lunedì 28 gennaio 2019

Non uccidere


La colpa di uccidere l’innocente
PRETESA DEL DIRITTO POSITIVO
CONTRO LA LEGGE NATURALE
Lo Stato tedesco di Hitler è uno Stato di diritto e impone il suo diritto di guerra, il diritto di internare nei lager, il diritto dello sterminio e del genocidio. Lo Stato sovietico di Stalin è uno Stato di diritto e impone il suo diritto di internare nei gulag e il suo diritto di eliminare i nemici politici.
Nel processo di Norimberga viene evocata la coscienza comune dell’umanità per i criminali della Seconda Guerra Mondiale.
Gli accusati dicono: “Ho obbedito agli ordini”. Il tribunale tiene conto che al di sopra dell’ottica interna dello Stato nazista, cioè del diritto positivo nazista, c’è il diritto più alto che è la legge morale, cioè la coscienza che vieta di obbedire agli ordini ingiusti, immorali.
Si assiste al trionfo del diritto naturale sul diritto positivo che pretende di emettere ordini anche contro la legge naturale, insita nella coscienza di ogni uomo.
La coscienza umana riconosce come male soprattutto quello di uccidere l’innocente.
Mentre vige questa concezione, si continua nel mondo a praticare il genocidio. In tutte le culture si ritiene colpa grave uccidere l’innocente, cioè in modo non motivato.
L’assassinio priva l’uomo dell’impulso naturale di continuare nell’esistenza.
Il concetto di genocidio è male grave ed è deduzione della ragione concettuale.
La legge naturale è iscritta nell’essenza umana, è legge morale, cioè è norma di funzionamento fondato nell’essere che è uomo.
La legge naturale appare come ordine ideale che si riferisce alle azioni umane e stabilisce la linea di demarcazione tra ciò che è consono alla natura umana e ciò che è in contrasto.
La legge naturale è principio che disciplina e rende più concreta la divisione: fare il bene e non fare il male.
Il principio della ragione pratica di fare il bene ed evitare il male è una delle inclinazioni fondamentali dell’uomo. Le inclinazioni sono preesistenti fin dall’antichità nella cultura e questa garanzia è di tipo storico-empirico.
La legge positiva deve essere dichiarazione legata in modo contingente alla legge naturale.
La legge positiva dice ciò che dobbiamo fare e ciò che non dobbiamo fare.
La legge positiva non può andare contro la legge naturale ma muoversi nel solco della legge naturale. La legge dice che non si può danneggiare l’altro. La legge positiva non può mai stabilire qualcosa che è contraria alla legge naturale, altrimenti la legge positiva non è più valida.

Si parla di diritti e doveri dell’uomo come facce di un’unica medaglia in quanto il diritto è ciò che è dovuto all’uomo in quanto tale, cioè è il suo dovuto ed è dovuto dagli altri come obbligo.
Il diritto degli altri è mio dovere perché sono obbligato a riconoscere il diritto che accende in me il dovere.

Il diritto delle persone a non essere assassinate significa dovere degli altri di non assassinare.
Francesco Liparulo Venezia

giovedì 24 gennaio 2019

Venezia




Un romanzo storico sulla vita dei marinai veneziani del Quattrocento, fatta di sogni, viaggi, aspirazioni, denaro e il commercio vero e proprio all'epoca del doge Tommaso Mocenigo.

martedì 22 gennaio 2019

Un ricordo ancora attuale


22 gennaio 2013 alle ore 12:48
Le "male bestie" inquietano i cittadini
IL POPOLO SOFFOCA
SENZA ETICA SOCIALE
Nella società politica sono ancora presenti le “male bestie” indicate da Luigi Sturzo, cioè lo statalismo che è contro la libertà, la partitocrazia che è contro l’uguaglianza, l’abuso del denaro pubblico che è contro la giustizia. La morale non può essere ignorata dagli amministratori pubblici, cioè l’etica deve stare dentro la politica, perché l’etica sociale è l’anima della politica che permette al popolo di respirare una “vita buona”.
“Illegalità, corruzione e malaffare - ha detto Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti – sono notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono spesso faticosamente alla luce”.
Il ruolo della giustizia è quello di eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. Allarmano i dati statistici: l’Italia continua a decrescere del - 2,4% e la recessione, secondo l’ultimo rapporto di Confindustria, “si sta confermando lunga e profonda”. Più di 2 milioni di giovani senza occupazione. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%.
“È auspicata da Benedetto XVI “una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”. Il bene comune del popolo, inteso come “vita buona”, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve fluire su ogni membro della comunità civile. Per il Papa, la crisi economica nasce – “dall'assenza di un solido fondamento etico” per cui “imprescindibile la ricerca del bene comune e la tutela della dignità umana”.
“Sono tempi difficili – ha detto Francesco Moraglia, patriarca di Venezia – nei quali dobbiamo ritrovare l’essenziale, riscoprire il senso del lavoro, dell'equità, della giustizia, delle relazioni umane”.
L'attività degli amministratori pubblici non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’energie morali e spirituali dei cittadini. Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale costituisce il fine dell’agire politico che trasforma l’ingiusto in giusto.
La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per l’elevazione spirituale dell’esistenza umana.
Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all’esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell’ambito di una società civile.
Si rivendica una discussione dentro il Parlamento italiano per una maggiore aderenza alle istanze del popolo, cioè risolvere i problemi legati alla perdita dei posti di lavoro e quelli del precariato giovanile che sembrano non aver spazio nelle proposte del potere esecutivo. La politica 
dovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè dovrebbe essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise.
Francesco Liparulo - Venezia