domenica 18 settembre 2016

La vita politica comune

IL  BENE  COMUNE  DEL  POPOLO 
È PROSPETTIVA NON UTILITARISTICA
La società politica esige che vi sia una vita politica comune, cioè ci sia un bene politico comune. Si tratta di porre l'accento sul compito da raggiungere, sugli scopi che dipendono dalla volontà degli elettori, cioè dalla determinazione della loro intelligenza. Occorre far valere la coscienza delle persone e la loro forza morale. Il bene comune, come vita buona per tutti i cittadini, è degno di finalizzare l’azione politica in quanto è prospettiva non utilitaristica. 

Gli elettori sceglieranno coloro che sono disposti a sacrificarsi per difendere il bene politico della società, cioè coloro che hanno come fine del proprio agire il bene pubblico. Si tratta di utilizzare lo Stato per i cittadini, cioè lo Stato deve essere uno strumento a servizio della società civile. 

Le prove del riconoscimento dei fini essenzialmente umani della vita politica e delle sue istanze più profonde sono essenziali per affrontare lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico. 

Il compito primo dello Stato è quello dell’amministrazione della giustizia, perché senza una buona amministrazione della giustizia si può avere anche una fiorente società commerciale però non è una vera società politica. 

Lo Stato, espressione e strumento del corpo politico, deve essere “veramente popolare" , cioè aiutare economicamente, istituzionalmente e legislativamente soprattutto le entità sociali più piccole, iniziando dalla famiglia. 

La famiglia italiana deve affrontare l'attuale crisi economica e dei valori sociali. La crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale

L'attività politica deve basarsi sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’amore, delle energie morali e spirituali. 

L'autorità risiede nel popolo che ne mantiene il diritto e ne dà il diritto a un certo numero di persone, cioè il popolo mantiene il diritto all’autogoverno e attribuisce per cinque anni l’esercizio del diritto a governare ai suoi delegati parlamentari e agli amministratori locali. Il diritto e il dovere di governare viene delegato. 
Si tratta di governo democratico nel senso che è governo del popolo, da parte del popolo e per il popolo, secondo la formula dell’americano Abramo Lincoln. 

Nel momento storico della globalizzazione occorre migliorare l’organizzazione economica mondiale che risulta scompensata con il movimento dei capitali e con l’utilizzazione delle conoscenze tecnologiche. Occorre affrontare i problemi della comunità facendo riferimento al cittadino come persona umana e alla società politica strutturata in grande quantità di società e comunità d’ordine inferiore. 

La Costituzione della Repubblica italiana è elemento fondamentale di convivenza in cui sono elencati diritti e doveri per tutti i cittadini e per i rappresentanti del popolo. Gli articoli elencano i principi strutturanti della società. Si tratta di principi e doveri per la convivenza dei cittadini, per i poteri dello Stato, per le strutture economiche e per le formazioni culturali e sociali. 

Nella democrazia parlamentare, i cittadini eleggono i rappresentanti che sono deputati a decidere sui vari aspetti della vita politica. Essi mantengono il possesso del diritto all’autogoverno che è inalienabile e trasferiscono l’esercizio del diritto ai rappresentanti scelti. 

I candidati al governo della città devono essere in grado di ridestare la tensione morale nella società civile per far esprimere ai cittadini la propria identità con l’impegno di tutti coloro che credono nei seguenti valori: dignità della persona, centralità della famiglia, libertà, responsabilità, uguaglianza, giustizia sociale, legalità, solidarietà e sussidiarietà. 
Si tratta di scegliere cittadini che presentano un programma di idee, realizzabili con la condivisione dell’etica del popolo, per far funzionare in modo corretto l’economia locale e concorrere all’economia di tutto il Paese. 

La politica, l’economia, la sociologia possono realizzare i loro fini attuando ciò che si deve fare oggi per il benessere di tutti. 

L’idea di alcuni partiti di poter gestire la società politica soltanto in base a regole di procedura e di forma, senza tener conto dei valori sostanziali che animano le persone, rappresenta un utopismo che mira a manipolare le coscienze per fini utilitaristici. La cooperazione sociale richiede anche la condivisione dei fini. 

Gli elettori sceglieranno coloro che danno importanza alla libertà di ogni uomo o donna, cioè voteranno coloro che favoriscono la libertà di autonomia delle persone che desiderano la “vita buona”, il bene comune che si riversa indistintamente su ogni persona che vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza. 

Si tratta di far progredire il Paese nel benessere per tutti i cittadini e di proporre una “Patria” nella quale tutti gli Italiani si riconoscono e che tutti amano perché è la casa comune di tutti.

Francesco Liparulo - Venezia

galeaveneta.blogspot.com

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