MALVERSAZIONI E CORRUZIONE
RADICE DI INGIUSTIZIE SOCIALI
I cittadini non hanno più potere perché i loro rappresentanti politici vengono scelti dalle segreterie dei partiti. Le liste elettorali sono bloccate e i candidati disposti secondo un ordine non modificabile dagli elettori, costretti a votare il simbolo del loro partito senza poter scegliere la persona più idonea a rappresentare le esigenze del territorio.
I prescelti non rappresentano gli interessi delle popolazioni locali. Un cittadino veneziano è stato invitato a votare per un politico dell’Umbria o della Toscana.
La politica degli interessi ha dimenticato i valori del popolo italiano.
I partiti non sono strutturati dal basso e non sono radicati sul territorio; questo denota mancanza di democrazia. Si auspica la reintroduzione della preferenza nella scheda elettorale. Le liste elettorali fatte a Roma non permettono di risolvere i gravi problemi della crisi economico – finanziaria che crea disoccupazione e toglie il reddito alle famiglie italiane.
Nelle associazione e nelle piazze si grida che il popolo non è più disponibile a votare per uomini e donne calati dall’alto.
Per il Centro Studi Investimenti Sociali, c’è un disagio sociale fortemente territorializzato.
I rappresentanti politici si esprimono più come opinionisti che come portatori di interessi concreti dei cittadini.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di uomini e donne, di testimoni che mantengano la tensione morale nella società civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di rappresentanti, ispirati dai propri elettori, che ridestino i cittadini al senso del loro compito che è quello di realizzare il benessere sociale per tutti.
“Illegalità, corruzione e malaffare – ha detto Luigi Giampaolino, già presidente della Corte di Conti – sono notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce. Il denaro pubblico va maneggiato con cura, chi lo usa ne deve rendere conto”.
Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia, perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa e i giovani aprirsi alle sfide del modo globalizzato e tramandare i valori dei loro padri: rispetto delle regole immutabili della legge naturale, la consapevolezza storica, l’amore della patria.
Si avverte disagio di fronte al disprezzo pratico della persona umana e della sua dignità.
L’emblema della condizione economica – politica di oggi è costituito dalla presenza di Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Si assiste a un intreccio tra sfera economica, mediale e politica per cui occorrono nuove forme di azione politica capaci di bilanciare il potere dei mercati entro gli spazi della globalizzazione. Il potere del mercato finanziario è transnazionale e influisce sulle decisioni dei governi nazionali.
La globalizzazione dell’economia richiede un governo dell’economia che appare oggi mancare agli occhi di tutti. Nel mercato globale mancano Istituzioni politiche ed economiche efficaci per mettere in atto o far rispettare le regole della convivenza pacifica dei popoli.
Insofferenza e protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale. La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella comunità perché è il perno di giunzione essenziale tra la persona la società e lo Stato. Il suo carattere originario, antecedente allo Stato, richiede la promozione della sua funzione da parte delle Istituzioni.
Preoccupanti sono i dati del Rapporto annuale dell’Istituto di statistica: il 41,9% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni vive ancora in casa con i genitori (nel 1993 era solo del 33,2%). Il 45% della fascia 25-34 anni dichiara di non poter andare via di casa, perché non in grado di mantenersi economicamente, pagare un affitto o accedere a un mutuo per acquistare un’abitazione. Ci sono 2 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non cercano lavoro.
Il premier italiano dovrebbe essere il portavoce in Europa della necessità di un sostegno alla crescita delle economie fragili dei vari Paesi.
Si auspicano meno vincoli sul mercato del lavoro, in campo energetico e sulla ricerca.
Al Paese occorre una legge elettorale che consenta nuove elezioni per eliminare l’evidente scollamento dei cittadini dalla politica e per ridare slancio e capacità innovativa al sistema politico e istituzionale.
Occorre saper rispondere ai bisogni dei meno abbienti e dei malati; riequilibrare aree produttive, abitative e aree verdi fruibili; garantire trasporti senza inquinamento; garantire servizi sostenibili per gas, acqua, energia e raccolta rifiuti.
Francesco Liparulo - Venezia
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