domenica 18 settembre 2016

La questione della vita umana

L'INQUIETUDINE DELLO SPIRITO UMANO
DI FRONTE ALL'EUTANASIA DI UN BIMBO

 La questione della vita e della sua difesa appartiene ad ogni coscienza umana. Si tratta di un valore universale che ogni essere umano può cogliere alla luce della ragione. Il rispetto del diritto alla vita di ogni persona innocente è uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile perché su di esso si fondano e si sviluppano tutti gli altri diritti inalienabili dell’essere umano. 

Non può avere una base solida la società che prima afferma come valori la dignità della persona, la giustizia e la pace e poi si contraddice con le leggi che violano l’inizio della vita delle persone, cioè negano il diritto all’esistenza dell'essere vivente racchiuso nel grembo materno.

Coloro che hanno autorità di decisione nelle democrazie pluraliste sono incoraggiati a compiere scelte per la promozione del diritto alla vita, dal concepimento alla morte. Questo diritto richiede di essere difeso, promosso e sostenuto con leggi, basate sul principio della sussidiarietà, per la famiglia e la maternità.

Alcuni politici si appellano alla “laicità dello Stato” e i difensori dei valori della persona umana si schierano contro il laicismo di coloro che dimenticano che l’essere umano è dotato di ragione e di libertà, cioè aspira al bene comune di tutta la società che è bene materiale e spirituale di ogni cittadino.

La difesa della laicità dello Stato, cioè la difesa della distinzione tra Chiesa e Stato, porta allo scontro sociale del fronte laicista e dello schieramento anti laicista che chiede il rispetto dei valori del popolo italiano. Si tratta dello scontro tra l’attuale sistema Stato – mercato e la persona umana che vede calpestata la sua stessa libertà di crescita e di autonomia.

I principi fondamentali della società civile (dignità della persona – bene comune - solidarietà – sussidiarietà) vengono disconosciuti dalle maggioranze governative che, dominate da una concezione individualistica della politica, non tengono conto del valore sociale della famiglia.

La dissoluzione dei legami sociali, causata dallo schema di democrazia centrato solo sull’individuo, e la globalizzazione economica, che rende lo Stato fragile e il mercato forte, hanno determinato una contraddizione tra crescita economica e coesione sociale.

Lo Stato ha necessità di creare coesione nella società, di sostenere il multiculturalismo con regole condivise, di far fronte alle richieste delle singole regioni e alle loro aspettative di benessere, di applicare la democrazia nel suo rapporto con l’uomo, la scienza e soprattutto la vita. Tutto questo porta a una richiesta di orientare diversamente le basi etiche della comunità civile, cioè di risolvere i nuovi problemi della scienza e del diritto pubblico. Si tratta di sciogliere i nodi della bioetica, della scuola pubblica e privata, della famiglia e soprattutto dell’identità.

Il problema che emerge è il riconoscimento pubblico della propria identità culturale, etnica, di genere, di religione, di cittadinanza. L’idea di un’etica sociale che vada bene per tutti, cioè quella della neutralità e della tolleranza, non è in grado di creare una vera cooperazione in una società multiculturale.

Si fa sempre più pressante e insistente la domanda che lo Stato garantisca la continuità spirituale degli Italiani, cioè la salvaguardia della loro identità. Si tratta di rispettare i valori di socializzazione, di educazione e di formazione alle virtù civili che hanno sempre contraddistinto il nostro popolo.
Francesco Liparulo - Venezia

galeaveneta.blogspot.com

0 commenti: