mercoledì 19 ottobre 2016

Al “Gallo d’oro” si passa il tempo in compagnia

L’ALLEGRIA DELLE TAVERNE                           
La città del basileus non è diversa dalle altre, per quanto attiene al divertimento notturno dei suoi abitanti. Le antiche usanze si sono tramandate e il comportamento, di chi trascorre il tempo nei locali pubblici per stare in compagnia, è sempre conforme alle esigenze delle passioni e degli istinti degli uomini. 

Nel distretto di Perama, vicino alle mura marittime e al mercato del pesce, tra il quartiere veneziano e le case abitate da mercanti e bottegai del vicino rione, ci sono molti locali, illuminati anche di notte, per lo svago e il divertimento. La struttura di queste costruzioni, in muratura e in legno, adibite a taverne e ad alberghi, è simile a quella dell’antica Roma.  Si tratta di ambienti adattati per il ristoro e per l’alloggio degli uomini di mare. 

Di giorno, i mercatini vicino al porto di Perama, sono frequentati da uomini e donne di altri distretti, per l’abbondanza delle merci  provenienti dalle regioni dell’Anatolia e soprattutto dalle regioni della Macedonia e della Tracia. 

Il territorio a Nord della città appartiene da molti anni al grande impero di Adrianopoli, i cui regnanti, forti e intelligenti, hanno tolto al basileus il dominio sulle regioni che una volta appartenevano all’Impero romano d’Oriente. L’imperatore ora trae le sue ricchezze dalle industrie locali, monopolizzate dalla corte, dalle imposte sui commerci  e sulle transazioni economiche. 

Il mercato di Costantinopoli è l’unico emporio dove si incrociano tutte le rotte marittime e tutte le carovane, provenienti dai più lontani regni e imperi della Terra. Il luogo, dove tutte le ricchezze vengono portate e mostrate, è anche il centro del divertimento, in cui ogni uomo sogna di raggiungere l’apice della felicità. 

Ogni manifestazione o vendita in luogo pubblico è soggetta alle esose  imposte imperiali, a cui non sfuggono i locali del ristoro e del soggiorno in cui si tengono spesso danze e intrattenimenti per mercanti di passaggio, marinai, viandanti e popolani. 

Il buio della notte è attenuato lungo le strade strette, su cui si affacciano le taverne, dalle fiaccole poste all’esterno degli ingressi  e dalla luce che trafila dalle inferriate delle strette finestre ai lati delle porte. Ogni locale ha la sua insegna che pende dalle catene saldate al ferro, infisso nel muro al lato della porta di ingresso. La fama di ognuno è conosciuta anche al di fuori della città e chi arriva pronuncia il nome del suo locale, dove poter sedersi e bere un boccale di vino. Il più famoso, frequentato anche dai veneziani, è il Gallo d’oro, gestito dalla famiglia di un uomo originario della Morea.
   
I due giovani mercanti, Marco e Francesco, accompagnati da Rodopios, un servo colto e fidato proveniente dalla Tracia, escono  dalla casa  del loro ospite per conoscere gli abitanti della città, quando le botteghe commerciali sono chiuse. Il loro desiderio è di vedere quei locali la cui fama è giunta anche alle loro orecchie e il cui nome è sussurrato da giovani ancora inesperti degli aspetti reconditi dell’allegria notturna. 
    
“Questa sera – dice Rodopios – vi faccio vedere cose che a Venezia sono proibite dalle leggi del Senato. Qui la tolleranza del governo imperiale, la mescolanza di tante culture, la lungimiranza della legislazione che deve mantenere il giusto equilibrio, l’esperienza millenaria nei giudizi sulle cose umane, possono permettere alcune manifestazioni pubbliche. Tutto ciò che è consentito nelle taverne  nasce dai desideri reconditi degli uomini che spesso si lasciano trasportare dalle chimere dei loro sogni”. 
    

“Ci vuoi fare la morale  – interrompe Marco – ma noi siamo grandi e possiamo divertirci come vogliamo. Ciò che importa  è tornare a casa interi e senza lividi o ferite. Con te  al nostro fianco ci sentiamo sicuri e protetti”.
    
“Non basta la forza fisica - risponde l’accompagnatore - per proteggersi, ma occorre stare attenti alle sottigliezze e alle furberie, insite nei discorsi di chi vuole approfittare della sua esperienza a danno dei giovani. Nei locali notturni non ci sono soltanto coloro che vogliono divertirsi, ma ci sono anche coloro che vogliono acquisire ricchezza con il gioco o con promesse di guadagno illecito”. 
    
“Queste cose – dice Francesco – le sappiamo. A noi giovani piace vedere e provare quello che normalmente è vietato dalle nostre parti. Qui ci sentiamo liberi. È l’aria di questa città che entra nei polmoni e ci fa sentire tanto leggeri da portarci dove tutto è bello e tutto è possibile senza freni. È la brezza del Bosforo che ci inebria e ci spinge a cercare nuove emozioni sempre più appaganti. La bellezza di essere giovani sta proprio in questo anelito dell’incognito, nella bramosia di ciò che può appagare i nostri desideri più nascosti”. 
    
I locali notturni – interrompe Rodopios – non hanno nulla a che vedere con le cose della mente o dello spirito, ma piuttosto interessano tutto ciò che scuote la fantasia sotto la spinta delle passioni. Molti giovani perdono la testa e non ragionano secondo l’intelletto, ma si lasciano trasportare dal fremito dei sensi e dal battito accelerato del cuore. L’appagamento dei sensi e del cuore è quello che molti cercano nelle serate fresche di questa città, dove tutto sembra bello e appagante e tutti si sentono giovani”.
    
Sento una musica ritmica di tamburelli – dice Marco - e un suono  di flauti  nelle vicinanze. Un fremito pervade il mio corpo e mi spinge ad accompagnare con il movimento delle membra quel suono”.
    
“Questa città – dice il trace – è il luogo in cui si incrociano tutti suoni portati dal venti e danno luogo a una composizione che sconvolge i sensi e li spinge a oscillare in un vortice incessante che trascina  tutto l’essere umano”.
    
La strada, percorsa dai due giovani, si anima  di uomini e donne che si recano nelle taverne per passare la serata e l’accompagnatore dice: “Ecco, siamo arrivati, questa è la taverna del  Gallo d’oro. Entro prima io e voi potete seguirmi”.
Francesco Liparulo - Venezia

P.S. Brano tratto da “Mercanti veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo in “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

0 commenti: