sabato 1 ottobre 2016

La società politica chiama per il bene comune

GLI ITALIANI VOGLIONO REAGIRE A
ILLEGALITÀ, CORRUZIONE E MALAFFARE
“Illegalità, corruzione e malaffare - ha detto Luigi Giampaolino, già presidente della Corte dei Conti – sono notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono spesso faticosamente alla luce”.

Gli scandali per lo sperpero del denaro pubblico e la corruzione “hanno portato alla luce – da detto Michele Vietti, presidente del Consiglio Superiore della Magistratura – in modo drammatico il problema della selezione della classe dirigente che evidentemente non dipende solo dal sistema elettorale. È inaccettabile che, mentre si chiedono sacrifici ai cittadini, la classe politica abbia aumentato le spese per il proprio mantenimento, tagliando i sevizi e aumentando la pressione fiscale”.

Il ruolo della giustizia è quello di eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. Allarmano i dati statistici: l’Italia continua a decrescere del - 2,4% e la recessione, secondo l’ultimo rapporto di Confindustria, “si sta confermando lunga e profonda”. Più di 2 milioni di giovani senza occupazione. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%.

È auspicata dall’emerito papa Benedetto XVI “una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”. Il bene comune del popolo, inteso come “vita buona”, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve fluire su ogni membro della comunità civile. Per il Papa, la crisi economica nasce – “dall'assenza di un solido fondamento etico” per cui “imprescindibile la ricerca del bene comune e la tutela della dignità umana”. 

“Sono tempi difficili – ha detto Francesco Moraglia, patriarca di Venezia – nei quali dobbiamo ritovare l'essenziale, riscoprire il senso del lavoro, dell'equità, della giustizia, delle relazioni umane. Chi ha fatto esperienza bisognerebbe che continuasse a contribuire con il bagaglio che si è fatto ma che avesse la lungimiranza di lanciare volti nuovi. Il volto nuovo, se è stato preparato e aiutato anche da chi ha deciso di cedere il passo, fa instaurare un meccanismo virtuoso anche nell’agire politico”.

Si tratta di costituire uno schieramento compatto i cui componenti sanno essere “liberi e forti” per opporsi allo statalismo e alla demagogia, cioè sappiano valorizzare la dimensione del locale, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. 
Occorre valorizzare l’individuo nella comunità civile, cioè il diritto della persona deve essere integrato nel diritto di tutto il popolo. Le “male bestie” di Luigi Sturzo sono ancora lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico.

Gli Italiani con la loro ragione e volontà sapranno attingere alla loro fede nel progresso interno della vita e della loro storia, alla forza della loro libertà, posta al centro della cittadinanza, quale apertura di fini e senso del loro futuro per superare le difficoltà del vivere quotidiano.

L'attività degli amministratori pubblici non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’energie morali e spirituali dei cittadini. 

Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale costituisce il fine dell’agire politico che trasforma l’ingiusto in giusto. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per l’elevazione spirituale dell’esistenza umana.

Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all’esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell’ambito di una società civile.

Francesco Liparulo - Venezia

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