martedì 5 luglio 2016

Il desiderio del mercante veneziano

LE DONNE SI AFFIDANO AL SANTO DI MYRA PER IL RITORNO DEI LORO UOMINI IN ARMI

“Questa chiesa – risponde sottovoce l’aristocratico cavaliere – appare di piccole dimensioni soltanto ai forestieri. La fede nella intercessione di Nicola si innalza fino al trono della Santa Sapienza che non tiene conto della grandezza delle pietre ma della profondità del sentimento umano che raggiunge l’infinita dimora dell’Eterno. Oggi il tempio sembra modesto ma un giorno diventerà più grande e adornato con affreschi e marmi che rappresenteranno l’attaccamento della città al suo patrono che la protegge nel tempo dalle pestilenze e dagli assalti dei nemici”.
“La vicinanza al palazzo del despota imperiale - sostiene il mercante – dovrebbe indurre il principe a dimostrare la sua magnificenza con un edificio ben decorato e coperto di marmi”.
“Nella nostra città - dice il castellano – i costruttori tengono conto soprattutto della solidità degli edifici per resistere ai terremoti e durare nel tempo. Questa cappella dedicata a San Nicola non è isolata ma è gestita da un ieromonaco della grande chiesa di Santa Sofia, fatta costruire dalla famiglia imperiale dei Cantacuzeni.
La piccola costruzione devozionale è parte integrante dell’edificio religioso, frequentato dalla corte dei Paleologi, che si erge più sopra lungo il sentiero che porta al castello. Il tempio è frequentato dal despota Teodoro che ama intrattenersi con i monaci del vicino convento, sottoposti al patrocinio del Santo Patriarca Giuseppe.
Il metropolita di San Demetrio lascia piena autonomia ai monaci che curano il servizio divino nella chiesa di Santa Sofia e in questo luogo dedicato al santo di Myra.
La chiesa della corte dei Paleologi ha innumerevoli cupole, sorrette da colonne marmoree scolpite, e pareti affrescate che riproducono la Vergine e suo Figlio che tiene in vita tutto il Creato”.
“Vedo l’icona del santo - dice il mercante – che queste donne amano venerare, elevando il loro spirito all’Eterno che dispensa le sue grazie ai devoti che si affidano al loro protettore. Il mio pensiero riporta alla mente i pericoli e le fatiche affrontate per giungere in questo sacro luogo e non posso fare a meno di affidare a San Nicola anche il mio ritorno a Monemvasia.
Le anime devote sperano nel ritorno dei loro uomini, partiti in armi per difendere le frontiere minacciate dai Turchi. Io, mercante veneziano, ho un unico desiderio che è quello di ritornare incolume alla mia famiglia. Sono stato beneficiato fin qui e spero di essere protetto anche nel ritorno”.
“Non basta accendere una candela e sperare nell’aiuto divino - dice il nobile cavaliere - ma occorre anche stimolare la benevolenza del patrono con un obolo, degno di un mercante veneziano, per soccorrere i bisognosi di questa città che diventano sempre più numerosi con gli sbarchi dei predoni e con i guerrieri turchi che premono alle frontiere della Morea”.
“Il mio guadagno - sostiene ser Nicolò – è frutto di fatiche e di prudenza per trasportare la mercanzia. Pirati e ladri attentano alla mia vita per sottrarmi i beni che mi sono stati affidati per i quali ottengo la giusta commissione che permette a me e alla mia famiglia di vivere degnamente. La fede mi sostiene nel viaggio e mi da sicurezza l’aiuto del patrono dei naviganti. Ritengo doveroso dimostrare la mia gratitudine lasciando una congrua offerta per coloro che non hanno il necessario per una vita buona. Il denaro che si dona per un’opera pia rinvigorisce lo spirito di chi sa elargire con generosità e rischiara l’orizzonte della vita per chi ottiene l’aiuto sperato”.
“Il monaco Matteo - dice l’arconte – raccoglie le offerte destinate alle opere di carità dopo il sacro rito mattutino e si intrattiene per elargire il perdono dell’Onnipotente ai peccatori. Prima di deporre le offerte nel grande cesto, occorre riconoscere le proprie manchevolezze e rappacificarci con Colui che ci dona la vita”.
“Il mio spirito è pronto - sussurra il mercante – per una preghiera di ringraziamento e per manifestare la mia gratitudine al santo”.

Francesco Liparulo - Venezia
P.S. :Brano tratto da “Terra da Morea” di Francesco Liparulo. Vedi “Storie Venete” in Francesco Liparulo. galeaveneta.blogspot.com 

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