venerdì 30 dicembre 2016

                          Le strade dei piccoli mercanti
IL LINGUAGGIO DEL COMMERCIO A COSTANTINOPOLI
    Un vociare confuso, proveniente dalla piazza del quartiere dei veneziani, sveglia i due giovani mercanti, ospiti del bailo della colonia. I venditori ambulanti fanno sentire le loro grida, annunciate dal suono del corno e dal battito del tamburello.
    
Qualcuno bussa alla porta e con voce suadente esclama: “Il bailo vi aspetta nel salone. Fate presto a scendere, ser Benedetto deve recarsi al Consiglio dei mercanti e vuole farvi alcune raccomandazioni”.
    
"Francesco, sbrigati, sono già pronto - esclama Marco - ­e ti aspetto fuori per rassicurare Rodopios che è venuto a darci la sveglia".
    
"Vedo che siete desiderosi - dice il padrone di casa ai due giovani - di conoscere la  città e vi affido a ser Ludovico. II mio tesoriere conosce tutti i segreti di coloro che tengono bottega lungo le strade della città. Rodopios vi accompagna e vi fa assaggiare tutte le leccornie esposte sulle bancarelle".

I1 quartiere dei Veneziani é vicino alla strada con i portici che attraversa da Nord a Sud la città, cioè dal porto del Corno d'Oro fino al mare Pontico. L'asse viario incrocia la strada principale di Costantinopolì che tutti chiamano Mesè. La grande arteria attraversa nel mezzo la città da Est a Ovest ed è l'anima commerciale della capitale dell'Impero romano d'Oriente. Tutti gli imperatori la percorrono nei giorni del trionfo per gioire ed essere acclamati dalla popolazione, ma anche per piangere nei giorni di lutto. Il percorso trionfale ha come traguardo la casa della Santa Sapienza, collocata nell'Estremità della città, sul primo dei sette colli del territorio urbano, da dove la popolazione vede sorgere il sole che illumina e riscalda tutte le case. Il tempio è sormontato da una grande cupola nel cui interno appare la Vergine che mostra il Figlio.
    
"Siamo nel centro dei commercio della città - dice con entusiasmo ser Ludovico, dopo aver percorso alcune strade -­e qui ci fermiamo un attimo per prendere fiato e per guardare la magnificenza delle costruzioni che ci circondano. Tutta questa gente viene qui dove si compra e si fanno piccoli affari. Alle nostre spalle la via che abbiamo percorso, proveniente dal porto, che incrocia questa grande
via, larga circa 12 cubiti e fiancheggiata da portici in doppio ordine. È la Mesè. Alla vostra destra, si vede il grande arco che è l’ingresso  del Foro di Teodosio. A sinistra, la via porta al Foro di Costantino. II tratto più importante per noi mercanti inizia proprio da qui e ci porta ad Est verso l'antica reggia degli imperatori".
    
"Perché questo tratto della strada - esclama Marco - è così importante per noi veneziani? Non bastano le botteghe all'interno del nostro quartiere dove i locali sono ampi e ben tenuti? Perché tutti vengono in questa strada dove ci sono alcuni portici in uno stato fatiscente che risentono degli effetti degli agenti atmosferici? Penso che una bottega, con la merce messa in ordine e al riparo dalle intemperie, possa essere più ricercata da chi vuole acquistare la mercanzia esente da qualsiasi danno, causato dal trasporto o dalla continua esposizione all'aperto”.
    
"Le tue domande - risponde il camerlengo - non mi sorprendono perché non conosci questa città e non hai imparato a capire l'animo degli uomini. La Mesè è sempre esistita fin dalla fondazione della città di Costantino. Da più di mille anni questa via è in mezzo a tutti i sogni e le aspirazioni dei mercanti che parlano tante lingue e intendono una sola cosa: «Guadagnare». Venezia è nata ed è diventata grande grazie a questa città. II leone di San Marco ha imparato a ruggire perché ha sempre sentito la voce del potente imperatore, designato a governare il mondo e a provvedere alle aspettative degli uomini. Le guerre civili e le contese tra i Principi delle case regnanti hanno indebolito il ruolo dell’imperatore che ha sempre chiesto l'aiuto della Serenissima Repubblica. I Veneziani hanno sempre messo a disposizione tutele loro energie e tutte le loro disponibilità pur di difendere la fonte della loro sopravvivenza. Se Costantinopoli vive, anche Venezia può aspirare al benessere dei suoi cittadini. Il grande organismo del commercio di tutto il mondo vive perché qui c'è un’anima che la tiene in vita. Lo spirito del commercio vive in questa strada che conduce al sacro palazzo dell'imperatore e si alimenta di tutte le aspirazioni e i sogni di coloro che credono di poter cambiare in meglio i loro destini e le loro fortune. In questa strada tutto si svolge alla luce del sole e la merce è esposta per chi la sa apprezzare. Lo sguardo, di chi è interessato ad acquistarla, la valuta  al di là del suo aspetto presente e le dà un valore che è fonte di guadagno. Non conta l'aspetto esteriore dei portici ma la fiducia che ogni venditore fa nascere in chi viene a fare acquisti in questa via. Uomini, donne, giovani, ragazzi, trovano quello che cercano, perché tutto ciò che produce la natura o la fantasia umana viene esposto qui per appagare ogni desiderio del cuore. Molti artigiani e venditori sì riforniscono presso i magazzini dei nostri mercanti. Anche in questa strada ci sono i veneziani che hanno preso in affitto le botteghe per svolgere la loro attività artigianale o per vendere la merce che arriva con le navi. Tante uomini capaci si sono trasferiti in questa città che è diventata la loro seconda patria ed hanno acquisito i costumi dei locali. I loro figli sanno parlare la lingua greca e sanno sostituirsi ai loro genitori nella gestione della bottega Nella Mesè sì usa il linguaggio del commercio che è quello di saper vendere e tutti si sentono di appartenere a ad un'unica grande famiglia".
    
"Rodopios - grida un venditore ambulante di leccornie -  da  tanto tempo non porti più le figlie dei bailo ad assaggiare le mie frittelle al miele. Vedo che sei accompagnato da giovani che sembrano appena arrivati in questa città. Le loro tuniche, ben strette ai fianchi e fieramente portate, mi fanno capire che sono nobili veneziani. Il miele della Tracia è veramente squisito e si accompagna bene alle focacce fritte”.

    
“Sono lieto di vederti, Nicolas, e di far assaggiare agli amici del mio padrone le prelibatezze esposte sul tuo carrettino. Io prendo le mandorle tostate. Vedo che i prezzi sono un po' lievitati rispetto al passato ed occorrono più monete con l'effigie del nostro imperatore".
Francesco Liparulo - Venezia

PS: Brano tratto da "Mercanti veneziani a Costantinopoli" di Francesco Liparulo in "Storie venete" di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

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