LA CITTÀ METROPOLITANA NON DECOLLA
SENZA LE DELEGHE ALL’URBANISTICA
Il Consiglio della Città Metropolitana di Venezia, convocato il 29 giugno 2016 in Venezia a Palazzo
Ca’ Corner, San Marco 2662, ascolta le Comunicazioni del sindaco indicate nell’ordine del giorno
della seduta.
All’appello risultano assenti giustificati i seguenti 4 consiglieri:
. Flavio Berton, consigliere Comune di Scorzè ( portavoce del Movimento 5 Stelle);
. Giuseppe Casson, consigliere Comune di Chioggia (Lista: Le città di Venezia);
. Marta Locatelli, consigliera comune di Venezia (Lista: Le città di Venezia);
. Massimo Sensini, sindaco Fossalta di Piave (Lista: Le città di Venezia).
Per la composizione dei 18 componenti del Consiglio viene proposta alle 16.00 la surroga di
Amedeo Bernello, consigliere di Cavarzere, e viene convalidata l’elezione della consigliera
subentrante Maria Teresa Senatore, sindaco del Comune di Portogruaro.
Luigi Brugnaro, sindaco della città metropolitana, legge una lettera per la Regione Veneto quale
parere per la suddivisione del Comune di Venezia nelle due amministrazioni di Mestre e Venezia.
La lettera è indirizzata al Presidente del Consiglio Marino Finozzi e, per conoscenza, al Presidente
della Regione Veneto Luca Zaia e al Vice Presidente Gianluca Forcolin.
Per il sindaco metropolitano risulta sbagliata la procedura seguita dalla Regione Veneto per la
richiesta dei pareri in merito alla suddivisione del Comune di Venezia e per la questione del
referendum collegato alla separazione. La Regione indica nella documentazione la Provincia di
Venezia che non esiste più perché è stata sostituita dalla Città Metropolitana di Venezia.
Qual è il problema?
Alle 21.25 di giovedì 9 giugno in Ca’ Loredan, sede del Consiglio comunale di Venezia, la Giunta
“Brugnaro” è stata approvata la delibera n. 189 del 2016, avente come oggetto il Progetto di legge
regionale n. 8 di iniziativa popolare “Suddivisione del Comune di Venezia nei due comuni di
Venezia e Mestre” con la seguente votazione :
Presenti 36,
votanti 28,
favorevoli 22,
contrari 6 (Elena La Rocca e Davide Scano del Movimento 5 Stelle, Giovanni Giusto e Silvana
Tosi di Liga Veneta e Lega Nord Padania, Monica Sambo del Partito Democratico e il senatore
Felice Casson),
astenuti 4 (tra cui Sara Visman del Movimento 5 Stelle e Andrea Ferrazi del Partito Democratico),
non votanti 4 (tra cui tre della Lista Brugaro Sindaco tra cui Renzo Scarpa).
Il sindaco di Venezia ha espresso il suo parere: “Non siamo chiamati - ha detto Luigi Brugnaro -
ad esprimere parere su fattibilità ed esecuzione del Referendum. Stiamo proponendo questa
delibera. La risposta si compone di 2 parti. Ci sono 2 questioni; una di merito e l’altra di fattibilità.
Sul merito, c’è tempo per approfondire. Siamo contro la separazione perché sciocchezza incredibile.
Sono sempre stato per la difesa dell’unità e allargamento della città. Oggi per la 5^ volta c’è la
richiesta di far votare i cittadini sempre sullo stesso tema. È legittimo che ci siano idee diverse, ma
prima di porre per l’ennesima volta la richiesta all’attenzione dei cittadini dopo 4 volte, devo fare
verifica di legittimità se questo è possibile.
Pensiamo che non ci sia nessuna legittimità di fare referendum.
Se ci diranno che è illegittimo, allora faremo il Referendum. Dividere la città per alcuni calcoli
meschini personali, parlo di alcune persone che per meschini interessi sono determinati sulla
richiesta che si sta facendo per fare il Referendum”.
“La delibera - ha affermato il dirigente comunale Donadini - da un punto di vista tecnico si
compone di 2 parti. La legge regionale n. 25/1992 si applica soltanto ai comuni non metropolitani.
Per gli altri vale la legge Delrio. Il referendum si farà dopo. Nella parte b trovate le ragioni di
opportunità storica, culturale, sociale ed economica. Non si dovrebbe articolare il territorio in 2
comuni.
Per il sindaco della città metropolitana, la domanda per il Referendum per la raccolta di 9.000
firme, poteva essere accolta in base alla legge Regione Veneto n. 25/1992 recante “Norme in
materia di variazioni provinciali e comunali” che in base all’art. 3, comma 1, lett.b), regolamentava
il procedimento istitutivo di un nuovo comune a seguito dello scorporo di parti del territorio da uno
o più comuni, ipotesi rappresentante una delle possibili forme di variazione delle circoscrizioni
comunali.
“Purtroppo - sostiene Luigi Brugnaro - è intervenuta la legge n. 56/2014. La legge n. 56/2014 ha
istituito la città metropolitana di Venezia, con efficacia dall’8 aprile 2014, e ne ha disciplinato
l’ordinamento attribuendo al sindaco di Venezia il ruolo essenziale di Sindaco metropolitano e
conferendogli altrettanto essenziali poteri di impulso per la convocazione e la presidenza degli
organi del nuovo ente.
La procedura che ha l’obiettivo di dividere l’attuale comune di Venezia in due comuni
autonomi sembra entrare in conflitto con l’applicazione della legge n. 56, la legge Delrio, tenuto
conto altresì che la normativa relativa alla città metropolitana, capoluogo di Regione, contempla che
deve essere questo Consiglio comunale a volerlo fare. Il Comune capoluogo deve proporre, con
delibera del Consiglio comunale, il Referendum con il Giudizio di ammissibilità della proposta di
legge popolare (art. 6 L.R.V. 1/1973) e con il Giudizio di meritevolezza (art. 5 L.R.V. 25/1992).
Per Brugnaro “Legge Delrio è scritta male; si è lasciato quasi aperta la porta a possibili dissidi tra
Regioni e Città Metropolitane per alcune deleghe che sono fondamentali per la Città Metropolitana.
Le deleghe all’Urbanistica, in parte tolte, venivano posticipate dopo l’approvazione del Piano
Strategico. Vanno informati i Comuni che sono svantaggiati in assenza dei chiarimenti.
Si espone il PAT (Piano di assetto del territorio) a vizi fondamentali di procedura. Abbiamo chiesto
la Legge regionale e nel frattempo stiamo scrivendo ai proponenti. Per la richiesta del PAT del
Comune di Musile, dobbiamo diffidare i proponenti a quel progetto perché è necessario il nostro
parere. Non c’è la delega della Regione. Questa cosa crea problemi. La legge è fatta male. È la volta
buona perché Venezia Metropolitana voglia fare sentire la sua voce”.
“Clima ostile - ha sostenuto Andrea Ferrazzi (PD) - da parte Regione. Per la costituzione del
Piano strategico, occorre coinvolgere tutte le forze; è uno dei documenti fondamentali per lo
sviluppo del territorio metropolitano. Il Piano territoriale deve essere costruito con il massimo
coinvolgimento. Credo che dal punto di vista urbanistico sia più importante citare in tutte le leggi la
Città Metropolitana. La Regione faccia opera di armonizzazione nella legislazione in modo che dai
singoli Comuni alla Regione venga citata la Città Metropolitana. In assenza di tutto questo, siamo
in assenza di strumenti di intervento. Quindi una forte azione da parte del sindaco Metropolitano per
realizzare quanto detto”.
“Credo anch’io - ha detto Nicola Pellicani (Partito democratico) - che la legge di riferimento Delrio
sia incompleta e si presta ad essere interpretata malamente. Questo ultimo atto di Regione, sembra
che sia ostile a città Metropolitana. Si era detto che dopo l’approvazione dello Statuto, sarebbero
state conferite le deleghe”.
“Il tema Risorse diventa fondamentale - dice Brugnaro alle 16.15 - e la Regione non può dare
deleghe per l’assunzione del personale ex APT senza le risorse. Erano stati assegnati 40 milioni
di euro alla città metropolitana ed ora sono diventati 35 milioni di euro. Si sono persi 5 milioni
per finanziare la manutenzione delle strade. E noi cosa facciamo per i 5 milioni che mancano.
Approvato lo statuto per la Città Metropolitana e non abbiamo avuto deleghe.
Le deleghe alla Città metropolitana per l’Urbanistica non vengono date. I 35 assegnati sono per
il funzionamento della città metropolitana. Ci facciano deleghe in più. È comodo fare ordine del
giorno, “tirare i sassi e nascondere la mano, si chiama populismo”. Quando ci sono i soldi è
concretezza.
La risposta è a favore però ci devono dare i soldi, certezza di introiti per la Città Metropolitana.
Importante per decollare Ci stiamo aggrovigliando sui problemi: Problemi deleghe Urbanistica.
Il principio è che quando danno deleghe devono pagare. Su quanti soldi possiamo contare? Non
sappiamo come chiudere il bilancio.
Viviamo di deleghe. Senza risorse non c’è progettazione”.
Francesco Liparulo - Venezia
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