giovedì 8 settembre 2016

Sintesi di tradizione popolare e tradizione liberale

UNA POLITICA SOCIALE E PER IL LAVORO 
È SFIDA PER VINCERE LA "PERFIDA CRISI"


È possibile attuare in Italia una sintesi della tradizione popolare e della migliore tradizione liberale per vincere la “perfida crisi” che ha permesso alla povertà di dilagare nel Paese lasciando nella disperazione famiglie e imprenditori privati di ogni sussidiarietà da parte di una classe politica avvezza a legiferare soltanto per gli interessi di poche persone e per le lobby che guardano solo al profitto senza curarsi del del Bene comune dei cittadini?

La sfida culturale sarà quella di considerare, nel contesto odierno della realtà socio politico italiana le tradizioni liberali europee dall'inglese John Locke, fautore della libertà individuale e politica, al francese Alexis de Tocqueville, famoso per la sua "Democrazia in America", al francese Montesquieu, fautore della separazione dei poteri, all'italiano Antonio Rosmini, esponente di spicco del pensiero cattolico che si preoccupa del problema della società e del benessere della società, alle concezioni del popolarismo di Luigi Sturzo e di Alcide De Gasperi.

Il principale contributo di Locke al liberalismo consiste nell'asserto che la società civile esige un'ampia diffusione della proprietà privata e nell'avversione all'assolutismo che non garantisce la libertà dei cittadini. Per Locke il rispetto e la garanzia dei diritti naturali (vita, libertà, proprietà privata) erano metodo di valutazione della giustizia e legittimità dei poteri. La sua posizione è contro il dispotismo e l'assolutismo dei governanti che no davano alcuna garanzia al cittadino.

Il liberale francese Montesquieu auspicava la suddivisione dei poteri. 

Oggi si assiste a intreccio tra sfera economica, mediale e politica
L'emblema della condizione economico - politica di oggi è quella di Stati deboli, mercati forti e finanza fortissima. Gli Stati rimarranno deboli per cui occorrono nuove forme di azione politica capaci di bilanciare il potere dei mercati entro gli spazi globalizzati. 
La globalizzazione dell'economia rende necessaria e urgente la globalizzazione della politica dove siano adeguatamente rappresentativi i popoli più poveri e svantaggiati.

Per Antonio Rosmini, liberalismo è sistema giuridico di garanzie per ogni individuo. Il centro della politica è la persona umana. Si tratta della rivalutazione della persona nel contesto dell'Ottocento in cui era ritenuto importante la collettività.

Il pensatore di Rovereto esalta la famiglia perché aiuta il percorso della personalizzazione. La famiglia contribuisce non solo a delineare cittadini disciplinati, educati e creativi sul lavoro ma arricchisce il corredo etico della "civile società". 

Il disordine della modernità è aver destabilizzato tutto ciò che è intermedio tra persona e Stato, cioè il disordine è dovuto all'annientamento della sottile articolazione tra Stato e persona. La famiglia è comunità spontanea tra Stato e persona. L'idea è che la persona è debole per essere a contatto con realtà burocratizzata per cui ci vuole un cammino, un'apertura graduale e questo è la famiglia che può realizzare questo cammino. 

La famiglia è rivalutata perché le persone devono vivere esperienze in famiglia per poi allargarsi allo Stato. All'interno di società politica c'è "la civil società", le "comunità" intermedie che costituiscono la spina dorsale della società politica, intese come necessità della realtà intermedia.


Lo Stato deve avere limiti determinati, deve essere di appoggio per i cittadini e rispondere alla sua funzione che è quella di luogo di dialettica viva e di momento organizzativo che dà corpo alle diverse istanze dei cittadini. Lo Stato non deve costituire limite. Non è lo Stato che decide se non come orientamento verso maggiore equità, cioè evitare lo statalismo e l'idea di azione coercitiva dello Stato in economia che si tramuta in economicismo.

Per il cattolico liberale di Rovereto, Il politico deve ascoltare la società, sentire le vibrazioni più nascoste, cioè deve avere la capacità di sentire (auscultare) ciò che si muove nel sottosuolo della società e poi mostrare la compatibilità e la contraddittorietà tra le richieste. È tentativo di far capire quali sono le compatibilità presenti nella società, cioè vedere realisticamente cosa può dare la società e quindi regole nel fare richieste. È concezione lontana dal demagogo che dice: "Chiedete tutto che io vi prometto tutto".

Nella società politica sono ancora presenti le “male bestie” indicate da Luigi Sturzo, cioè lo statalismo che è contro la libertà, la partitocrazia che è contro l’uguaglianza, l’abuso del denaro pubblico che è contro la giustizia. La morale non può essere ignorata dagli amministratori pubblici, cioè l’etica deve stare dentro la politica, perché l’etica sociale è l’anima della politica che permette al popolo di respirare una “vita buona”.

Alcide De Gasperi, primo Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana viene oggi considerato come uno dei Padri della Repubblica e, insieme al francese Robert Schuman, al tedesco Konrad Adenauer e all'italiano Altiero Spinelli, uno dei fondatori dell'Unione europea.

L'idea liberale originaria di individuo non è non è più separabile dalla concezione cristiana di persona, cioè le intuizioni centrali del liberalismo delle origini, riassumibili nel senso spiccato dell'attività e dell'iniziativa dell'individuo, in un'idea moderata della libertà sotto la legge e la distinzione dei poteri, richiedono una sintesi più alta, un superamento nella società denominata liberal democratica. 

La concezione liberale di libertà dal governo deve unirsi alla concezione repubblicana democratica che assegna importanza alle virtù civiche, all'idea di autogoverno e di partecipazione alle formazioni sociali. 
Nel repubblicanesimo civico la libertà è intesa come capacità e responsabilità di autogoverno.

Il tema principale con cui oggi il pensiero neoliberale si incontra e si scontra è il pluralismo morale. 

I neoliberali contemporanei sostengono che nelle liberal democrazie occorre ricostruire le identità collettive per sottrarre l'individuo all'isolamento. La vita sociale è frammentata e questo con la concezione liberale dell'etica utilitaristica che si incentra sull'autodeterminazione dell'individuo manifesta uno schema antipolitico. 
La società civile è vista solo come luogo dei bisogni degli egoismi che si contrappongono alle Istituzioni politiche (il palazzo). Questo porta a una emarginazione dei caratteri essenziali del pubblico.

L'idea civica repubblicana rispetto alla soluzione liberale attuale è più esigente in quanto richiede che i cittadini sviluppino disposizioni e scelte orientate verso il bene comune piuttosto che centrate sul self-interest, cioè siano capaci di vivere legami morali, umani e spirituali con altri. Se la libertà di coscienza dovesse comportare una completa traduzione nell'azione e nei comportamenti, qualsiasi legislazione verrebbe travolta e ci sarebbe l'arbitrio.

Questione fondamentale della nostra epoca è soprattutto il tema dell'inclusione/esclusione civile.

La riduzione del bene comune alla cerchia della preferenza privata lascia scoperto l'ambito pubblico dove le questioni del bene riguardano quello del giusto. La mentalità in cui il bene comune è inteso come mezzo per scopi individuali sbocca nella scelta di contribuire il meno possibile o nulla affatto ai costi della convivenza sociale. Per il cattolico liberale il bene comune è visto come "l'insieme delle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi come ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente".

Il pensiero politico odierno colloca la piazza pubblica sotto la regia di regole e procedure imparziali rinviando nel privato le concezioni del bene.

Occorre superare i punti deboli del liberalismo in una sintesi più alta, cioè più rispondente al contesto attuale dell'Europa, nel senso di guardare oltre le concezioni della società che oggi sono chiamate social democratiche. 

Lo Stato sarà "veramente liberale" quando non si limiterà a garantire formalmente la libertà di scelta ma quando intervenendo attivamente provvederà a garantire a tutti la reale possibilità della loro libertà.

Le tradizioni culturali del popolo italiano sono a favore della società in cui sono avvertiti come problemi nodali quelli della giustizia sociale, del bene comune, dell'amicizia civica e dell'interazione tra cittadini e tra cittadini e politici, cioè la comunicazione nel vivere bene.

Si tratta di svolgere un'azione dinamica per riscattare le forme di vita quotidiana con l'apertura del singolo cittadino all'altro, cioè all'apertura di un mondo inter soggettivo, formando una coscienza collettiva e sociale identificando i bisogni reali con i desideri umani. 

Al primo posto c'è la famiglia quale società naturale, luogo dello sviluppo della persona e dell'incontro con l'altro dove amore significa dare e ricevere e non vedere la famiglia solo come aspetto economico. La società civile deve essere intesa come "dialogo e comunicazione della vita buona".

Si tratta per la società politica di sviluppare le condizioni d'ambiente che possano permettere alla cittadinanza un grado di vita materiale, intellettuale e morale che ogni persona vi si trovi aiutata positivamente nel raggiungimento della propria vita di persona e della propria libertà spirituale, contro ogni forma di individualismo o di autoritarismo, contro ogni forma di ingiustizia sociale. Si auspica uno stato sociale di giustizia, d'amicizia civica e di prosperità che rende possibile a ogni uomo o donna il compimento del suo destino, cioè una società dove si riconosce il diritto di tutti i cittadini all'esistenza, al lavoro, all'accrescimento della vita di persona.

Francesco Liparulo - Venezia

galeaveneta.blogspot.com

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