mercoledì 17 giugno 2015

Luca Zaia presidente della Regione Veneto

2 giugno
LA LEGA IN LOMBARDIA E NEL VENETO
AMMINISTRA CON IL VOTO DEGLI ELETTORI

Il Veneto con le Amministrative del 31 maggio 2015 resta saldamente leghista. "Il nostro grande risultato - ha detto Luca Zaia - ci impone di dare risposte ai Veneti che non amano le pastette o gli accordini".
Quale ricordo per il politico della "Lega di Bossi".
Luca Zaia, laureato in “Scienze della Produzione animale” alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Udine, nominato nel 2005 vice presidente della Regione del Veneto, ministro dall’8 maggio 2008 delle Politiche agricole alimentari e forestali del governo, Il 29 marzo 2010, ha vinto le elezioni ottenendo più del 60% dei consensi, diventando così il decimo presidente della Regione Veneto. L'insediamento ufficiale a Palazzo Balbi si è tenuto il successivo 13 aprile.
In una intervista ha affermato: “Ricordo l’esperienza al fianco di Galan come una delle più belle della mia storia politica … Ripartirò da lì per cercare di fare ancora meglio ... Noi siamo dei manager. Il problema è l’obiettivo: il manager ragiona per obiettivi da raggiungere … A livello Veneto, penso che dobbiamo trovare l’aggregazione su un programma, sul quale cercherò di fare squadra, di fare famiglia, per realizzarlo. È il cittadino destinatario del nostro lavoro… Il Contratto Sociale di Rousseau dice che il popolo delega le istituzioni a esercitare alcune competenze”. “Noi sappiamo – ha sostenuto Zaia - come scrive… addirittura Jean Rousseau, che chi governa deve interpretare la volontà generale”.
L’uomo comune che legge i quotidiani italiani si chiede: “Chi è Jean-Jacques Rousseau? Cos’è il Contratto Sociale? Quali politici nel passato si sono ispirati al suo pensiero? Di chi è la Volontà Generale e dove ci portano i politici che vogliono imporla alla società civile?”.
Lo svizzero Jean-Jacques Rousseau con l’opera il “Contratto Sociale”, scritto nel 1762, manifesta il suo pensiero antidemocratico. Attraverso un patto o contratto, ciascun cittadino, in perfetta indipendenza dagli altri e dalla città, attribuisce la sua volontà al sovrano, cioè alla “volontà generale”.
L’idea del contratto sociale non è reale ma è un canone astratto di ragionamento. Si forma una struttura di pensiero che attua il mito di volontà generale. Rousseau ha l’idea di uno “stato di natura” originario dell’umanità, cioè un’antropologia ottimista. Gli uomini per il moralista svizzero hanno una socievolezza originaria deformata dalla creazione delle istituzioni sociali che impoveriscono l’umanità e creano una diseguaglianza tra gli individui.
La volontà generale per Rousseau è il popolo, cioè un essere collettivo.
Il politico della Lega Nord nell’estate 2009 ha affermato: “Per citare il contratto sociale di Rousseau intendiamo rispettare il mandato che il popolo ci ha conferito e che è riportato sul programma”.
La forma di governo migliore per il pensatore illuminista del Settecento è quella democratica e nello stesso tempo ritiene che una forma così perfetta non conviene agli uomini, cioè non pensa a una democrazia rappresentativa per i cittadini. La sua volontà generale non può essere rappresentativa perché è solo un'autorità lontana dal popolo. Il contratto sociale dà al corpo politico il potere assoluto.
Il popolo nell’unità di volontà generale rappresenta se stesso. La sua autorità è un potere forte e non ha bisogno di essere controllato dal basso. Il cittadino è indipendente dagli altri e dipende dalla città, cioè tra cittadino e Stato non c'è alcuna società. Il cittadino costretto a fare quello che vuole la volontà generale in quanto non c’è possibilità di dissenso.
La volontà generale si sta manifestando in tutto il Paese con la "maggioranza renziana".
Alza lo stendardo pentastellato di libertà per una rivoluzione non violenta, cioè per una provocazione dei sedicenti politici che non considerano le attuali istanze del popolo italiano: lavoro e prospettive per i giovani.
Francesco Liparulo - Venezia

0 commenti: