LE ANGUSTIE DELL’AMATA
La Serenissima fa pervenire ai popoli e ai governanti dell’Oriente l’argento e
i manufatti di lana prodotti in Occidente. Ciò che è in abbondanza in un
luogo è trasportato con le navi veneziane nei porti dove è maggiormente
ricercato per le necessità delle città dell’entroterra.
Il denaro in argento dei Latini è ricercato dai mercanti veneziani che lo
scambiano con le merci e ducati d’oro, ottenendo una doppia percentuale di
utile.
Le galee portano merci e uomini fidati del Senato di San Marco che
notificano tutto ciò che accade nei più remoti angoli della Terra. I funzionari
veneziani fanno pervenire al
Maggior Consiglio tutte le informazioni che
permettono ai loro governanti di formulare previsioni e ordini che si
traducono in politiche commerciali e in protezione di tutti i convogli navali e
di tutte le carovane.
I signori delle città portuali e delle regioni interne
facilitano il passaggio delle merci perché sottoscrivono contratti con cui
ottengono il pagamento delle imposte di passaggio e ricchi doni da parte del
Serenissimo doge.
L’attività dei banchieri è quella di far fruttare il denaro, ricevuto o prestato,
in tutti gli affari pubblici e privati, intessendo in tutte le piazze commerciali,
una fitta rete di amici, mercanti, banchieri e commissionari. I corrieri postali
portano qualsiasi notizia che possa agevolare la concessione dei crediti o il
trasferimento delle somme nei luoghi più redditizi.
Il mezzo bancario più richiesto da coloro che si trasferiscono da un
mercato all’altro è la lettera di cambio. Un semplice pezzo di carta o di
pergamena, avente le annotazioni e i sigilli di colui che presta il denaro,
permette di ottenere le somme pattuite nel luogo giusto all’affare e nel
momento più propizio per ottenere il maggior utile possibile nelle
compravendite.
Il mercante può ottenere una cambiale versando prima della partenza una
certa somma e sottoponendosi a determinate condizioni. I suoi viaggi sono
esenti dal rischio di perdere la propria ricchezza che, in caso di naufragio o
di abbordaggio dei pirati, rimane a disposizione della propria famiglia.
“Ti vedo da alcuni giorni assorta nei tuoi pensieri – dice ser Francesco,
rivolgendosi a sua figlia sedicenne, seduta vicino alla finestra – e i nostri
clienti non vedono il tuo sorriso”.
“Sono preoccupata – risponde Maria – perché sono giunte due galee dalla
Tana e non ho ricevuto nessuna lettera da parte di Lorenzo, mio promesso
sposo”.
“Ho rimandato di un anno – afferma il padre – il giorno del tuo matrimonio
perché il padre del tuo amato, ser Antonio, banchiere anche lui come me, ha
voluto inviarlo, insieme a un suo commissionario, a far pratica di commercio
alle foci del fiume Tanais. La filiale della Tana, diretta da mio fratello
Giacomo, è ben avviata e tramuta in denari sonanti le nostre cambiali per
tutti i nostri clienti. Le popolazioni locali, sotto il governo del Khan
mongolo, producono pellicce e offrono, in cambio dei nostri ducati d’oro,
dei giovani forti per gli emirati dell’Asia Minore e l’esercito del sultano dei
Mamelucchi.
“I mercanti del Ponto Eusino – sostiene la fanciulla – riferiscono ai nostri
contabili che i pirati ottomani assalgono tutte le navi per impadronirsi delle
merci e rendere schiavi gli uomini per venderli al mercato”.
“Non angustiarti – risponde il genitore – i mercanti veneziani sanno
combattere e difendere con valore i rematori. Lorenzo è anche un ottimo
balestriere e ben presto ritornerà con una galea carica di merce.
“L’anima di una donna – sostiene Maria con i suoi occhi neri e umidi per
l’ansia – soffre nell’attesa che l’amato possa mantenere le promesse fatte”.
“Un giovane mercante – risponde il banchiere – prima del suo matrimonio
deve consolidare la sua posizione economica per poter onorare il suo pegno
d’amore”.
“Ser Antonio – dice la giovane – è molto ricco e i suoi fratelli posseggono
banchi e palazzi lungo il Canal Grande di Venezia. Il figlio unico di un
patrizio non ha bisogno di dar prova di possedere grandi capacità nelle
transazioni commerciali perché rischia la sua vita e compromette la
trasmissione dell’eredità paterna”.
“Le tue parole – dice il padre – sono sagge ma un veneziano deve saper
rischiare per salire i gradini del governo della Serenissima. La nostra
prosperità si basa su tradizioni di famiglia. Il mare è favorevole a chi sa
avventurarsi con fedeltà per qualsiasi impresa. Il profitto è sempre legato al
rischio che va ponderato soprattutto da chi è giovane per acquisire esperienza
e sicurezza nelle transazioni commerciali, indispensabili per l’attività del
nostro banco”.
“Tu usi il linguaggio della ragione – dice Maria – e dimentichi gli anni in
cui, balestriere sulle galee veneziane, ti tormentavi al pensiero di stare
lontano da mia madre”.
“La chiave del mio cuore – risponde il genitore emozionato – è nei tuoi
sguardi e sulle tue labbra che mi ricordano gli anni più belli della mia vita,
quando, con un gruzzolo di ducati d’argento, percorrevo le rotte marine della
Romania, sognando di diventare ricco e acquistare una casa sul Canal
Grande dove vivere insieme alla mia promessa”.
Davanti all’ufficio del banchiere si presenta, accompagnato da un notaio
della sala, l’arconte Xrusantros, gestore della Zecca del basileus.
“Spero di non interrompere la tua conversazione – esclama sulla soglia della
porta il banchiere greco – e di gioire nel vederti in buona salute”.
“Sei sempre il benvenuto nella mia casa – risponde ser Francesco – e le tue
parole presagiscono sempre un futuro foriero di ricchezza e di prosperità. Ti
presento mia figlia, promessa sposa a ser Lorenzo di ser Antonio”.
“Sono onorato di fare la tua conoscenza – esclama l’aristocratico - e di essere
amico del padre di Lorenzo”.
“Mia figlia mi aiuta nel lavoro del banco – dice il padre – e mi è preziosa
nelle transazioni con i mercanti arabi per aver imparato, nella casa della sua
nutrice, il linguaggio del Profeta Maometto”.
“Soltanto a Costantinopoli – sostiene il banchiere greco – il commercio
consente di far crescere i nostri figli in armonia e nel rispetto delle tradizioni
delle diverse famiglie che riconoscono l’autorità del nostro imperatore.
Nell’Asia Minore il culto alla Vergine Maria è rispettato da tutti quelli che
vogliono vivere in pace secondo la Parola di suo Figlio. Gli emiri e il popolo
del Profeta rispettano i luoghi sacri fondati dai discepoli del Maestro della
Santa Sapienza”.
“Il nostro mondo – afferma ser Francesco – non è più come prima. La
potenza degli Ottomani e le distruzioni di Tamerlano hanno rotto gli antichi
equilibri.
Le rotte commerciali sono disturbate dai pirati e le carovane sono
assalite dai predoni. Il Senato dei Veneziani cerca di mantenersi neutrale nei
confronti del sultano ottomano di Adrianopoli che mira a estendere il suo
dominio sui territori dei principi latini e a sostituire i governanti degli emirati
con i suoi pascià.
I guerrieri turchi assalgono le città dell’Occidente e
distruggono i sacri luoghi dei popoli conquistati. Il papa Martino si rivolge al
Serenissimo Principe e chiede che vengano inviate galee in soccorso del
basileus”.
Francesco Liparulo - Venezia
P.S.: Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo in “Mercanti
veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo. Vedi
galeaveneta.blogspot.com
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