lunedì 31 ottobre 2016

La principessa di Trebisonda


LA MERAVIGLIA DELLA VITA APPARTIENE AI GIOVANI
Il trattenimento nel giardino imperiale del basileus Alessio, Grande Comneno di Trebisonda, consente ai giovani veneziani, Marco e Francesco, di conoscere la basilissa Teodora Cantacuzena e di fare amicizia con la principessa Maria
    
Una leggera brezza di mare, attraverso i finestroni del tamburo della cupola, muove le foglie delle piante che iniziano a cambiare colore nei primi giorni dell’autunno.       
    
L’ambasciatore, ser Francesco Filelfo, conversa con gli ospiti turcomanni che vogliono conoscere le usanze dei Latini e le cerimonie del Serenissimo Principe, il doge di Venezia.
    
Gli occhi delle donne sono rivolti verso gli uomini dell’Occidente, attratte dai loro indumenti e dai loro visi sbarbati. L’imperatrice e le sue figliole conoscono il linguaggio dei latini e si esprimono nell’idioma più consono ai giovani ospiti che fanno fatica a parlare in greco. Le sorelle di Maria, già sposate agli emiri facoltosi, chiedono alla loro madre di invitare Marco e Francesco a raccontare le loro esperienze nella città di Costantinopoli.
    
Le mie figlie vogliono sapere  – dice la basilissa – di tutto ciò che riguarda le spose latine dei principi Paleologhi e come sono apparse durante il loro ricevimento al palazzo delle Blacherne. Quando vivevo nella casa di mio padre, venivo sempre portata alla reggia del basileus Manuele II ed ero curiosa di conoscere quello che si diceva delle donne date in sposa ai principi dell’Occidente che non sanno esprimersi nella nostra lingua”.
      
Le nobildonne dei principati e delle signorie dei paesi dell’Ovest – interviene l’ambasciatore Filelfo -  conoscono i le opere dei poeti che narravano le gesta degli imperatori di Roma. In questi anni, la lingua degli antichi greci di Sparta e di Atene è oggetto di studio per i giovani che vogliono dedicarsi al commercio e intraprendere i viaggi  verso l’Oriente. Le fanciulle delle famiglie ricche vengono educate da precettori che insegnano la filosofia di Platone e di Aristotele. Le loro opere sono oggetto di studio nei monasteri e la lingua greca è conosciuta dai dotti latini”. 
    
“Non metto in dubbio – risponde Teodora Cantacuzeno -  la conoscenza delle opere greche da parte dei letterati e dei monaci dei conventi. I discorsi arditi e furbi, sui matrimoni tra le famiglie nobili che appartengono a due culture diverse, permettono ai giovani di superare la noia e i grandi silenzi del cerimoniale. La presenza delle mie figlie e dei loro consorti esaltano l’importanza della venuta di un ambasciatore la cui fama è giunta alle nostre orecchie prima della sua venuta. La curiosità apre la mente e infiamma i cuori. La meraviglia della vita appartiene ai giovani che vogliono confrontarsi e conoscere sempre nuove esperienze”.
    
Le principesse – afferma il dotto segretario – sono piene di gioia di vivere e i loro occhi radiosi sono colmi di buone speranze per il futuro”.
    
La nostra città – afferma la basilissa - prospera e ci permette di pensare a giorni di pace e di buoni matrimoni per le nostre figlie. Il futuro dipende dalle relazioni di buon vicinato che Alessio riesce a instaurare con gli emiri. Una sola preoccupazione è nascosta nel mio animo ed è anche la volontà del mio consorte: “Un matrimonio regale  per nostra figlia Maria.”. La principessa è molto bella ma è attratta dalle armi ed ama confrontarsi con i giovani nelle gare con i cavalli e con l’arco turcomanno. Il suo confessore, il metropolita di Trebisonda, ci dice che ha un animo coraggioso e un carattere fiero, doti che, unite alla sua rara bellezza, la rendono degna di stare al fianco di un imperatore”.           
    
La principessa Maria – esclama ser Filelfo – parla in latino ed attira gli sguardi dei due giovani veneziani che rimangono fissi nel contemplare i suoi capelli dorati. Ciò significa che sa stupire con le sue parole i figli di mercanti abituati alle feste sfarzose di Venezia, dove le donne gareggiano nel mostrare i vestiti più belli e gli ornamenti più preziosi. La figlia prediletta di un imperatore merita di sposare non un vecchio imperatore ma un principe designato a regnare su vasti territori ed essere basileus di tanti popoli”.
    
Le tue parole – dice la Cantacuzena – sono un balsamo per l’animo di una madre. I principi ereditari sono sempre sottoposti al volere dei loro genitori. I regnanti non sanno pensare alle aspirazioni recondite dei cuori dei loro figli e spesso ascoltano le dicerie di consiglieri che pensano soltanto alla grandezza dei loro signori. Anch’io sono sottoposta al volere del mio consorte il cui unico pensiero è quello di pensare alla sicurezza e alla prosperità di questa città”. 
    
Le donne delle famiglie regnanti – afferma ser Filelfo – sono l’unica speranza per restaurare la pace tra i popoli. Il loro sacrificio è ricompensato con l’onore di condividere con i loro consorti, prescelti dalla Divina Sapienza, la  corona regale o il titolo nobiliare che permette di governare le città e le genti di vasti territori”.
Francesco Liparulo - Venezia

P.S. Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

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