giovedì 26 aprile 2012

Un popolo protagonista della sua storia


IL PARTITO DELLA NAZIONE

NASCE DALLA SOCIETÀ CIVILE

È imminente la competizione amministrativa. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune, attestata dall’unità di linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso di autogovernarsi, di eleggere i propri governanti. Nella società civile, prodotto di ragione e forza morale, la priorità è data dalla coscienza personale. Il popolo è fatto di persone umane che si riuniscono sotto giuste leggi e reciproca amicizia per il bene comune della loro esistenza.

Ogni comunità, dalla famiglia alla città, si costituisce in vista di un bene, cioè guardando verso un fine. La comunità più alta è la comunità politica che tende al bene più alto, il vivere bene di tutti. Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio di tutto il popolo.

Nella città ci sono anche “patologie politiche da curare”. Il sistema politico è come un organismo. Le Istituzioni, se non vengono sottoposte a terapia, subiscono le stesse vicende dell’organismo umano. Quando trionfano le passioni, la democrazia degenera e porta alla demagogia. Il testimone del popolo chiamato a gestire il bene comune deve osservare e ascoltare i concittadini. Gli elettori sanno esprimere ciò che è giusto e ingiusto, perché hanno percezione del bene e del male. Non c’è famiglia e città se non c’è comunanza di ciò che è bene e male.

“Occorre impegnarsi - ha detto Giorgio Napolitano dalla piazza di Pesaro – perché dove si è creato del marcio, venga estirpato. I partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo”. Si tratta, per il Presidente della Repubblica, di essere accomunati nella stessa visione di libertà, di democrazia, di patria, di persona, di famiglia, di lavoro e di impresa nella realizzazione di un Paese in cui i partiti si confrontano sulla base di valori condivisi da tutti i cittadini.

Un “Partito della nazione” deve essere in grado di proporre agli Italiani una società fondata sulla libertà e sullo sviluppo economico. La politica funziona se toglie gli ostacoli che ogni persona ha nella ricerca del suo appagamento. La politica raggiunge il suo fine più profondo quando la società matura sul piano etico. Etica intesa come respiro complessivo di un popolo, come etica pubblica, cioè come trasparenza dei rapporti sociali.

"Chi ha fatto esperienza - ha detto mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia - bisognerebbe che continuasse a contribuire con il bagaglio che si è fatto ma che avesse la lungimiranza di lanciare volti nuovi. Il volto nuovo, se è stato preparato e aiutato anche da chi ha deciso di cedere il passo, fa instaurare un meccanismo virtuoso anche nell'agire politico".

Si tratta di costituire un "Partito della nazione" i cui componenti sanno essere "liberi e forti" per opporsi allo statalismo e alla demagogia, cioè sappiano valorizzare la dimensione del locale, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. Si tratta di valorizzare l'individuo nella comunità civile, cioè il diritto della persona deve essere integrato nel diritto di tutto il popolo.

Le "male bestie" di Luigi Sturzo sono ancora lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico. I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia, perché promuovono un sentimento della vita ancorato alla centralità dell'uomo e permettono una “convivenza ordinata e feconda”.

Gli Italiani con la loro ragione e volontà sapranno attingere alla loro fede nel progresso interno della vita e della loro storia, alla forza della loro libertà, posta al centro della cittadinanza, quale apertura di fini e di senso del loro futuro per superare le difficoltà del vivere quotidiano.

giovedì 19 aprile 2012

Italiani pronti per la crescita

UN PARTITO DELLA NAZIONE


PER IL GOVERNO DELLA CRISI
“Il nostro Paese - ha affermato Giorgio Napolitano - è chiamato ad affrontare sfide difficili che impongono una comune assunzione di responsabilità. Occorre una più forte coesione sociale, indispensabile per attuare le riforme strutturali necessarie alla crescita del Paese e per offrire nuove e più sicure prospettive alle giovani generazioni”. Per il Presidente della Repubblica, “c’è necessità del ricostituirsi di un cemento nazionale unitario che consenta la massima mobilitazione di grandi energie di cui potenzialmente l’Italia dispone, allo scopo di superare questa fase molto critica per l’Europa e, specificamente, per l’Italia”.

“Il compito di ristabilire un’Italia capace di crescere – ha detto Mario Monti – è appena cominciato. Il futuro dell'Italia dipende dalla volontà riformatrice della politica in Italia. La crisi sta imponendo un prezzo altissimo alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori, alle imprese. Ci battiamo ogni giorno per evitare il drammatico destino della Grecia dove ci sono stati tagli enormi al numero dei dipendenti pubblici e 1725 suicidi”.
Indispensabile l'impegno comune - ha sostenuto Napolitano - per far fronte alla difficile situazione economica e finanziaria”. Per il Presidente, la parola unità “si sposa con pluralità, diversità, solidarietà, sussidiarietà. Sentirsi Italiani significa riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà”.

“Siamo ad un punto di disfunzione democratica pericolosissima – ha detto Marco Vitale al Centro Congressi della Fiera di Verona – dobbiamo ricostruire la democrazia del nostro Paese e mondialmente dobbiamo ricostruire il pensiero economico”. L’economista ha incitato i giovani a impegnarsi per una “Democrazia Sostanziale Coerente” in grado di consentire “un paziente lavoro coerente” da parte della società politica per traghettare l'Italia fuori da questa situazione attraverso dismissioni, sviluppo del reddito e la diminuzione della macchina politica che è la più costosa del mondo”.

La prospettiva di coloro che credono nei principi della persona umana, della famiglia e della sussidiarietà è quella personalistica comunitaria. Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo e donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, eliminando le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. I politici devono conoscere ed applicare con responsabilità l'aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia e del rispetto della persona.

Si riscontra impoverimento delle famiglie, crescente disaffezione verso la politica, peggioramento di alcune prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, aumento della ricchezza per pochi e indebitamento crescente per molti. Si tratta per gli esperti dell’economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.

L’applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Sato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è risorsa per la qualità della convivenza sociale.
Occorre vincere la globalizzazione con un governo della globalizzazione economica e finanziaria, cioè attuare una economia sociale di mercato, promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.
Insofferenza, disagio, protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale. Si chiede che non sia trascurata la famiglia che deve difendersi di fronte al potere economico e finanziario del mercato globalizzato che mira soltanto al profitto utilitaristico. La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella comunità perché è il perno di giunzione essenziale fra la persona, la società e lo Stato. Il suo carattere originario, antecedente allo Stato, richiede la promozione della sua funzione da parte delle Istituzioni.
Prima dell’impegno per i diritti dell’uomo c’è quello per il diritto ad essere uomini, cioè ad essere considerate persone che tendono a conquistare la piena autosufficienza nella comunicazione e nell’amicizia con altre persone. Senza il collegamento ai valori della vita, gli stessi diritti dell’uomo perdono il loro vigore, cioè divengono semplici enunciati che possono essere revocati in qualsiasi momento.
L'attività politica non deve essere fondata sull’odio, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio, l’astuzia, ma basarsi sulla “forza dell’amore”, cioè occorre amare il proprio avversario politico ed essere umano nei suoi confronti. La politica, l’economia, la sociologia possono realizzare i loro fini attuando una morale aperta, estesa ad ogni uomo, una morale del bene e del male e non solo dell’utile.


I componenti del "Partito della nazione" intendono creare una nuova forza che dia “centralità all'interesse generale nell’azione politica e speranza di crescita ad un Paese disilluso”. I governi hanno realizzato, secondo il pensiero dei politici centristi, una serie di privatizzazioni che hanno favorito i nuovi monopolisti di settori strategici come banche, assicurazioni, telecomunicazioni, gas ed energia con il risultato di appesantire i costi dei servizi per i cittadini, le famiglie e le imprese.
I politici moderati prevedono una riforma elettorale che consenta finalmente la nascita di partiti politici e schieramenti omogenei. Il sistema elettorale auspicato è quello proporzionale tedesco che prevede con uno sbarramento percentuale la riduzione dei partiti. Si auspica un centro politico (popolare, europeista, moderato e riformatore) che rappresenterà il partito della nazione distinto dal populismo demagogico e dal particolarismo territoriale degli interessi localistici.
La prospettiva di coloro che credono nei principi della persona umana, della famiglia e della sussidiarietà è quella personalistica comunitaria. Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di gni uomo o donna con l'organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà di autonomia delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Ogni persona vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.
La società civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. L’amicizia conferisce dinamicità alle relazioni interpersonali perché infonde entusiasmo che sprigiona le energie più profonde dell’animo umano.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del bene sociale, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto della persona umana dall’inizio del suo concepimento fino alla sua morte naturale.

martedì 17 aprile 2012

Il popolo non respira senza l'etica

È EMERGENZA NAZIONALE

PER LE FAMIGLIE ITALIANE
Nella società politica sono ancora presenti le "male bestie" indicate da Luigi Sturzo, cioè lo statalismo che è contro la libertà, la partitocrazia che è contro l'uguaglianza, l'abuso del denaro pubblico che è contro la giustizia. La morale non può essere disconosciuta da chi governa, cioè l'etica deve stare dentro la politica, perchè l'etica sociale è l'anima della politica che permette al popolo di respirare e di esistere secondo una "vita buona" per tutti.
Globalizzazione e crisi finanziaria alimentano paure nel popolo chiamato a fare sacrifici e a sopportare un rigore fiscale per sostenere il debito pubblico. Si migliorano i bilanci pubblici e si riempiono i forzieri delle banche, ma l'ossigeno vitale non arriva alle famiglie che vedono gli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e i lavoratori senza un reddito. I nuclei familiari più deboli sono quelli monoreddito che hanno visto anche perdere il loro potere di acquisto. Le pensioni di vecchiaia vengono dimezzate e migliaia di capifamiglia sono diventati "esodati" senza alcun reddito nell'immediato futuro. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%.
I valori fondamentali della società civile (la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel sistema Stato – mercato che impone le proprie concezioni individualistiche nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto della dignità della persona umana. Allarmano i dati sull'occupazione relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni. Quasi 2 milioni di giovani fuori ogni tipo di occupazione. "Il lavoro non deve essere un privilegio - ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - ma una normale condizione, soprattutto per i giovani".
C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che riconosca e sostenga la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. L'esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua moprte naturale.
Le soluzioni dei problemi dell'attuale mondo economico e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell'uomo e del suo destino, perchè sono basate sull'idea che l'uomo non è il soggetto delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo utilitaristico e in dividualistico. La società si è costituita intorno alla produzione e allo scambio universale delle merci e spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell'uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.
Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale tra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
"Abbiamo bisogno - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini - di persone che credono a un progetto per il Paese. Si tratta di aprire una casa nuova in cui ci sia spazio per la società civile, per l'associazionismo cattolico e per le forze sociali senza le quali l'Italia non può cambiare". Per il leader dell'Udc serve "un partito plurale, fatto da diverse personalità, dove ci sia posto per i tecnici e per i politici per recuperare l'attuale degrado della politica.
I sostenitori del "Partito della nazione" sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte ai rappresentanti del popolo che hanno piegato la propria ragione "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile. Occorre vincere lo stalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico per il trionfo della giustizia sociale. Si tratta di raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della "vita buona" per tutti. L'azione del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.

giovedì 12 aprile 2012

giovedì 5 aprile 2012

mercoledì 4 aprile 2012

VENEZIANI A COSTANTINOPOLI Capitolo quindicesimo

Maria di Trebisonda

Il trattenimento nel giardino imperiale del basileus Alessio, Grande Comneno di Trebisonda, consente ai giovani veneziani, Marco e Francesco, di conoscere la basilissa Teodora Cantacuzena e di fare amicizia con la principessa Maria.

Una leggera brezza di mare, attraverso i finestroni del tamburo della cupola, muove le foglie delle piante che iniziano a cambiare colore nei primi giorni dell’autunno.

L’ambasciatore, ser Francesco Filelfo, conversa con gli ospiti turcomanni che vogliono conoscere le usanze dei Latini e le cerimonie del Serenissimo Principe, il doge di Venezia.

Gli occhi delle donne sono rivolti verso gli uomini dell’Occidente, attratti dai loro indumenti e dai loro visi sbarbati. L’imperatrice e le sue figliole conoscono la lingua degli antichi Romani e si esprimono nell’idioma più consono ai giovani ospiti che fanno fatica a parlare in greco. Le sorelle di Maria, già sposate agli emiri turchi, chiedono alla loro madre di invitare Marco e Francesco a raccontare le loro esperienze nella città di Costantinopoli.

“Le mie figlie vogliono conoscere – dice la basilissa – tutto quello che riguarda le spose latine dei principi Paleologhi e come sono apparse durante il loro ricevimento al palazzo delle Blacherne. Quando vivevo nella casa di mio padre, venivo sempre portata alla reggia del basileus Manuele II ed ero curiosa di conoscere quello che si diceva delle donne di Costantinopoli, date in sposa ai principi dell’Occidente che non sapevano esprimersi nella nostra lingua”.

“Le nobildonne dei principati e delle signorie dei paesi dell’Ovest – interviene l’ambasciatore Filelfo - conoscono le opere dei poeti che narravano le gesta degli imperatori di Roma. In questi anni, la lingua di Sparta e di Atene è oggetto di studio per i giovani che vogliono dedicarsi al commercio e intraprendere i viaggi verso l’Oriente. Le fanciulle delle famiglie ricche vengono educate da precettori che insegnano la filosofia di Platone e di Aristotele. Le loro opere sono oggetto di studio nei monasteri e la lingua greca è conosciuta dai dotti latini”.

“Non metto in dubbio – risponde Teodora Cantacuzena - la conoscenza delle opere greche da parte dei letterati e dei monaci dei conventi. I discorsi arditi e furbi, sui matrimoni tra le famiglie nobili che appartengono a due culture diverse, permettono ai giovani di superare la noia e i grandi silenzi del cerimoniale. La presenza delle mie figlie e dei loro consorti esalta l’importanza della venuta di un ambasciatore la cui fama è giunta alle nostre orecchie prima della sua venuta. La curiosità apre la mente e infiamma i cuori. La meraviglia della vita appartiene ai giovani che vogliono confrontarsi ed acquistare sempre nuove esperienze”.

“Le principesse – afferma il dotto segretario – sono piene di gioia di vivere e i loro occhi radiosi sono colmi di buone speranze per il futuro”.“La nostra città – afferma la basilissa - prospera e ci permette di pensare a giorni di pace e di buoni matrimoni per le nostre figlie. Il futuro dipende dalle relazioni di buon vicinato che Alessio riesce a instaurare con gli emiri. Una sola preoccupazione è nascosta nel mio animo ed è anche la volontà del mio consorte: “Un matrimonio regale per nostra figlia Maria”. La principessa è molto bella ma è attratta dalle armi ed ama confrontarsi con i giovani nelle gare con i cavalli e con l’arco turcomanno. Il suo confessore, il metropolita di Trebisonda, ci dice che ha un animo coraggioso e un carattere fiero, doti che, unite alla sua rara bellezza, la rendono degna di stare al fianco di un imperatore”.

“La principessa Maria – esclama ser Filelfo – parla in latino ed attira gli sguardi dei due giovani veneziani che rimangono fissi nel contemplare i suoi capelli dorati. Ciò significa che sa stupire con le sue parole i figli di mercanti abituati alle feste sfarzose di Venezia, dove le donne gareggiano nel mostrare i vestiti più belli e gli ornamenti più preziosi. La figlia prediletta di un imperatore merita di sposare non un vecchio imperatore ma un principe designato a regnare su vasti territori ed essere basileus di tanti popoli”.

“Le tue parole – dice la Cantacuzena – sono un balsamo per l’animo di una madre. I principi ereditari sono sempre sottoposti al volere dei loro genitori. I regnanti non sanno pensare alle aspirazioni recondite dei cuori dei loro figli e spesso ascoltano le dicerie di consiglieri che pensano soltanto alla grandezza dei loro signori. Anch’io sono sottoposta al volere del mio consorte il cui unico pensiero è quello di pensare alla sicurezza e alla prosperità di questa città.

Gli altri ambasciatori credono di risolvere le guerre dei loro signori con la sottomissione del più debole e il pagamento di tributi. Le nobildonne sono utilizzate come trofei e la loro bellezza è valutata per risolvere le controversie di potere. Chi non è favorita dalla natura passa i giorni in attesa di colmare un vuoto di affetti senza poter compiere il proprio destino”.

“La tua casa – risponde il messo imperiale – è tutto un giardino di delizie e la fortuna si è soffermata a contemplare le gote delle tue figliole. Sono sicuro che anche la principessa Maria troverà un marito che rimarrà estasiato per la sua grazia e per la sua intelligenza”.

“Le tue parole augurali – risponde la madre – mi riempiono di gioia e mi fanno ben sperare per il futuro. In questi ultimi anni il commercio rende prosperità e benessere ma le paure riempiono i nostri cuori per le conquiste degli Ottomani. I guerrieri del sultano di Adrianopoli occupano tutte le terre ed assediano le città di Costantinopoli e di Tessalonica, grandi empori di sbocco di tutte le mercanzie che passano per Trebisonda”.

“Sono stato inviato – afferma l’ambasciatore – dal basileus designato Giovanni VIII, secondo il consiglio dato dal bailo ser Emo, per indurre il Gran Comneno ad impegnarsi nel sostegno alla famigia dei Paleologhi che governa Costantinopoli. La sede dell’imperium e dell’autorità preposta a governare l’Ecumene, con la guida spirituale del successore dell’apostolo Pietro, è assediata dai guerrieri ottomani. Anche il papa Martino V sollecita l’imperatore Manuele II per la difesa dell’unica fede in Colui che ha redento tutti gli uomini”.

“Condivido le tue aspettative – risponde Teodora - e le preoccupazioni del successore di Pietro per la difesa dell’Ecumene minacciato dal sultano di Adrianopoli. Trebisonda prospera perché il Gran Comneno riesce a instaurare con i Turcomanni un’intesa basata sulla comprensione e la coesistenza condivisa di valori indispensabili alla vita e al benessere delle genti.

Il rispetto del diritto dei popoli, riconosciuto dalle varie culture, permette di scegliere l’unica via possibile per la vita e la prosperità delle famiglie. Il pegno fondamentale per tale scelta è costituito dal sacrificio delle nostre figlie che rinunciano parzialmente alle loro costumanze per pacificare gli animi degli emiri. La via per mantenere l’unica vera fede è aver fiducia in chi può condividere il ruolo delle donne”.

“La tua saggezza – risponde l’ambasciatore – ha basi solide perché suggerita dalla Vergine. Lei ha creduto in Dio che le ha donato il Figlio, l’unica vera via della vita buona.“Anche Alessio, mio consorte, condivide le mie aspettative – dice sottovoce la basilissa – e spera che Maria possa sposare un re o un grande imperatore”.

“La fede e la buona volontà spesso non bastano – replica l’ambasciatore – quando il sultano di Adrianopoli non rispetta il diritto delle genti di governare autonomamente il territorio su cui hanno fondato la loro cultura e costruito la loro storia.

Ogni popolo ha diritto di possedere ciò che ha ereditato dai propri avi. La loro terra, costituita da montagne, fiumi e pianure, è il punto di riferimento della vita di uomini e donne che hanno condiviso e tramandato i valori dell’esistenza, cioè il modo di adempiere in pace e prosperità il compito che ogni maschio e femmina ha impresso nel proprio spirito prima di affidarlo al Creatore.

Il nome di un popolo è strettamente legato al paese e in esso si identifica la sua storia umana. La perdita della patria genera una grande crisi nelle coscienze perché il conquistatore cancella i simboli della loro cultura che sono espressione di vita, cioè il frutto della loro coesistenza armoniosa”.

“La mia città è Trebisonda – esclama la Cantacuzena – ma la mia cultura è quella dei Romani che hanno una storia e una fede. Roma vive e vivrà in tutti coloro che riconosceranno i sacri valori dell’esistenza che permettono ad ogni spirito di potersi liberamente confrontare con gli altri per esprimere la propria umanità”.

“Il vescovo di Roma – dichiara ser Filelfo – teme la cancellazione della cultura dei Romani con la conquista di Costantinopoli da parte del sultano Murad II. Il papa si adopera con ogni mezzo per creare un’unione di tutti i credenti nella Santa Sapienza, indicata dalla Vergine Maria nei sacri templi, per arginare l’invasione dei guerrieri ottomani.La città che ha mantenuto nei secoli il diritto di Roma come baluardo, saldo sulla roccia della fede del suo fondatore, è circondata ed assalita dai suoi nemici. I suoi abitanti rischiano di soccombere alle forze nemiche che potrebbero dilagare anche nei territori dei Latini.

Il vero pericolo è la distruzione del sacro luogo su cui gli apostoli Paolo e Pietro testimoniarono la loro fede e da cui si diffonde la parola di chi ha le chiavi dell’autorità spirituale di tutto l’Ecumene. La caduta di Costantinopoli potrebbe provocare la distruzione di tutta la cultura e le nazionalità dell’Occidente.

I nostri figli potrebbero essere fatti schiavi per servire le navi dei corsari e le nostre figlie portate per le strade come trofeo di guerra e vendute sui mercati per servire nelle dimore dei superbi signori della guerra.Il tempo gioca in favore del nemico e bisogna affrettarsi per dividere le loro forze con ogni mezzo pur di salvare la comune fede di Roma”.

“Parole gravi – esclama la basilissa – che creano un disagio nel mio animo di madre e di regina. Una sciagura difficile da sopportare sarebbe la conquista di Costantinopoli che custodisce le sacre reliquie di tanti martiri e le spoglie degli imperatori che hanno conservato e tramandato nei secoli i valori della mia fede. Il Gran Comneno e la sua famiglia non rimangono insensibili alle richieste di aiuto dei Paleologhi e ai timori del vescovo di Roma”.

“Bisogna far presto – afferma l’ambasciatore – e trovare subito degli espedienti per trattenere il sultano che attualmente si trova in Asia Minore per sconfiggere i pretendenti al trono imperiale di Adrianopoli. Il Gran Comneno potrebbe convincere gli emiri turcomanni a spingere alla sommossa gli abitanti delle città conquistate dagli Ottomani”.

“Inviterò nei prossimi giorni – interviene Alessio – l’emiro della tribù turcomanna delle Pecore Nere, cognato di mia figlia Maria, ad un grande banchetto per chiedergli un consiglio sulla fattibilità di quello che proponi. Cercherò di convincere anche l’emiro della tribù delle Pecore Bianche a partecipare ad una grande coalizione contro Murad II. La cosa migliore sarebbe quella di coinvolgere anche il Khan mongolo di Samarcanda per infliggere agli Ottomani un’altra sconfitta ed arginare la loro avanzata”.

“La tua mirabile opera di conciliazione tra gli emiri – esclama il messo imperiale - è oggetto di considerazione e di acceso dibattito in tutte le corti dell’Occidente”.

“Il mio impero – sostiene il Gran Comneno – si regge sulla politica della conciliazione e in questa azione i miei figli mi seguono per la prosperità di Trebisonda”.

“Anch’io sono pronta – afferma sottovoce la principessa Maria – ed obbedisco alla volontà di mio padre per il benessere di tutti gli abitanti della città”.

“Il mio primo figlio, Giovanni, è stato designato a succedermi sul trono di questo piccolo impero – afferma il basileus – ma tu, figlia mia, con quel tuo viso, con la tua intelligenza e soprattutto con il tuo cuore, potrai sedere su un trono da cui poter esprimere il tuo ardore per la cultura dei Romani e per la fede dei tuoi padri. Il tempo opportuno è stabilito dalla Santa Sapienza e ad ognuno di noi è dato di aderire liberamente per contribuire alla realizzazione di ciò che è più utile al mantenimento dell’imperium del successore di Costantino il Grande”.

“Il mio tempo fertile – risponde la figlia – è già iniziato e alla mia età le principesse hanno già un marito che provvede ai loro bisogni. Io sono ancora vicino al tuo trono, in attesa di compiere la tua volontà, senza manifestare ciò che si nasconde da anni nel mio cuore”.

“Una principessa – dice il padre – non è una donna qualsiasi che segue le costumanze della città, ma una figlia generata per far parte di una missione che dovrà essere svolta con dedizione. Il tuo compito sarà quello di consigliare e collaborare all’opera di un uomo, designato per governare con saggezza e provvedere al bene del suo popolo”.

“Le donne delle famiglie dei Latini – sostiene Maria – sono più fortunate di me che discendo da una grande famiglia imperiale i cui avi hanno già governato su Costantinopoli. Il mio destino sembra quello di attendere un emiro che mi farà cavalcare per allietare, con una numerosa prole, un castello sperduto sulle montagne del Ponto”.

“Non si addice ad una principessa – sostiene con cautela l’ambasciatore – l'impazienza di avere un ruolo nella storia della propria famiglia. La sottomissione alla volontà del basileus non annulla le tue aspettative. Tuo padre ti invita ad attendere l’occasione più propizia per un’adesione coerente alle mire specifiche dei Comneni nell’ambito dell’Ecumene dei Romani. Il tuo avvenire è già dispiegato in Colui che ha beneficiato tuo padre del dominium imperiale a cui sei destinata a collaborare come figlia prediletta”.

“L’imperatore di Costantinopoli – afferma la giovane donna – volge il suo sguardo verso l’Occidente e preferisce scegliere per i suoi figli le spose dei Latini. La basilissa, sua consorte, proviene dalle terre dei Serbi e gli consiglia di allearsi con le famiglie più ricche dell’Ovest per contrastare gli Ottomani”.

“Il sultano di Adrianopoli – afferma ser Filelfo – non ha mire espansionistiche nell’Asia Minore che è sotto l’influenza del Khan dei Mongoli che hanno già sconfitto suo nonno ad Angora. Murad II vuole impossessarsi delle terre dei Serbi e dei Latini e costituisce una minaccia per Roma, dove il vescovo teme la distruzione della cultura e della fede cristiana.

Il papa Martino V ritiene che tutto l’Occidente debba contrastare l’espansione ottomana e propone a Manuele II di allearsi con i governanti latini stipulando contratti matrimoniali per i suoi figli.

Le spose latine sono chiamate per costituire legami indissolubili tra le famiglie regnanti in modo da ricostituire l’Ecumene di Costantino il Grande e fornire un esercito all’imperatore dei Romani. Il sacrificio delle nobildonne mira a salvare la cultura e la fede di tutti i popoli cristiani. La loro influenza è ritenuta determinante dal papa per suggellare l’amicizia tra i governanti dell’Occidente.

Sofia del Monferrato è sposa di Giovanni VIII che è basileus incoronato dal padre, il basileus autocrate dell’Ecumene, Manuele II che si è ritirato in convento per chiedere alla Vergine Odigitra di tendere sempre le mani verso l’alto e salvare Costantinopoli.

Il popolo attende il frutto della loro unione, benedetta dal successore di Pietro e consacrata con il rito ufficiato dal santo patriarca Giuseppe II che condivide le speranze del papa Martino V.

Il vescovo di Roma, eletto per sciogliere ogni legame e riconciliare gli spiriti per ricostituire l’unione di tutti i fedeli, avverte il pericolo che incombe sulla Chiesa universale e si sta adoperando per sostenere la lotta contro i distruttori della cultura occidentale.

La responsabilità del suo magistero è sostenuta dal patriarca Giuseppe II che, unitamente all’imperatore Manule II, avverte la necessità di unire nel vincolo sacro del matrimonio i figli di coloro che detengono il potere per costituire un grande esercito”.

“Anch’io sento questa responsabilità – afferma Maria – ed il mio confessore consiglia sempre di tenermi pronta per sottomettermi con gioia e dedizione alla volontà paterna per una richiesta di matrimonio. L’inclinazione per i genitori talvolta non consegue lo scopo di pacificare o unire le famiglie con le nozze stabilite secondo un patto.

Il matrimonio di Giovanni VIII Paleologo con Sofia del Monferrato e quello di suo fratello Teodoro II con Cleofe Malatesta sono stati celebrati da quasi due anni. Le celebrazioni nuziali non hanno generato alcun frutto né hanno riempito le casse vuote dell’amministrazione imperiale.

I corrieri imperiali, provenienti dalla reggia delle Blacherne e dal palazzo di Teodoro in Mistra, vicino all’antica Sparta, riportano alcune dicerie sulle coppie imperiali: “I due fratelli si tengono lontano dalle loro consorti per motivi culturali e non condividono con loro la camera nuziale”. Forse sono soltanto chiacchiere maligne che, però, mi lasciano alquanto perplessa sul comportamento dei principi, indotti a sposare delle donne scelte per salvare l’Impero romano d’Oriente”.

“Il contratto nuziale - sostiene ser Filelfo – condiviso dal papa e dall’imperatore Manuele II, prevede che alle spose latine siano lasciati gli usi e le loro pratiche di devozione. I principi, eredi del trono imperiale, hanno l’obbligo di generare i figli che costituiranno il pegno inviolabile dell’unione di intenti tra l’Occidente e l’Oriente per la ricostituzione dell’Ecumene: Un solo imperatore con la guida spirituale del successore dell'apostolo Pietro”.
"Sono d'accordo sulle finalità del contratto – esclama la donna – però, i figli nascono dall’amore dei coniugi e questo sentimento scaturisce dalla passione o dal moto spontaneo di due cuori che vogliono condividere le loro affettività. Le voci malevoli sull’aspetto di Sofia lasciano intendere che è già ventottenne. Il suo fisico non è quello delle giovani spose che dalle nostre parti attirano come un fiore che manifesta i suoi colori e il suo profumo allo schiudersi dei suoi petali sotto il calore ardente del primo sole del mattino”.

“Il tuo spirito – risponde l’ambasciatore – è pieno di poesia. Bisogna lasciar fare alla natura e con il tempo la scintilla della passione tra Giovanni Paleologo e Sofia si manifesterà in modo sorprendente. L’attrazione dei sensi sfugge al pensiero che vuole congetturare su ciò che attiene alla procreazione”.

“Gli ambasciatori hanno l’abilità – sostiene Maria – di trovare le giuste parole per fare un contratto di matrimonio al fine di sconfiggere un comune nemico o per ripristinare la pace tra i governanti.La mia mente è confusa ed il mio cuore è sconcertato al pensiero che le donne latine hanno affrontato un lungo viaggio per arrivare a Costantinopoli e non sono nemmeno apprezzate dai loro sposi che, per non opporsi alla volontà paterna, si tengono le mogli, non compiono i loro doveri coniugali e le lasciano nella disperazione”.

“Manuele II – dice ser Filelfo – ama tutti i suoi figli e, pur di evitare una sciagura più grande all’Occidente, chiede ai governanti cristiani di sostenerlo nella lotta contro il sultano, condividendo con loro il futuro dell’impero. Le loro figlie potranno salire al trono imperiale e generare nuovi eredi nelle cui vene scorrerà una nuova linfa vitale per la salvezza di tutti”.

“Le principesse educate al bene - afferma Maria - sono sempre pronte a partire per incontrare lo sposo, scelto dai loro genitori per garantire il loro tenore di vita. La speranza le sostiene nel viaggio e nell’offerta d’amore, anche di fronte alle incomprensioni iniziali del promesso sposo.Il comportamento dei principi mette in discussione le differenze culturali esistenti tra l’Occidente e l’Oriente. La questione non sta nell’attrazione dei sensi, infatti Cleofe di Malatesta suscita meraviglia per la sua bellezza e soprattutto per la sua intelligenza.

Suo marito le concede la possibilità di circondarsi di uomini illustri nelle varie arti ma non condivide con lei il letto matrimoniale. La nipote del papa non ha ancora ottenuto un figlio dal marito Teodoro che non condivide il suo attaccamento alle prescrizioni rituali dei Latini”.

“Il pontefice – afferma il dotto Filelfo - le scrive da Roma innumerevoli lettere per incitarla a rimanere salda nella sua fede e di non lasciarsi andare alle usanze del luogo. La sua missione è quella di dare un erede al basileus e rinsaldare l’unione di tutti i cristiani sotto il Soglio di San Pietro.Il fascino, il sapere di greco e il mecenatismo della sposa di Teodoro hanno elevato il tenore della sua corte. La frequenza degli artisti e dei dotti filosofi ha trasformato il palazzo di Mistra in una reggia che offusca la magnificenza delle Blacherne. Una donna dell’Occidente è divenuta splendore di virtù che onora il governo dei Paleologhi.

I dignitari e i funzionari fanno le lodi dell’imperatore che ha scelto per suo figlio una donna colta e bella. Le nobildonne e le principesse vogliono conoscere i suoi comportamenti verso gli artisti e i letterati.L’esposizione delle tue riflessioni, sulla vita coniugale della basilissa Cleofe, desta il mio animo e mi spinge ad indagare per far sapere al bailo, ser Emo, tutto ciò che può influire sul commercio della Repubblica di San Marco.

Il despotato di Mistrà è al centro dell’antico Peloponneso e dà sicurezza ai porti veneziani dell’Egeo e dell’Adriatico. La rotta commerciale di Trebisonda è garantita dai trattati stipulati secondo il gradimento dei mercanti veneziani che non sopportano le ingerenze dei concorrenti catalani e genovesi.

I matrimoni dei figli di Manuele II con le nobildonne del Monferrato e dei Malatesta sono la garanzia per l’unione dei cristiani, voluta dall’imperatore e dal papa, contro l’invasione dei guerrieri ottomani. Le celebrazioni sono avvenute con la benedizione del vescovo di Roma e la testimonianza a Costantinopoli del patriarca Giuseppe. La loro finalità è la procreazione di un erede.

Il vincolo degli sposi non si basa soltanto sul loro consenso formale. Il matrimonio deve essere compiuto, cioè consumato tra i due protagonisti per generare in “una carne sola” una nuova creatura dell’Eterno. L’amore matrimoniale è la manifestazione della Divina Sapienza che arricchisce tutta l’umanità”.

Maria di Trebisonda cerca con il ragionamento la soluzione di un problema di matrimonio, partendo da notizie divulgate dai corrieri imperiali. La sua curiosità legittima lascia senza parole i giovani ospiti veneziani che ascoltano con interesse e stupore il dialogo che si è instaurato tra il rappresentante degli interessi dei Paleologhi e la figlia del basileus di Trebisonda.

“Figlia – interviene la basilissa Teodora – non puoi assillare l’ambasciatore di domande su questioni che riguardano la famiglia dell'imperatore Manuele II. Ci sono anche dei giovani mercanti che intendono fare dei buoni affari e ritornare a Costantinopoli con la galea piena di mercanzie”.

“Ho già promesso – risponde Maria – di accompagnarli domani per le vie della città bassa e di aiutarli a districarsi nel grande mercato della seta”.

“Non dimenticare, Maria, di farti accompagnare dal custode Oikesestos – consiglia la madre – e di chiedere la protezione di Paltotaxeios, capo degli arcieri turcomanni.

Il guardiano degli abiti cerimoniali conosce i mercanti arabi di seta e può farti ottenere la seta cinese più pregiata. Nei magazzini dei carovanieri si trova la seta grezza a buon mercato che può essere venduta al mercato di Costantinopoli”.

“I tuoi suggerimenti sono sempre utili – risponde la principessa – e mi fanno sentire sicura. La scorta di Paltotaxeios, difensore delle mura del castello, potrà proteggere Marco e Francesco che non conoscono le usanze dei guerrieri delle montagne.

I pastori turcomanni frequentano la valle dei conciatori ed amano intrattenersi nei laboratori dei forgiatori. La loro fierezza è conosciuta in tutta la città e spesso provoca l’intervento delle guardie che devono sedare dei tafferugli”.

“Penso che i giovani veneziani – dice la basilissa - vogliono conoscere i mercanti arabi che provengono da Tabritz con i loro cammelli carichi di seta.L’aiuto dell’emiro Jahan Shah, che ha sposato tua sorella ed è qui presente, potrà esserti utile per realizzare l’intermediazione con i capo carovanieri arabi. I mercanti che vengono dall’Est attraversano i territori della tribù turcomanna delle Pecore Nere. Una parola dell’emiro, fatta pervenire dai suoi servi al mercante arabo più importante della città, potrà agevolare Marco e Francesco nella trattazione commerciale.

Il banchiere ser Paolo, fiduciario del governatore della colonia veneziana della nostra città, agevolerà i cambi delle monete e fornirà subito il danaro alla presentazione delle lettere di cambio in possesso dei giovani mercanti.

La nave dell’ambasciatore ser Filelfo è sotto la tutela del basileus di Trebisonda e le merci imbarcate sono esenti dai normali tributi dovuti all’amministrazione imperiale”.

“L’aiuto della principessa Maria – interviene l’emiro turcomanno – e la protezione della basilissa Teodora aprono tutte le porte ed ottengono la disposizione dei mercanti a vendere le loro merci alla semplice richiesta dei giovani veneziani. Le lungaggini delle trattative saranno evitate alla presenza della figlia del Gran Comneno”.

L’intervento del guerriero dell’Est incuriosisce Marco che sussurra a ser Filelfo: “Chi è questo turco che parla con tanta disinvoltura alla presenza dell’imperatore? La fierezza del volto e la sicura padronanza delle cose commerciali mi fanno pensare a un regnante che dispone di un vasto territorio e di tanti uomini alle sue dipendenze”.

“Trebisonda è una grande città commerciale – dice la giovane donna rivolta all’emiro – e l’equilibrio tra i mercanti dell’Occidente è mantenuto rispettando le clausole dei privilegi, concessi con il diploma del basileus.

Le tariffe in percentuali dei dazi sulle merci sono stabilite in modo che ogni mercante sia certo di aver pagato il giusto tributo alla cassa imperiale e al governatore della colonia di appartenenza. Questa è la legge del commercio della nostra città e tutti, popolani, ricchi e forestieri devono rispettare per evitare la sentenza dei giudici.

Anch’io devo rispettare la legge del mercato che permette il giusto equilibrio tra gli interessi dei venditori. La pace si mantiene se la norma è rispettata da chi detiene il potere e la facoltà di aggirarla. Il popolano osserva il comportamento del nobile per giudicare il signore della città”.

“Una principessa che oltre alla bellezza manifesta anche intelligenza – dice il principe turcomanno – è degna di stare al fianco di un re che vuole governare con equilibrio e saggezza”.

“Mi lusinga – dice Maria – il tuo giudizio ma mio padre non ha ancora ricevuto alcuna richiesta di matrimonio. A una donna di rango non è concesso scegliere il momento d’inizio del suo ruolo ma solo attendere la decisione di un uomo che vuole le sue carezze e specchiarsi nei suoi occhi.

L’intelligenza femminile è come una pietra preziosa, nascosta in uno scrigno, che l’uomo scelto dal destino può far brillare per illuminare il suo cammino e scegliere con sicurezza ciò che è più utile per raggiungere il suo vero bene. Lo scopo della donna è quello di preparare un futuro migliore che potrà realizzarsi se suo marito sa apprezzare i suoi suggerimenti. La bellezza può sfiorire con il tempo ma l’intelligenza di una sposa può diventare sempre più acuta se condivisa e stimolata per una proficua collaborazione.

L’imperatore custodisce sua figlia come un tesoro e intende donarla soltanto a colui che offre garanzia di sicurezza per la prosperità di questa città. La sua preoccupazione è quella di vedere apparire sotto le mura del castello un nemico che pretende di avere le chiavi della città per controllare il traffico commerciale.

Questo regno non dispone di un esercito. Le guardie, sulle mura della fortezza più alta, spaziano con lo sguardo sull’orizzonte e riferiscono al loro signore: “Tutto è tranquillo”. Le navi possono approdare per lo scarico delle mercanzie e per stivare tutto ciò che le carovane arabe portano dal lontano Oriente.

Tutta la famiglia è coesa per la sicurezza di questo grande emporio e non ha mire espansionistiche. Il desiderio di mio padre è di essere il basileus che garantisce la ricchezza al suo popolo. La prosperità del suo impero si mantiene anche con il fascino delle sue figlie che assecondano la sua volontà e attendono con devozione ai loro doveri”.

“In tutti gli emirati si parla della tua bellezza – esclama il guerriero turcomanno – e in tutte le corti dell’Oriente i principi fanno a gara tra loro per dimostrare la loro potenza. Nessuno osa fare una richiesta precisa al tuo genitore che finge di non capire e aspetta il momento propizio per aumentare il suo prestigio di imperatore.

Non mancano gli aspiranti alla tua mano ma la tua famiglia non è disponibile ad accettare le offerte che giungono al Logoteta imperiale. La sua risposta è sempre la stessa: “In questo momento il Gran Comneno è impegnato con suo figlio Giovanni nella risoluzione di un grave problema di successione. La sicurezza del suo trono è in pericolo ed attende un giorno sereno per affrontare le questioni matrimoniali delle figlie”.

“Tu stesso stai vedendo – risponde la principessa – che mio padre non ascolta i discorsi sul matrimonio delle figlie. Il suo interesse è capire le ragioni dell’arrivo dell’ambasciatore del coimperatore Giovanni Paleologo. Non è mai accaduta una cosa simile. Il basileus di Costantinopoli chiede l’aiuto alla famiglia dei Comneni di Treisonda per allontanare gli Ottomani dalle mura della sua città. Questo significa che il sultano di Adrianopoli non ha più paura del Khan mongolo di Samarcanda e di Herat che ha concesso agli emiri di governare le regioni dell’Asia Minore conquistate da Tamerlano. Quando si parla di guerra non si può parlare di nozze”.

“I Turchi non hanno più paura dei mongoli – dice il principe – perché mio padre, capo tribù delle Pecore Nere, si è svincolato dal dominio mongolo, ha conquistato un vasto territorio ad Ovest del Mar Caspio ed ha fatto di Tabriz la capitale del suo dominio.Mio fratello Iskander ha preso il posto di mio padre ed io sono stato costretto ad andare a Bagdad insieme ad un altro mio fratello. La città, già capitale del grande impero degli Arabi e sede del loro sultano, sta risorgendo dopo le ripetute distruzioni dei mongoli.

Il commercio, diretto al grande emporio mesopotamico per i porti del Levante, è oggi dirottato a Trebisonda. I mercanti, che a loro rischio continuano a percorrere la vecchia strada delle carovane, debbono pagare il tributo alla mia tribù. Io raccolgo nelle casse del mio palazzo tutto ciò che è dovuto a mio fratello, governatore della città per conto del capo tribù delle Pecore Nere.I guerrieri turcomanni, che una volta pascolavano le greggi sulle montagne del Ponto, sono diventati i signori di un grande regno. I loro capi possono imporre i tributi alle città della Mesopotamia che furono conquistate da Genghiz-Khan e dai suoi successori. Oggi è il momento dei Turcomanni che sono in grado di battere i Mongoli e di resistere agli Ottomani che vogliono dominare l’Asia Minore.

Le titubanze di tuo padre per farti sposare sono giustificate perché non c’è più la pace mongolica e l’orizzonte si sta offuscando. Dall’Occidente può arrivare l’offesa. La paura non è più quella dei Latini ma quella degli Ottomani. Il loro esercito si è ingrandito inglobando Valacchi, Moldavi, Bulgari e Slavi con a capo lo stesso sultano. È necessario riconoscere la sua potenza e contrastarla con ogni mezzo unendo tutti i suoi avversari al di là di qualsiasi fede e di qualsiasi interesse di parte.Il basileus di Costantinopoli potrebbe stringere un patto con i signori dell’Ovest per l’intercessione del vescovo di Roma. Il Gran Comneno potrebbe unirsi a tutti gli emiri turcomanni. Due branche di una poderosa tenaglia di guerrieri potrebbero stringere e annientare gli Ottomani”.

“Io sono una donna – esclama Maria – e non capisco i tatticismi dei governanti. I Paleologi cercano in Occidente la soluzione dei loro problemi e non si accorgono che il loro popolo teme ancora di essere assalito dai crociati. Il terrore del guerriero cristiano, che si arricchisce con il bottino accumulato razziando nelle case dei popolani, è ancora vivo negli animi.I fedeli della Santa Sapienza temono di perdere le loro icone dorate e non accettano l’accordo con i Latini. Il metropolita di Trebisonda mi dice spesso: “Il patriarca Giuseppe II è convinto che solo l’unione di tutti i fedeli può salvare il popolo della Vergine che implora la salvezza con le braccia alzate al cielo”. Il nostro Primate è convinto che non bisogna aver paura del vescovo di Roma che è il successore dell’apostolo Pietro.
Anch’io sono convinta che tutti i fedeli si uniranno per contemplare il volto della Madre che indica la Santa Irene perché ci renda tutti figli di un unico Padre”.