IL CORAGGIO DI AFFRONTARE
IL MALESSERE SOCIALE
I principi fondamentali della nostra società democratica
(dignità della persona - bene comune – solidarietà –sussidiarietà) vengono disconosciuti dalle maggioranze governative che, dominate da una concezione individualistica della politica, non tengono conto del valore sociale della famiglia.
La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella società perché è il perno di giunzione essenziale tra la persona, la società e lo Stato.
La dissoluzione dei legami sociali, causata dallo schema di democrazia centrato solo sull’individuo, e la globalizzazione economica hanno determinato una contraddizione tra crescita economica e coesione sociale.
“Nel 2010 si sono appiattiti i nostri riferimenti alti e nobili – ha sostenuto il 3 dicembre scorso Giuseppe De Rita, presidente del Centro Studi Investimenti Sociali – e non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori”.
Le famiglie vivono in ansia perché i giovani non trovano lavoro e non si costituiscono nuovi nuclei familiari.
Si riscontra “stanchezza verso la personalizzazione della politica. Quasi il 71% degli Italiani ritiene che nell’attuale situazione socio-economica la scelta di dare più poteri al governo e/o al capo del governo non sia adeguata per risolvere i problemi del Paese”.
“Aprire nuove possibilità ai giovani - ha detto Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno – altrimenti è in scacco la democrazia. I problemi che i giovani sentono e pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell’Italia”.
Il Presidente della Repubblica è preoccupato per “il malessere diffuso tra i giovani” e il distacco tra le Istituzioni democratiche e la società.
Episodi di violenza familiare, bullismo, gusto apatico di compiere delitti comuni, tendenza a facili godimenti sessuali denotano un malessere sociale.
C'è bisogno di lavorare per l'Italia senza polemiche - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini - ed esercitare un ruolo di responsabilità, individuando modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto per il bene dell’Italia e per una autentica coesione nazionale. C’è bisogno di abbassare il tasso di litigiosità. Basta polemiche, guardiamo avanti, guardiamo all’Italia che con le speculazioni internazionali in agguato ha bisogno del concorso di tutti senza confusione né distinzione di ruoli”.
“Sentirsi Italiani – sostiene Napolitano – significa riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza, pesanti interrogativi per il futuro”.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del benessere sociale, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto delle aspirazioni dei giovani.
La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere.
Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo o donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà di autonomia delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Ogni persona vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.
Il popolo italiano è chiamato ad autogovernarsi con le elezioni politiche ed amministrative.
Gli elettori che optano per una scelta individualistica desiderano che gli eletti provvedano ad esaltare il lato privato della vita. È di massima l’opzione del centrosinistra.
Le scelte di alcuni politici hanno portato nel passato ad un incremento delle libertà individualistiche con la conseguenza di una distruzione delle relazioni, dei legami tra le persone e infine il declino del benessere collettivo.
Coloro che sono disponibili ad una prospettiva totalitaria, con il sacrificio della loro libertà di scelta, vogliono che la vita sociale sia indirizzata totalmente alla produzione, alla potenza, allo sforzo collettivo in cui l’individuo possa riconoscersi e anche sentirsi libero. L'estrema sinistra mira in genere a questa scelta.
La prospettiva della maggioranza degli Italiani è quella della valorizzazione della persona umana, della famiglia e della promozione della sussidiarietà da parte delle Istituzioni.
“Occorre dare l’assoluta precedenza – sostiene Francesco D'Onofrio – alle persone e ai programmi locali per contemperare il significato strettamente amministrativo locale con il rilievo politico nazionale”. Si tratta di concorrere a scegliere persone e programmi destinati comunque a svolgere un’attività amministrativa locale che risulta di particolare rilievo proprio per gli elettori di ciascuna realtà locale”.
Si fa sempre più pressante ed insistente la domanda che le Istituzioni promuovano il rispetto dei valori di socializzazione, di educazione e di formazione alle virtù civili che garantiscano il benessere per tutti i cittadini.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del bene comune.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle Istituzioni locali e nazionali, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e condivisione della “vita buona”.
La persona umana, la cultura e la società sono i pilastri della comunità vitale in cui i membri formano la coscienza di tutto il popolo.
IL MALESSERE SOCIALE
I principi fondamentali della nostra società democratica
(dignità della persona - bene comune – solidarietà –sussidiarietà) vengono disconosciuti dalle maggioranze governative che, dominate da una concezione individualistica della politica, non tengono conto del valore sociale della famiglia.
La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella società perché è il perno di giunzione essenziale tra la persona, la società e lo Stato.
La dissoluzione dei legami sociali, causata dallo schema di democrazia centrato solo sull’individuo, e la globalizzazione economica hanno determinato una contraddizione tra crescita economica e coesione sociale.
“Nel 2010 si sono appiattiti i nostri riferimenti alti e nobili – ha sostenuto il 3 dicembre scorso Giuseppe De Rita, presidente del Centro Studi Investimenti Sociali – e non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori”.
Le famiglie vivono in ansia perché i giovani non trovano lavoro e non si costituiscono nuovi nuclei familiari.
Si riscontra “stanchezza verso la personalizzazione della politica. Quasi il 71% degli Italiani ritiene che nell’attuale situazione socio-economica la scelta di dare più poteri al governo e/o al capo del governo non sia adeguata per risolvere i problemi del Paese”.
“Aprire nuove possibilità ai giovani - ha detto Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno – altrimenti è in scacco la democrazia. I problemi che i giovani sentono e pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell’Italia”.
Il Presidente della Repubblica è preoccupato per “il malessere diffuso tra i giovani” e il distacco tra le Istituzioni democratiche e la società.
Episodi di violenza familiare, bullismo, gusto apatico di compiere delitti comuni, tendenza a facili godimenti sessuali denotano un malessere sociale.
C'è bisogno di lavorare per l'Italia senza polemiche - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini - ed esercitare un ruolo di responsabilità, individuando modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto per il bene dell’Italia e per una autentica coesione nazionale. C’è bisogno di abbassare il tasso di litigiosità. Basta polemiche, guardiamo avanti, guardiamo all’Italia che con le speculazioni internazionali in agguato ha bisogno del concorso di tutti senza confusione né distinzione di ruoli”.
“Sentirsi Italiani – sostiene Napolitano – significa riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza, pesanti interrogativi per il futuro”.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del benessere sociale, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto delle aspirazioni dei giovani.
La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere.
Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo o donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà di autonomia delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Ogni persona vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.
Il popolo italiano è chiamato ad autogovernarsi con le elezioni politiche ed amministrative.
Gli elettori che optano per una scelta individualistica desiderano che gli eletti provvedano ad esaltare il lato privato della vita. È di massima l’opzione del centrosinistra.
Le scelte di alcuni politici hanno portato nel passato ad un incremento delle libertà individualistiche con la conseguenza di una distruzione delle relazioni, dei legami tra le persone e infine il declino del benessere collettivo.
Coloro che sono disponibili ad una prospettiva totalitaria, con il sacrificio della loro libertà di scelta, vogliono che la vita sociale sia indirizzata totalmente alla produzione, alla potenza, allo sforzo collettivo in cui l’individuo possa riconoscersi e anche sentirsi libero. L'estrema sinistra mira in genere a questa scelta.
La prospettiva della maggioranza degli Italiani è quella della valorizzazione della persona umana, della famiglia e della promozione della sussidiarietà da parte delle Istituzioni.
“Occorre dare l’assoluta precedenza – sostiene Francesco D'Onofrio – alle persone e ai programmi locali per contemperare il significato strettamente amministrativo locale con il rilievo politico nazionale”. Si tratta di concorrere a scegliere persone e programmi destinati comunque a svolgere un’attività amministrativa locale che risulta di particolare rilievo proprio per gli elettori di ciascuna realtà locale”.
Si fa sempre più pressante ed insistente la domanda che le Istituzioni promuovano il rispetto dei valori di socializzazione, di educazione e di formazione alle virtù civili che garantiscano il benessere per tutti i cittadini.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del bene comune.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle Istituzioni locali e nazionali, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e condivisione della “vita buona”.
La persona umana, la cultura e la società sono i pilastri della comunità vitale in cui i membri formano la coscienza di tutto il popolo.
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