lunedì 31 ottobre 2016

La nobildonna latina basilissa di Mistrà

I MALATESTA EREDI DELL’IMPERO ROMANO D’ORIENTE
La principessa Cleofe guarda dal loggiato del suo palazzo la carovana di ser Nicolò che sale la collina per un sentiero lastricato. Il mercante, diretto alla dimora del signore di Mistrà, porta tessuti pregiati e spezie, provenienti da Monemvasia, approdo sicuro sulla costa del mar Egeo dove le galee della Repubblica di San Marco scaricano le merci, imbarcate nei porti del Mediterraneo o del Ponto Eusino.
La signora da più di due anni è la sposa di Teodoro, figlio di Manuele II Paleologo che dal 1391 è basileus di Costantinopoli e dell’Impero romano d’Oriente. Nell’estate del 1420, all’età di quindici anni, la nobildonna, figlia di Malatesta dei Malatesti, signore di Pesaro, e di Elisabetta da Varano, si è imbarca su una galea veneziana per raggiungere la città di Costantinopoli, perché promessa sposa al figlio del basileus.
La residenza emerge tra i palazzi degli arconti e dei nobili della corte di Teodoro, nominato dal padre despota di Morea già all’età di dieci anni per governare il possedimento, riconosciuto dai signori dell’Occidente e dal sultano degli Ottomani.
Il piccolo dominio della famiglia dei Paleologi è nella Laconia, regione del Peloponneso che i Latini chiamano Morea per le piantagioni dei gelsi. La capitale del Despotato è la città di Mistrà, sorta su uno sperone roccioso alle pendici della catena del Taigeto.
Sulla sommità della collina si erge la fortezza, chiamata “Kastron”, e sui fianchi scoscesi è nato l’abitato diviso in tre zone: la città superiore circondata da mura e bastioni che proteggono le residenze costruite intorno al palazzo del principe; un complesso abitativo più basso, circondato da una fortificazione costituita da una muraglia intervallata con torrette che racchiude le case, i monasteri e la cattedrale del metropolita. Un cancello di ferro, chiamato “Porta di Monemvasia” permette il passaggio interno tra i due settori fortificati.
Alla città si accede dalla parte bassa attraverso una porta principale tra alti bastioni, vicino alle mura che proteggono la Chiesa di San Demetrio, sede del metropolita della Morea. Al palazzo del principe si può accedere anche attraverso Il cancello di Nauplia, protetto da due torri quadrate della città alta.
Mistrà, sorta come capitale del Principato latino d’Achaia, riconosciuto dal Capo della Chiesa di Roma e dall’imperatore latino di Costantinopoli, ora è il centro più ricco e fiorente dell’impero del basileus che accoglie nobili, mercanti e uomini delle nobili arti che fuggono da Costantinopoli, assediata dalle milizie dei sultano degli Ottomani che risiede in Tracia, nella città di Adrianopoli.
Il Kastron domina sulla vallata percorsa dal fiume Eurota che nelle vicinanze della città lambisce i ruderi dell’antica Sparta degli eroi, cantata da Omero e celebrata nella storia dell’antica Grecia. La fortezza è il simbolo della potenza dei Paleologi nel Peloponneso e dà rifugio ai sudditi del despota in caso di incursioni ottomane o razzie dei mercenari al soldo dei baroni latini e dei Catalani che contrastano le espansioni militari del basileus e dei suoi figli. I contadini tramandano le loro paure generate dai saccheggi e massacri degli Ottomani di Bayazid.

Gli arconti della città si sono arricchiti negli ultimi anni sotto la protezione del loro despota che ha promosso lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, concedendo un maggior numero delle sue terre ai contadini della vallata per piantare nuovi alberi ed estendendo i pascoli vicino ai boschi. Gli agricoltori e i pastori si sentono più sicuri con i presidi armati nei punti strategici della Laconia e ai confini dei possedimenti latini.
La vallata è prospera per le colture del frumento, dell’orzo, dell’avena e del miglio. Le piantagioni di gelsi per l’allevamento del baco da seta permettono agli impresari dei laboratori manifatturieri di ottenere notevoli quantitativi di seta grezza che viene venduta nei mercati delle città portuali. La regione è nota anche per le estensioni di querceti che forniscono legno e ghiande. L’olio e il vino della Laconia sono rinomati e affluiscono ai porti dell’Egeo e dello Ionio.
Francesco Liparulo - Venezia
P.S. Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo, it

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Cleofe Malatesta, detta anche Cleofa o Cleopa (Pesaro, ... – Mystras, 18 aprile 1433), era figlia di Malatesta IV (1370-1429), Signore di Pesaro e Fano, e di Elisabetta da Varano (sposatisi nel 1383).
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Il 19 gennaio 1420, andò in sposa a Teodoro Paleologo, despota della Morea e figlio dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo (1390-1425).
In passato, lo storico Du Cange nella sua Historia Byzantina definiva Cleofe come figlia del Signore di Rimini, ma secondo gli studi genealogici attuali, ella discende proprio da Malatesta IV, Signore di Pesaro e Fano.
Di certo sulla sua vita si sa che ebbe una figlia, Elena (1428-1458), che andò in sposa a Giovanni II di Cipro (1418-1458). Dal matrimonio di Elena e Giovanni nacquero Carlotta e Cleofe II (morta in gioventù). Carlotta ebbe due mariti: il primo fu Giovanni di Portogallo (1433-1457) ed il secondo fu Luigi di Savoia, conte di Ginevra (1436-1482).

La principessa di Trebisonda


LA MERAVIGLIA DELLA VITA APPARTIENE AI GIOVANI
Il trattenimento nel giardino imperiale del basileus Alessio, Grande Comneno di Trebisonda, consente ai giovani veneziani, Marco e Francesco, di conoscere la basilissa Teodora Cantacuzena e di fare amicizia con la principessa Maria
    
Una leggera brezza di mare, attraverso i finestroni del tamburo della cupola, muove le foglie delle piante che iniziano a cambiare colore nei primi giorni dell’autunno.       
    
L’ambasciatore, ser Francesco Filelfo, conversa con gli ospiti turcomanni che vogliono conoscere le usanze dei Latini e le cerimonie del Serenissimo Principe, il doge di Venezia.
    
Gli occhi delle donne sono rivolti verso gli uomini dell’Occidente, attratte dai loro indumenti e dai loro visi sbarbati. L’imperatrice e le sue figliole conoscono il linguaggio dei latini e si esprimono nell’idioma più consono ai giovani ospiti che fanno fatica a parlare in greco. Le sorelle di Maria, già sposate agli emiri facoltosi, chiedono alla loro madre di invitare Marco e Francesco a raccontare le loro esperienze nella città di Costantinopoli.
    
Le mie figlie vogliono sapere  – dice la basilissa – di tutto ciò che riguarda le spose latine dei principi Paleologhi e come sono apparse durante il loro ricevimento al palazzo delle Blacherne. Quando vivevo nella casa di mio padre, venivo sempre portata alla reggia del basileus Manuele II ed ero curiosa di conoscere quello che si diceva delle donne date in sposa ai principi dell’Occidente che non sanno esprimersi nella nostra lingua”.
      
Le nobildonne dei principati e delle signorie dei paesi dell’Ovest – interviene l’ambasciatore Filelfo -  conoscono i le opere dei poeti che narravano le gesta degli imperatori di Roma. In questi anni, la lingua degli antichi greci di Sparta e di Atene è oggetto di studio per i giovani che vogliono dedicarsi al commercio e intraprendere i viaggi  verso l’Oriente. Le fanciulle delle famiglie ricche vengono educate da precettori che insegnano la filosofia di Platone e di Aristotele. Le loro opere sono oggetto di studio nei monasteri e la lingua greca è conosciuta dai dotti latini”. 
    
“Non metto in dubbio – risponde Teodora Cantacuzeno -  la conoscenza delle opere greche da parte dei letterati e dei monaci dei conventi. I discorsi arditi e furbi, sui matrimoni tra le famiglie nobili che appartengono a due culture diverse, permettono ai giovani di superare la noia e i grandi silenzi del cerimoniale. La presenza delle mie figlie e dei loro consorti esaltano l’importanza della venuta di un ambasciatore la cui fama è giunta alle nostre orecchie prima della sua venuta. La curiosità apre la mente e infiamma i cuori. La meraviglia della vita appartiene ai giovani che vogliono confrontarsi e conoscere sempre nuove esperienze”.
    
Le principesse – afferma il dotto segretario – sono piene di gioia di vivere e i loro occhi radiosi sono colmi di buone speranze per il futuro”.
    
La nostra città – afferma la basilissa - prospera e ci permette di pensare a giorni di pace e di buoni matrimoni per le nostre figlie. Il futuro dipende dalle relazioni di buon vicinato che Alessio riesce a instaurare con gli emiri. Una sola preoccupazione è nascosta nel mio animo ed è anche la volontà del mio consorte: “Un matrimonio regale  per nostra figlia Maria.”. La principessa è molto bella ma è attratta dalle armi ed ama confrontarsi con i giovani nelle gare con i cavalli e con l’arco turcomanno. Il suo confessore, il metropolita di Trebisonda, ci dice che ha un animo coraggioso e un carattere fiero, doti che, unite alla sua rara bellezza, la rendono degna di stare al fianco di un imperatore”.           
    
La principessa Maria – esclama ser Filelfo – parla in latino ed attira gli sguardi dei due giovani veneziani che rimangono fissi nel contemplare i suoi capelli dorati. Ciò significa che sa stupire con le sue parole i figli di mercanti abituati alle feste sfarzose di Venezia, dove le donne gareggiano nel mostrare i vestiti più belli e gli ornamenti più preziosi. La figlia prediletta di un imperatore merita di sposare non un vecchio imperatore ma un principe designato a regnare su vasti territori ed essere basileus di tanti popoli”.
    
Le tue parole – dice la Cantacuzena – sono un balsamo per l’animo di una madre. I principi ereditari sono sempre sottoposti al volere dei loro genitori. I regnanti non sanno pensare alle aspirazioni recondite dei cuori dei loro figli e spesso ascoltano le dicerie di consiglieri che pensano soltanto alla grandezza dei loro signori. Anch’io sono sottoposta al volere del mio consorte il cui unico pensiero è quello di pensare alla sicurezza e alla prosperità di questa città”. 
    
Le donne delle famiglie regnanti – afferma ser Filelfo – sono l’unica speranza per restaurare la pace tra i popoli. Il loro sacrificio è ricompensato con l’onore di condividere con i loro consorti, prescelti dalla Divina Sapienza, la  corona regale o il titolo nobiliare che permette di governare le città e le genti di vasti territori”.
Francesco Liparulo - Venezia

P.S. Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

Una democrazia condivisa per il Bene comune

IL REFERENDUM È PARTECIPAZIONE DIRETTA
PER L’AUTOGOVERNO DEL POPOLO ITALIANIO
Con la legge elettorale “ITALICUM” una minoranza politica ottiene la maggioranza parlamentare Oggi occorre vincere il "dispotismo" delle minoranze politiche che sfruttano la regola della maggioranza parlamentare, “la regola del numero”, che, imponendo la volontà di alcuni parlamentari, non tiene conto del continuo aumento del distacco tra le persone e lo Stato, dell’impoverimento delle famiglie costrette a mantenere anche i propri figli senza lavoro.
La “regola del numero” in Parlamento e lo “strapotere del governo” soffocano la democrazia, l’autogoverno del popolo italiano.
La decisione politica dipende dal numero, cioè dalla volontà della maggioranza parlamentare. “Contiamo i voti e facciamo decidere ciò che la maggioranza decide”.
La modifica della Costituzione impone che una sola Camera, un piccolo partito possa ottenere con il premio di maggioranza la possibilità di decidere su tutto.
Si è convenuto che sia il Presidente della Repubblica a indicare il premier che con una piccola minoranza politica può ottenere la maggioranza alla Camera dei Deputati e far approvare tutte le leggi che vuole o che gli vengono imposte dagli eminenti uomini che rappresentano i poteri economici e finanziari europei.
Tutte le decisioni sono possibili a condizione che rispettino la regola del numero.
La democrazia diventa semplicemente procedurale, cioè la democrazia diventa insieme di regole e procedure che stabiliscono chi è autorizzato a prendere decisioni collettive e con quali procedure. Questa concezione lascia impliciti i presupposti della democrazia, come governo dal basso a suffragio universale, lascia impliciti i valori e i fini ma lascia imprecisati i contenuti.
Una democrazia procedurale è aperta ad ogni contenuto e comporta la neutralizzazione pubblica dei valori. La democrazia procedurale entra in crisi quando nella società circolano tensioni che lacerano le coscienze delle persone.
La politica funziona se toglie gli ostacoli che ogni persona ha nella ricerca del suo appagamento. La politica raggiunge il suo fine più profondo quando la società matura sul piano etico. Etica intesa come respiro complessivo di un popolo, come etica pubblica, cioè come trasparenza nei rapporti sociali.
Partecipare al Referendum confermativo del 4 dicembre e ad ogni competizione politica è un modo concreto per non disertare la scena pubblica.
La mancanza di lavoro è la prima urgenza del nostro Paese. Se non si riuscirà a trovare una risposta concreta a questa emergenza il rischio è di sacrificare tutti i prodotti italiani e i relativi posti di lavoro.
Partecipare è dovere irrevocabile, specie se si vuole evitare che i potentati economici e finanziari possano dettare le loro leggi di produzione.
Occorre determinare questa prossima scelta del 4 dicembre per la salvaguardia dei valori delle comunità italiane, della vita, della famiglia e della libertà.
NO ALLA LEGGE ELETTORALE “ITALICUM”
SOSTIENI IL REFERENDUM CON IL TUO VOTO
CONTRO LA MODIFICA DELLA NOSTRA COSTITUZIONE
LA TUA SCELTA È DETERMINANTE PER DIRE NO A RENZI
Francesco Liparulo - Venezia

La condivisione di interessi comuni facilita il dialogo

IL MERCANTE VENEZIANO DELLA MOREA
Il papa Martino V – dice il mercante ser Nicolò - è stato eletto durante il Concilio di Costanza. Al sinodo ecumenico erano presenti anche i rappresentanti del basileus. Sulle galee si sussurra che ci siano stati degli accordi tra i delegati latini e i delegati di Costantinopoli. Il cardinale eletto, appartenente alla famiglia Colonna, aveva promesso agli inviati del basileus di difendere Costantinopoli dalle mire dei sultani turchi. A Venezia si sussurra che ci siano stati degli accordi tra i delegati latini e i delegati di Costantinopoli  per far eleggere un papa che possa eliminare non solo le controversie tra i cardinali delle varie nazioni per l’elezione del sommo pontefice ma anche le incomprensioni tra i fedeli di Roma e di Costantinopoli. L’imperatore Manuele si è impegnato a far dimenticare al suo popolo l’antico saccheggio e la profanazione dei luoghi sacri perpetrati dai Crociati, in cambio di una nuova Crociata contro gli Ottomani che vogliono impossessarsi della città di Costantino e del centro di tutti i commerci del Mediterraneo. Il matrimonio delle nobildonne latine con i figli dell’imperatore sono la garanzia che la salvezza è vicina”.
“Nell’attesa dell’autorizzazione del castellano – dice il guardiano della porta – mia moglie e i suoi piccoli possono offrire da bere a te e a tutti coloro che ti aiutano nel trasporto della merce diretta alla casa della principessa”. 
“Ho qui, messo da parte,  una pezza di  “Fiorenza de garbo” - dice Nicolò – per la tua donna. Mi sento in obbligo per l’acqua offerta ai miei uomini e alle bestie che hanno bisogno di bere per continuare a salire. I raggi del sole e il sentiero ripido impongono una sosta, prima di arrivare alla meta”.
I miei figli – interviene Maria,  moglie dell’uomo – sono stati ammaestrati dal padre a uscire sulla strada quando arrivano i mercanti, per imparare ad osservare e ascoltare gli uomini che vengono dal mare con i prodotti e le manifatture di terre lontane. Si apprendono le buone maniere e il corretto comportamento da tenere in presenza di uomini che conoscono il valore delle cose e lo sanno descrivere con le giuste parole”.   
La tua acqua è fresca - dice il veneziano – e mi ristora non sola fisicamente ma mi fa sentire anche più sereno. Il mercante lavora sempre lontano dalla propria famiglia e accoglie con riconoscenza qualsiasi gesto di amicizia che proviene da chi che riconosce l’importanza dell’accoglienza soprattutto per i mercanti che rischiano la loro vita  in mare e per le strade, spinti dal desiderio di portare a destinazione ciò che è utile alla vita e al benessere delle persone. Ogni gesto di carità verso lo straniero arricchisce lo spirito di chi sa donare e anche di colui che riceve la cortesia di un gesto di amicizia. Il commercio serve anche a far unire gli spiriti e a trovare una condivisione in ciò che è bello e utile alla vita. Spesso la condivisione di interessi comuni facilita il dialogo e innesca la comprensione reciproca anche quando ci sono pregiudizi e diffidenze imposti dalla comunità sociale in cui si vive”.    
È l’acqua di San Nicola – sussurra la donna – tutti vogliono berla. La fontana è attigua alla chiesa dedicata al santo, costruita sul pendio del colle, sopra il pianoro del Palazzo del despota. Il sentiero lastricato vi passa vicino ed è percorso da tutte le giovani donne del luogo per riempire le giare e per berla in casa. I monaci del luogo accolgono con benevolenza i devoti e raccontano i miracoli del santo. La principessa Cleofe ogni settimana si reca in chiesa per pregare il santo e ad accendere un cero votivo”.
Francesco Liparulo - Venezia

P.S. Brano tratto da “Terra di Morea” di Francesco Liparulo in “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

Una società a “misura di famiglia” per la cittadinanza

POPOLO IN BALÍA DELL'OPPORTUNISMO 
ALLA  DERIVA I VALORI  DEGLI  ITALIANI
L'azione morale di ogni persona si realizza nella costituzione del bene comune, cioè nell'agire sociale attraverso varie forme espressive che sono la famiglia, i gruppi sociali intermedi, le associazioni, le imprese di carattere economico, le città, le regioni, lo stato e la comunità di un popolo.

Le maggioranze governative, dominate da una concezione individualistica della politica, non tengono conto del valore sociale della famiglia. Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio di tutto il popolo.

La dignità della persona si promuove soprattutto con la cura della famiglia naturale, considerata cellula vitale di ogni società civile. Questa espressione originaria della socialità umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.

L'applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è una risorsa per la qualità della convivenza sociale.

La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle Istituzioni locali e nazionali, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e nella condivisione della “vita buona” per tutti.

La prospettiva di coloro che credono nei principi della persona umana, della famiglia e della sussidiarietà è quella personalistica comunitaria. Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo o donna con l'organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà di autonomia delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Ogni persona vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.

La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. L'amicizia conferisce dinamicità alle relazioni interpersonali perché infonde entusiasmo che sprigiona le energie più profonde dell’animo umano.

I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del benessere sociale, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto della persona umana dall’inizio del suo concepimento fino alla sua morte naturale.
La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso, dopo la Seconda guerra mondiale, di autogovernarsi.

La Costituzione è l'evento fondamentale di convivenza. I rappresentanti del popolo sono investiti di autorità in modo limitato e la esercitano in nome del popolo nella forma di potere esecutivo nel Governo, nella forma di potere legislativo nel Parlamento e nella forma giudiziaria nella Magistratura. Il popolo rende partecipi della sua autorità i suoi rappresentanti senza vincolo di mandato e questi non possono emettere leggi senza il consenso dei cittadini.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.

La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.

Gli esponenti politici non devono accettare il relativismo che svilisce la dignità della persona umana nella sua stessa comunità con la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l'inquinamento, l'abbandono della famiglia a se stessa. I valori del popolo italiano tra cui in primo luogo quello della persona e del lavoro devono essere difesi per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
Si tratta per gli esperti dell'economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
Occorre vincere la globalizzazione con un "governo della globalizzazione economica e finanziaria", cioè attuare una economia sociale di mercato e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.

Francesco Liparulo - Venezia

domenica 30 ottobre 2016

La galea della Serenissima Repubblica

 Viaggio a Trebisonda
 La galea di ser Filippo, ricco mercante del quartiere delle Blacherne, salpa dal porto di Orion, vicino al quartiere veneziano, il 7 ottobre del 1422  per Trebisonda, capitale di un  piccolo impero, governato da Alessio IV che tutti chiamano Grande Comneno
    
La famiglia dei Comneni, imparentata con quella dei Paleologi che reggono l’Impero Romano d’Oriente, ha fondato un favoloso regno nel XIII secolo sulle sponde meridionali del Mar Pontico, nella parte Nord dell’Asia Minore.
    
La città, situata su un pianoro trapezoidale e ben difesa da mura e torri, è diventata un importante centro carovaniero per il commercio della seta che proviene dalla Cina. Il porto, dotato di un grande faro, riceve le navi delle ricche città dell’Occidente ed accoglie tutti i mercanti che portano la loro mercanzia a Costantinopoli.
    Venezia vi mantiene un suo funzionario, accreditato presso la corte dei Comneni. Le direttive della Serenissima vengono trasmesse al bailo di Costantinopoli che sovrintende all’operato dei consoli veneti, residenti nei porti dell’Egeo e del mar Pontico.  

    Ser Benedetto Emo, per dirimere le controversie tra il sultano Murad II ed il coimperatore Giovanni VIII, si avvale  del suo segretario ser Francesco Filelfo, imbarcato sulla galea per Trebisonda, per consegnare una lettera di  Manuele II Paleologo al Gran Comneno.  Il funzionario del bailo è accompagnato da Marco e Francesco, inviati dal loro governatore per far esperienza di commercio e per conoscere il mercato della città che accoglie le carovane dei mercanti dell’Oriente.
    I due giovani hanno avuto il consenso del mercante ser Pietro, patrono della Capitana, di essere accompagnati dal prodiere Virgilio. Marco e Francesco, hanno costituito una società commerciale con la tessitrice Trixobostrina e con il ricco mercante arabo Muhammad. Sulla galea è anche imbarcato il tintore Nicola, amico di Rodopios, inviato come agente di Muhammad, per acquistare la seta grezza all’emporio di Trebisonda.
    
Ser Filippo, patrono della nave, è anche agente commissionario del ricco Oikantropos e della famiglia di Ser Pietro. La sua nave trasporta un carico prezioso costituito da centoventicinque sacchetti contenenti 110 mila ducati, trecento sacchetti pieni di iperperi d’oro con l’effigie del basileus, sessantaquattro borse di grossi d’argento veneziani per un valore di 36 mila ducati. Il banco di ser Francesco ha emesso a favore di ser Filippo delle carte di credito per riscuotere somme di denaro  dai banchieri  e per acquistare spezie presso i mercanti della città di Alessio Comneno. 
    
La galea, costruita nei cantieri di Venezia, viene utilizzata dai mercanti di Costantinopoli per il trasporto di carichi speciali o per proteggere le grosse navi commerciali  lungo la coste settentrionali dell’Asia Minore. Il suo scafo è lungo più di quaranta metri  e largo quasi sei metri. La vela latina triangolare e la forza di centocinquanta rematori  permettono al capitano di manovrarla con sicurezza e di tener testa a qualsiasi nave di predoni. L’armeria, posta al centro della nave, è ben fornita di elmi, scudi, corazze e dardi per i cinquantadue balestrieri ben addestrati. 
Il capitano, ser Giovanni, si avvale di un gruppo di uomini, forniti dal Primo Ministro dell’imperatore, per proteggere il corriere imperiale e la galea che lo trasporta. Sul ponte di prua è stato collocato un’arma segreta che lancia palle infuocate. Il suo impiego è garantito dai lanciatori di fuoco, uomini esperti e fidati dell’esercito imperiale, saliti a bordo e alloggiati nel vano prodiero.  Il viaggio della galea è veloce e sicuro. Il suo carico è prezioso per la merce e per gli uomini che hanno l’incarico di consegnare il plico del basileus al Signore di Trebisonda. 
    
Le rotte del Ponto Eusino non sono più sicure per le navi del basileus e delle città marinare dell’Occidente. La potenza degli Ottomani si è estesa anche sui mari e diventa sempre più minacciosa nel mar Pontico e nell’Egeo.
    
Il Sultano di Adrianopoli dispone di una propria flotta e si avvale anche dei servigi di esperti signori del mare che posseggono piccole navi veloci per predare i natanti commerciali. Le loro imbarcazioni dispongono di vogatori cristiani delle città marittime conquistate dal Sultano. Il loro impiego è soltanto quello di fornire energia ai remi e non vengono impiegati per il combattimento.
    
La supremazia marittima, lungo le coste dell’Asia Minore e dell’Egeo, appartiene alla Serenissima Repubblica che impone il rispetto dello stendardo di San Marco. 
Venezia ha stipulato dei trattati con le potenze marinare ed ottenuto permessi e privilegi marittimi dai Sovrani di tutti i regni che si affacciano sulle rive del Mediterraneo. Il rispetto delle convenzioni commerciali è ottenuto anche con l’esborso di ingenti somme dell’erario ai vari Sovrani per la libera circolazione delle navi. I suoi mercanti sono rispettati da tutte le città costiere e le navi che naufragano non possono essere oggetto di bottino né i suoi marinai possono essere fatti schiavi. Il trattato, firmato dalla Serenissima e dall’Amministrazione ottomana per la salvaguardia delle navi che espongono lo stendardo di Venezia, non è rispettato dalle navi isolate dei predoni. 
Francesco Liparulo - Venezia

P.S. Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

Renzi decide il futuro come voleva Veltroni

LA POLITICA COMPETENTE NON DÀ PROSPETTIVE
AI GIOVANI E ALLE FAMIGLIE SEMPRE PIÙ POVERE
Il partito dei DS (Democratici di Sinistra), i cui leader storici erano Massimo D’Alema, Piero Fassino e Walter Veltroni, dopo aver fondato, insieme al Partito della Margherita, la coalizione dell’Ulivo e formato quella di L’Unione all’interno del centrosinistra, è confluito il 14 ottobre 2007 nel Partito Democratico.

Walter Veltroni, diplomato all’Istituto di cinematografia di Roma, già consigliere di Roma nelle liste del Partito Comunista Italiano, membro del comitato centrale del PC, candidato come segretario nazionale del Partito Democratico della Sinistra, segretario nazionale nel 1998 del PDS, è eletto dai cittadini segretario del Partito Democratico ed è designato candidato Presidente per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008.

Il PD, soggetto politico nato dalle elezioni primarie del 14 ottobre, si prefigge di sintetizzare le culture riformiste del socialismo democratico, del cristianesimo sociale, del liberalismo sociale e dell’ambientalismo
  
Oggi come ieri. L'Italia - ha sostenuto Veltroni - appare oppressa, legata da nodi strutturali che nessuno sembra in grado di sciogliere. Le nostre città, ogni nostra comunità, non meritano di essere divisi da steccati politici e poi definiti da etichette o bandierine colorate.
Per questo è nato il Partito Democratico. Per unire l’Italia. Per dare alla politica un respiro nuovo”.
Gli ascoltatori sono subito proiettati nel futuro: “Non bisogna aver paura del nuovo. Il futuro è l’unico tempo in cui possiamo andare. Il nostro Paese deve tornare ad avere voglia di futuro, l’orgoglio di essere Italiani, la voglia di correre, di rischiare, di conquistare nuove frontiere e nuove possibilità.

Verrà presto il tempo - ha profetizzato il leader PD - di spiegare e chiarire le nostre proposte e di ribadire ad esempio che oggi è possibile ridurre le tasse, perché la lotta all’evasione ha dato risultati.
Oggi, grazie al lavoro del governo Prodi, possiamo fare quello che non è mai stato fatto. Quello, gli Italiani lo sanno, che è stato ogni volta annunciato ai quattro venti, ma non realizzato.

Verrà il tempo per dire agli Italiani ciò che è nostro dovere dire: questo è il nostro progetto - ha sostenuto Veltroni - per cambiare il Paese, queste sono le cose che faremo per fronteggiare i problemi e trovare soluzioni. E lo potremo dire guardando negli occhi l’Italia, perché abbiamo deciso, unilateralmente, di correre liberi. Liberi, più che soli.
Guardiamo negli occhi l’Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo. Di una cosa sono certo: gli Italiani vogliono uscire dalla confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo. Vogliono una stagione nuova. Il Partito Democratico nasce per questo. La scelta è tra passato e futuro. Noi diciamo: non cambiare un governo, cambiate l’Italia. Trasformiamo l’Italia. Un’Italia moderna, serena, veloce, giusta. Si può fare”.


Il progetto di Veltroni, era ispirato da una “mania di nuovismo”, che mirava al consenso di massa. Il Partito Democratico è proposto alla società italiana del terzo millennio, ritenuta diversa da quella del passato. Il suo leader vuole dare una visione pluralista, in grado di elargire nuovi valori in cui credere, perché “plurali sono le nostre società”. 

Sintesi - ripeteva Veltroni – è la parola chiave che deve guidare il cammino del Partito Democratico perché deve funzionare e assumere decisioni rispettando peso della maggioranza e diritti della minoranza. Occorre realizzare un programma riformista, ma non moderato, realista, cioè in grado di immaginare valori carichi di radicalità del cambiamento”.

La visione politica dell’esponente del Partito democratico era un misto di socialismo perfettistico ed utopico, di socialismo liberale e democratico ma anche di socialismo cristiano che annovera aspirazioni egualitarie. La proposta era quella di una nuova società. È visione semplificata e deformata della realtà, indirizzata a scopi politici e trasformatori per intervenire operativamente nella vita sociale.

“La scienza - affermava il relatore di Spello - ci ha dato la possibilità di migliorare la nostra vita. La nostra vita media è più lunga perché ci curiamo meglio, perché c’è meno povertà, perché nonostante ciò che si pensa l’acqua, l’aria e il cibo sono più controllati. Viviamo più a lungo perché viviamo meglio”.

Si faceva appello a una nascente età organica, promessa con il Partito Democratico, in cui i detentori del potere spirituale saranno gli scienziati per le loro capacità di previsione e i detentori del potere economico saranno gli industriali. Il loro governo assicurerà il benessere per tutti gli individui.
Si riscontrava nel “discorso per l’Italia” un'utopia astratta a carattere sistematico che incita i cittadini ad “una crescente insofferenza nei confronti di un sistema politico roboante e inconcludente, invadente e impotente, costoso e inefficiente”.

C’è sofferenza e ambiguità nel rapporto tra politica e “vita reale dei cittadini”. L'esposizione del pensiero politico è fatta con frasi eleganti ma vuote e inconcludenti perché mirano ad illudere gli ascoltatori. Si crea l’entusiasmo con un’armonia di parole cariche di idealismo per trovare un accordo tra i sostenitori del partito del leader.

L'annuncio “Verrà il tempo per dire agli Italiani: questo è il nostro progetto” è soltanto il modo di enfatizzare e creare un'aspettativa per togliere la responsabilità che è devoluta al partito. Il programma futuro è esaltato come una panacea di tutti i mali della società italiana. Il dire e il presentasi di un futuro sviluppo diventa più importante della libertà di autonomia delle persone che vogliono decidere il loro avvenire, secondo i propri bisogni e le proprie aspettative. La sicurezza dalla “confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo” è scambiata con la cessione al Partito Democratico del potere di decidere il futuro degli Italiani.


La realtà di oggi non è cambiata perché un nuovo leader del PD si presenta agli elettori e dice di attuare “la politica competente” mentre i giovani continuano a fuggire all’estero per trovare un lavoro e le famiglie diventano sempre più povere. Le tasse aumentano ogni giorno e il sostegno alle famiglie bisognose di sussidiarietà diventano sempre più disperate.  

“Il punto - sostiene in Piazza del Popolo Matteo Renzi - è se vogliamo continuare a guardare soltanto la nostra storia o ci va di parlare finalmente del futuro del Paese". Tocca a noi - dice ancora - decidere se costruire il futuro”.

Hanno imposto premier non eletti che hanno tolto il respiro, la sostenibilità economica, a tante famiglie di lavoratori che hanno perso il reddito o ridotto la pensione.
Il 4 dicembre vota NO!
Francesco Liparulo - Venezia

galeaveneta.bolgspot.com

Il superamento degli egoismi con la giustizia sociale

LO  STATO  SIA  VERO STRUMENTO 
A SERVIZIO DELLA COMUNITÀ CIVILE
Illegalità, corruzione e malaffare - ha detto Luigi Giampaolino, già presidente della Corte dei Conti – sono notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono spesso faticosamente alla luce”.

Gli scandali per lo sperpero del denaro pubblico e la corruzione “hanno portato alla luce – ha detto Michele Vietti, già presidente del Consiglio Superiore della Magistratura – in modo drammatico il problema della selezione della classe dirigente che evidentemente non dipende solo dal sistema elettorale. È inaccettabile che, mentre si chiedono sacrifici ai cittadini, la classe politica abbia aumentato le spese per il proprio mantenimento, tagliando i sevizi e aumentando la pressione fiscale”.

Il ruolo della giustizia è quello di eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. Allarmano i dati statistici: l’Italia continua a decrescere del - 2,4% e la recessione, secondo l’ultimo rapporto di Confindustria, “si sta confermando lunga e profonda”. Più di 2 milioni di giovani senza occupazione. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%.

Il bene comune del popolo, inteso come vita buona, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve rifluire su ogni membro della comunità civile. La politica è considerata giusta se realizza il bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per l’elevazione spirituale dell’esistenza umana. Il bene comune è tale se tutta la comunità è coesa nella giustizia e nell’amicizia civica che sono le forze conservative della società.

L'attività dei rappresentanti del popolo non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace, dell’energie morali e spirituali dell’uomo. Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale, costituisce il fine dell’agire politico che diventa leva che trasforma l’ingiusto in giusto. L'azione coraggiosa del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.

La vita democratica dovrebbe essere un’organizzazione razionale di libertà eticamente e umanamente fondata. L'esigenza di libertà tende a realizzare progressivamente nella vita sociale l’aspirazione dell’uomo a essere trattato nel tutto sociale come una persona e questa aspirazione è un’espressione di un ideale attuabile soltanto con lo sviluppo del diritto, di un senso sacro della giustizia, dell’onore e con lo sviluppo dell’amicizia civica.
La società politica è destinata allo sviluppo delle condizioni di ambiente che portano la moltitudine a un grado di vita materiale, intellettuale e morale conveniente al bene e alla pace del tutto sociale. 

Si tratta di realizzare una democrazia nella quale i cittadini non abbiano solo diritto di suffragio, ma si trovino impegnati in modo attivo nella vita politica del Paese. Lo Stato sia strumento a servizio della comunità civile, cioè lo Stato proporzionerà il suo modo di agire in rapporto ai valori della comunità.

Se si vuole proporre un partito per la nazione occorre raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della “vita buona”.

I valori del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà), devono penetrare la cultura e promuovere il benessere della comunità civile.

Bisogna concentrarsi sul dialogo tra i cittadini e i politici, lottando per la giustizia, l’amicizia civica e la fede nell’essere umano che permettono la coesistenza civile e promuovono il benessere per tutti indistintamente.

AL REFERENDUM VOTA NO!

Francesco Liparulo - Venezia

sabato 29 ottobre 2016

Renzi ha attuato il sogno di Veltroni

LA SINTESI POLITICA NON DÀ LA CERTEZZA DEI VALORI
Il partito dei DS (Democratici di Sinistra), i cui leader storici erano Massimo D’Alema, Piero Fassino e Walter Veltroni, dopo aver fondato, insieme al Partito della Margherita, la coalizione dell’Ulivo e formato quella di L’Unione all’interno del centrosinistra, è confluito il 14 ottobre 2007 nel Partito Democratico.

Walter Veltroni, diplomato all’Istituto di cinematografia di Roma, già consigliere di Roma nelle liste del Partito Comunista Italiano, membro del comitato centrale del PC, candidato come segretario nazionale del Partito Democratico della Sinistra, segretario nazionale nel 1998 del PDS, è eletto dai cittadini segretario del Partito Democratico ed è designato candidato Presidente per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008.

Il PD, soggetto politico nato dalle elezioni primarie del 14 ottobre, si prefigge di sintetizzare le culture riformiste del socialismo democratico, del cristianesimo sociale, del liberalismo sociale e dell’ambientalismo
   Al leader fanno capo la lista “A Sinistra per Veltroni”, costituita dai democratici di sinistra che non hanno seguito la scissione di Mussi e di Angius, quella “Con Veltroni. Ambiente, innovazione, lavoro” di Giovanna Melandri e il listone “Democratici con Veltroni”, formato da esponenti dei DS e della Margherita. Alle tre correnti si aggiungono i sostenitori di Enrico Letta e Rosy Bindi che hanno partecipato alla competizione elettiva del segretario del partito.

La campagna elettorale del leader del nuovo partito inizia domenica 10 febbraio da Spello (Perugia). Il suo discorso si apre con una visione della storia del popolo italiano: 
“Sembra di vederla, da quassù, la storia straordinaria e dura, aspra e sofferta, del nostro popolo. Lo splendido paesaggio che sta alle mie spalle, racconta la storia dell’Italia delle cento città: una storia di eroiche lotte per la libertà e, insieme, di crudeli guerre fratricide. Firenze contro Siena. E dentro Firenze, guelfi contro ghibellini. E guelfi neri contro guelfi bianchi, via frazionando e frammentando.

Oggi come ieri. L'Italia - sostiene Veltroni - appare oppressa, legata da nodi strutturali che nessuno sembra in grado di sciogliere. Le nostre città, ogni nostra comunità, non meritano di essere divisi da steccati politici e poi definiti da etichette o bandierine colorate.
Per questo è nato il Partito Democratico. Per unire l’Italia. Per dare alla politica un respiro nuovo”.
Gli ascoltatori sono subito proiettati nel futuro: “Non bisogna aver paura del nuovo. Il futuro è l’unico tempo in cui possiamo andare. Il nostro Paese deve tornare ad avere voglia di futuro, l’orgoglio di essere Italiani, la voglia di correre, di rischiare, di conquistare nuove frontiere e nuove possibilità.

Verrà presto il tempo - profetizza il leader - di spiegare e chiarire le nostre proposte e di ribadire ad esempio che oggi è possibile ridurre le tasse, perché la lotta all’evasione ha dato risultati.
Oggi, grazie al lavoro del governo Prodi, possiamo fare quello che non è mai stato fatto. Quello, gli Italiani lo sanno, che è stato ogni volta annunciato ai quattro venti, ma non realizzato.

Verrà il tempo per dire agli Italiani ciò che è nostro dovere dire: questo è il nostro progetto - afferma Veltroni -  per cambiare il Paese, queste sono le cose che faremo per fronteggiare i problemi e trovare soluzioni. E lo potremo dire guardando negli occhi l’Italia, perché abbiamo deciso, unilateralmente, di correre liberi. Liberi, più che soli.
Guardiamo negli occhi l’Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo. Di una cosa sono certo: gli Italiani vogliono uscire dalla confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo. Vogliono una stagione nuova. Il Partito Democratico nasce per questo. La scelta è tra passato e futuro. Noi diciamo: non cambiare un governo, cambiate l’Italia. Trasformiamo l’Italia. Un’Italia moderna, serena, veloce, giusta. Si può fare”.


Il progetto di Veltroni, ispirato da una “mania di nuovismo”, mira al consenso di massa. Il Partito Democratico è proposto alla società italiana del terzo millennio, ritenuta diversa da quella del passato. Il suo leader vuole dare una visione pluralista, in grado di elargire nuovi valori in cui credere, perché “plurali sono le nostre società”. 
Si tratta di far fronte alla “società delle nuove tecnologie, dell’economia globale, degli individui e non più delle classi”.

Sintesi - sostiene Veltroni – è la parola chiave che deve guidare il cammino del Partito Democratico perché deve funzionare e assumere decisioni rispettando peso della maggioranza e diritti della minoranza. Occorre realizzare un programma riformista, ma non moderato, realista, cioè in grado di immaginare valori carichi di radicalità del cambiamento”.

La visione politica è un misto di socialismo perfettistico ed utopico, di socialismo liberale e democratico ma anche di socialismo cristiano che annovera aspirazioni egualitarie. La proposta è quella di una nuova società. È visione semplificata e deformata della realtà, indirizzata a scopi politici e trasformatori per intervenire operativamente nella vita sociale.

“La scienza - afferma il relatore di Spello - ci ha dato la possibilità di migliorare la nostra vita. La nostra vita media è più lunga perché ci curiamo meglio, perché c’è meno povertà, perché nonostante ciò che si pensa l’acqua, l’aria e il cibo sono più controllati. Viviamo più a lungo perché viviamo meglio”.

Si fa appello a una nascente età organica, promessa con il Partito Democratico, in cui i detentori del potere spirituale saranno gli scienziati per le loro capacità di previsione e i detentori del potere economico saranno gli industriali. Il loro governo assicurerà il benessere per tutti gli individui.
Si riscontra nel “discorso per l’Italia” un'utopia astratta a carattere sistematico che incita i cittadini ad “una crescente insofferenza nei confronti di un sistema politico roboante e inconcludente, invadente e impotente, costoso e inefficiente”.

C’è sofferenza e ambiguità nel rapporto tra politica e “vita reale dei cittadini”. L'esposizione del pensiero politico è fatta con frasi eleganti ma vuote e inconcludenti perché mirano ad illudere gli ascoltatori. Si crea l’entusiasmo con un’armonia di parole cariche di idealismo per trovare un accordo tra i sostenitori del partito del leader.

Il 4 dicembre vota NO per il REFERENDUM.

Francesco Liparulo - Venezia

Scarto tra ideale di democrazia e realtà politica

Scarto tra ideale di democrazia e realtà politica
I DISCORSI DEL PREMIER NON CONVINCONO  
I GIOVANI CONTINUANO A FUGGIRE ALL’ESTERO  
La globalizzazione mette in luce Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Gli Stati, importanti per la politica, sono emarginati dal potere transnazionale della finanza e dal potere del mercato. Le grandi imprese multinazionali spostano capitali e decentrano la produzione dove la manodopera costa meno.

L'attuale momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato - mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.

Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato. Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza. Le democrazie, secondo il filosofo Norberto Bobbio, avevano formulato delle promesse che sono state disattese. Si avverte uno scarto tra l’ideale di democrazia e la condizione politica reale del cittadino.

Alla sfida d’ordine politico - istituzionale, suggerita dal filosofo, si devono aggiungere oggi quelle di ordine morale ed economico in quanto le istituzioni democratiche hanno solidi principi intellettuali e morali per realizzare una comunità aperta ai veri bisogni della persona che è fine della buona società.

La società politica deve affrontare: la questione della vita, il relativismo etico, la democrazia procedurale estesa, la dissoluzione dei legami sociali.
Una volta la vita era dominio della natura, mentre oggi anche il diritto e la politica vi entrano (bio - diritto, bio - politica) perché vi è entrata la scienza. Non si sa dove ci porteranno le biotecnologie.
Occorre rimeditare sulle basi naturali della vita: famiglia, parentalità, condizione di figlio, libertà, esperienza della morte perché sono problemi che le democrazie dell'Occidente devono risolvere.

I beni primari della persona non possono essere decisi dalle maggioranze politiche perché sono tutelati dal diritto delle comunità e dal diritto delle genti, cioè sono radicati in tutte le culture umane. Si tratta di rispettare il modello naturale della famiglia, costituito da un uomo e da una donna, di riconoscere i diritti del soggetto umano non ancora nato (embrione o feto), l’illiceità dell’aborto, dell’eutanasia e degli interventi genetici manipolati, il diritto al lavoro e al sostentamento della famiglia e della prole.

Il relativismo etico scardina le basi della vita civile. La libertà per ciascuno, di seguire qualsiasi codice di comportamento in base al fatto che non viene ritenuto possibile stabilire un ordinamento unitario di valori, impedisce la coesione nelle associazioni civili.

La democrazia procedurale estesa, cioè il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti, entra in crisi quando nella società nascono tensioni di un certo rilievo, perché comporta la neutralizzazione dei valori fondanti della vita civile. Le regole non stabiliscono il reale contenuto delle decisioni né che cosa è giusto.

Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. La preminenza conferita al singolo muta la democrazia in governo del singolo, da parte del singolo, per il singolo.

I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita ancorato alla centralità dell’uomo e "permettono una convivenza ordinata e feconda".
Francesco Liparulo - Venezia

giovedì 27 ottobre 2016

Precari del Comune di Venezia nella Sala consiliare

VARIAZIONE AL BILANCIO 2016 - 2018
CON  UN  EMENDAMENTO  DI  GIUNTA 
Sessione straordinaria del consiglio Comunale in Ca’ Loredan mercoledì 26 ottobre 2016 alle ore 11.40 per la discussione della proposta di deliberazione P.D. 383/2016: Bilancio di previsione per gli esercizi finanziari 2016 - 2018 - Variazione.

La dott.ssa Ermelinda Damiano, presidente del Consiglio, comunica che il Consigliere Alessio De Rossi è il nuovo capogruppo della Lista Luigi Brugnaro Sindaco in sostituzione del dimissionario Maurizio Crovato. 

Rocco Fiano della Lista Civica Casson prende la parola sull’ordine dei lavori ed afferma: “Mi rivolgo a lei presidente e alla Segreteria Generale per una informazione; per la delibera al punto 2 delle Proposte di delibera, variazione al Bilancio di previsione per gli esercizi finanziari 2016 - 2018, è stata consegnata ad alcuni, alle 11.55 del 25 ottobre, un Emendamento di Giunta compreso nella delibera di Bilancio per impegni di spesa. Chiedo: Avrebbe bisogno del parere dei Revisori dei conti, noi non lo conosciamo. Mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio. La VIII Commissione (bilancio, bilancio partecipativo, economato, finanza e tributi) si è riunita il 24 ottobre e non c’è stata nessuna notizia dell’Emendamento di Giunta. È delibera quasi nuova, una seconda delibera che si aggiunge alla prima. Chiedo alla presidente del Consiglio e alla Segreteria generale se è procedura di regolarità”.

“È stato presentato dalla Giunta - risponde Michele Zuin, assessore al Bilancio - nei termini previsti dal Consiglio; è in distribuzione il Parere dei Revisori dei conti. Non c’è passaggio dei Revisori dei conti per l’emendamento al bilancio; sono qui a spiegare. Rispettati i termini per presentazione emendamento. Ho avuto notizia di questa cosa quando ho avuto notizia che è stato fatto emendamento di Giunta”. 

“Durante la Commissione - sostiene Monica Sambo del Partito Democratico - ho chiesto 2 cose: C’e intenzione di assumere un numero di maestre precarie? Non è giunto input per questo. Poi, c’è intenzione di assumere maestre per gli asili nido, non c’è input. Poi arriva delibera per 5 maestre”.

“Il Parere dei Revisori dei conti - dice Zuin - c’è”.

L’assessore invita i consiglieri ad esaminare il testo dell’Emendamento di Giunta e spiega le voci principali del bilancio del Comune. 

Il pubblico presente grida: “Chiesto incontro con voi, rispondete!”.

 La presidente comunica che ci sarà un incontro delle maestre con i capigruppo e di lasciar finire l’assessore.

I nostri bambini - gridano i cittadini presenti - non mangiano”.

L’assessore continua la sua illustrazione.

Su ordine dei lavori - chiede Giovanni Pelizzato di Lista Civica Classon - se è possibile procedere immediatamente, sentire i rappresentanti sindacali”.

Damiano risponde: “Mettere al Consiglio proposta se ascoltare subito o dopo delibera”.

Pelizzato dice : “Adesso”.

La presidente risponde che bisogna votare la delibera e poi fare una Mozione. “Non vedo - sostiene Damiano - alcun senso sospendere”. C’è proposta a favore mia proposta e poi passiamo al voto.

Io - afferma Bruno Lazzaro del Partito Democratico - dico che voi avete la maggioranza, discutere la delibera, prima o dopo, avete sempre la maggioranza, allora date ascolto. Questa gente sono i vostri lavoratori e sono qui da molto, di più di voi”.


“Sottoscrivo - afferma Francesca Faccini di Lista Civica Casson - quanto detto da Lazzaro, di sospendere. Questione di principio, ascoltare i lavoratori; è giusto, sensato che vengano ascoltati prima. Voi i numeri ce li avete”.

Votiamo proposta di Pelizzato - dice la presidente - per il no si accoglie mia proposta.  

Si vota. Presenti 26, votanti 25, favorevoli 8, contrari 17. 
Il consiglio non approva.

Alle 12.20 il pubblico grida: “Vergognatevi”.

La presidente apre il dibattito generale sulla delibera.

“Non potete - dicono i cittadini - perdere un quarto d’ora per ascoltarci?

Damiano risponde: “Vi ascolteremo dopo”.

Avete perso un’occasione - afferma Nicola Pellicani - di andare incontro alla richiesta, visto che di questo dobbiamo discutere, in questo dibattito. Siamo partiti come manovra de doveva essere utile con tempi certi per lo sfondamento del Patto di Stabilità, è andata all’italiana. Il cuore della discussione non può essere che per queste persone che aspettano di essere ricevute. La risposta che arriva per questo Emendamento di Giunta è che è carente. Le 5 maestre non sono la risposta, come risposta strutturale. Non è la risposta che dobbiamo dare alle precarie che hanno superato i 36 mesi, quelle a cui scade il contratto a fine anno. Ho parlato di 52 anziane. Oggi devono uscire sapendo di avere garanzie, i contratti sono in scadenza a fine anno. Aspettiamo scelta coerente di questa Amministrazione, farla in modo trasparente. Di questo dobbiamo parlare nel Consiglio. Mi auguro che il Comune dia una risposta chiara, trasparente”.

“Ho ascoltato la collega Sambo - afferma Renzo Scarpa della Lista Brugnaro Sindaco - non ho apprezzato il suo scollamento. Dalla multa sono stati detratti investimenti per le scuole. Nessun governo doveva dire: “Andiamo dai Comuni, investimenti per la scuola non desumibili per evitare il Patto di stabilità. Non è positivo bilancio con mancanza di politiche più importanti. Oggi tema è questa preoccupazione per destino nostri cittadini. Non sono i capigruppo o i vice capogruppo. Nessuno di noi sapeva di questa richiesta. Voi dovete riferire a noi se volete i capigruppo. Siamo arrivati al voto del Bilancio che stiamo discutendo e nei termini illustrati dall’assessore. Non si può dopo questa discussione? Proviamo ad affrontare il problema appena finita la discussione; facciamo incontro con i cittadini presenti con la massima disponibilità”.   

“Non potete - dice Sambo - venirmi a dire che la gestione è stata così così. La risposta è rivolta al Presidente o Vice Presidente”.

Silvana Tosi di Liga Veneta Lega Nord Padania chiede che siano date risposte chiare al pubblico presente, ai lavoratori, risposta con piani pluriennali per la precarizzazione. 97 persone da rendere cittadini stabili, procedendo tramite concorso”.

“Ci sono le Commissioni - dice Fiano - per discutere e queste non sono mai state convocate; non ci sono richieste ufficiali. C’è mozione collegata che illustreremo successivamente”.

“Non riusciamo a capire il metodo - sostiene Sara Visman del Movimento 5 Stelle - se c’è stata richiesta da parte persone presenti, non capisco perché non sono state convocate. C’è richiesta di incontro che poteva essere risolta prima. Non sono d’accordo con Scarpa sul prima e dopo”. 

Davide Scano del Movimento 5 Stelle dice che “la risposta per questo tipo di  delibera non può che essere negativa. Questa delibera non è accettabile a nostro avviso, non si è corretto il tiro. Non sono stati soddisfatti i tagli” che il sindaco aveva promesso durante la campagna elettorale. 

La presidente invita i consiglieri ad illustrare gli emendamenti.

Scano con il 1° emendamento all’emendamento di Giunta propone di inserire nell’emendamento di Giunta “altre 36 maestre oppure 31 perché 5 maestre sono state già previste per evitare di tirare le maestre da una parte e dall’altra” e creare disservizi che causano “agitazione e stress per le famiglie e i bambini”. Tutto questo “si ripercuoterà sui “servizi minori” inducendo le famiglie “verso strutture private”.

I cittadini in sala dicono: “È quello che vogliono”. 

Si vota per il 1° emendamento di Scano.
Presenti 27, votanti 25, favorevoli 9, contrari 16, astenuti 2. Il Consiglio non approva.

Gli amendamenti nn. 2 - 3 - 4 del Movimento 5 Stelle sono tutti non pertinenti perché si riferiscono al DUP (Documento Unico di Programmazione ) 2016 - 2020. Possono essere trasformati in Mozione collegiale.  

Scano si dichiara disponibile per la trasformazione degli emendamenti in una Mozione che è stata già presentata. 

Anche Sambo trasforma il suo emendamento in una Mozione.  

Si vota per lEmendamento di Giunta illustrato da Zuin
Presenti 27, votanti 27, favorevoli 18, contrari 9. 
Il Consiglio approva.
Alle 13.00 iniziano le dichiarazioni di voto sulla delibera.

Scano afferma: “Ci sono alcuni aspetti positivi perché subentrano 5 nuove maestre: il voto in generale sarà negativo per “le scelte fatte da questa Amministrazione”. “Pareva - afferma il consigliere - che dovesse spaccare il mondo; dopo 15 mesi i risultati sono deludenti”.  

Nicola Pellicani afferma che “con questa proposta non si fa che confermare tutte le scelte dell’Amministrazione commissariale di Zappalorto”. “Quali sono - afferma il consigliere  dell’opposizione - le scelte strategiche che vuole fare questa Amministrazione per caratterizzare la sua azione? Spero che vogliate fare scelte chiare per impegni. Con un emendamento di Giunta superficiale e insufficiente, il voto è negativo”.

Alle 13.08 si vota per la delibera.
Presenti 28, votanti 28, favorevoli 19, contrari 9. 
Il Consiglio approva la delibera

Per l’immediata eseguibilità: Presenti 29, votanti 29, favorevoli 20, contrari 9.

Francesco Liparulo - Venezia

I remigi della galea veneziana nella città d’oro

IL QUARTIERE DEGLI ARISTOCRATICI
Un gruppo di remigi della Capitana scendono a passo veloce dalla galea lungo la passerella con la loro mercanzia. Il sole di ottobre e la speranza di fare buoni affari li rendono loquaci lungo la strada che li conduce al quartiere di Santa Eufemia, dove intendono vendere i loro oggetti. Qualcuno di loro è già riuscito nei giorni precedenti a mostrare sul banchetto le collane e i braccialetti di Murano. Virgilio, il prodiere più influente del gruppo,  conduce i suoi compagni nel quartiere vicino al grande ippodromo di Costantinopoli.                       
    
Le merci, esposte sotto i portici del Decumano e nei negozi della grande arteria commerciale che tutti chiamano Mesè, li invogliano ad accelerare il passo per mostrare  gli oggetti portati dalla loro patria. 
    
“Virgilio, non correre – esclama il giovane Tommaso – perché ti viene l’affanno. La mercanzia  e il banchetto per l’esposizione hanno un peso che ci costringe a non correre. Non vedi che Marin non riesce a tenere il passo? Tu conosci la strada ed è opportuno stare tutti in gruppo perché alcuni di noi non conoscono il quartiere a cui siamo diretti”. 
    
“Ci conviene arrivare alla piazza del quartiere prima dell’ora sesta – esclama il veterano del gruppo – perché le donne, interessate alla nostra merce, cominciano a ritirarsi per preparare il cibo per i loro uomini”. 
    
Il vicolo del  Carro veloce è una laterale della Mesè che, attraverso la piazza della chiesa di Sant’Eufemia, porta all’ippodromo della città. La strada, che un tempo era molto frequentata per gli amanti delle corse di cavalli, è anche percorsa, verso l’ora nona, da Francesco Filelfo, inviato con Marco e Francesco, come rappresentante del bailo, al banchetto del ricco Oikantropos. I due giovani veneziani sono accompagnati dal trace Rodopios, conosciuto dagli aristocratici di Sant’Eufemia come l’uomo fidato del bailo. 
    
Il quartiere è ancora sede delle dimore degli aristocratici che amministravano i grandi latifondi prima delle conquiste dell’esercito ottomano. I grandi proprietari erano stati costretti dall’imperatore a risiedere nella capitale e a partecipare alle riunioni del Senato. La loro presenza era ritenuta obbligatoria in tutte le cerimonie pubbliche per le loro cariche onorifiche. 
    
La riduzione dell’Impero ha costretto molti aristocratici a vivere come semplici funzionari governativi. I più fortunati sono coloro che riescono ad ottenere la gestione dei grandi monopoli dei Paleologi. Alcuni di loro posseggono in città estese  proprietà immobiliari, date in affitto ai popolani in grado di pagare gli esosi affitti richiesti. Si tratta di laboratori per artigiani, negozi per bottegai e case per i popolani. 
    
I più ricchi del quartiere si riuniscono spesso nella dimora di Oikantropos. Le  terre della sua famiglia, nella vicina Tracia, sono state occupate dal sultano e la fonte attuale della sua ricchezza è data dai  lucrosi proventi immobiliari. Ogni martedì, gli esponenti di spicco del Partito dei Vecchi Aristocratici vengono invitati al suo banchetto conviviale per far festa e per discutere su alcuni argomenti filosofici. I commensali di lingua greca sono tutti appartenenti alle famiglie che disponevano dei latifondi, passati sotto il governo ottomano di Adrianopoli. Tra gli invitati ci sono anche i più ricchi mercanti del quartiere arabo ed il Kadi del quartiere turco. Il santo Patriarca Giuseppe viene sempre invitato ma il Primate della Grande Chiesa di Costantinopoli invia  il suo tesoriere laico, responsabile della raccolta delle elemosine per le opere di carità. 
    
La casa dell’uomo più ricco del quartiere è vicino alla chiesa di Sant’Eufemia e per raggiungerla gli ospiti passano per il grande spiazzo, pavimentato da grossi lastroni di pietra, antistante l’ingresso del tempio. La piazza, adornata da una fontana che riceve l’acqua da una grande cisterna vicina, è il luogo in cui accorrono gli abitanti del quartiere  per gli acquisti o per qualsiasi necessità. Il tenore di vita dei residenti si manifesta attraverso gli atteggiamenti degli uomini e delle donne che la frequentano per qualsiasi necessità. Il luogo è frequentato dai venditori ambulanti che occasionalmente espongono la loro merce e tra questi si mescolano tutti coloro che intendono comprare o vendere qualcosa lontano dal severo controllo degli agenti delle tasse.  
    
Alcuni venditori, sotto il portico semicircolare antistante la chiesa, destano la curiosità di Marco e Francesco.      
    
“Rodopios, fermiamoci un attimo – esclama Marco – per salutare i nostri amici della Capitana che espongono la loro merce sui banchetti. Vedo il prodiere Virgilio e i suoi amici”.
    
“Sono lieto di vedere i giovani balestrieri della mia galea – esclama il rematore -  e di comunicarvi che gli affari vanno molto bene. Le popolane del quartiere scambiano i loro oggetti d’oro con le collane di Murano che luccicano sotto il sole e abbelliscono le loro ampie scollature. I miei amici, Tommaso e Marin, sono stati invitati a mostrare la loro merce nelle abitazioni di alcune donne per scambiarli con gli oggetti preziosi, custoditi nelle loro cassapanche”.            
    
“Se le donne si avvicinano per ammirare la vostra merce – afferma Francesco – significa che riuscite a capire la lingua greca dei residenti”. 
    
“Le donne di questo quartiere – risponde il prodiere – conoscono molte parole latine e anche il nostro veneziano, perché lavorano nei case dei mercanti. Sembra che in questa città le popolane siano in grado di esprimersi in varie lingue, senza aver ricevuto alcuna istruzione particolare. Da tanti secoli sono abituate a comprare dai venditori che provengono  dall’Occidente e da quelli che provengono dall’Est. Alcune di loro conoscono anche la lingua araba e il linguaggio dei Turchi”. 
    
“Non c’è da meravigliarsi – interviene Rodopios – se gli abitanti di questa città conoscono molte lingue. Costantinopoli è il centro del mondo e tutti gli uomini che la visitano o vi giungono per affari si sentono accolti dai residenti con le stesse parole amichevoli che si usano nelle loro lontane terre. Se il cuore è aperto all’amicizia, anche la mente si apre ad accettare la lingua e ad impararla per esprimere amicizia e gioia di vivere. La facilità con cui i mercanti stranieri riescono a vendere la loro merce scaturisce proprio dalla predisposizione interiore degli abitanti ad accettare tutto ciò che proviene dalle altre culture”. 
Francesco Liparulo - Venezia

P.S. Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com