Maria di Trebisonda
Il trattenimento nel giardino imperiale del basileus Alessio, Grande
Comneno di Trebisonda, consente ai giovani veneziani, Marco e
Francesco, di conoscere la basilissa Teodora Cantacuzena e di fare
amicizia con la principessa Maria.
Una leggera brezza di mare, attraverso i finestroni del tamburo
della cupola, muove le foglie delle piante che iniziano a cambiare
colore nei primi giorni dell’autunno.
L’ambasciatore, ser Francesco Filelfo, conversa con gli ospiti
turcomanni che vogliono conoscere le usanze dei Latini e le
cerimonie del Serenissimo Principe, il doge di Venezia.
Gli occhi delle donne sono rivolti verso gli uomini dell’Occidente,
attratte dai loro indumenti e dai loro visi sbarbati. L’imperatrice e le
sue figliole conoscono il linguaggio dei latini e si esprimono
nell’idioma più consono ai giovani ospiti che fanno fatica a parlare in
greco. Le sorelle di Maria, già sposate agli emiri facoltosi, chiedono
alla loro madre di invitare Marco e Francesco a raccontare le loro
esperienze nella città di Costantinopoli.
“Le mie figlie vogliono sapere – dice la basilissa – di tutto ciò che
riguarda le spose latine dei principi Paleologhi e come sono apparse
durante il loro ricevimento al palazzo delle Blacherne. Quando
vivevo nella casa di mio padre, venivo sempre portata alla reggia del
basileus Manuele II ed ero curiosa di conoscere quello che si diceva
delle donne date in sposa ai principi dell’Occidente che non sanno
esprimersi nella nostra lingua”.
“Le nobildonne dei principati e delle signorie dei paesi dell’Ovest
– interviene l’ambasciatore Filelfo - conoscono i le opere dei poeti
che narravano le gesta degli imperatori di Roma. In questi anni, la
lingua degli antichi greci di Sparta e di Atene è oggetto di studio per i
giovani che vogliono dedicarsi al commercio e intraprendere i viaggi
verso l’Oriente. Le fanciulle delle famiglie ricche vengono educate da
precettori che insegnano la filosofia di Platone e di Aristotele. Le loro
opere sono oggetto di studio nei monasteri e la lingua greca è
conosciuta dai dotti latini”.
“Non metto in dubbio – risponde Teodora Cantacuzeno - la
conoscenza delle opere greche da parte dei letterati e dei monaci dei
conventi. I discorsi arditi e furbi, sui matrimoni tra le famiglie nobili
che appartengono a due culture diverse, permettono ai giovani di
superare la noia e i grandi silenzi del cerimoniale. La presenza delle
mie figlie e dei loro consorti esaltano l’importanza della venuta di un
ambasciatore la cui fama è giunta alle nostre orecchie prima della sua
venuta. La curiosità apre la mente e infiamma i cuori. La meraviglia
della vita appartiene ai giovani che vogliono confrontarsi e conoscere
sempre nuove esperienze”.
“Le principesse – afferma il dotto segretario – sono piene di gioia
di vivere e i loro occhi radiosi sono colmi di buone speranze per il
futuro”.
“La nostra città – afferma la basilissa - prospera e ci permette di
pensare a giorni di pace e di buoni matrimoni per le nostre figlie. Il
futuro dipende dalle relazioni di buon vicinato che Alessio riesce a
instaurare con gli emiri. Una sola preoccupazione è nascosta nel mio
animo ed è anche la volontà del mio consorte: “Un matrimonio regale
per nostra figlia Maria.”. La principessa è molto bella ma è attratta
dalle armi ed ama confrontarsi con i giovani nelle gare con i cavalli e
con l’arco turcomanno. Il suo confessore, il metropolita di
Trebisonda, ci dice che ha un animo coraggioso e un carattere fiero,
doti che, unite alla sua rara bellezza, la rendono degna di stare al
fianco di un imperatore”.
“La principessa Maria – esclama ser Filelfo – parla in latino ed
attira gli sguardi dei due giovani veneziani che rimangono fissi nel
contemplare i suoi capelli dorati. Ciò significa che sa stupire con le
sue parole i figli di mercanti abituati alle feste sfarzose di Venezia,
dove le donne gareggiano nel mostrare i vestiti più belli e gli
ornamenti più preziosi. La figlia prediletta di un imperatore merita di
sposare non un vecchio imperatore ma un principe designato a
regnare su vasti territori ed essere basileus di tanti popoli”.
“Le tue parole – dice la Cantacuzena – sono un balsamo per
l’animo di una madre. I principi ereditari sono sempre sottoposti al
volere dei loro genitori. I regnanti non sanno pensare alle aspirazioni
recondite dei cuori dei loro figli e spesso ascoltano le dicerie di
consiglieri che pensano soltanto alla grandezza dei loro signori.
Anch’io sono sottoposta al volere del mio consorte il cui unico
pensiero è quello di pensare alla sicurezza e alla prosperità di questa
città”.
“Le donne delle famiglie regnanti – afferma ser Filelfo – sono
l’unica speranza per restaurare la pace tra i popoli. Il loro sacrificio è
ricompensato con l’onore di condividere con i loro consorti, prescelti
dalla Divina Sapienza, la corona regale o il titolo nobiliare che
permette di governare le città e le genti di vasti territori.
I governanti pensano di risolvere le loro controversie soltanto con
le armi e non si affidano alle soluzioni ritenute più eque per i
belligeranti. L’orgoglio spinge i più deboli a cedere alla passione e a
perdere la vita e il potere. Le spose fedeli sanno ingentilire gli spiriti
focosi dei loro mariti e spingerli a cercare la pace per offrire un futuro
alla prole.
I guerrieri più forti pensano a un potere fatto di terre e di
possedimenti sempre più estesi, mentre coloro che hanno poche
possibilità di vittoria possono salvaguardare le loro terre e donare una
pace duratura al loro popolo”.
“Gli ambasciatori – afferma Teodora – pensano sempre di risolvere
le guerre dei loro signori con il pagamento dei tributi. Noi donne
siamo considerate come moneta di scambio e la nostra bellezza è
valutata per risolvere le controversie di potere. Chi non è favorita
dalla natura o dal lignaggio passa i giorni in attesa di colmare un
vuoto di affetti senza poter compiere il proprio destino”.
Francesco Liparulo - Venezia
P.S. : Brano tratto da “Storie Venete” di Francesco Liparulo in
“Mercanti veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo. Vedi
galeaveneta.blogspot.com
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