domenica 5 giugno 2016

I sanseri della locanda bizantina

I VINI DI CIPRO E DI SAMOTRACIA 
INEBRIANO I GIOCATORI D’AZZARDO



“... Noi donne siamo pronte a rilanciare quando i compagni di gioco si sentono sfiduciati e abbandonano il tavolo. La notte è propizia al gioco d’azzardo e a nuove strategie che favoriscono il buon esito dei desideri. Plesioco, datti da fare. Non vedi che il tavolo è colmo di iperperi che luccicano alla luce delle lampade? Aspetti anche tu di tracannare il succo della vite per avere le idee chiare? Attendo la tua mossa. Non sbagliare questa volta".

Dal centro della locanda, alcuni suonatori, con un ritmo veloce di tamburelli e con suoni acuti di flauti campestri, interrompono la conversazione dei giocatori d’azzardo. La loro attenzione è richiamata dalla cadenza di due fanciulle, succintamente vestite.
Una danza frenetica di donne, che si mostrano per piacere e suscitare passioni sensuali, anima e sconvolge la locanda. Tutti si sentono coinvolti a partecipare ai movimenti delle danzatrici. Uomini e donne tralasciano momentaneamente le loro conversazioni e si lasciano trasportare dalla furia delle due donne invasate.

Il vino Malvasia sparisce nelle gole assetate delle donne che si lasciano coinvolgere e salgono sui tavoli per imitare le danzatrici.

Gli uomini incitano le loro donne col battito delle mani e reclamano il loro vino di Cipro e di Samotracia al locandiere.
Le inservienti riempiono i boccali e i bicchieri che continuamente si svuotano. La pedana dei suonatori è circondata dai marinai che vogliono partecipare alla frenesia della danza con grida e battito cadenzato di mani.
II padrone del locale si rende conto che il coinvolgimento dei suoi clienti nella danza non gli permette di controllare il locale. Il suo cenno di intesa è subito recepito dai suonatori che rendono meno veloce il ritmo della danza e permettono alle danzatrici di concludere la loro esibizione. Applausi a scroscio da ogni angolo della sala accompagnano l'uscita delle danzatrici. Gli uomini e le donne, coinvolti dalla danza, sono affranti dalla stanchezza e più allegri per le libagioni. I loro corpi cadono pesantemente sugli sgabelli. Gli sguardi si incrociano e i loro comportamenti diventano più audaci.
Alcuni avventori della locanda, vicino al tavolo di Marco e Francesco, pur avendo incitato le due danzatrici, sembrano intenti a conversare in modo pacato e a bere con moderazione. Il loro interesse non è il gioco d’azzardo in compagnia di donne, ma piuttosto portare in porto un buon affare. Nel rione veneziano li chiamano sanseri e
sono molto importanti perché fanno da mediatori in ogni transazione commerciale. La loro attività redditizia è molto importante nella città, considerata un grande emporio dove confluiscono tutte le merci. I libri contabili dei mercanti veneziani sono pieni di nomi greci, cioè di sensali che ricevono la loro percentuale nelle compravendite. Si tratta di uomini d'affari, esperti delle intermediazioni tra le popolazioni dell'Anatolia e della Dalmazia.
La conquista delle terre da parte di guerrieri forti e intelligenti, guidati da principi turchi, ha ridotto l'attività degli uomini d'affari di lingua greca che devono inserirsi tra i nuovi padroni del territorio e i ricchi mercanti latini.
Un grande risentimento e un odio profondo domina nell'animo dei sudditi del basileus nei confronti dei nuovi dominatori delle popolazioni e delle rotte marittime. Aristocratici e ricchi uomini di Costantinopoli sono stati privati delle loro ricchezze e dei loro possedimenti. La loro speranza è quella di avere un impiego nell'amministrazione imperiale oppure quella di percepire delle percentuali nelle trattative negoziali tra le controparti.
I privilegi concessi ai mercanti latini e le perdite di rendite fondiarie hanno ridotto gli uomini d'affari dì un grande impero millenario, governato dall'imperatore greco, a dipendere dai ricchi mercanti dell'Occidente e dai nuovi principi turchi che hanno costituito un grande impero con capitale Adrianopoli, ricca e fiorente città della Tracia.
La città di Manuele II è piena di mercanti arabi e turchi che sono diventati, con i mercanti veneziani e genovesi, i nuovi ricchi della città che riempiono le casse dello stato.
"Nicolas, hai visto chi c'è al tavolo vicino – dice sottovoce uno dei due sanseri - insieme a quei due giovani mercanti? Il maggiordomo del bailo veneziano, un trace che mi ha aiutato molte volte nelle compravendite di bestiame, proveniente dai territori dei Bulgari, e nel commercio dei panni di lana che provengono dall'Occidente".
"Anch'io, Demetrio, sono amico di Rodopios - risponde Nicolas - e credo che la benevolenza del trace è dovuta all'ammaestramento del suo padrone che è un nobile e ricco mercante, rispettato e amato per la sua attività di governo nella colonia e per la sua devozione alla casa imperiale.
II Leone di San Marco ruggisce ma sa anche proteggere chi è affezionato alla colonia. Molti nostri compatrioti si sono stabiliti a Venezia dove i mercanti greci sono molto stimati per la loro intelligenza e per la loro consulenza nel commercio.
La città della laguna è diventata la seconda patria di coloro che hanno perso i possedimenti con le ultime vittorie ottomane ed hanno preferito l'esilio. Molti aristocratici hanno accettato il dominio dei nuovi conquistatori, pur di avere il beneficio della nuova sudditanza. Anche a Costantinopoli serpeggia il malumore e molti di loro preferiscono stare nel Partito degli Antichi Aristocratici che si oppone alla politica del basileus. Il nostro coimperatore Giovanni cerca di stringere alleanze con i principi della casa regnante ottomana ma le sue scelte e le sue ingerenze producono esiti dannosi alla nostra città. Si dice che suo padre Manuele II gli consiglia di percorrere la via dell'Occidente.
L'unica speranza è Venezia che ha bisogno di essere sostenuta dai re latini che si muovono soltanto se spinti dal Vescovo di Roma che ha già cercato di far stringere legami di sangue, favorendo il matrimonio dei figli maggiori dell'imperatore con fanciulle appartenenti a nobili casate italiane. Il doge è molto amico del nostro basileus.
Il Senato della Serenissima investe molti ducati per la difesa dei porti dell’Impero e per la salvaguardia delle rotte commerciali. La potenza della sua flotta è temuta dal sultano ottomano che preferisce mantenere la pace con Venezia, per la libera circolazione delle materie prime necessarie al suo esercito".
"Ti vedo in buona compagnia - dice Demetrio, attirando l'attenzione di Rodopios con un gesto della mano - e sono lieto di incontrarti proprio dove si può bere un buon bicchiere di vino in compagnia di amici. Tutti sanno che da pochi giorni è arrivata in porto una galea veneziana piena di mercanzia pregiata che è stata già depositata nei magazzini della colonia. Molti marinai e remieri, presenti qui nella locanda, cercano di fare buoni affari con i loro oggetti preziosi. La nostra mediazione è sempre disponibile per i mercanti che vogliono fare un giusta contrattazione".
"Vi presento Marco e Francesco, due nobili mercanti - dice il trace - ospiti della famiglia di ser Benedetto Emo".
I due greci elogiano l'operato del bailo e si fanno apprezzare dai giovani mercanti che si sentono a loro agio perché odono i nuovi amici parlare in latino e pronunziare molte parole della loro patria lontana.
"Siamo qui per divertici - dice Marco - e per vedere come danzano le donne quando sentono le melodie dell'Oriente. La musica qui ha un ritmo sensuale ed entra nel sangue. Nulla è più eccitante di quello che viene negato ai giovani che vogliono conoscere le meraviglie della

natura. Il bello della vita sta nel conoscere ciò che è degno di essere vissuto per giocare le carte giuste".
"Non esagerare - dice Francesco - il divertimento serve solo per distrarsi in alcuni momenti, senza ricevere alcun danno da ciò che appare bello e poi nasconde la brutta sorpresa".
"Non abbiate paura - replica l'accompagnatore trace - qui siamo al sicuro. L'occhio vigile del locandiere fa si che tutto avvenga senza alcun danno per nessuno, anzi che tutti escano dal locale felici e contenti di aver trascorso una bella serata con amici. Le norme di sicurezza sono rispettate nei locali pubblici. La città pullula di soldati e di guardie perché è ancora sotto assedio”.

Francesco Liparulo - Venezia

P.S.: Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo in “Mercanti Veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo galeaveneta.blogspot.com 

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