sabato 27 novembre 2010

LA LIBERTÀ DI VIVERE NELL'AMORE

SCIENZA & VITA AI MEDIA ITALIANI:
DATE VOCE AI PIU’ FRAGILI

L’Associazione Scienza & Vita, a conclusione del suo convegno nazionale, ha approvato una mozione rivolta al sistema informativo nazionale pubblico e privato: “L’Associazione Scienza & Vita chiede all’intero sistema informativo pubblico e privato di farsi carico delle persone in condizione di massima fragilità. Un’esigenza fortemente avvertita dall’opinione pubblica italiana, ma che non ha trovato sino ad oggi adeguata accoglienza. Lo testimonia la dolorosa vicenda della trasmissione Rai ‘Vieni via con me’. L’assenza dei malati, di quanti li seguono amorevolmente e delle associazioni di volontariato che si pongono al loro servizio, lede la dignità umana di queste persone e delle loro famiglie. All’opinione pubblica italiana è stata mostrata come praticabile la sola possibilità di ricorrere all’eutanasia o all’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione. Scelte, queste ultime, che negano alla radice il diritto alla vita nella condizione di massima fragilità e di disabilità. Spiace constatare che alcuni media abbiano manifestato una miopia culturale di così grave entità da non saper vedere una realtà molto diffusa nel nostro Paese, lasciando parlare solo una esigua élite, lontana dalla gente comune e dalla vita quotidiana. Le donne e gli uomini di Scienza & Vita, nel ribadire la prospettiva antropologica che chiude le porte all’eutanasia come all’accanimento terapeutico, chiedono a tutti i media italiani di dare spazio ai più deboli attraverso la voce delle loro famiglie. Grandi responsabilità oggi gravano sulle spalle degli operatori dell’informazione e dell’intrattenimento per la trasmissione dei valori, per il pluralismo e per la democrazia sostanziale. Scienza & Vita, a nome dei più fragili fra noi, sarà sempre disponibile a partecipare a ogni livello, nazionale e locale, alla narrazione pubblica. Ma in condizione di sostanziale parità, sino ad ora non adeguatamente garantita. E ribadisce una richiesta semplice, quanto efficace: fateli parlare”.

Associazione Scienza&Vita

Lungotevere dei Vallati, 10

00186 Roma

tel.: 06.6819.2554 fax: 06.6819.5205

e-mail: segreteria@scienzaevita.org

martedì 23 novembre 2010

VENEZIANI A COSTANTINOPOLI

Capitolo undicesimo
Le donne del quartiere di Sant'Eufemia
Il rito mattutino nella chiesa di Sant’Eufemia è finito. Le donne attendono il loro turno per accendere i sacri ceri e implorare il ritorno della prosperità nelle famiglie. L’odore dell’incenso concilia l’apertura dello spirito alla speranza di un avvenire migliore per i figli del popolo. Il rappresentante del santo Patriarca ascolta con pazienza le suppliche delle madri che chiedono l’intercessione del Primate per allontanare la miseria dal quartiere. Il prelato promette l’interveto della Grande Madre Chiesa che non abbandona mai i suoi figli.
Il vocio dei venditori ambulanti nella piazza, antistante il sacro luogo, desta l’attenzione delle donne, perché si sentono gli inviti dei marinai stranieri che offrono la loro mercanzia.
L’arrivo della Capitana da alcuni giorni è argomento di ragionamenti e di pettegolezzi tra le popolane interessate alla merce che proviene dalla lontana città di San Marco. Il rullio cadenzato dei tamburi e le grida del banditore sono passati per tutte le strade del quartiere ed hanno annunciato la vendita al dettaglio delle stoffe e degli oggetti necessari agli usi domestici. La vendita avviene sotto il patrocinio del governatore della colonia veneziana e secondo le regole del Prefetto della città.
Le donne si avvicinano ai banchetti dei rematori veneziani perché hanno la possibilità di acquistare tanti oggetti di metallo e di vetro, indispensabili in qualsiasi casa ed introvabili nei negozi del quartiere.
“Tommaso, si stanno avvicinando due belle donne – esclama il prodiere Virgilio – fai in modo che possano interessarsi alle tue collane di Murano. Gli ornamenti femminili attirano le fanciulle e le loro madri. Io faccio vedere le serie di coltelli per trinciare le carni. Marin, metti in mostra tutto il fustagno e fatti notare perché si avvicinano le donne che vogliono parlare con i remigi giovani”.
“Cosa devo dire – sussurra Tommaso – a queste due che guardano la merce? Il cuore mi batte forte”.
“Non è necessario che tu sappia parlare in greco – risponde Virgilio – perché queste popolane conoscono alcune parole della nostra lingua. Chi è interessato alla merce tocca quello che vuole acquistare e mostra in una mano quanto è disponibile a pagare”.
“Guarda, madre, come sono belle queste collane di Murano – dice una fanciulla con la tunica azzurra e il velo bianco sul capo - e come attraggono questi colori dorati”.
“È proprio vero, Laimorosina, le pietre preziose dell’Oriente – esclama la donna con la capigliatura ricciuta sotto un velo trasparente - non emanano, sotto i raggi del sole, tutti questi riflessi. Puoi provare la collana che più ti piace”.
La fanciulla si fa aiutare dalla mamma per cingere il suo collo roseo con le perline luccicanti. L’emozione le fa palpitare il petto e arrossire le gote paffutelle.
“Questa collana ti sta proprio bene, figlia mia, perché si armonizza al colore della tua pelle e anche alla tua veste. Le perline di Murano esaltano la tua bellezza”.
Il remigio si fa coraggio e, dopo aver deglutito il suo stupore, fissa negli occhi la fanciulla ed esclama: “Solo una moneta d’oro con l’effigie dell’imperatore”.
“Non essere precipitoso, Tommaso – interviene Virgilio – e lascia che la mamma esprima un’offerta. La sua valutazione è importante perché determina la possibilità di acquistare la collana. Il desiderio della donna, di rendere la figlia più bella, aumenta il pregio dell’oggetto e fa lievitare l’offerta che ripaga le nostre fatiche per il lungo viaggio”.
“Mi chiamo Trixobostrina. Io e mia figlia siamo popolane del quartiere e non disponiamo di monete d’oro. La collana è molto bella e posso scambiarla con la seta lavorata che conservo a casa”.
“Io sono Virgilio – risponde il venditore – e il mio amico Tommaso è disposto a cedere la collana anche con una pezza di seta lavorata nei laboratori della città. Il tessuto che si ottiene con il filo del baco è molto apprezzato nella nostra patria e siamo disposti a scambiarlo con le collane. Sono curioso di sapere l’origine della pezza per darle un giusto valore”.
“Ogni donna di questa città apprende, fin da bambina, la lavorazione della seta. I bozzoli del baco o la seta grezza vengono venduti al mercato. Ogni famiglia del popolo conosce il segreto per tessere il filo necessario a confezionare un velo prezioso, per adornare il proprio capo nei giorni di festa. Il Prefetto della città permette alle popolane di lavorare la seta a condizione che venga portata ai magazzini imperiali. Mio marito, coltivatore del gelso nei campi del basileus, situati fuori la città, è stato sorpreso dall’esercito del sultano ed ha perso la vita nell’ultimo attacco alle mura della città. Mia figlia ed io viviamo con il lavoro artigianale della tessitura della seta grezza. L’assedio degli Ottomani ha interrotto l’allevamento del baco da seta intorno alla città e il prezzo della seta grezza è salito così tanto che non rende più concorrenziale la nostra manifattura artigianale. Conservo alcune piccole pezze che ho tessuto quando mio marito comprava il filo di seta al mercato”.
“Se ci porti la seta – incalza il remigio - Tommaso è disposto a dare a tua figlia la collana più bella”.
“Le regole del Prefetto – esclama la popolana – vietano di vendere per le strade il tessuto di seta prodotto dagli artigiani. I funzionari imperiali controllano la manifattura della seta degli opifici imperiali e dei laboratori privati. Ogni pezza viene marchiata con il sigillo dell’imperatore e venduta a un prezzo stabilito che dipende dal pregio del tessuto. La mia casa è aperta per voi che volete scambiare le collane con le pezze di seta artigianale. L’abitazione è vicina alla grande dimora del ricco Oikantropos. Mi raccomando di venire prima del tramonto”.
“Io non riesco a fare buoni affari con le belle donne – dice Tommaso – perché il loro sguardo mi fa ribollire il sangue nelle vene e il cuore mi batte più forte. Io sono abituato a remare e non a mercanteggiare con le fanciulle che ti guardano con gli occhi dolci”.
“Sei molto giovane – risponde Virgilio - e non hai ancora assaporato il dolce frutto dell’amore. Un mercante deve essere disinvolto e conoscere l’animo delle donne. La merce che trasportiamo è apprezzata soprattutto da loro che sono interessate a tutto ciò che rende la vita bella e piacevole. Le stoffe, per i vestiti che danno risalto alle forme e al colore del corpo, gli ornamenti, per abbellire il viso e le braccia, riempiono le stive delle nostre navi e sono trasportati in ogni porto. Le donne sono le nostre clienti più affezionate e inducono gli uomini a comprare tutto ciò che serve alle famiglie per vivere e per essere onorati nelle loro città. Qui siamo a Costantinopoli, la città dove lo spirito e la bellezza delle donne eccitano la libertà di ogni uomo ad aprirsi all’amore di tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Noi, marinai di San Marco, affrontiamo le fatiche e i rischi del mare per attingere in questa città ogni beneficio che scaturisce dalla libertà di saper donare e ricevere tutto che unisce gli uomini e le donne”.
“La mia giovane età – sostiene Tommaso – non mi impedisce di assaporare lo stupore che in me destano gli occhi e il petto delle giovani donne che vivono in questo quartiere. Il commercio è importante per un mercante ma assecondare lo slancio e le vibrazioni del cuore sono più importanti, perché scaturiscono dall’essere prima uomini e poi addetti a un lavoro specifico per poter vivere.
Il corpo di un giovane ha bisogno di motivazioni per sostentarsi, cioè di seguire le spinte vitali che provengono dal profondo della sua coscienza. Io di fronte ad una bella donna non capisco più niente perché la mia ragione si affievolisce di fronte alle forze della natura che non conoscono nessun ostacolo. La mia città mi impone di non essere rapace e di seguire le tradizioni di convivenza e di rispetto delle donne.
Ogni comunità, che vive in pace e vuole progredire nel benessere di tutti, pone come fondamento della sua esistenza la centralità dell’amore tra un uomo e una donna. L’attrazione sensuale tra il maschio e la femmina è una spinta che non conosce alcun limite perché è generata dalla natura umana che ha bisogno di procreare un’altra natura più perfetta”.
“Mi sorprendi, Tommaso, non sapevo che tu fossi così sagace – esclama Virgilio – e così giudizioso in tutto ciò che riguarda le donne. Non basta pensare e sentire l’amore secondo le consuetudini o le tradizioni ma bisogna relazionarsi in modo concreto con la donna che fa vibrare il nostro cuore. Bisogna stare attenti a non importunare le donne sposate o già promesse”.
“Cosa ne pensi – sussurra il giovane remigio – di queste due donne del quartiere? Il loro invito promette bene e potremmo anche andare oltre il semplice interesse commerciale. Sono stufo di dormire sulla nave in attesa della partenza e potremmo chiedere a loro di essere ospitati in cambio di qualche sconto sulla merce”.
“Non essere precipitoso – esclama Tommaso - e non correre con la tua fantasia. La casa di Trixobostrina non è lontana. Prima sistemiamo la merce nei nostri sacchi e smontiamo i banchetti”.
Virgilio si rivolge al suo amico Marin e dice: “Tu rimani con Pietro e gli altri davanti a questa chiesa. Se non ci vedi tornare al calar del sole, torna pure alla nave. Io e Tommaso dobbiamo portare a buon fine un piccolo affare con le due donne che si sono fermate ad ammirare la nostra merce”.
I due remigi, piccoli mercanti veneziani, con i loro fardelli si avviano verso la dimora della vedova. Vicino alla casa del ricco aristocratico Oikantropos si ergono le abitazioni dei popolani del quartiere con le loro botteghe e i piccoli laboratori. Le indicazioni di un panettiere consentono ai due venditori ambulanti di raggiungere la piccola casa a due piani in cui vivono Laiomorosina e sua madre. La porta di ingresso del loro piccolo laboratorio è chiusa e Virgilio bussa per farsi aprire.
“Il mio amico Tommaso ha con sé le collane – esclama Virgilio nel momento in cui viene aperta la porta – e potete scegliere le più belle”.
“Entrate - esclama la tessitrice di seta – e sedetevi attorno a questo tavolo su cui potete mostrare le collane di Murano. Mia figlia vi versa nei bicchieri il vino prodotto con l’uva del nostro orticello”.
“Sei veramente ospitale – dice Virgilio – e ti sarei grato di sapere qualcosa sulla seta che lavori mentre Tommaso mostra alla tua figliola le perline veneziane”.
“In questo piccolo laboratorio – racconta la donna - mio marito ed io, con l’aiuto di due apprendiste, abbiamo prodotto i tessuti di seta per la confezione delle vesti degli aristocratici. L’assedio dell’esercito del sultano e la morte del mio consorte hanno interrotto la lavorazione della seta. I bozzoli e la seta grezza, venduta al mercato, non provengono più dalle campagne esterne alla città ma vengono importate con le navi dal mercato di Tessalonica o dalla Morea. Il prezzo della materia grezza è lievitato e non posseggo i denari per acquistarla. L’industria della seta, monopolio della casa imperiale, è ferma da alcuni mesi e i governanti preferiscono importare i tessuti confezionati in Occidente o prodotti nel lontano Oriente. Le famiglie del quartiere, che hanno un laboratorio come questo, aspettano la fine dell’assedio e la ripresa del loro lavoro”.
“Il tuo laboratorio – afferma Virgilio – è ancora pieno di pezze di seta depositate sugli scaffali e i telai hanno ancora il filo che attende di essere lavorato”.
“Sei un attento osservatore – risponde la donna – e quello che vedi è tutto ciò che ci rimane per sopravvivere in attesa dei tempi migliori. L’unica mia preoccupazione è Laimorosina per la quale sono disposta ad acquistare qualche ornamento, per abbellire il suo collo e renderla più attraente agli occhi dei giovani. Le collane d’oro costano molto e una bella collanina di vetro è sufficiente ad esaltare la sua pelle giovane”.
“Tua figlia è bella – afferma il remigio – ed è molto giovane. La tua ansia per lei è ingiustificata. Prima o poi metterà in subbuglio il cuore di qualche giovane del quartiere”.
“Qui le fanciulle – dice la donna - si sposano appena i loro seni si arrotondano sotto la tunica. I giovani del quartiere sono impegnati per difendere le mura della città e nessuno di loro pensa di mettere su casa. La città è sempre assediata e i matrimoni vengono rinviati. Io sono rimasta vedova e, pur essendo ancora giovane, non ho avuto nessuna richiesta di matrimonio. La paura dell’avvenire incerto frena gli uomini ad assumere qualsiasi impegno che debba durare per sempre.
Gli opifici governativi sono chiusi e gli artigiani del quartiere non riescono a comprare le materie prime per confezionare i loro prodotti. Tutto viene importato già confezionato. Anche i vestiti di seta, orgoglio di questa città, vengono importati dall’Occidente.
Quando il basileus provvedeva a fare importare dai commercianti tutte le materie prime, necessarie per le lavorazioni, gli artigiani vivevano tranquilli. Il Prefetto cercava di calmierare i prezzi ed ognuno poteva guadagnare secondo le proprie necessità. L’occupazione dei territori imperiali ha interrotto il flusso degli approvvigionamenti necessari a sostenere i laboratori degli artigiani.
Nella città entrano soltanto le merci che vogliono i commercianti dell’Occidente, perché sono le più lucrose per i loro affari. Le madri si preoccupano per i loro figli, quando i propri uomini sono costretti a chiudere il laboratorio o il piccolo esercizio commerciale di quartiere. Io sopravvivo ancora perché ho messo da parte l’eccedenza della lavorazione, quando le tessitrici facevano a gara per produrre le stoffe più pregiate.
La soluzione, per la carenza di materie prime a buon mercato, è quella di infrangere le regole del Prefetto e provvedere in proprio all’acquisto, fuori della città, di tutto quello che occorre per far funzionare i telai.
Se mio marito fosse vivo lo farei imbarcare per la città di Trebisonda, dove i governanti sono amici dei Turcomanni, per comprare la seta grezza. Solo gli uomini possono navigare per commerciare. Noi, donne di città, possiamo soltanto lavorare al riparo dagli occhi indiscreti e per i bisogni della famiglia. Questo laboratorio di tessitura potrebbe rifiorire e garantire ottimi guadagni se avesse un uomo a dirigere tutte le operazioni di tessitura. Se mia figlia sposasse un esperto della lavorazione della seta, potrei ingrandire la manifattura familiare con l’assunzione di lavoranti o di giovani che vogliono imparare l’arte della tessitura”.
“Le buone intenzioni – afferma Virgilio – e i desideri di una madre possono realizzarsi soltanto se c’è la fermezza a perseguire sempre il meglio per sé e per i propri figli. Questa città ospita tanti stranieri capaci e abili nei vari mestieri necessari a una grande comunità urbana. Il commercio li attira per gli investimenti lucrosi, ma sono pronti a seguire le loro indoli e le loro inclinazioni tra la popolazione che li ospita e dà a loro la possibilità di fare ottimi guadagni. Io sono un rematore e so anche lavorare il legno per costruire una nave. Il mio amico Tommaso è un esperto nella tintura delle stoffe e potrebbe anche essere utile al tuo laboratorio perché sa trattare la lana, il lino e anche la seta.
I veneziani vengono qui per lo scambio delle merci ma ognuno conosce un mestiere ed è abile in qualche manifattura. Gli abitanti della città di San Marco affrontano i rischi del mare perché il territorio della loro patria è piccolo e non offre le materie prime necessarie alla loro vita. La tua situazione è simile alla nostra. Si tratta dello stesso problema e la sua soluzione è quella di utilizzare le risorse disponibili in questo contesto urbano.
Tu hai un laboratorio pronto a eseguire la lavorazione della seta grezza e noi abbiamo l’ingegno e l’abilità per provvedere al reperimento della materia prima. Si tratta di unire le nostre risorse ed affrontare l’ostacolo dell’assedio con lungimiranza e con la fiducia reciproca di trarre un beneficio comune per migliorare le nostre condizioni di vita. Noi siamo abituati a rischiare anche la nostra vita per il bene comune degli altri e tu devi aver fiducia in noi che siamo stranieri, perché con la ricerca del nostro benessere noi risolviamo il tuo problema”.
“Tutti parlano bene – risponde la vedova – delle capacità imprenditoriali dei Veneziani ma voi siete soltanto venditori di collane. Il mio problema è quello di andare a comprare la seta grezza che si vende in altre città non assediate. Si tratta di disporre dei denari necessari per il viaggio, per gli intermediari commerciali e per comprare la merce. Io non dispongo di denaro, ma soltanto di un laboratorio e della mia abilità per la lavorazione della seta. Nessuno fa credito a una donna in una città assediata perché il suo futuro non è garantito dai suoi governanti.
Il prestito di denaro viene concesso se è garantito da un ricco o da un mercante che possiede molte sostanze. La sua restituzione, con gli interessi richiesti, deve avvenire a breve termine. Io posso onorare l’impegno, soltanto dopo la produzione di un tessuto pregiato che richiede molto tempo per farlo.
In questo quartiere, i prestiti venivano concessi dall’aristocratico Oikantropos quando la seta grezza era disponibile a buon mercato. L’assedio ha indotto il ricco a negare la concessione di denaro in prestito per le imprese artigiane, perché il basileus non garantisce l’afflusso della materia prima dai territori occupati. C’è tanto malumore tra i popolani e qualcuno vuole la sottomissione al sultano per far aprire le porte della città”.
“Hai ragione – risponde Virgilio – nel dire che siamo dei semplici venditori di perline. Noi, rematori delle galee, apparteniamo ad una città dove i governanti offrono a tutti la possibilità di diventare ricchi.
La Serenissima Repubblica, anche se si avvale del consiglio dei ricchi patrizi per governare il suo popolo, ha disposto degli istituti che offrono denaro per qualsiasi attività imprenditoriale che porti vantaggio alla comunità. La garanzia è data dal patrocinio di San Marco che estende le sue ali sui suoi figli senza distinzione di ceto. Anche i popolani a Venezia possono diventare ricchi e costruire grandi case fondaco in pietra. I forestieri che si sottopongono per un certo periodo alle leggi del Grande Consiglio possono acquisire la cittadinanza e commerciare liberamente sotto la protezione del gonfalone della città.
Noi non disponiamo di grosse somme di denaro, ma conosciamo chi potrebbe investire i suoi denari per l’acquisto del filo di seta a buon mercato. Sulla nostra nave erano imbarcati dei giovani mercanti che rimarranno per molto tempo in questa città per conoscere i segreti dei suoi mercati e l’indole dei suoi abitanti. La loro disponibilità potrebbe risolvere il problema del finanziamento dell’impresa.
Si tratta di costituire un gruppo di persone coeso per la produzione di un tessuto di seta pregiata che possa ripagare gli sforzi e i rischi di ognuno. I nostri amici investono il denaro, io e Tommaso ci impegniamo per andare a reperire la materia prima, mentre tu garantisci la disponibilità del tuo laboratorio e l’impiego della tua maestria nella produzione dei tessuti pregiati. Le regole del Prefetto vengono salvaguardate perché il reperimento della seta grezza fuori città è fatto dai mercanti stranieri. Il loro operato è garantito dallo stendardo del Leone alato e dal patrocinio del bailo.
Il mercato di Trebisonda lo conosco ed è una meta delle galee veneziane nel Mar Pontico. La città è la capitale di un piccolo impero i cui governati di lingua greca, imparentati con i Paleologi, sono amici dei Turchi e degli Arabi che favoriscono l’arrivo delle carovane del Medio e dell’Estremo Oriente. La seta vi giunge in abbondanza ed è scambiata soprattutto con i prodotti e i metalli dell’Occidente. Le monete d’oro di Venezia costituiscono la merce di scambio preferita dai mercanti armeni e persiani”.
“La tua disponibilità – esclama la tessitrice – mi incuriosisce e mi stimola ad approfondire la tua offerta che mi permette di assicurare un avvenire per mia figlia. Il tuo amico Tommaso mi sembra più interessato ad ammirare le cose belle che ad impegnarsi negli affari”.
“I veneziani – risponde Virgilio – hanno imparato fin da piccoli a guardare con stupore e ammirazione tutte le cose che la natura offre nella sua manifestazione di armonia e di colori. La luce del sole che sorge ad Oriente fa brillare le onde del mare ed esalta le bellezze delle loro isole. Le fanciulle, gemme della natura, appaiono ai giovani come icone che attirano gli sguardi e stimolano le loro mani a toccarle per sentire vibrare il loro spirito di un profondo senso d’amore. Questa città esalta la fantasia dei giovani mercanti e rende più importante ed attraente tutto ciò che fa vibrare il loro cuore. I loro sogni si avverano in questo luogo quando vedono apparire le donne per le strade e gli sguardi estasiati le seguono fino al loro disperdersi tra la folla. Tommaso è in questa condizione di stupore alla presenza della tua figliola ed è bene intervenire per riportare la situazione d’attrazione nella giusta considerazione della realtà”.
“Hai fatto vedere – dice il rematore a Tommaso – le collane più belle a Laimorosina? Mi sembra che sia giunto il momento di ritornare alla nostra nave per il rancio”.
“Mi stanno tutte bene – dice la giovane popolana alla madre - e cingerei il mio collo ogni giorno con una collana diversa. Sembra che le perline rinviano i riflessi del sole sul mare. Tommaso dice che gli abitanti dell’isola di Murano hanno la capacità di carpire dal mare i riverberi del sole e di racchiuderli nelle gocce di vetro”.
“Io posso acquistare solo una collana – risponde la madre - e tu hai la facoltà di scegliere la più bella. Se hai qualche dubbio, puoi farti aiutare da Tommaso”.
“Tommaso, non stare a contemplare i miei occhi – esclama la fanciulla – e manifesta il tuo pensiero su ciò che è più bello. Mia madre ritiene che tu possa esprimere un giudizio sulla bellezza delle cose che mi mostri. Anch’io sono d’accordo di sentire un tuo parere perché sei molto interessato alla mia figura. Soltanto un bel giovane può valutare quello che è più conveniente per abbellire il mio collo. I gusti di mia madre sono quelli di una donna che preferisce le cose che hanno più valore rispetto a quelle che hanno più bellezza. La sua esperienza le suggerisce di scegliere ciò che deve valere per sempre mentre a me interessa ciò che è più confacente al mio aspetto in questo momento. La bellezza è ciò che appare in un determinato istante a chi la sa apprezzare perché risponde all’esigenza della anima di aprirsi all’incanto di un’altra persona. La libertà di aprirsi agli altri esige di apparire nella forma più arcana per essere disponibili all’amore”.
“Non badare alle parole di mia figlia – dice la madre al giovane remigio - e mostrale la collana più bella. Laimorosina si diletta a leggere le opere filosofiche degli antichi e non si rende conto che la realtà esige di scegliere ciò che è più opportuno alle popolane di questo quartiere. L’interruzione della tessitura le consente di frequentare la biblioteca di Sant’Eufemia dove sono custoditi antichi manoscritti.
Il Santo Patriarca ha inviato un suo prelato per curare la tenuta delle opere antiche e quelle dei Padri della Chiesa che vi sono custodite. Il Primate della nostra chiesa segue con trepidazione le famiglie più povere ed esorta i ricchi ad elargire delle offerte per far fronte alla povertà causata dall’assedio dell’esercito del sultano. Il popolo non spera più nei suoi governanti ma si rivolge ai prelati che durante i sacri riti parlano di carità e di amore per il prossimo. Gli uomini abituati al elevare il loro spirito alle cose eccelse della vita sono costretti ad interessarsi delle condizioni misere degli abitanti della città.
Quando ero bambina i miei genitori mi portavano ad applaudire il basileus che si recava nella Grande Chiesa. Ora sono costretta ad accompagnare mia figlia nella chiesa della nostra zona per chiedere al prelato di intercedere presso il ricco Oikantropos per ottenere un lavoro nella sua dimora”.
“Non ti affliggere - dice Virgilio alla donna – noi ti possiamo aiutare per una nuova impresa. Chi si rifugia sotto lo stendardo di San Marco trova protezione e solidarietà per qualsiasi iniziativa commerciale. Si tratta di unire gli sforzi e le risorse disponibili per far ripartire il tuo laboratorio. L’aiuto dei mercanti veneziani è indispensabile in questo momento per reperire i fondi e investirli nell’acquisto del filo di seta e nella produzione del tessuto pregiato. La seta di questa città viene utilizzata per confezionare i vestiti dei nobili e dei Principi delle corti più potenti dell’Occidente.
I mercanti che si sono arricchiti con il commercio della seta costruiscono i loro palazzi ai piedi dei grandi castelli e fanno a gara nelle cerimonie religiose e nei tornei per dimostrare la loro ricchezza con vesti sontuose, abbellite con ricami d’oro e d’argento. La Serenissima accoglie tutti coloro che conoscono l’arte di produrre i tessuti per confezionare i vestiti e destina delle zone specifiche per la loro tintura. I mercanti comprano grossi quantitativi di panni a Londra e Bruges e diventano ricchi con il loro commercio. Le città della Lombardia e della Toscana gareggiano per monopolizzare i loro tessuti. Tutti diventano ricchi con il commercio delle stoffe”.
“Se Venezia accoglie gli artigiani che conoscono l’arte della tessitura – esclama la donna - potremmo sistemarci nella tua città e creare una grossa manifattura”.
“La tua arte e il tuo laboratorio – risponde il rematore – hanno già le radici in questa città e le sue possibilità di sviluppo sono state già sperimentate con ottimi risultati. L’inconveniente è nato con l’interruzione dell’afflusso del filo di seta a buon mercato. La sua reperibilità è accessibile fuori città in un territorio conquistato dall’esercito del sultano oppure a Trebisonda. Il tuo basileus non vuole sottomettersi agli Ottomani e preferisce l’importazione dei tessuti di seta dall’Oriente.
Il monopolio imperiale della produzione della seta pregiata è stato sacrificato per consentire alla città di rimanere indipendente dal sultano. Venezia è in pace con il governo turco di Adrianopoli e noi possiamo recarci in un altro mercato per comprare la seta grezza.
La tua proposta di trasferimento della manifattura nella città di San Marco è molto dispendiosa ed occorrono ingenti capitali per il suo spostamento e il reperimento della materia prima. La coltivazione del baco da seta è limitata in alcuni territori dei Siciliani e dei Calabri. La mia proposta è la più conveniente in questo momento”.
“Sento bussare alla porta del laboratorio – esclama la tessitrice – e mi reco ad aprirla per conoscere la persona che desidera vedermi”.“Trixobostrina, sono rimasta senza sale per la cena – sussurra una popolana all’orecchio della tessitrice – e ti chiedo di prestarmelo”.
“Entra pure – invita la tessitrice – e guarda le collane di Murano esposte sul tavolo dai due venditori veneziani”.
La vicina di casa con un inchino e un sorriso si presenta ai due ospiti della tessitrice: “Mi chiamo Ponerina e abito qui vicino con mio marito e due figlie”.
“Se vuoi, anche tu puoi comprare le nostre perline – dice Virgilio – per abbellire il collo e per fare un dono alle tue figliole”.
“Una volta amavo ornare il mio petto con collane d’oro e pietre preziose. Il laboratorio di vesti di lana di mio marito non rende più come una volta. Io e alcune donne del quartiere lavoravamo la lana bulgara e macedone per produrre i tessuti di lana leggeri per le tuniche e quelli pesanti per i mantelli. Tutti gli uomini e le donne del quartiere venivano da mio marito per fasi confezionare una bella tunica per le grandi occasioni ma con l’assedio nessuno pensa più a farsi confezionare un bel vestito per le feste e il prezzo della lana è lievitato. I pastori non portano più la lana grezza al mercato perché viene requisita dagli Ottomani che circondano le mura terrestri. La moda è cambiata e tutti comprano i vestiti già confezionati.
Per vivere, ho già venduto tutti i monili d’oro che mi aveva lasciato in eredità mia madre e non ho potuto regalarli alle mie figlie. Il proprietario dei locali del laboratorio e della casa aumenta continuamente il fitto. Mio marito è costretto a lavorare nella casa del ricco Oikantropos per la sistemazione e l’adattamento delle vesti del suo guardaroba. Il suo lavoro non è più quello di un artigiano ma di un salariato giornaliero alle dipendenze degli eunuchi che conservano i vestiti nei grandi armadi della casa”.
“Tuo marito – afferma Virgilio - è un sarto. Tutti hanno bisogno di coprirsi per mantenere caldo il proprio corpo nei mesi invernali. Il vestito fatto su misura non solo mitiga i rigori invernali ma esalta le forme del corpo e conferisce alle persone il giusto decoro per essere apprezzati. Se la lana grezza scarseggia, può comperare il tessuto di lana che viene portato con le nostre galee e utilizzarlo secondo le richieste dei clienti.
Un sarto non deve cambiare mestiere ma diversificare le fonti di approvvigionamento della materia prima o utilizzare un altro tessuto che si può reperire più facilmente. La filatura della lana non è più una produzione domestica ma costituisce una manifattura industriale in cui operano tanti salariati.
Le città dell’Occidente si stanno specializzando nella confezione di questi tessuti di lana pregiati la cui morbidezza è simile alla seta prodotta dagli opifici imperiali”.
“Non pensavo – afferma Trixobostrina - che un remigio di galea, venditore ambulante di collane, avesse tutte queste idee sull’arte della tessitura dei panni”.
“I Veneziani – risponde Virgilio - non si interessano soltanto di trasportare il sale e le granaglie, ma hanno allargato i loro interessi per le merci più pregiate che sono richieste dai mercati. L’Occidente è in fermento e il tenore di vita è migliorato. Tutti gli abitanti delle città vogliono mangiare bene e coprirsi con vestiti colorati, fatti di tessuti pregiati, per diventare simili ai principi delle corti regali. Le navi trasportano spezie e panni pregiati. Il loro commercio è fonte di ricchezza per i mercanti.
I centri urbani si trasformano e si abbelliscono di palazzi di marmo come l’antica Roma imperiale. Ogni popolo dell’Occidente ha la sua capitale che abbellisce con grandi cattedrali e palazzi comunali. I governanti non sono più i principi dei castelli ma i ricchi mercanti interessati a salvaguardare i loro commerci e a proteggere le città con mura merlate. Costantinopoli rappresenta il simbolo della città perfetta e il suo stile di vita è ritenuto degno di essere emulato dai nuovi Signori dei centri urbani. Il desiderio di vivere in una bella casa e di invitare tanti ospiti per manifestare l’opulenza raggiunta con il commercio dominano i pensieri dei mercanti ricchi. Le loro dimore, a più piani, sono sontuose e degne di ospitare anche un re con il suo seguito. I governanti, per acquisire il benessere dei loro popoli e mantenerli liberi, devono favorire e proteggere le attività commerciali e produttive.
L’imperatore di questa grande città non è in grado di assicurare la sopravvivenza dei suoi sudditi perché non favorisce le attività produttive e commerciali dei suoi abitanti. Il soffocamento delle imprese commerciali e la protezione dei monopoli imperiali non producono più la ricchezza necessaria a mantenere la capitale di un impero ma ottengono soltanto quanto basta per pagare un esercito mercenario”.
“Noto – dice la tessitrice di seta – che conosci anche l’arte del governare una grande città”.
“Le cause del malessere di questa città – incalza il remigio - sono oggetto di discussione tra di noi che veniamo da una città dove gli abitanti hanno scelto di essere liberi dal giogo degli invasori e di esercitare ciascuno la propria libertà di vivere secondo natura, nel rispetto della reciproca libertà di aspirare al massimo bene che è il bene comune di tutti. La costituzione delle sue libere istituzioni, sotto il patrocinio del basileus di Costantinopoli nella fase iniziale, il suo consolidamento nella Serenissima Repubblica, con il governo di tutti i responsabili dei suoi quartieri, nella fase di autonomia da ogni potestà imperiale, hanno reso ogni veneziano pronto a riconoscere qualsiasi ingiustizia sociale.
Non ti meravigliare della nostra cultura civica. I nostri padri ci hanno insegnato ad essere liberi e ad amare la nostra patria. Il suo territorio è difeso da tutti i cittadini che si riconoscono di essere uniti sotto il simbolo del Leone. La sua immagine mostra che i Veneziani sono protetti dalle sue ali perché adempiono quanto è scritto sul sacro testo sapienziale, ben stretto dai suoi potenti artigli. Lo stendardo della città è innalzato su ogni sua nave che percorre le rotte marine. Le sue leggi sono conosciute dai mercanti, dai marinai e da tutti i suoi cittadini.
Venezia prospera ed è potente perchè ognuno ha la libertà di espletare in pieno le proprie capacità individuali senza limitazioni. I suoi governanti sono saggi perchè sanno convogliare e indirizzare le aspirazioni dei singoli per costruire il benessere comune che deve riversarsi su tutti. La Serenissima si avvale dei consigli dei mercanti per promuovere ogni iniziativa commerciale. Ogni cittadino si industria ed escogita mille furbizie per far fruttare al meglio quello che già dispone. Chi ha qualche denaro lo investe in un’attività o in un servizio per farlo fruttare e reinvestire il guadagno in un’altra impresa sempre più lucrosa”.
“Mi hai convinto – esclama la donna – ed anch’io voglio far fruttare il mio capitale disponibile in questo laboratorio, attrezzature e capacità artigianali, con l’aiuto dei mercanti veneziani che conoscono le regole del commercio e della buona impresa”.
“Attendi un attimo – dice la tessitrice a Ponerina – e ti do subito il sale che mi hai chiesto. Nel frattempo dai un consiglio a Laimorosina per la scelta della collana più bella”.
La fanciulla si rivolge alla donna: “Vieni, siediti vicino a me su questo sgabello ed indicami la collana che più si addice al mio vestito e alla mia carnagione. Queste due sembrano fatte a posta per il mio collo. All’interno delle perline si vedono dei granelli d’oro che sembrano luccicare alla luce della lampada che pende dal soffitto. Se ti fa piacere guarda anche le altre che potrebbero andare bene per le tue figlie”.
“Se potessi – dice la donna – sceglierei due collane per le mie ragazze, ma sono ancora piccole e non hanno bisogno di esaltare quello che la natura ha già donato ai loro capelli e ai loro occhi. Appena guadagnerò qualche moneta d’oro con il mio laboratorio, provvederò ad ornare il loro collo con un bella collana di Murano”.
Trixobostrina torna con una ciotola coperta da un piccolo fazzoletto di seta e si rivolge alla sua vicina si casa: “Ecco il sale. Durante la cena puoi dire a Demetrio, tuo marito, tutto quello che hai sentito da questi due remigi veneziani. Sembra che la loro città sia ben governata e possa garantire anche per noi un futuro più prospero per i nostri figli. Potremmo anche pensare di andare ad abitare a Venezia dove gli artigiani si uniscono come fratelli e proteggono il loro lavoro con regole scritte e approvate dal Grande Consiglio dei mercanti”.

venerdì 12 novembre 2010

La campagna per il rispetto dei diritti umani

Vogliamo difendere il diritto di credere
di Antonio Mazzocchi
Sono trascorsi millenovecentosettantasette anni da quando un uomo che si professava figlio di Dio è stato crocifisso a Gerusalemme.
Da quel giorno in poi, milioni di cristiani sono stati perseguitati e massacrati.
Si pensava che l’avanzare della civiltà, l’affermazione dei diritti umani, la globalizzazione e il progresso, potessero tener lontano dalle pagine della cronaca le immagini degli orrori delle crudeltà del ‘900 e delle offese alla dignità umana in nome di una presunta superiorità.
Quegli orrori, quelle intolleranze, quelle violenze non sono poi così lontane perché oggi circa 200 milioni di cristiani nel mondo sono perseguitati e subiscono violenze di una crudeltà inaudita.
Per questo vogliamo che dall’Italia, culla della
cristianità, possa partire un’unica e grande voce che vada a far cessare ogni violenza e intolleranza. Se necessario alzeremo la voce proprio come deve fare un Occidente conscio del suo ruolo e che non è più disposto a ripetere l’errore del passato di restare in silenzio o voltarsi dall’altra parte.

CRISTIANOFOBIA: IL NUOVO STERMINIO
Le vicende degli ultimi anni in particolare in India, hanno portato alla ribalta della cronaca mondiale tanti singoli episodi di intolleranza religiosa che spesso e volentieri si tramutano in veri e propri stermini.
La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite ha coniato il termine ‘cristianofobia’ nel 2003 e lo ha associato ai concetti di islamofobia e di antisemitismo.
Secondo le stime dell’ONU sarebbero circa 200 milioni i cristiani nel mondo che stanno subendo
persecuzioni e violenze.
Dall’agosto del 2008 nell’Orissa, una zona dell’India, sta avvenendo un vero e proprio sterminio nei confronti dei cristiani. In meno di 6 mesi tra il 2007 e il 2008 vi sono state 93 vittime, la fuga di 50 mila profughi, alcuni dei quali una volta tornati a casa sono stati costretti alla conversione forzata all’induismo, la distruzione di 6500 case, 350 chiese e 45 scuole.
La barbarie della cristianofobia si manifesta anche in Nigeria dove a marzo di quest’anno circa 500 cristiani sono stati massacrati a colpi di macete da parte delle tribù nomadi musulmane.
Nel mondo di oggi e in particolare nel Vicino e Medio Oriente le religioni minoritarie rischiano l’estinzione.
In Libano i cristiani di tutte le confessioni stanno fuggendo in massa da un paese martoriato dagli attentati e da una permanente insicurezza.
In Egitto i copti che rappresentano il 10% della popolazione subiscono discriminazioni, minacce, aggressioni collettive e negli ultimi tre anni solo nella diocesi di Hagaza hanno subito tre incendi.
In Iran i seguaci della fede bahà’ì sono perseguitati, imprigionati e assassinati.
In Palestina gli arabi cristiani, che pure costituiscono parte integrante del popolo palestinese, sono oggi vittime dell’ostracismo e delle minacce dei fondamentalisti.
Più vicino a noi in Algeria, i cristiani sono costretti a subire discriminazioni inaccettabili.
La situazione più drammatica è quella dell’Iraq, dove i cristiani sono vittime di estorsioni, rapimenti, torture e omicidi. Le chiese sono incendiate; molti sacerdoti, e recentemente persino il vescovo caldeo di Mossul, Monsignor Paulos Faraj Rahho, sono stati assassinati. La comunità cristiana, che prima della guerra era costituita da oltre un milione di persone, è ridotta a meno della metà.
Queste minoranze religiose non sono delle intruse né nel Vicino né nel Medio Oriente.
La maggior parte di loro è presente in quei luoghi da 2000 anni. Sono a casa propria, eppure viene loro contestato il diritto di rimanerci.
Cristiani, musulmani, ebrei o agnostici, non possiamo restare insensibili alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per le loro credenze religiose.
Non possiamo più accettare l’idea di un’uniformizzazione forzata della regione culla di alcune tra le più grandi religioni dell’umanità. E nemmeno possiamo osservare senza preoccupazione il fossato che si sta creando tra un Occidente in cui il pluralismo religioso è un fatto acquisito e un Oriente dove puntualmente vengono violati i più basilari diritti umani.
Per questo chiediamo al Governo di sensibilizzare attraverso il Ministero degli Esteri le ambasciate estere dei paesi interessati da questi fenomeni drammatici, al fine di una maggiore collaborazione volta alla cessazione di questi stermini di carattere religioso.
Solo il rispetto della libertà di religione e dei diritti umani, possono essere la premessa fondamentale per l’affermazione dei valori della pace e della civile convivenza tra i popoli.


COME ADERIRE ALLA CAMPAGNA
Vogliamo creare una vera mobilitazione nazionale e fare in modo che dagli 8100 comuni d’Italia, passando per le regioni e le province, si possa approvare la stessa identica mozione per sensibilizzare le ambasciate estere dei paesi interessati a far cessare ogni violenza nei confronti delle minoranze religiose.
Solo il rispetto della libertà di religione e dei diritti umani, possono essere la premessa fondamentale per l’affermazione dei valori della pace e della civile convivenza tra i popoli.

COSA SI PUÒ FARE CONCRETAMENTE
Ogni rappresentante politico può entrare nel sito http://www.cristianoriformisti.it/ dove troverà un fac simile della mozione da presentare nel proprio ente locale.
Ogni cittadino italiano, può chiedere al suo consigliere comunale di riferimento di presentare e discutere questa mozione in un consiglio aperto che veda anche il contributo di esperti del settore e la partecipazione attiva di tutta la cittadinanza.
Sottoscrivere e diffondere la raccolta firme presente sul sito http://www.cristianoriformisti.it/ seguendo tutte le iscrizioni presenti.