giovedì 18 giugno 2015

Festa della Sensa e grande giubilo a San Nicolò del Lido.

 IL PATRIARCA MORAGLIA CANTA CON I GONDOLIERI
" Messa e grande festa a San Nicolò del Lido - si evince dalle pagine di LA NUOVA di Venezia e Mestre del 18 maggio - dove anche monsignor Francesco Moraglia si è intrattenuto a cantare le canzoni tradizionali dei gondolieri assieme alla gente".
Lo sposalizio del mare ha radici profonde nella devozione dei Veneziani.
Il ricordo di lontani avvenimenti ci ricorda il commercio dei Veneziani (i Mori) con la Morea che oggi tutti chiamano Peloponneso.
"Ser Nicolò entra nella parte alta dell’abitato di Mistrà attraverso la Porta di Monemvasia, accompagnato dal comandante della fortezza. Il mercante, passando davanti al convento di San Nicola, si rivolge sorridendo al nobile Andrea: “Prima di bussare alla porta del Palazzo della principessa Cleofe, entriamo nella chiesa del protettore dei naviganti e dei mercanti”.
“La sposa latina di Teodoro – dice il capitano – è molto devota e spesso viene a pregare in questo luogo con le altre nobildonne per invocare il santo che protegge le giovani fanciulle e le donne sposate. La chiesa e il piccolo convento sono stati costruiti dall’arconte che qui vicino ha eretto un grande palazzo. La sua famiglia proviene da Costantinopoli dove Nikolaos, santo vescovo di Myra, è venerato da molti secoli in tante chiese”.
“Anche noi – dice Nicolò – abbiamo bisogno di ricorrere all’aiuto divino e ci rivolgiamo al santo che protegge i naviganti e i mercanti. I pirati intercettano le navi senza scorta e rendono schiavi marinai e mercanti. La Repubblica di Venezia conserva le ossa di Nicola in una chiesa del Lido di fronte al mare affinché il santo possa proteggere tutti coloro che partono sulle navi e affrontano le tempeste del mare. I naviganti che tornano con le mercanzie sono sotto la sua protezione perché con la loro opera commerciale permettono il sostentamento delle famiglie e il benessere di tutta la città della laguna”.
“Il Comune dei Veneziani - dice Nicolò - custodisce le ossa di San Nicola in un tempio a lui dedicato all’ingresso della laguna per proteggere la città. I contagi malefici si annidano nelle imbarcazioni che provengono dalle lontane contrade dell’Estremo Oriente. Vicino al porto del Lido, in una piccola isola, i monaci della Vergine di Nazareth accolgono i marinai ammalati che provengono dalle terre contagiate dalle pestilenze mortifere. La città lagunare non ha cancelli o mura ma si affida alla protezione divina”.
Ogni donna nasconde nell’intimo dell’animo il desiderio di rivedere presto il proprio uomo, marito o promesso, che, lontano dalla famiglia, rischia la vita accanto al governatore della Morea”.
“Non basta accendere una candela e sperare nell’aiuto divino - dice il nobile cavaliere - ma occorre anche stimolare la benevolenza del patrono con un obolo, degno di un mercante veneziano, per soccorrere i bisognosi di questa città che diventano sempre più numerosi con gli sbarchi dei predoni e con i guerrieri turchi che premono alle frontiere della Morea”. (...brano tratto da "Terra di Morea" di Francesco Liparulo su yahoo.it al sito
galeaveneta.blogspoty.com) (foto della Chiesa di San Nicola nella cittadina di Mistrà del Peloponneso)

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