giovedì 30 giugno 2016

A Venezia confronto serrato tra Regione e Comune

LA CITTÀ METROPOLITANA NON DECOLLA

SENZA  LE  DELEGHE  ALL’URBANISTICA
Il Consiglio della Città Metropolitana di Venezia, convocato il 29 giugno 2016 in Venezia a Palazzo Ca’ Corner, San Marco 2662, ascolta le Comunicazioni del sindaco indicate nell’ordine del giorno della seduta.


All’appello risultano assenti giustificati i seguenti 4 consiglieri:
. Flavio Berton, consigliere Comune di Scorzè ( portavoce del Movimento 5 Stelle);

. Giuseppe Casson, consigliere Comune di Chioggia (Lista: Le città di Venezia);
. Marta Locatelli, consigliera comune di Venezia (Lista: Le città di Venezia);
. Massimo Sensini, sindaco Fossalta di Piave (Lista: Le città di Venezia).

Per la composizione dei 18 componenti del Consiglio viene proposta alle 16.00 la surroga di Amedeo Bernello, consigliere di Cavarzere, e viene convalidata l’elezione della consigliera subentrante Maria Teresa Senatore, sindaco del Comune di Portogruaro.
Luigi Brugnaro, sindaco della città metropolitana, legge una lettera per la Regione Veneto quale parere per la suddivisione del Comune di Venezia nelle due amministrazioni di Mestre e Venezia. La lettera è indirizzata al Presidente del Consiglio Marino Finozzi e, per conoscenza, al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e al Vice Presidente Gianluca Forcolin.
Per il sindaco metropolitano risulta sbagliata la procedura seguita dalla Regione Veneto per la richiesta dei pareri in merito alla suddivisione del Comune di Venezia e per la questione del referendum collegato alla separazione. La Regione indica nella documentazione la Provincia di Venezia che non esiste più perché è stata sostituita dalla Città Metropolitana di Venezia.
Qual è il problema?
Alle 21.25 di giovedì 9 giugno in Ca’ Loredan, sede del Consiglio comunale di Venezia, la Giunta “Brugnaro” è stata approvata la delibera n. 189 del 2016, avente come oggetto il Progetto di legge regionale n. 8 di iniziativa popolare “Suddivisione del Comune di Venezia nei due comuni di Venezia e Mestre” con la seguente votazione :

Presenti 36,
votanti 28,
favorevoli 22,
contrari 6 (Elena La Rocca e Davide Scano del Movimento 5 Stelle, Giovanni Giusto e Silvana Tosi di Liga Veneta e Lega Nord Padania, Monica Sambo del Partito Democratico e il senatore Felice Casson),

astenuti 4 (tra cui Sara Visman del Movimento 5 Stelle e Andrea Ferrazi del Partito Democratico), non votanti 4 (tra cui tre della Lista Brugaro Sindaco tra cui Renzo Scarpa).
Il sindaco di Venezia ha espresso il suo parere: “Non siamo chiamati - ha detto Luigi Brugnaro - ad esprimere parere su fattibilità ed esecuzione del Referendum. Stiamo proponendo questa delibera. La risposta si compone di 2 parti. Ci sono 2 questioni; una di merito e l’altra di fattibilità. Sul merito, c’è tempo per approfondire. Siamo contro la separazione perché sciocchezza incredibile. Sono sempre stato per la difesa dell’unità e allargamento della città. Oggi per la 5^ volta c’è la richiesta di far votare i cittadini sempre sullo stesso tema. È legittimo che ci siano idee diverse, ma

prima di porre per l’ennesima volta la richiesta all’attenzione dei cittadini dopo 4 volte, devo fare verifica di legittimità se questo è possibile.
Pensiamo che non ci sia nessuna legittimità di fare referendum.
Se ci diranno che è illegittimo, allora faremo il Referendum. Dividere la città per alcuni calcoli meschini personali, parlo di alcune persone che per meschini interessi sono determinati sulla richiesta che si sta facendo per fare il Referendum”.

La delibera - ha affermato il dirigente comunale Donadini - da un punto di vista tecnico si compone di 2 parti. La legge regionale n. 25/1992 si applica soltanto ai comuni non metropolitani. Per gli altri vale la legge Delrio. Il referendum si farà dopo. Nella parte b trovate le ragioni di opportunità storica, culturale, sociale ed economica. Non si dovrebbe articolare il territorio in 2 comuni.
Per il sindaco della città metropolitana, la domanda per il Referendum per la raccolta di 9.000 firme, poteva essere accolta in base alla legge Regione Veneto n. 25/1992 recante “Norme in materia di variazioni provinciali e comunali” che in base all’art. 3, comma 1, lett.b), regolamentava il procedimento istitutivo di un nuovo comune a seguito dello scorporo di parti del territorio da uno o più comuni, ipotesi rappresentante una delle possibili forme di variazione delle circoscrizioni comunali.
Purtroppo - sostiene Luigi Brugnaro - è intervenuta la legge n. 56/2014. La legge n. 56/2014 ha istituito la città metropolitana di Venezia, con efficacia dall’8 aprile 2014, e ne ha disciplinato l’ordinamento attribuendo al sindaco di Venezia il ruolo essenziale di Sindaco metropolitano e conferendogli altrettanto essenziali poteri di impulso per la convocazione e la presidenza degli organi del nuovo ente.
La procedura che ha l’obiettivo di dividere l’attuale comune di Venezia in due comuni autonomi sembra entrare in conflitto con l’applicazione della legge n. 56, la legge Delrio, tenuto conto altresì che la normativa relativa alla città metropolitana, capoluogo di Regione, contempla che deve essere questo Consiglio comunale a volerlo fare. Il Comune capoluogo deve proporre, con delibera del Consiglio comunale, il Referendum con il Giudizio di ammissibilità della proposta di legge popolare (art. 6 L.R.V. 1/1973) e con il Giudizio di meritevolezza (art. 5 L.R.V. 25/1992).
Per Brugnaro “Legge Delrio è scritta male; si è lasciato quasi aperta la porta a possibili dissidi tra Regioni e Città Metropolitane per alcune deleghe che sono fondamentali per la Città Metropolitana. Le deleghe all’Urbanistica, in parte tolte, venivano posticipate dopo l’approvazione del Piano Strategico. Vanno informati i Comuni che sono svantaggiati in assenza dei chiarimenti.
Si espone il PAT (Piano di assetto del territorio) a vizi fondamentali di procedura. Abbiamo chiesto la Legge regionale e nel frattempo stiamo scrivendo ai proponenti. Per la richiesta del PAT del Comune di Musile, dobbiamo diffidare i proponenti a quel progetto perché è necessario il nostro parere. Non c’è la delega della Regione. Questa cosa crea problemi. La legge è fatta male. È la volta buona perché Venezia Metropolitana voglia fare sentire la sua voce”.
Clima ostile - ha sostenuto Andrea Ferrazzi (PD) - da parte Regione. Per la costituzione del Piano strategico, occorre coinvolgere tutte le forze; è uno dei documenti fondamentali per lo sviluppo del territorio metropolitano. Il Piano territoriale deve essere costruito con il massimo coinvolgimento. Credo che dal punto di vista urbanistico sia più importante citare in tutte le leggi la Città Metropolitana. La Regione faccia opera di armonizzazione nella legislazione in modo che dai singoli Comuni alla Regione venga citata la Città Metropolitana. In assenza di tutto questo, siamo

in assenza di strumenti di intervento. Quindi una forte azione da parte del sindaco Metropolitano per realizzare quanto detto”.
“Credo anch’io - ha detto Nicola Pellicani (Partito democratico) - che la legge di riferimento Delrio sia incompleta e si presta ad essere interpretata malamente. Questo ultimo atto di Regione, sembra che sia ostile a città Metropolitana. Si era detto che dopo l’approvazione dello Statuto, sarebbero state conferite le deleghe”.
Il tema Risorse diventa fondamentale - dice Brugnaro alle 16.15 - e la Regione non può dare deleghe per l’assunzione del personale ex APT senza le risorse. Erano stati assegnati 40 milioni di euro alla città metropolitana ed ora sono diventati 35 milioni di euro. Si sono persi 5 milioni per finanziare la manutenzione delle strade. E noi cosa facciamo per i 5 milioni che mancano. Approvato lo statuto per la Città Metropolitana e non abbiamo avuto deleghe.
Le deleghe alla Città metropolitana per l’Urbanistica non vengono date. I 35 assegnati sono per il funzionamento della città metropolitana. Ci facciano deleghe in più. È comodo fare ordine del giorno, “tirare i sassi e nascondere la mano, si chiama populismo”. Quando ci sono i soldi è concretezza.

La risposta è a favore però ci devono dare i soldi, certezza di introiti per la Città Metropolitana. Importante per decollare Ci stiamo aggrovigliando sui problemi: Problemi deleghe Urbanistica.
Il principio è che quando danno deleghe devono pagare. Su quanti soldi possiamo contare? Non sappiamo come chiudere il bilancio.

Viviamo di deleghe. Senza risorse non c’è progettazione”. 
Francesco Liparulo - Venezia 

mercoledì 29 giugno 2016

Il ritorno della galea veneziana

A NATALE IL MERCATO DI RIALTO
ESPORRÀ  LA  MERCE  PREGIATA
Giovanni, capitano della galea, chiama lo scrivano: “Antonio prendi il libro e controlliamo tutti gli arruolati per conto del patrono, domani si parte. Le stive sono piene di mercanzie per il mercato di Rialto. I Veneziani aspettano di ricevere la nostra merce per la nascita del Redentore”.

Gli ufficiali di coperta comunicano all’uomo di fiducia del capitano, responsabile della disciplina di bordo, i nomi degli assenti che vengono scritti sul Registro dei disertori: “Virgilio, prodiere, Tommaso e Marin, remigi di prua, Niccolò, balestriere del castello di prua”.


Ser Pietro è contento di vedere la galea piena di merce pregiata e di aver fatto un buon investimento. I suoi amici caratisti aspettano il carico prezioso per la fine del mese di dicembre. Le loro dimore sono in attesa di esporre le stoffe pregiate ai facoltosi acquirenti del mercato di Rialto.

“Non ti preoccupare dei disertori – dice sottovoce il patrono ser Pietro a ser Giovanni – i nomi degli assenti saranno comunicati al consiglio del bailo. Il registro sarà portato agli ufficiali del Gran Consiglio per la restituzione del debito e per la punizione che i giudici riterranno doveroso infliggere ai naviganti che hanno abbandonato la loro imbarcazione in un porto forestiero. La loro sostituzione può essere fatta subito oggi con l’arruolamento di uomini disposti a sedersi sui banchi dei vogatori o ad aiutare i marinai per il governo della vela e del sartiame”.

Il capitano chiama il comito della nave: “Andrea, tu sei il responsabile dei remieri di prua e dal registro dei disertori si evince che proprio i tuoi uomini risultano assenti”.

“Tutti gli uomini della nave – afferma il comito - vorrebbero rimanere qui e vivere come i grandi mercanti che costruiscono i loro palazzi sul Canal Grande. Le loro parole sono espressione di desideri reconditi che non si realizzano per i marinai e i vogatori. Il loro piccolo commercio, esente dalle tassazioni portuali, può consentire soltanto di riempire un piccolo borsello con le monete d’oro del basileus.
È il sogno di ogni veneziano: vivere a Costantinopoli e respirare a pieni polmoni la libertà dello spirito e la possibilità di agiatezza per gli Occidentali”.

“Andrea, non nascondere le tue responsabilità, siamo su una galea della Repubblica di San Marco e i disertori vanno perseguiti in quanto non si attengono alle norme del contratto di arruolamento. Tutti coloro che salgono su una nave del Comune e beneficiano di un anticipo per le loro prestazioni
sono tenuti ad assicurare il suo ritorno a Venezia. Il tuo compito è quello di governare i sottoposti e imporre il rispetto delle regole di ingaggio per l’arruolamento dei rematori. Il capitale, investito all’imbarco dal patrono come anticipo di pagamento, ha permesso ai familiari dei rematori di avere un immediato sostentamento e ai naviganti di acquistare a buon prezzo della merce per trarne un profitto in questa città.
Ser Pietro impone l’esazione di una giusta ammenda che deve essere inflitta dal bailo o dal Gran Consiglio”.
“Costantinopoli è stata l’origine della fortuna – sostiene il comito – per la nostra madrepatria e continuerà ad esserlo con l’esistenza del suo grande mercato. La città è diventata la nostra seconda patria e ogni veneziano che vi approda o si stabilisce contribuisce a rinsaldare i legami di reciproca fiducia commerciale e di arricchimento per Venezia.
Il patrono è stato già ben ripagato con la vendita della sua mercanzia trasportata con i sacrifici di tutti gli uomini della ciurma. Il patron ricaverà per sé e per i suoi amici caratisti un proficuo guadagno con le spezie e le pietre preziose che hanno riempito le stive della galea.
In tre mesi Ser Pietro ha pagato una diecina di ducati per le prestazioni e il mantenimento di ogni remigio ottenendo in cambio un lauto profitto. I servigi dei rematori sono serviti per il sostentamento delle loro famiglie e per il benessere non solo dei pregadi di San Marco ma soprattutto per i mercanti che hanno ottenuto la concessione della’imbarcazione del Comune.
La stretta di mano all’atto dell’arruolamento non impedisce ai veneziani di aspirare a una libertà più grande che si apre per la vita di ogni uomo che deve decidere continuamente sul futuro del proprio destino. L’esistenza dell’uomo che affronta i rischi del mare è piena di momenti in cui bisogna espimere con decisione la propria volontà di migliorare la propria condizione sociale ed economica. La libertà è aspirazione a una vita sempre più promettente di benessere e di appagamento dello spirito”.

“Il contratto di arruolamento per l’equipaggio di una galea – dice il capitano – è come il contratto matrimoniale. Ogni uomo della ciurma è legato indissolubilmente alla sua nave per tutto la durata del viaggio che comprende anche il ritorno a Venezia. La libertà di ognuno è parte integrante dell’anima dell’imbarcazione che si muove grazie alla volontà coesa di tutti che condividono la forza della Repubblica di Venezia testimoniata dallo stendardo del Leone di San Marco. Tutti dobbiamo rendere ragione del nostro operato al Gran Consiglio del Senato”.

“I rematori e i marinai – sostiene Andrea – appartengono al popolo e il Comune deve tener conto della libertà di ogni uomo quando la patria non è in pericolo. La nave è al sicuro nel porto. Tanti veneziani vogliono imbarcarsi per tornare a casa e abbracciare i propi familiari per dividere con

loro la fortuna acquisita. Questa dispensa ricchezze di ogni genere a coloro che venerano con dedizione il santo protettore della nostra patria lontana.
Il prodiere Virgilio e i suoi amici cercano una migliore fortuna che la terra natia non concede a tutti coloro che si accontentano di vivere senza rischiare. Venezia è diventata grande perché nel passato i suoi figli si sono imbarcati ed hanno seguito le rotte del Mediterraneo e percorso le strade di paesi lontani. Il loro coraggio e le loro virtù hanno permesso agli uomini della laguna di diventare ricchi e abbellire la loro città. I giovani rematori e marinai che hanno lasciato la galea non devono essere considerati disertori perché cercano di assecondare lo lo stesso spirito che animò i loro padri”.



“Le regole dei naviganti – dice ser Giovanni – valgono per tutti ed io stesso, capitano di questo vascello, sono tenuto a rendere conto al Gran Consiglio e ai mercanti che hanno investito i loro denari.
Il mio compito è quello di riconsegnare la galea all’arsenale e di assicurare il patrono ser Pietro per la coesione di tutti gli uomini che hanno accettato le regole dell’imbarco e assicurato la loro completa dedizione alla tenuta dell’imbarcazione anche a costo della propria vita. I rematori che abbandonano in un porto l’equipaggio della loro la nave in porto dimostrano di essere sleali e infedeli nei confronti dei compagni di viaggio e alle promesse dell’ingaggio volontario”


“Il tuo compito – afferma il capitano – è quello di assicurare il legame inscindibile tra il rematore e il suo banco anche per il ritorno della nave perché l’imbarcazione è servita al remigio ben pagato e al trasporto della sua merce, comprata e nascosta sotto il sedile senza il controllo dallo scrivano di bordo. La benevolenza nei confronti dei rematori non trova corrispondenza di lealtà se abbandonano la nave nel momento del ritorno.
La galea è piena di merce pregiata, comprata con il ricavato della vendita dei prodotti dell’Occidente e con la disponibilità delle carte di cambio. Il momento della partenza da Costantinopoli è molto critico per le imbarcazioni commerciali. Fuori del porto ci sono le navi corsare che inalberano il vessillo del Gran Turco. I pirati turchi attendono bramosi i vascelli carichi per abbordarli e ottenere un lauto bottino”.

I comandanti delle galee vogliono ai remi uomini fidati e ben conosciuti su cui poter contare per sfuggire agli abbordaggi. La diserzione di uomini esperti e l’arruolamento di nuovi remigi. reclutati sulle banchine del porto al momento della partenza, creano apprensione e sconforto nell’animo del capitano.
Il patrono e i suoi amici caratisti hanno investito gran parte della loro liquidità per ottenere un lauto profitto con la vendita delle spezie, dei preziosi e delle seterie pregiate nel perido delle festività natalizie.

“Non temere di assumere nuovi vogatori – afferma il comito – e confida piuttosto nella bravura dei più esperti che sanno tenere coesi lo spirito degli uomini seduti allo stesso banco. Si tratta di saper distribuire a prua e a poppa i più esperi in grado di rispondere prontamente agli ordini delle virate e delle accelerazioni nella voga al momento dell’assalto dei predoni del mare. Gli ufficiali del bailo potranno darti i nomi dei veneziani che desiderano tornare in patria e pagarsi il viaggio con la loro disponibilità a manovrare i lunghi remi sugli scalmi della galea”.

Ser Pietro da alcuni giorni non lascia più la nave e si sente pronto per riprendere il viaggio. I marinai e i vogatori guardano verso il castello di poppa per leggere sul volto del patrono la sua gioia quando conversa con i mercanti ed elenca le quantità di spezie e di pietre preziose depositate nella stiva per allietare il Santo Natale dei suoi compatrioti. Tutto l’equipaggio ascolta le sue parole, pronunciate ad alta voce, che descrivono la grandezza dei palazzi che sorgono sul Canal Grande e la munificenza del Serenissimo doge Tommaso Mocenigo.

Francesco Liparulo - Venezia

P.S. :Brano tratto da “Mercanti Veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo in “Storie Venete” di Francesco Liparulo. Vedi galeaveneta.blogspot.com 

martedì 28 giugno 2016

Sicurezza a rischio nel Comune di Venezia

PROTEZIONE CIVILE SENZA FONDI
FURTI E MALINTENZIONATI IN CITTÀ
Convocazione, lunedì 27 giugno 2016, della II Commissione consiliare (polizia locale, sicurezza urbana, parchi, decoro, protezione civile) nella Sala delle riunioni consiliari di Ca' Collalto, sede del Municipio di Mestre, con all’ordine del giorno la trattazione dell’Interrogazione n. 201 con oggetto “Attività Protezione Civile”, la discussione dell’Interpellanza n. 371 con oggetto “Aumento furti e presenza malintenzionati in zona Catene - Marghera” e la discussione dell’interpellanza N. 379 con oggetto “Servizio di pattugliamento in bicicletta da parte della Polizia Locale all’interno del Parco Albanese - Bissuola”.

Il presidente della II Commissione, Enrico Gavagnin, invita alle 9.47 Monica Sambo del Partito Democratico ad una rapida e sintetica disquisizione dell’Interrogazione con oggetto la Protezione Civile.
“Il problema - sostiene l’interrogante - è la mancanza di fondi per un valore di 25.000 euro non riconfermati per l’attività della Protezione Civile nel bilancio di previsione 2016 - 2018. Nel Comune di Venezia è presente l’Ufficio per la Protezione Civile composto da 12 dipendenti che hanno il compito di coordinare n. 200 volontari della Protezione Civile. Il mancato stanziamento limita l’orario di lavoro dei dipendenti a quello di ufficio e rende impossibile il coordinamento dei volontari la sera ed il fine settimana, cioè proprio quando si verificano gli eventi che richiedono maggiore presenza. Il Comune per la sicurezza vorrebbe spendere la somma di 300.000 euro per il Parco Albanese - Bussola e non riesce a trovare 25.000 euro per la Protezione Civile che è sicurezza per la città?”.
“Protezione Civile - afferma l’assessore Giorgio d’Este (Sicurezza, Polizia municipale e Protezione civile) - vuol dire tanto per il nostro territorio. Sia il sottoscritto che il sindaco non intendiamo lasciare la Protezione Civile in difficoltà. Le questioni di bilancio sono articolate e complesse.
In prima battuta costretti a fare azioni che possono opporre problema anche serio. Come agire se succede, se scatta emergenza? Con il sindaco si cercano soluzioni adeguate per non lasciare la Protezione Civile in difficoltà”.
“Sono da precisare due problemi - afferma il dirigente dott. Valerio Collini (Affari Istituzionali - Settore Protezione Civile e Sicurezza del Territorio) - di cui il primo di 25.000 euro riguarda l’attività dei dipendenti della Protezione Civile del Comune e il secondo problema è quello del bilancio Protezione Civile e difficoltà a fare determinate spese.
Per il primo problema, la Protezione Civile aveva in essere Progetti speciali e specifici che erano stati confermatI nella gestione commissariale. Questi progetti sono stati chiusi e aboliti. Abolita la concessione di indennità al personale che svolge oltre l’attività d’ufficio anche quella aggiuntiva che consentono l’operatività e l’efficienza del settore di Protezione Civile.

Ci sono gruppi del comune e un tutor che segue il sistema di Protezione Civile e organizza i gruppi in maniera coerente. Si tratta di attività oltre l’attività stessa.
Siccome i volontari lavorano, sono disponibili in ore serali e festivi; questo tipo di attività deve essere svolto fuori degli orari d’ufficio. L’abolizione dell’indennità ha comportato dimezzamento dell’attività del tutor e dei componenti dei gruppi di lavoro.

Una cosa che devo sottolineare in maniera forte e precisare è che i colleghi degli uffici hanno dato comunque la loro disponibilità di fare attività nei giorni festivi. I colleghi hanno dato la loro disponibilità pur non essendo remunerati. È ovvio che l’attività si limita ad attività vera e specifica di Protezione Civile.
Per il secondo aspetto, quello del bilancio, c’è stata riduzione e stiamo risentendo in maniera forte. Ci sono contratti per la manutenzione degli impianti della rete antincendio, manutenzione impianti di allarme e sistemi di comunicazione per i quali si spende l’85% del nostro bilancio. La riduzione di bilancio è andata al personale sul 15%. Stiamo tentando di mantenere in piedi la baracca con qualche rischio che non ci lascia particolarmente tranquilli”.
Il presidente della Commissione chiede se l’interrogante è rimasta soddisfatta o meno della risposta.
Il dirigente specifica che con l’assessore sono stai chiesti all’Amministrazione, con lavoro martellante, i fondi per il Progetto della Protezione Civile e per il bilancio. C’è speranza in occasione dell’assestamento di bilancio.
Monica Sambo afferma: “Non posso dirmi soddisfatta della risposta. Stiamo andando in direzione opposta. Viene confermato che non ci sono i 25.000 euro”.
Maika Canton della Lista Boraso Civica Popolare viene invitata alle 10.43 dal presidente della Commissione ad una rapida e succinta descrizione della sua Interpellanza che ha come oggetto “Aumento di furti e presenza malintenzionati in zona Catene - Marghera”.
“Nell’ultimo anno - sostiene l’interpellante - all’interno della località “Catene”, compresa nella Municipalità di Marghera, più specificatamente nell’area compresa tra le vie Poveglia, Catene e Parco Ferroviario, in special modo nell’orario serale e notturno, tra le ore 24.00 e le ore 03.00, sono giunte dai residenti segnalazioni in merito alla presenza di malintenzionati che entrando abusivamente nei cortili delle abitazioni, compiono furti con effrazione dei garage, asportando biciclette, motocicli e quant’altro. Tale comportamento illecito si estende anche alla violazione delle abitazioni. La polizia è venuta a fare delle ronde con macchine: La cosa sembrava risolta. La nuova interpellanza mira, se è possibile, a cercare di creare un servizio di pattugliamento con assegnazione alla Polizia Locale. Abbiamo presentato un esposto anche alla Prefettura se era possibile un Progetto coordinato con le Forze dell’ordine”.
L’assessore d’Este dice che ha ascoltato la richiesta e che trasferirà al parco motorizzato l’interpellanza. La Prefettura è più indicata.
Il consigliere Giampaolo Formenti della Lista Brugnaro Sindaco ritiene che sia un tema di sicurezza delle abitazioni che riguarda l’assessore che si occupa del Vicinato e che il problema si può risolvere con un coordinamento tra tutti gli interessati. Il controllo del vicinato si ottiene con il coordinamento di tutte le persone in un determinato quartiere. Il Comune ha già approvato il Progetto "Sicurezza urbana consapevole e partecipata”. Prima entreremo - sostiene Formenti - a coordinarci sotto questo aspetto e prima riusciremo a tenere sotto controllo questo. La Polizia Municipale con una sola pattuglia da mezzanotte alle 3.00 fa già tanto”.
L’assessore sostiene che con il controllo vicinato non si parla di pattugliamento.
Il presidente della II Commissione invita Maika Canton ad una succinta spiegazione della seconda interpellanza n. 379 che ha come oggetto “Servizio di pattugliamento in bicicletta da parte della Polizia Locale all’interno del Parco Albanese - Bussuola”.
Per l’interpellante “la situazione attuale di degrado e di costante compromissione della sicurezza nei Parchi pubblici cittadino, limita pesantemente la corretta fruizione di tagli spazi per i cittadini e di fatto li priva di un servizio particolarmente sentito dalla collettività”.
“Quando parliamo di pattuglia - afferma l’assessore d’Este - è punto di riferimento identificativo; si conosce meglio la macchina che la bicicletta”.
Il dott. Collini ritiene che bisogna “continuare a intervenire con i cani; sono diminuiti gli spacciatori. Sul discorso pattugliamento in bicicletta al Parco Albanese le risorse continuano ad assottigliarsi ed occorre fare riflessione. Al Parco girano anche militari. Il Parco Albanese è grandissimo e bastano le macchine che con i lampeggianti fanno deterrenza”.

Nicola Pellicani del Partito Democratico ritiene e che il problema si risolve anche con “rivitalizzare il Parco e con l’intensificazione delle attività sportive e culturali. La proposta di recintare il Parco è considerata inutile e costosa”.
“Su questo tema - dice alle 11.08 Davide Scano del Movimento 5 Stelle - era intervenuto Bruno Lazzaro del Partito democratico quando si è parlato di ridefinizione del servizio con agente di quartiere o poliziotto di quartiere. Sembra una cosa banale, scontata. Adesso se mi dite le risorse non ci sono, resto basito. È cosa ovvia, fatta in un sacco di altre città. I nostri vigili, eccetto rare occasioni, non li ho visti. Voglio sapere se abbiamo mezzi e se c’è volontà politica. Sono state fatte spese inutili. Noi ci siamo contraddistinti per dare più servizi a parità di risorse. Non prendiamoci in giro. Abbiamo speso 300.000 - 500.000 euro per vestiario vigili più 60.000 euro per vestiario ispettori Casinò. La facciamo questa spesa se non abbiamo mezzi?”.
“Mi sembra - sostiene Bruno Lazzaro - che il comune abbia regalato biciclette. Non capisco, per un problema così piccolo facciamo problema così grande. Dobbiamo continuare a fare interrogazioni tutte le settimane come faceva una volta chi oggi è in maggioranza?”.
Maika Canton si ritiene soddisfatta e confida “che le cose siano fatte in tempi brevi”.
Alle 11.15 termina la seduta. 
Francesco Liparulo - Venezia 

lunedì 27 giugno 2016

La persona al centro della politica

UNA DEMOCRAZIA PARTECIPATA
PER LE ISTANZE DI TUTTI I CITTADINI
“Mettere l’individuo al centro - ha detto Beppe Grillo ad Imola il 18 ottobre 2015 nel Grande Raduno annuale del Movimento 5 Stelle - non il mercato”.

Ogni persona, bisognosa di vivere insieme agli altri e di esprimere la sua libertà per un interesse comune in rapporto alla parte di benessere che ne trae, esprime il suo essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società.
La società civile è una società di persone e l’unità sociale è la persona umana.
Il bene della società, cioè il bene di tutte le persone, è tale se giova alle persone individuali. La persona umana e il bene comune sono in una relazione di “dipendenza reciproca”.
Francesco Liparulo - Venezia

Sviluppo economico per la cittadinanza

La società politica deve perpetuare se stessa ed occorre introdurre più profondamente i criteri di solidarietà e sussidiarietà.
Soltanto la sussidiarietà, cioè la possibilità di permettere alle famiglie di trovare i giusti rimedi ai loro bisogni, può evitare le derive di tipo corporativistico e la formazione delle "lobby" che fanno eleggere deputati per i loro interessi e non per il bene di tutti i cittadini.
La cittadinanza esige la realizzazione dello sviluppo economico, la libertà politica e civile, la coesione sociale.
Occorre vincere la globalizzazione con un governo della globalizzazione economica e finanziaria, cioè attuare una economia sociale di mercato, evitando l’assistenzialismo statale che soffoca la libertà e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.
I rappresentanti del popolo che siedono in Parlamento sono investiti di autorità per valutare il benessere dei cittadini, cioè governare per il popolo ed avere come fine della loro attività politica l’interesse del “Bene comune” del popolo fatto di soggetti che sono persone umane. Lo Stato è per il popolo, cioè garanzia e promozione di “vita buona” per tutti i cittadini.
Francesco Liparulo - Venezia

Cosa ci dice la Brexit?

NEL PARLAMENTO EUROPEO PRESENTI
PER LE DECISIONI CHE CI RIGUARDANO
La politica è stata sostituita dall’economia che amministra gli uomini soltanto come mezzi di produzione.

L’economicismo ha spinto alle conseguenze di insicurezza della vita chi è costretto a vivere nel rischio e nella fatica quotidiana del lavoro manuale.
Gli ordinamenti democratici dello Stato non possono essere soggiogati dal relativismo etico di coloro che non considerano essenziali, per il bene comune della società, i veri valori del popolo italiano che sono la dignità della persona umana che lavora, il mantenimento della sua famiglia, la sussidiarietà nel controllo dell’applicazione delle norme e la solidarietà sociale.
La sopravvivenza stessa della società civile esige il ripristino, a qualsiasi livello produttivo ed economico, dell’etica nel lavoro dell’uomo, cioè la salvaguardia dei suoi diritti.
La politica funziona se toglie gli ostacoli che ogni persona ha nella ricerca del suo appagamento. 
La politica raggiunge il suo fine più profondo quando la società matura sul piano etico. 
Etica intesa come respiro complessivo di un popolo, come etica pubblica, cioè come trasparenza nei rapporti sociali.

La cittadinanza italiana sta soffocando : 10 milioni di poveri. Gli Inglesi hanno capito e hanno votato.
Francesco Liparulo - Venezia

Uno Stato più umano e solidale

La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle Istituzioni locali e nazionali, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e nella condivisione della “vita buona” per tutti.

La cittadinanza rivendica il suo ruolo di democrazia partecipata

LA RIVOLUZIONE NON VIOLENTA È GIÀ IN ATTO
La rivoluzione non violenta di Beppe Grillo è simile a quella di Gandhi. L'eroe indiano lottava contro l'impero di Sua Maestà Britannica e con la "marcia del sale" sensibilizzò tutta la nazione a liberarsi dal colonialismo.

Oggi c'è Beppe Grillo, il "buon comico" che con la sua rivoluzione vuole spazzare via il colonialismo delle patologie politiche, cioè la partitocrazia, la corruzione e lo sperpero del denaro pubblico.
Non basta aspettare i prossimi "spot propagandistici " di Renzi, ma occorre essere protesi per una reale attuazione sul territorio della rivoluzione non violenta di Beppe Grillo che mira a scardinare la vecchia politica degli interessi dei "poteri forti" e ripristinare la democrazia partecipativa, prevista dalla Costituzione vigente, ritenuta indispensabile per riportare ogni cittadino, uomo o donna, ad essere protagonista di un impegno fattivo trainante per tutti gli Italiani.

Perchè Brexit?

CONFRONTO NELL'AGONE POLITICO EUROPEO
TRA SOLUZIONI LIBERALI E ASPIRAZIONI DEMOCRATICHE

I neoliberali contemporanei sostengono che nelle liberal democrazie occorre ricostruire le identità collettive per sottrarre l'individuo all'isolamento.

Qual è il problema?
La vita sociale è frammentata e questo con la concezione liberale dell'etica utilitaristica, che si incentra sull'autodeterminazione dell'individuo, manifesta uno schema antipolitico.

La società civile è vista solo come luogo dei bisogni degli egoismi che si contrappongono alle Istituzioni politiche (il palazzo). Questo porta a una emarginazione dei caratteri essenziali del pubblico.

I pensatori classici avevano considerato la comunità politica come "comunicazione nella buona vita", cioè scambio e comunicazione tra diverse famiglie ed etnie in vista di una vita sociale dotata di beni e virtù.
La comunicazione nel ben vivere rende esplicito che la coscienza umana è di per sé politica, dialogica e quindi le coscienze sono sempre destinate l'una all'altra e mai esclusivamente destinate solo a se stesse.

Le posizioni del pensiero pubblico neoliberale attualmente oscillano tra un polo dove l'interesse è trovare regole pubbliche e un polo che fa perno sul postulato di autonomia, cioè l'uomo è libero, il suo valore consiste nell'obbedire a se stesso, alla legge che gli è stata data, cioè autodeterminazione come autonomia.

Questa concezione offusca la nozione di alterità e porta al neutralismo assoluto. Si tratta per il liberale radicale di libera concorrenza e libero mercato delle concezioni del bene e del male. Questo è equivoco perché equipara beni economici e concezioni di vita.

L'idea civica repubblicana rispetto alla soluzione liberale attuale è più esigente in quanto richiede che i cittadini sviluppino disposizioni e scelte orientate verso il bene comune piuttosto che centrate sul self-interest, cioè siano capaci di vivere legami morali, umani e spirituali con altri.

Se la libertà di coscienza dovesse comportare una completa traduzione nell'azione e nei comportamenti, qualsiasi legislazione verrebbe travolta e ci sarebbe l'arbitrio.

Questione fondamentale della nostra epoca è soprattutto il tema dell'inclusione/esclusione civile.
Le società liberal democratiche falliscono se non riusciranno a includere quelli che sono esclusi dalla creazione della ricchezza, cioè entreranno in crisi le società se non pongono rimedio al senso di estraneità e di anomia delle persone. 
La preminenza conferita al singolo con la scissione dei legami sociali muta la democrazia che per l'americano Abraham Lincoln è "il governo del popolo, da parte del popolo e per il popolo".

Lo Stato ha le sue radici nella società politica, cioè è strumento del corpo politico. 
Nella società democratica c’è idea di socialità ascendente, lo Stato emerge come auto-organizzazione della società. 
Il fenomeno dello Stato è espressione al servizio di persone, cioè è parte della società politica e deve curarsi del bene pubblico, inteso come sicurezza, istruzione e universalità della legge.
Francesco Liparulo - Venezia

Una rivoluzione non violenta per le patologie politiche

SCARDINARE LA POLITICA DEGLI INTERESSI
La rivoluzione non violenta di Beppe Grillo è simile a quella di Gandhi. L'eroe indiano lottava contro l'impero di Sua Maestà Britannica e con la "marcia del sale" sensibilizzò tutta la nazione a liberarsi dal colonialismo.
Oggi c'è Beppe Grillo, il "buon comico" che con la sua rivoluzione vuole spazzare via il colonialismo delle patologie politiche, cioè la partitocrazia, la corruzione e lo sperpero del denaro pubblico.
Non basta aspettare i prossimi "spot propagandistici " di Renzi, ma occorre essere protesi per una reale attuazione sul territorio della rivoluzione non violenta di Beppe Grillo che mira a scardinare la vecchia politica degli interessi dei "poteri forti" e ripristinare la democrazia partecipativa, prevista dalla Costituzione vigente, ritenuta indispensabile per riportare ogni cittadino, uomo o donna, ad essere protagonista di un impegno fattivo trainante per tutti gli Italiani.

Il seme della non violenza nell'azione politica

SCELTA DI UOMINI E DONNE
PER IL "BUON GOVERNO"

L'uomo non violento è colui che cerca di dare un senso alla sua esistenza che è aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. È possibile proporre una pratica politica in una società che si presenta violenta?

Il fine del corpo politico è moralmente buono perché deve migliorare le condizioni della vita umana, cioè procurare il bene comune dei cittadini per cui i mezzi che impiega devono essere proporzionati e appropriati al fine. 

L'attività politica non deve essere fondata sull'avidità, la gelosia, l'egoismo, l'orgoglio e l'astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita dei cittadini. In tale processo di razionalizzazione i mezzi devono essere necessariamente morali perché il fine politico è la giustizia e la libertà. 

La forza della società politica presuppone la giustizia perché si avvale delle energie umane in quanto energie di uomini liberi che sanno esprimersi in modo civile.

Chi è che calpesta i nostri diritti? E' un uomo che si sbaglia. Il nostro avversario è semplicemente un uomo che si sbaglia, come anch'io posso sbagliarmi. Questa constatazione della comune umanità mi porta a comprendere il mio avversario e a non odiarlo. 

La non violenza è soluzione di conflitti perché mira a instaurare rapporti di comprensione reciproca.

Quando l'avversario non intende ragionare, la pazienza, la costanza e la speranza sono mezzi che col tempo daranno i frutti, perché lo spirito di giustizia, nascosto in ogni uomo emergerà e farà sentire la sua forza. Il rovesciamento dell'avversario, cioè il trionfo della giustizia e della verità, costituisce il fine della non violenza che trasforma l'ingiusto in giusto.

La non violenza non è semplice sopportazione, ma è provocazione che scuote l'avversario. Il frutto del seme della non violenza non dipende dal "destino", ma dalla nostra convinzione che l'avversario è un essere umano come noi.

Una politica di non violenza è possibile e può dare i suoi frutti.
Francesco Liparulo - Venezia

sabato 25 giugno 2016

L’evento Brexit è chiaro per il Movimento 5 Stelle

CONTRO L’EUROPA DELLA FINANZA 
SÌ  DEI  CITTADINI   E  DEI   POPOLI


La dott.ssa Elena La Rocca, capogruppo del Movimento 5 Stelle nel Consiglio comunale di Venezia, ha evidenziato quanto si evince dal blog di Beppe Grillo: “Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all’Unione Europea non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa “Unione” è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’UE dall’interno”.


“Per troppo tempo si è equivocato - ha ribadito La Rocca - dicendo che il Movimento fosse contro l’Europa.
Non è così. Siamo contro l’Europa della finanza e a favore di un’Europa dei cittadini e dei popoli.


Siamo a favore di un’Europa democratica, cosa che attualmente non è.
Siamo a favore di un’Europa che si prenda cura dei suoi cittadini, non che li massacri con l’austerity per far arricchire il sistema bancario e finanziario.
Sosteniamo il referendum sull’appartenenza all’Europa perché siamo per la libera espressione e per la partecipazione politica delle persone. Perché la politica deve costruire il benessere dei cittadini tutti e non delle sole élite.
Tutto qui. E scrive male chi sostiene che il Movimento ha cambiato idea sul tema, perché la posizione è sempre stata la stessa”.

Qual è la soluzione?

Occorrono nuove politiche per governare la globalizzazione e permettere alle imprese italiane di affermarsi in Europa e competere nel mondo.
Il lavoro di cittadini competenti e motivati nel Parlamento europeo è indispensabile per formare uno schieramento idoneo ad avere peso nelle decisioni delle maggioranze parlamentari, cioè per far approvare leggi europee idonee a far uscire l'Italia dalla crisi economica, finanziaria e sociale che soffoca le famiglie, privandole del sostentamento necessario per una vita dignitosa, e non fornisce posti di lavoro per le nuove generazioni.

C'è l'esigenza per la società civile di un'Europa che “riconosca e sostenga” il nostro Paese con provvedimenti e leggi che possano agevolare lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo.
Si tratta di difendere per la nostra “società attenta ed esigente” i “valori forti” del popolo italiano che sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani e all’ingiustizia sociale che permette a pochi di vivere nell’abbondanza e a molti di indebitarsi per fronteggiare la “perfida crisi”.
Occorrono leggi europee per far fronte alla globalizzazione e consentire al nostro Paese di generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.

Lo Stato italiano deve essere sostenuto dalle Istituzioni decisionali europee per provvedere a migliorare le infrastrutture del nostro Paese, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato globale, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito dell'Eurozona e nel mondo globalizzato.
Si tratta di contrastare in Europa la politica degli interessi che non tengono conto dei i valori del popolo italiano.
La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustizie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni.
Francesco Liparulo - Venezia 

venerdì 24 giugno 2016

L’Italia è Paese fondatore dell’Unione Europea


L’USCITA DEL REGNO UNITO 
MONITO PER I GOVERNANTI
“La Gran Bretagna - ha detto Luigi Di Maio - è fuori dall'Unione Europea e Cameron si è dimesso. Lo hanno deciso i cittadini britannici con il referendum. L'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'UE, ma ha un Governo troppo debole per poter negoziare uno "Statuto Speciale" a tutela delle sue eccellenze. Renzi continua a propagandare sui media le necessità del Paese e poi, a Bruxelles dimentica tutto. Fa orecchie da mercante rimbalzando tra una lobby e l'altra, incapace di prese di posizione reali. Anche qui, è inutile citare gli esempi dell’olio tunisino, delle arance marocchine e del TTIP, solo per fare qualche esempio”.

Qual è il problema?

IL PARLAMENTO EUROPEO È DOVE SI DECIDE PER L’ITALIA.


Occorrono nuove politiche per governare la globalizzazione e permettere alle imprese italiane di affermarsi in Europa e competere nel mondo.
La scelta di cittadini competenti e motivati da inviare al Parlamento europeo è indispensabile per formare uno schieramento idoneo ad avere peso nelle decisioni delle maggioranze parlamentari, cioè per far approvare leggi europee idonee a far uscire l'Italia dalla crisi economica, finanziaria e sociale che soffoca le famiglie, privandole del sostentamento necessario per una vita dignitosa, e non fornisce posti di lavoro per le nuove generazioni.

C'è l'esigenza per la società civile di un'Europa che “riconosca e sostenga” il nostro Paese con provvedimenti e leggi che possano agevolare lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo.

Si tratta di difendere per la nostra “società attenta ed esigente” i “valori forti” del popolo italiano che sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani e all’ingiustizia sociale che permette a pochi di vivere nell’abbondanza e a molti di indebitarsi per fronteggiare la “perfida crisi”.


Occorrono leggi europee per far fronte alla globalizzazione e consentire al nostro Paese di generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.


L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.

Spetta al Parlamento Europeo mediare tra le necessità funzionali del mercato internazionale e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del Parlamento europeo. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.

Lo Stato italiano deve essere sostenuto dalle Istituzioni decisionali europee per provvedere a migliorare le infrastrutture del nostro Paese, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato globale, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito dell'Eurozona e nel mondo globalizzato.


Si tratta di contrastare in Europa la politica degli interessi che non tengono conto dei i valori del popolo italiano.


I valori del nostro Paese tra cui in primo luogo quello della persona e del lavoro devono essere difesi per conservare la nostra identità.


La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustizie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni.

Soltanto le Istituzioni del Parlamento europeo possono aiutare lo Stato italiano per compendiare l'azione degli investitori mondiali in modo da attrarre i capitali con una giusta ed equa regolamentazione finanziaria e commerciale in ambito europeo e mondiale per promuovere occupazione e progresso per tutta la cittadinanza europea, cioè attuare un'economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.

Occorrer costituire nel Parlamento europeo uno schieramento compatto i cui componenti sanno per opporsi agli egoismi e agli interessi dei gruppi capitalistici e finanziari, cioè sanno valorizzare le singole nazioni europee con la promozione di leggi europee che possano facilitare la produzione e la commercializzazione dei prodotti europei nel mercato mondiale.
Francesco Liparulo - Venezia 

giovedì 23 giugno 2016

Il governo “renziano” ha promosso la modifica della Costituzione

CA’ FOSCARI  PROMUOVE  UN  CONFRONTO  TRA  ESPERTI 
INFORMARE I CITTADINI PER IL REFERENDUM ABROGATIVO

“Dibattito all’inglese con 2 posizioni - afferma Michele Bugliesi, rettore dell’Università “Ca’ Foscari” Venezia - per un confronto di opinioni informate e giustificate”, tenutosi il 22 giugno all’Auditorium Santa Margherita, per permettere alla cittadinanza di esprimere la propria decisione nel Referendum che si terrà ad ottobre.
Il Referendum costituzionale che andremo a votare questo ottobre è un referendum confermativo, e questo significa che non ci sarà quorum: non c’è bisogno di una soglia minima di votanti. A vincere il referendum sarà semplicemente l’opzione più votata tra “sì” e “no” alla conferma della legge per la riforma costituzionale che abolisce il Senato elettivo e riforma il Titolo V della Costituzione.
“Nella eventualità della conferma referendaria del “si” - sostiene Marco Mancini, docente di Istituzioni di Diritto pubblico Università Ca’ Foscari Venezia - ci sarà il superamento del bicameralismo egualitario paritario delle 2 Camere, cioè avremo un bicameralismo differenziato con camere che hanno funzioni e ruoli diversi”.

Dalla riforma del Titolo V della Costituzione è scaturita la “legge elettorale italiana del 2015, denominata ufficialmente legge 6 maggio 2015, n. 52 e comunemente nota come Italicum.
La legge prevede un sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria, con premio di maggioranza, soglia di sbarramento e 100 collegi plurinominali con capilista "bloccati". Essa disciplina l'elezione della sola Camera dei Deputati a decorrere dal 1o luglio 2016 e prevede:


• premio di maggioranza di 340 seggi (54%) alla lista (non più alla coalizione) in grado di raggiungere il 40% dei voti (non più il 37) al primo turno;
• ballottaggio tra le due liste più votate se nessuna dovesse raggiungere la soglia del 40%, senza possibilità di apparentamento tra liste. Il vincitore ottiene 340 seggi (non più 321);

  • soglia di sbarramento unica al 3% su base nazionale per tutti i partiti, non essendo più previste le coalizioni;
  • suddivisione del territorio nazionale in 100 collegi plurinominali;
  • designazione di un capolista "bloccato" in ogni collegio da parte di ciascun partito, con possibilità
    per i capilista di candidarsi in massimo 10 collegi;
  • possibilità per gli elettori di esprimere sulla scheda elettorale due preferenze "di
    genere" (obbligatoriamente l'una di sesso diverso dall'altra, pena la nullità della seconda
    preferenza) da scegliere tra le liste di candidati presentate;
  • per favorire l'alternanza di genere, l'obbligo di designare capilista dello stesso sesso per non più
    del 60% dei collegi nella stessa circoscrizione (regione) e di compilare le liste seguendo l'alternanza uomo-donna”.
Il dibattito è moderato da Alessandro Russello, direttore Corriere del Veneto.
Il 1° Tema affrontato è il “superamento del bicameralismo paritario”.
Per Carlo Fusaro, docente di Diritto elettorale e parlamentare Università degli Studi di Firenze, espressione della ragione del “si”, si tratta di “diversificare la rappresentanza di una (Senato) delle due Camere, cioè portare al centro istituzionale politico una nuova rappresentanza dei territori costituita da 95 membri di cui 21 sono sindaci di città e 74 sono consiglieri regionali”.
Nadia Urbinati, docente di Teoria Politica Columbia University, per la ragione del “no”, afferma: “Questa riforma della Costituzione ci propone un bicameralismo pasticciato, un Senato con elezione indiretta di 95 elementi. 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica e gli altri sono rappresentanti dei territori, non sono nominati da noi. Occorre fare qualcosa di non pasticciato e tornare a dar voce ai cittadini. Non è vero che muta solo la 2^ parte della Costituzione, ma muta anche la 1^ parte”.
Marcello Degni, docente di Economia Scuola Nazionale di Pubblica Amministrazione, fautore per la ragione del “si”, dice: “Siccome devo fare il ruolo dell’economista, il primo elemento che noto è che questo sistema riduce incertezza, favorisce governo di legislatura, favorisce la certezza. Il nuovo senato esprime l’autonomia dei territori, è espressione degli interessi dei territori, può fare moltissimo, è organo di garanzia permanente che non viene mai eletto. Ogni volta che un sindaco va via è sostituito dal nuovo sindaco eletto”.

Per Andrea Pertici, docente di Diritto Costituzionale Università degli Studi di Pisa, per la ragione del “no”, dire superamento del bicameralismo e dire che uno degli aspetti indica necessità di superare il bicameralismo paritario, non significa nulla.
Come viene strutturato questo nuovo Parlamento? La Camera dei deputati non viene ridotta di una unità e i Senato è di 95 elementi con 5 nominati dal Presidente della Repubblica. Questa revisione fu lanciata dal segretario del Partito Democratico ad una assemblea di ConfindustrIa il 3 febbraio 2014, non tramite richiesta elettorale o richiesta popolare. Questo è il nocciolo della riforma. Il resto adattato. Si toglie ai cittadini la elezione diretta e la si offre ai Consiglieri regionali che eleggeranno loro stessi, 73 - 74 consiglieri regionali rappresentanti istituzionali e poi 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica che non rappresentano più nessuno”.

Carlo Fusaro dice: “Quello che si vuole è la rappresentanza istituzionale territoriale; si vuole un ruolo diverso per una delle due Camere. Il processo legislativo è semplificato. Tutte le leggi sono approvate dalla Camera dei deputati con data certa e procedimento legislativo molto trasparente”.
“È sbilanciamento - sostiene Nadia Urbinati - verso il Potere Esecutivo. Perché I senatori futuri, pur non avendo funzione legislativa, hanno l’immunità? Con la riforma il Potere legislativo è in posizione di grado inferiore rispetto al Potere Esecutivo. Se si vuole dare il potere legislativo all’Esecutivo è bilanciamento deformato per preminenza dell’Esecutivo, cioè della Maggioranza. Si premia la minoranza come se fosse maggioranza”.
Marcello Degni afferma: “Viene limitata profondamente la decretazione d’urgenza. Si prevede che il governo possa chiedere alla Camera di deliberare entro 70 giorni leggi attinenti al suo programma. Il governo che esce vincente dall’elezione ha il dovere di far approvare al Parlamento il programma”.
“Il superamento del bicameralismo paritario - afferma Andrea Pertici - era un’opportunità, tutti siamo favorevoli, però come? Il bilanciamento che si vuole introdurre è un “bilanciamento italicus”. Infatti il Senato non ha nulla a che vedere con il Bundestag tedesco (Dieta federale, parlamento federale tedesco costituito da 630 parlamentari)”.
Nella Repubblica Federale di Germania ogni elettore ha a disposizione due voti: con il primo voto sceglie un candidato della propria circoscrizione (sistema maggioritario), con il secondo voto sceglie un partito e con ciò decide sull'assegnazione dei seggi parlamentari ai singoli partiti (sistema proporzionale).

Il sistema legislativo tedesco prevede la presenza, oltre al Bundestag, anche del Bundesrat, il Consiglio federale per quanto riguarda le leggi federali.
Il Bundestag ha quattro funzioni principali:
1 È l'organo decisivo per la formazione del governo.


2 È il fulcro del procedimento legislativo.
3 È l'organo di controllo del governo e della politica governativa. 4 È l'organo di rappresentanza di tutto il popolo.

Per Carlo Fusaro con la riforma “si instaura un rapporto di fiducia tra Parlamento e governo, cioè non decide il governo. Quello che conta è l’iniziativa governativa”.
Nadia Urbinati sostiene che “la legge della riforma costituzionale e la legge elettorale devono essere valutate insieme. Sproporzionata la maggioranza che fa le leggi”.

“Il sistema maggioritario - sostiene Marcello Degni - è un sistema introdotto nel 1996 (Mattarellum). Non è vero che il sistema che si propone è quello che riduce i contrappesi. Non c’è lo stesso meccanismo di Regione e Comune. È Sistema Maggioritario con forti contrappesi. La maggiorazione è 55 %. La Magistratura non è toccata, resta parte autonoma, libero contrappeso indipendente”.
Andrea Pertici dice che “il sistema garanzie implica visione complessiva, è problema di democrazia. Con la riforma costituzionale il Parlamento è indebolito, è occasione perduta che si poteva cogliere con il bicameralismo. Poteva esserci più controllo. Non ci sono regole giuridiche efficaci per le iniziative popolari”.
Per il tema del Rapporto tra Stato e Regione, Carlo Fusaro afferma che l’immunità parlamentare del senatore è quella dall’arresto. Lo Stato ha limitato le competenze delle Regioni per ciò che può essere disciplinato per tutto il Paese”.
Nadia Urbinati chiarisce che “non c’è un sistema federale in Italia simile a quello della Germania. Il paragone è inappropriato. Le modifiche, fatte al Titolo V della Costituzione, sono state fatte su tensione federalista tra il 1999 e il 2000 con forte presenza della Lega. La riforma viene stravolta con il “si” o il “no” in quanto molti dei 47 articoli potrebbero essere accettati. Alcuni sono validi, altri no”.
Marcello Degni ritiene che alle Regioni vengono date “funzioni importanti” come quella del Turismo.
“La riforma del Titolo V - sostiene Andrea Pertici - è proprio la conferma che non basta 1 obiettivo. Bisogna che la Revisione della Costituzione sia scritta bene altrimenti nasce contenzioso tra Regione e Stato per l’elenco delle materie di competenza. La conflittualità viene dal fatto che c’è un elenco. Lo stato dice: “Questo è mio” e la Regione dice “Questo è mio”. La presenza di clausole di supremazia porta perplessità”.
“Manca riferimento al cittadino - ribadisce Nadia Urbinati - in quanto ci sono tante persone nominate (Città metropolitane), non c’è momento elettorale. Aumenta il settore tecnico burocratico e aumenta attività amministrativa rispetto al cittadino”.
Marcello Degni afferma che nella riforma della Costituzione si parla di “aggregazione anche per le Regioni. Il Nord Est è configurazione forte, la città metropolitana costituita da Padova e Venezia potrebbe essere interessante”.
“Dagli anni ’80 i governi - dice Andrea Pertici alle 19.35 - continuano a dire che “bisogna rafforzare il governo”; a forza di dirlo, si sono dimenticati del cittadino che va sempre meno a votare. Mi preoccupo della partecipazione del cittadino all’indirizzo politico. I partiti sono morti per attività. Un potere più orizzontale. La politica deve essere ciò che è fatto da tutti i cittadini. La politica deve venire dal popolo, dai cittadini”.
“Il dibattito - afferma Michele Bugliesi alle 19.39 - è stato gestito da Ca’ Foscari con un confronto di opinioni informate e giustificate per farsi una determinata opinione”.
Francesco Liparulo - Venezia