domenica 30 ottobre 2016

Renzi decide il futuro come voleva Veltroni

LA POLITICA COMPETENTE NON DÀ PROSPETTIVE
AI GIOVANI E ALLE FAMIGLIE SEMPRE PIÙ POVERE
Il partito dei DS (Democratici di Sinistra), i cui leader storici erano Massimo D’Alema, Piero Fassino e Walter Veltroni, dopo aver fondato, insieme al Partito della Margherita, la coalizione dell’Ulivo e formato quella di L’Unione all’interno del centrosinistra, è confluito il 14 ottobre 2007 nel Partito Democratico.

Walter Veltroni, diplomato all’Istituto di cinematografia di Roma, già consigliere di Roma nelle liste del Partito Comunista Italiano, membro del comitato centrale del PC, candidato come segretario nazionale del Partito Democratico della Sinistra, segretario nazionale nel 1998 del PDS, è eletto dai cittadini segretario del Partito Democratico ed è designato candidato Presidente per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008.

Il PD, soggetto politico nato dalle elezioni primarie del 14 ottobre, si prefigge di sintetizzare le culture riformiste del socialismo democratico, del cristianesimo sociale, del liberalismo sociale e dell’ambientalismo
  
Oggi come ieri. L'Italia - ha sostenuto Veltroni - appare oppressa, legata da nodi strutturali che nessuno sembra in grado di sciogliere. Le nostre città, ogni nostra comunità, non meritano di essere divisi da steccati politici e poi definiti da etichette o bandierine colorate.
Per questo è nato il Partito Democratico. Per unire l’Italia. Per dare alla politica un respiro nuovo”.
Gli ascoltatori sono subito proiettati nel futuro: “Non bisogna aver paura del nuovo. Il futuro è l’unico tempo in cui possiamo andare. Il nostro Paese deve tornare ad avere voglia di futuro, l’orgoglio di essere Italiani, la voglia di correre, di rischiare, di conquistare nuove frontiere e nuove possibilità.

Verrà presto il tempo - ha profetizzato il leader PD - di spiegare e chiarire le nostre proposte e di ribadire ad esempio che oggi è possibile ridurre le tasse, perché la lotta all’evasione ha dato risultati.
Oggi, grazie al lavoro del governo Prodi, possiamo fare quello che non è mai stato fatto. Quello, gli Italiani lo sanno, che è stato ogni volta annunciato ai quattro venti, ma non realizzato.

Verrà il tempo per dire agli Italiani ciò che è nostro dovere dire: questo è il nostro progetto - ha sostenuto Veltroni - per cambiare il Paese, queste sono le cose che faremo per fronteggiare i problemi e trovare soluzioni. E lo potremo dire guardando negli occhi l’Italia, perché abbiamo deciso, unilateralmente, di correre liberi. Liberi, più che soli.
Guardiamo negli occhi l’Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo. Di una cosa sono certo: gli Italiani vogliono uscire dalla confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo. Vogliono una stagione nuova. Il Partito Democratico nasce per questo. La scelta è tra passato e futuro. Noi diciamo: non cambiare un governo, cambiate l’Italia. Trasformiamo l’Italia. Un’Italia moderna, serena, veloce, giusta. Si può fare”.


Il progetto di Veltroni, era ispirato da una “mania di nuovismo”, che mirava al consenso di massa. Il Partito Democratico è proposto alla società italiana del terzo millennio, ritenuta diversa da quella del passato. Il suo leader vuole dare una visione pluralista, in grado di elargire nuovi valori in cui credere, perché “plurali sono le nostre società”. 

Sintesi - ripeteva Veltroni – è la parola chiave che deve guidare il cammino del Partito Democratico perché deve funzionare e assumere decisioni rispettando peso della maggioranza e diritti della minoranza. Occorre realizzare un programma riformista, ma non moderato, realista, cioè in grado di immaginare valori carichi di radicalità del cambiamento”.

La visione politica dell’esponente del Partito democratico era un misto di socialismo perfettistico ed utopico, di socialismo liberale e democratico ma anche di socialismo cristiano che annovera aspirazioni egualitarie. La proposta era quella di una nuova società. È visione semplificata e deformata della realtà, indirizzata a scopi politici e trasformatori per intervenire operativamente nella vita sociale.

“La scienza - affermava il relatore di Spello - ci ha dato la possibilità di migliorare la nostra vita. La nostra vita media è più lunga perché ci curiamo meglio, perché c’è meno povertà, perché nonostante ciò che si pensa l’acqua, l’aria e il cibo sono più controllati. Viviamo più a lungo perché viviamo meglio”.

Si faceva appello a una nascente età organica, promessa con il Partito Democratico, in cui i detentori del potere spirituale saranno gli scienziati per le loro capacità di previsione e i detentori del potere economico saranno gli industriali. Il loro governo assicurerà il benessere per tutti gli individui.
Si riscontrava nel “discorso per l’Italia” un'utopia astratta a carattere sistematico che incita i cittadini ad “una crescente insofferenza nei confronti di un sistema politico roboante e inconcludente, invadente e impotente, costoso e inefficiente”.

C’è sofferenza e ambiguità nel rapporto tra politica e “vita reale dei cittadini”. L'esposizione del pensiero politico è fatta con frasi eleganti ma vuote e inconcludenti perché mirano ad illudere gli ascoltatori. Si crea l’entusiasmo con un’armonia di parole cariche di idealismo per trovare un accordo tra i sostenitori del partito del leader.

L'annuncio “Verrà il tempo per dire agli Italiani: questo è il nostro progetto” è soltanto il modo di enfatizzare e creare un'aspettativa per togliere la responsabilità che è devoluta al partito. Il programma futuro è esaltato come una panacea di tutti i mali della società italiana. Il dire e il presentasi di un futuro sviluppo diventa più importante della libertà di autonomia delle persone che vogliono decidere il loro avvenire, secondo i propri bisogni e le proprie aspettative. La sicurezza dalla “confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo” è scambiata con la cessione al Partito Democratico del potere di decidere il futuro degli Italiani.


La realtà di oggi non è cambiata perché un nuovo leader del PD si presenta agli elettori e dice di attuare “la politica competente” mentre i giovani continuano a fuggire all’estero per trovare un lavoro e le famiglie diventano sempre più povere. Le tasse aumentano ogni giorno e il sostegno alle famiglie bisognose di sussidiarietà diventano sempre più disperate.  

“Il punto - sostiene in Piazza del Popolo Matteo Renzi - è se vogliamo continuare a guardare soltanto la nostra storia o ci va di parlare finalmente del futuro del Paese". Tocca a noi - dice ancora - decidere se costruire il futuro”.

Hanno imposto premier non eletti che hanno tolto il respiro, la sostenibilità economica, a tante famiglie di lavoratori che hanno perso il reddito o ridotto la pensione.
Il 4 dicembre vota NO!
Francesco Liparulo - Venezia

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