo di protagonisti che sono oggi chiamati ad assolvere il mondo dell'impresa e del mondo del lavoro.
“A me interessa una cosa sola – ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini che gli Italiani hanno un grande sentimento di unità nazionale. C’è bisogno di lavorare per l'Italia senza polemiche ed esercitare un ruolo di responsabilità individuando modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto con il governo per il bene dell’Italia e per un’autentica coesione nazionale. Basta polemiche, guardiamo all’Italia che con le sue speculazioni internazionali in agguato ha bisogno del concorso di tutti senza confusione né distinzioni di ruoli”.
La società civile si è costituita intorno alla produzione e allo scambio universale delle merci dove i bisogni essenziali dei cittadini passano in secondo ordine per l’attuale globalizzazione economica e finanziaria.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.
La politica non favorisce la piccola e media impresa per il carico fiscale e creditizio da parte dello Stato. La produttività e competitività è ridotta. Molte aziende devono far fronte al fallimento giudiziario in un mondo globalizzato senza regole in cui le nazioni del Sud-Est asiatico hanno privilegi nelle esportazioni a danno dell’Europa e dell’Italia.
Occorre privilegiare le imprese nascenti e gli investimenti in tecnologia e ricerca con la detassazione degli utili reinvestiti, per incrementare lo sviluppo del sistema produttivo su tutto il territorio nazionale.
Gli esponenti politici non devono permettere lo svilimento della persona umana nella sua stessa comunità con la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa.
I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi perché sono minacciati dalla pressione degli interessi utilitaristici che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano.
Si avverte la certezza che i valori fondanti della cultura europea sono messi in secondo ordine rispetto all’attrattiva della globalizzazione economica e finanziaria che non riconosce il vero valore del bene comune della società che è tale solo se si riversa su ogni cittadino.
La dignità del lavoratore, in qualità di capofamiglia, molte volte passa in secondo ordine rispetto al profitto dei datori di lavoro che non assicurano la salvaguardia della salute e non garantiscono l’applicazione delle norme che assicurino la sua incolumità fisica. Le “morti bianche” superano ogni anno in Italia la cifra di millecinquecento e gli infortuni sul lavoro sono circa un milione.
La dignità della donna, nel ruolo procreativo ed educativo, non è assicurata con la protezione della maternità. Sono necessari l’assegnazione di case per le giovani coppie, la costituzione degli asili nidi, il mantenimento del posto di lavoro durante la gravidanza, l’orario di lavoro rispondente alle esigenze delle madri.
Il nostro è un Paese che non cresce ha detto Pier Ferdinando Casini – che produce più disoccupati, che taglia sul futuro dei nostri figli, rappresentato da ricerca, scuola, innovazione”.
Insofferenza, disagio, protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale.
Critiche e insoddisfazioni si elevano verso una classe politica che agisce senza tener conto dei beni primari dei cittadini.
L'Italia è diventata una società plurale dove convivono molteplici concezioni di vita in continuo aumento per via del mescolamento di civiltà e di culture.
La politica deve essere consapevole che “la questione della cittadinanza riguarda non solo gli stranieri ma anche tanti italiani meno fortunati degli altri”.
La “vita buona” della società civile è questione del “buon governo” che ha il compito di promuovere una convivenza partecipata da tutti.
Lo stato di pace, di benessere e di giustizia sociale dipende dalla coesione tra le persone, cioè dalla forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società , fatta di ciò che esprimono le persone che si aprono agli altri con generosità, anche a costo del sacrificio, inteso come impegno di sé al servizio degli altri che scaturisce dal profondo della persona umana.
Il mercato deve tener conto di tutti in quanto non si può escludere dal benessere una parte dei cittadini. Si tratta di realizzare una società civile fondata sul rispetto dell’uomo esistenziale e concreto che deve godere anche del principio di sussidiarietà.
L'applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alle famiglie i compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantire il suo sostegno.
Si tratta di promuovere una Patria nella quale tutti gli Italiani si riconoscono.
I cittadini con il loro voto politico e amministrativo dovranno dare la fiducia ai candidati che con i loro programmi possono realizzare le riforme necessarie per l’ammodernamento e lo sviluppo del Paese.

lunedì 23 maggio 2011

Votazioni di ballottaggio

GLI ELETTORI SCELGONO
IL LORO AMMINISTRATORE
Domenica 29 maggio e lunedì 30 maggio 2011 ci saranno le votazioni di ballottaggio per le Amministrative.
Il confronto politico – ha detto Giorgio Napolitano l’11 maggio 2011 al Palazzo del Quirinale nell’incontro con gli scolari per i 150 anni dell’Unità d’Italia – non deve essere una guerra continua. Occorre il rispetto reciproco tra le parti. L’Italia deve essere più serena, più sicura di sé, più consapevole delle grandi tradizioni che dobbiamo saper coltivare”.
La contesa elettorale si trasforma in “opposti estremismi" per le concezioni dei politici.
Silvio Berlusconi si schiera a Milano con il sindaco uscente Letizia Moratti: “Io credo che il candidato della sinistra “Pisapia” si vuol far passare per un moderato ma è una persona dal passato estremista. È stato in Rifondazione Comunista fino a pochi anni fa e ha come alleati tutti quelli dell’estrema sinistra e tutti quelli dei centri sociali che sono violenti e facinorosi”.
A Napoli il leader del PdL lancia la candidatura di Gianni Lettieri: “La sinistra ha rovinato l'immagine di Napoli nel mondo ma non prova vergogna”.
I risultati del primo turno :
Giuliano Pisapia ottiene il 48,1% a Milano e Letizia Moratti il 41,61%.
A Torino vince la sinistra di Piero Fassino con il 57%.
A Bologna vince il candidato di centrosinistra Virginio Merola.
A Napoli è previsto il ballottaggio tra il candidato dell’Idv, Luigi de Magistris e l'esponente del PdL Gianni Lettieri.
“Ha prevalso - commenta Berlusconi - la sinistra estrema.
Se gli elettori sostiene Pier Ferdinando Casini hanno premiato “Pisapia” a Milano e “de Magistris” a Napoli, bisogna capire la loro ragione politica. I milanesi non sono diventati tutti estremisti. È stato Berlusconi a dare alle elezioni un carattere politico nazionale. Il rispetto è dovuto anche all'intelligenza di chi ha votato per noi e lo ha fatto per investire sul futuro. I nostri elettori sceglieranno in libertà la soluzione che sembra più positiva e meno negativa per la loro città”.
Il dato di Milano – sostiene Berlusconi – ci dice che i milanesi non hanno premiato né il Partito Democratico né il Terzo Polo: il risultato vero è che il PdL resta il primo partito in Italia e che l’alleanza Popolo della Libertà - Lega è l’unica in grado di esprimere un governo stabile e credibile. Vogliono trasformare Milano nella Stalingrado d’Italia”.
“Il presidente del Consiglio – afferma Rosy Bindi – in quanto tale non dovrebbe fare campagna elettorale per i candidati sindaci”.
Si assiste a uno scontro di sedicenti moderati nei confronti di avversari indicati come estremisti.
Silvio Berlusconi si considera un liberale e per lui la politica è al di sopra di tutto. Si tratta di fare solo ciò che è giusto. L’etica politica ha soltanto la responsabilità interna di conseguire la vittoria per gli uomini del proprio partito, utilizzando il potere della comunicazione attraverso qualsiasi mezzo mediatico.
Al popolo parlo io – ha detto Silvio per spiegare agli Italiani come sono andate realmente le cose”.
Il leader del PdL è convinto: “Dobbiamo vincere le elezioni le lezioni e ribaltare questo pasticcio a nostro favore”. Si tratta di mobilitare il popolo di centrodestra e convincere gli elettori indecisi.
Il premier fa politica, entra nel vivo della campagna delle Amministrative e spiega bene in televisione chi sono gli estremisti che non vogliono far vincere le elezioni ai moderati. Il capo del governo espone al popolo la sua versione dei fatti di Milano e di Napoli.
A Milano con la sinistra si “liberalizzerebbe la droga”, e si trasformerebbe la città in “zingaropoli”.
A Napoli de Magistris “è copertura del vecchio sistema di potere e di clientele”. I centri sociali appoggiano e "condizioneranno le scelte".
Il presidente del Consiglio promette meno tasse e “sanatorie” per l’edilizia a Napoli. Al leader della Lega è permesso di dire: “Dobbiamo portare i ministeri a Milano e penso ne arriveranno due ”.
Berlusconi ha voluto “politicizzare” il voto delle Amministrative nelle città più importanti come Torino, Milano, Bologna e Napoli.
L’apparizione contemporanea del premier in molte reti televisive mette in luce “l’arroganza” del politico.
Silvio Berlusconi è esponente del pensiero liberale, ritiene di essere stato eletto dal popolo secondo elezioni del popolo e intende governare per il popolo.
L’attuale politica democratica italiana concede apertura all’attività del presidente del Consiglio che vuole rimanere in carica fino alla fine della legislatura.
Berlusconi reagisce con la sua libertà e il suo slancio, guida i suoi candidati ad esprimersi in modo determinante.
Il capo del governo dovrebbe tener conto delle esigenze dei cittadini in quanto è il primo servitore del popolo.
I governanti e gli amministratori non dovrebbero perdere il contatto con il sentire reale del popolo e con le ue istanze. Si tratta di eliminare gli sprechi, risolvere il problema del precariato giovanile, promuovere la libertà di iniziativa dei cittadini, rispondere ai bisogni dei poveri e dei malati, far fronte alla mancanza di abitazioni per i giovani, garantire a un prezzo equo il gas, i carburanti, l’acqua, la raccolta dei rifiuti.
Le maggioranze democratiche non dovrebbero “comportarsi capricciosamente” e non dovrebbero far cadere le garanzie di autonomia delle persone.
La società civile è legata alla legge morale, cioè i semplici individui si ricollegano alla morale, alla eticità in quanto l’individuo è persona con una sua dignità. L'etica deve stare dentro la politica perché etica è fine della politica. La politica funziona se toglie gli ostacoli che il cittadino ha nella ricerca dell’appagamento dei suoi bisogni spirituali e materiali.
Lo Stato, avendo le sue radici nella società politica, è strumento del corpo politico in quanto è espressione al servizio dei cittadini e deve curarsi del bene pubblico, inteso come sicurezza, istruzione e universalità della legge.
L’attuale crescita degli indigenti, per la crisi economico-finanziaria e per la perdita dei posti di lavoro, evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale che deve essere affrontato ed eliminato dalle Amministrazioni governative e locali.
Quale candidato scegliere?
“Il nostro è un Paese che non cresce – sostiene Pier Ferdinando Casini – che produce più disoccupati, che taglia sul futuro dei nostri figli rappresentato da ricerca, scuola, innovazione. Ed è il Paese di una sinistra che non ragiona sui processi di trasformazione. Qui bisogna cambiare meccanismo: servono più flessibilità, più mobilità, più disponibilità e stipendi più alti”.
Il leader dell'Udc vuole essere il riferimento per tutti gli astensionisti e per coloro che vogliono uscire dal bipolarismo dei fallimenti della sinistra e di Berlusconi, cioè dal bipolarismo che produce ingovernabilità e non risolve alcun problema.
Gli amministratori delle città dovranno perseguire una politica che difende la persona e la società civile nei confronti delle pretese egemoniche dello Stato. Si tratta di favorire un’amministrazione che possa affrontare localmente la globalizzazione, la crisi economica finanziaria e l’immigrazione, cioè si tratta di instaurare un diverso rapporto tra persona e società civile, un diverso modo di concepire il lavoro.
I candidati devono dimostrare con i loro programmi di voler essere dei veri testimoni che manterranno la tensione morale nelle loro comunità, cioè degli amministratori che vogliono adempiere alla loro funzione di sindaci per ridestare i concittadini al senso dei loro compito, cioè al perseguimento del bene comune del bene comune della città che si riversa su tutte le persone senza distinzioni.
I collaboratori dei futuri sindaci dovranno vivere in comunione con i concittadini, cioè ascoltarli con fiducia e destandoli alle loro responsabilità, senza manipolare le loro coscienze. Si tratta di far valere una democrazia personalistica e comunitaria dove viene considerata importante la pubblica opinione, evitando di far intervenire politicamente soltanto gli esperti.

I sindaci dovranno dare alle città uno slancio dinamico in grado di vivificare i cuori di tutti i loro cittadini e le loro coscienze per una libertà solidale.

martedì 17 maggio 2011

Elettori per la soluzione dei problemi

IL CORAGGIO DI AFFRONTARE
IL MALESSERE SOCIALE
I principi fondamentali della nostra società democratica
(dignità della persona - bene comune – solidarietà –sussidiarietà) vengono disconosciuti dalle maggioranze governative che, dominate da una concezione individualistica della politica, non tengono conto del valore sociale della famiglia.
La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella società perché è il perno di giunzione essenziale tra la persona, la società e lo Stato.
La dissoluzione dei legami sociali, causata dallo schema di democrazia centrato solo sull’individuo, e la globalizzazione economica hanno determinato una contraddizione tra crescita economica e coesione sociale.
Nel 2010 si sono appiattiti i nostri riferimenti alti e nobili – ha sostenuto il 3 dicembre scorso Giuseppe De Rita, presidente del Centro Studi Investimenti Sociali – e non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori”.
Le famiglie vivono in ansia perché i giovani non trovano lavoro e non si costituiscono nuovi nuclei familiari.
Si riscontra “stanchezza verso la personalizzazione della politica. Quasi il 71% degli Italiani ritiene che nell’attuale situazione socio-economica la scelta di dare più poteri al governo e/o al capo del governo non sia adeguata per risolvere i problemi del Paese”.
Aprire nuove possibilità ai giovani - ha detto Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno – altrimenti è in scacco la democrazia. I problemi che i giovani sentono e pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell’Italia”.
Il Presidente della Repubblica è preoccupato per “il malessere diffuso tra i giovani” e il distacco tra le Istituzioni democratiche e la società.
Episodi di violenza familiare, bullismo, gusto apatico di compiere delitti comuni, tendenza a facili godimenti sessuali denotano un malessere sociale.
C'è bisogno di lavorare per l'Italia senza polemiche - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini - ed esercitare un ruolo di responsabilità, individuando modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto per il bene dell’Italia e per una autentica coesione nazionale. C’è bisogno di abbassare il tasso di litigiosità. Basta polemiche, guardiamo avanti, guardiamo all’Italia che con le speculazioni internazionali in agguato ha bisogno del concorso di tutti senza confusione né distinzione di ruoli”.
Sentirsi Italiani – sostiene Napolitano – significa riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza, pesanti interrogativi per il futuro”.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del benessere sociale, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto delle aspirazioni dei giovani.
La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere.
Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo o donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà di autonomia delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Ogni persona vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.
Il popolo italiano è chiamato ad autogovernarsi con le elezioni politiche ed amministrative.
Gli elettori che optano per una scelta individualistica desiderano che gli eletti provvedano ad esaltare il lato privato della vita. È di massima l’opzione del centrosinistra.
Le scelte di alcuni politici hanno portato nel passato ad un incremento delle libertà individualistiche con la conseguenza di una distruzione delle relazioni, dei legami tra le persone e infine il declino del benessere collettivo.
Coloro che sono disponibili ad una prospettiva totalitaria, con il sacrificio della loro libertà di scelta, vogliono che la vita sociale sia indirizzata totalmente alla produzione, alla potenza, allo sforzo collettivo in cui l’individuo possa riconoscersi e anche sentirsi libero. L'estrema sinistra mira in genere a questa scelta.
La prospettiva della maggioranza degli Italiani è quella della valorizzazione della persona umana, della famiglia e della promozione della sussidiarietà da parte delle Istituzioni.
“Occorre dare l’assoluta precedenza sostiene Francesco D'Onofrio alle persone e ai programmi locali per contemperare il significato strettamente amministrativo locale con il rilievo politico nazionale”. Si tratta di concorrere a scegliere persone e programmi destinati comunque a svolgere un’attività amministrativa locale che risulta di particolare rilievo proprio per gli elettori di ciascuna realtà locale”.
Si fa sempre più pressante ed insistente la domanda che le Istituzioni promuovano il rispetto dei valori di socializzazione, di educazione e di formazione alle virtù civili che garantiscano il benessere per tutti i cittadini.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del bene comune.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle Istituzioni locali e nazionali, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e condivisione della “vita buona”.
La persona umana, la cultura e la società sono i pilastri della comunità vitale in cui i membri formano la coscienza di tutto il popolo.

venerdì 13 maggio 2011

Gli elettori votano per ciò che è giusto

IL CREDO DEMOCRATICO
È LIBERTÀ DI SCEGLIERE
“Sento la responsabilità e la fiducia degli Italiani di tutte le idee e di tutte le condizioni sociali - dice Giorgio Napolitano l’11 maggio 2011 nel Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, a Firenze. Faccio come posso ciò che debbo fare secondo la Costituzione. In Italia il Parlamento non è destinato a sparire né condannato ad un esercizio povero e meschino delle sue facoltà. La nostra unità richiede pluralismo, sussidiarietà. Questo vale anche per l’Europa”.
È imminente la competizione amministrativa del 15 e 16 maggio 2011.
La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali.
Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune, attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso di autogovernarsi, di eleggere i propri governanti.
Nella società civile, prodotto di ragione e forza morale, la priorità è data dalla coscienza personale. Il popolo è fatto di persone umane che si riuniscono sotto giuste leggi e da reciproca amicizia per il bene comune della loro esistenza.
Il pensiero repubblicano democratico assegna grande rilievo alle virtù civiche.
La Repubblica italiana con l’articolo 2 della Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità.
Il cittadino, dopo le grandi rivoluzioni politiche in cui ha chiesto la libertà da tutti i legami che impediscono il suo sviluppo naturale, esige la libertà di partecipazione politica.
Nel momento in cui il popolo esercita il suo diritto naturale all’autonomia e all’autogoverno si pone come sorgente di autorità dal basso e come fondamento di politica democratica.
L’autorità risiede nel popolo che si autogoverna e trasferisce l’esercizio dell’autorità ai propri delegati con procedure elettorali di cinque anni. I rappresentanti del popolo sono investiti di autorità in modo limitato e la esercitano in nome del popolo.
Nella società liberal-democratica c’è la tendenza di riportare i valori nel privato perché non si trova la regola.
Ci si chiede come bilanciare, oggi, il pluralismo morale e la legge del nostro ordinamento. Ci sono leggi che permettono di fare qualcosa, altre che vietano, altre che comandano e altre ancora che permettono a certe condizioni di fare o non fare. La società non dispone più di un universo ma di un pluriuniverso morale.
Tra libertà individuale autonoma e la gestione del bene e del giusto, la legge civile dovrebbe indirizzare a fare ciò che è giusto.
La questione è la natura politica dell’uomo.
L’uomo ha la parola ed esprime ciò che è giusto e ingiusto perché ha la percezione del bene e del male, cioè prima vengono i valori di giusto e ingiusto e poi si genera, per natura, la famiglia e la città.
Oltre i bisogni quotidiani ci sono altri bisogni e la famiglia si unisce alle altre, formando una colonia di famiglie, un villaggio, una comunità più grande per soddisfare bisogni più ampi.
Per rendere la vita felice, cioè pienamente autosufficiente, si costituisce per natura la comunità di più villaggi,, cioè la città che è comunità politica.
L’anteriorità del valore della città, rispetto a ciascun individuo, è giustificato dal fatto che nella comunità politica si può trovare la capacità di vivere bene, la garanzia dell’autosufficienza della vita, cioè l’autonomia di bastare a se stessa.
Ogni comunità, dalla famiglia alla città, si costituisce in vista di un bene, cioè guardando verso un fine. La comunità più alta è la comunità politica che tende al bene più alto, il vivere bene di tutti.
Il carattere più profondo della socialità umana è di essere in dialogo costante sul bene e sul male. Su questa caratteristica entra il diritto e la giustizia che è una virtù della comunità politica.
Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio di tutto il popolo.
La dignità della persona si promuove soprattutto con la cura della famiglia naturale, considerata cellula vitale di ogni società civile. Questa espressione originaria della socialità umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia.
La pretesa uguaglianza di tutti nella società o la pretesa democratizzazione, invocate da alcuni politici nella negazione degli aiuti alle famiglie, limitano lo spirito di libertà delle persone. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni sono al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
L’applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è una risorsa per la qualità della convivenza sociale.

martedì 10 maggio 2011

Il diritto di governare il popolo

MAGGIORANZA SOSTENIBILE
CON LA CONDIVISIONE DI FINI
Nel corso del Consiglio dei ministri, svoltosi a Palazzo Chigi il 5 maggio 2011, Il presidente annuncia l’intenzione di nominare 9 Sottosegretari di Stato.
Il Capo dello Stato, in una nota del 6 maggio 2011, diffusa dalla Presidenza della Repubblica, rileva: “Sono entrati a far parte del Governo esponenti di Gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche. Spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo”.
“Che sia cambiata la natura del governo sostiene Pier Ferdinando Casini – è chiaro a tutti gli Italiani. Napolitano ha detto quello che tutti gli Italiani vedono, cioè che c'è stata un cambio di maggioranza. Perché si sono presi dei trasformisti che erano stati eletti con l’opposizione e li si è remunerati dandogli dei posti di sottosegretari”.
“Sono un gruppo che ha votato – dice Umberto Bossi – quindi Berlusconi fa bene a premiarli, se così si può dire”.
Il mondo della politica è in fermento perché tutti i parlamentari e gli esponenti dei partiti svolgono attività elettorale per le imminenti amministrative.
Vincere le Comunali sostiene Silvio Berlusconi – soprattutto a Milano, servirà a rafforzare il governo nazionale”.
La società politica esige che vi sia una vita politica comune, cioè ci sia un bene politico comune. Si tratta di porre l'accento sul compito da ragggiungere, sugli scopi che dipendono dalla volontà degli elettori, cioè dalla determinazione della loro intelligenza. Occorre far valere la coscienza delle persone e la loro forza morale. Il bene comune, come vita buona per tutti i cittadini, è degno di finalizzare l’azione politica in quanto è prospettiva non utilitaristica.
Gli elettori sceglieranno coloro che sono disposti a sacrificarsi per difendere il bene politico della società, cioè coloro che hanno come fine del proprio agire il bene pubblico. Si tratta di utilizzare lo Stato per i cittadini, cioè lo Stato deve essere uno strumento a servizio della società civile.
Le prove del riconoscimento dei fini essenzialmente umani della vita politica e delle sue istanze più profonde sono essenziali per affrontare le “male bestie” di Luigi Sturzo che sono, ancora oggi, lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico.
Il compito primo dello Stato è quello dell’amministrazione della giustizia, perché senza una buona amministrazione della giustizia si può avere anche una fiorente società commerciale però non è una vera società politica.
Lo Stato, espressione e strumento del corpo politico, deve essere “veramente popolare, cioè aiutare economicamente, istituzionalmente e legislativamente soprattutto le entità sociali più piccole, iniziando dalla famiglia.
La famiglia italiana deve affrontare l'attuale crisi finanziaria, economica e valoriale. Milioni di Italiani vivono con metà del reddito medio nazionale (circa 600 euro al mese). La crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
L'attività politica deve basarsi sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’amore, delle energie morali e spirituali.
L’autorità risiede nel popolo che ne mantiene il diritto e ne dà il diritto a un certo numero di persone, cioè il popolo mantiene il diritto all’autogoverno e attribuisce per cinque anni l’esercizio del diritto a governare ai suoi delegati parlamentari e agli amministratori locali. Il diritto e il dovere di governare viene delegato.
Si tratta di governo democratico nel senso che è governo del popolo, da parte del popolo e per il popolo, secondo la formula dell’americano Abramo Lincoln.
Nel momento storico della globalizzazione occorre migliorare l’organizzazione economica mondiale che risulta scompensata con il movimento dei capitali e con l’utilizzazione delle conoscenze tecnologiche. Occorre affrontare i problemi della comunità facendo riferimento al cittadino come persona umana e alla società politica strutturata in grande quantità di società e comunità d’ordine inferiore.
La Costituzione della Repubblica italiana è elemento fondamentale di convivenza in cui sono elencati diritti e doveri per tutti i cittadini e per i rappresentanti del popolo. Gli articoli elencano i principi strutturanti della società. Si tratta di principi e doveri per la convivenza dei cittadini, per i poteri dello Stato, per le strutture economiche e per le formazioni culturali e sociali.
Nella democrazia parlamentare, i cittadini eleggono i rappresentanti che sono deputati a decidere sui vari aspetti della vita politica. Essi mantengono il possesso del diritto all’autogoverno che è inalienabile e trasferiscono l’esercizio del diritto ai rappresentanti scelti.
I candidati al governo della città devono essere in grado di ridestare la tensione morale nella società civile per far esprimere ai cittadini la propria identità con l’impegno di tutti coloro che credono nei seguenti valori: dignità della persona, centralità della famiglia, libertà, responsabilità, uguaglianza, giustizia sociale, legalità, solidarietà e sussidiarietà. Si tratta di scegliere cittadini che presentano un programma di idee, realizzabili con la condivisione dell’etica del popolo, per far funzionare in modo corretto l’economia locale e concorrere all’economia di tutto il Paese.
I valori cristiani del popolo italiano sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un “sentimento della vita ancorato alla centralità dell’uomo e permettono una convivenza ordinata e feconda”.
La democrazia può vivere e svilupparsi se è ispirata dal principio essenziale della spiritualità cristiana. I valori del popolo devono penetrare la cultura e promuovere il benessere della comunità civile. La politica, l’economia, la sociologia possono realizzare i loro fini attuando ciò che si deve fare oggi per il benessere di tutti.
L’idea di alcuni partiti di poter gestire la società politica soltanto in base a regole di procedura e di forma, senza tener conto dei valori sostanziali che animano le persone, rappresenta un utopismo che mira a manipolare le coscienze per fini utilitaristici. La cooperazione sociale richiede anche la condivisione di fini.
Gli elettori sceglieranno coloro che danno importanza alla libertà di ogni uomo o donna, cioè voteranno coloro che favoriscono la libertà di autonomia delle persone che desiderano la “vita buona”, il bene comune che si riversa indistintamente su ogni persona che vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza. Si tratta di far progredire il Paese nel benessere per tutti i cittadini e di proporre una “Patria” nella quale tutti gli Italiani si riconoscono e che tutti amano perché è la casa comune di tutti.

mercoledì 4 maggio 2011

Democrazie liberali e globalizzazione

LA CONVIVENZA DELLE NAZIONI
SI ATTUA CON LA NON VIOLENZA
Il valore dell’uomo può realizzarsi nella comunità civile solo se questa è pervasa dalla giustizia e dall’amore che sono il fondamento del buon vivere.
Quale partito politico è in grado oggi di animare la lotta politica e di far emergere quei valori insiti nello spirito di ogni uomo che offrono le ragioni di vivere anche se la lotta richiede sofferenza e sacrificio?
Si tratta di scegliere uomini in grado di risvegliare nel popolo i valori che sono alla base di ogni comunità civile.
Sul terreno politico, la lotta consiste nell’opporsi al male politico sotto forma di soprusi delle maggioranze e di ingiustizie sociali. Si tratta di puntare sulle risorse del coraggio e delle energie di coloro che lottano affinché la politica stessa sia orientata al suo vero fine che è quello della solidarietà perché la comunità civile si fonda sulla coesione tra le persone e la solidarietà costituisce la forza che tiene unita ogni comunità politica.
L’Europa sembra aver dimenticato la subordinazione dei fini politici ai fini del benessere dei popoli. Si avverte disagio di fronte al disprezzo pratico della persona umana e della sua dignità.
L’emblema della condizione economica-politica di oggi è costituito dalla presenza dì Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Si assiste ad un intreccio tra sfera economica, politica e mediale per cui occorrono nuove forme di azione politica capaci di bilanciare il potere dei mercati entro gli spazi globalizzati. Il potere della finanza è transnazionale e influisce sulle decisioni dei governi nazionali.
La globalizzazione dell’economia richiede un governo dell’economia che appare oggi mancante agli occhi di tutti. Nel mercato globale mancano Istituzioni politiche ed economiche efficaci per mettere in atto o far rispettare nuove regole. Si rende necessario e urgente la globalizzazione della politica dove siano rappresentati in modo adeguato le popolazioni povere dell’Africa e dell’Asia. Occorre mettere insieme in Occidente lo sviluppo economico, la civiltà politica e la coesione sociale.
Si parla di diritto e dovere di contenere le operazioni militari entro i limiti canonici della dottrina classica di guerra giusta, cioè si parla dell’immunità dei civili sottoposti ai bombardamenti e ai colpi delle “bombe intelligenti”.
Le violazioni della guerra giusta continuano ancora oggi a non salvaguardare i civili. L’ONU è fatto di nazioni sovrane e di Stati che hanno il diritto di “veto”. La società europea sembra diventare la “cassa di risonanza” di interessi nazionali.
Il fine della politica è il bene comune dei popoli, inteso come vita buona, cioè conforme alle esigenze della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice.
La politica è giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per il miglioramento dell’esistenza umana. Il bene comune si realizza se tutta la comunità è coesa nella giustizia e nell’amicizia civica.
È possibile un metodo politico non violento destinato a risolvere i problemi della globalizzazione politica? L’impiego della non violenza è saggezza politica che ha la sua fonte nella ragione ed è proprio la ragione che conduce i promotori della vera politica alla scoperta della non violenza. Ragione è sinonimo di non violenza.
La lotta politica non violenta consiste nello sradicare il male politico senza eliminare il malfattore e, se non è possibile convincerlo, allora bisogna renderlo incapace di commettere il male privandolo dei sostegni, senza i quali non ha più potere.
La resistenza all’uso delle armi che distruggono e uccidono può essere efficace per mezzo della collaborazione non violenta. Si tratta di mettere l’avversario politico fuori dalla possibilità di nuocere. La comunità civile non può conformarsi all’uso della guerra per la risoluzione dei problemi legati alla globalizzazione.
La visione di uno Stato non violento si deve basare sulla convinzione che ogni cittadino assuma la massima responsabilità.
Le democrazie liberali dell’Occidente sembrano interessate alla sola sfera dei rapporti economici e non riescono ad elevarsi alla sfera pienamente politica finalizzata al vero bene delle popolazioni.
La vita democratica dovrebbe essere un’organizzazione razionale di libertà eticamente e umanamente fondata. Lo spazio reale di attività del corpo politico è ridotto in quanto largamente appiattito sull’attività puramente economica.
Gli uomini dai quali dipende l’iniziativa di un ricorso alla forza, se hanno come fine la trasformazione realmente umanistica del mondo e l’instaurazione di una civiltà più rispondente ai bisogni essenziali della società, sono tenuti a imporre un freno all’uso delle armi di distruzione come mezzo di persuasione.
La democrazia è un sistema politico difficile e il popolo ha bisogno di uomini, di veri testimoni che mantengano la tensione morale nella comunità perché ha bisogno di ritrovare la propria identità attraverso la testimonianza e l’azione di uomini ispirati dal popolo che ridestino il popolo stesso al senso dei suoi compiti.
Che cosa si può fare a favore di milioni di esseri umani che patiscono la fame, l’ingiustizia e che bussano alle porte dell’Europa?
La principale condizione che si richiede a una società civile è che la maggior parte dei cittadini orientino il loro comportamento sociale e politico alla non violenza. La dimensione positiva della non violenza consiste nel far progredire la giustizia nelle relazioni umane.
L’uomo politico spesso pretende di decidere ragionevolmente nel ricorrere alla violenza per difendere l’ordine o ristabilire la pace e si giustifica appellandosi ai più alti valori dell’umanità. Le ragioni per cui l’uomo ricorre alla violenza non possono giustificare la violenza.
Le situazioni di violenza devono essere trasformate con i metodi della non violenza e questo si ottiene soprattutto con la prudenza. La prudenza ci porta a calcolare le eventuali conseguenze delle azioni che si intraprendono per la risoluzione dei conflitti.
Il fine del corpo politico è quello di migliorare le condizioni della vita umana in se stessa, cioè procurare il bene comune della moltitudine, per cui i mezzi che impiega per tale scopo devono essere proporzionati e appropriati al fine.
La razionalizzazione puramente tecnica della politica ha portato nel passato all’illusione del successo immediato con l’impiego delle tecniche di oppressione, del lavoro forzato, delle deportazioni, delle distruzioni, caratteristiche degli Stati totalitari.
La razionalizzazione morale della vita politica si deve fondare sul riconoscimento dei fini essenzialmente umani della vita politica e delle sue istanze più profonde, cioè sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia.
Occorre uno sforzo incessante per applicare le strutture del corpo politico al servizio del bene comune, della dignità della persona e del senso dell’amore fraterno. Si tratta di sottomettere alle determinazioni della ragione il condizionamento materiale, naturale e tecnico, il pesante apparato di interessi in conflitto, di potere, di coercizione inerenti alla vita sociale.
L’attività politica non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace, delle energie morali e spirituali dell’uomo.
La non violenza è soluzione dei conflitti perché mira a far ragionare l’avversario. Essa è forza di persuasione che mira a instaurare rapporti di comprensione reciproca e a rappacificare chi è arrabbiato, dimostrando di essere anche saggezza che evita mali più grandi, perché utilizza i pensieri e le parole che richiedono anche la fatica e il sacrificio. Si tratta di provocare e scuotere l’avversario mirando alla sua coscienza di essere umano per la pace e la riconciliazione.
Quando l’avversario non intende ragionare, la pazienza, la costanza e la speranza sono mezzi che col tempo daranno i loro frutti, perché lo spirito di giustizia, nascosto in ogni uomo, emergerà e farà sentire la sua forza. Il rovesciamento dell’avversario, cioè il trionfo della giustizia e della verità, costituisce il fine della non violenza che diventa leva di conversione che trasforma l’ingiusto in giusto.
Occorre avere fede nell’uomo ed essere consapevoli che la storia umana dipende dalle sue energie naturali e spirituali.