LA CONVIVENZA DELLE NAZIONI
SI ATTUA CON LA NON VIOLENZA
L’emblema della condizione economica-politica di oggi è costituito dalla presenza dì Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Si assiste ad un intreccio tra sfera economica, mediale e politica per cui occorrono nuove forme di azione politica capaci di bilanciare il potere dei mercati entro gli spazi globalizzati. Il potere della finanza è transnazionale e influisce sulle decisioni dei governi nazionali.
La globalizzazione dell'economia richiede un governo dell’economia che appare oggi mancante agli occhi di tutti. Nel mercato globale mancano Istituzioni politiche ed economiche efficaci per mettere in atto o far rispettare le regole della convivenza pacifica dei popoli.
Si rende necessario e urgente la globalizzazione della politica dove siano rappresentati in modo adeguato le nazionalità povere dell’Africa e dell’Asia. Occorre mettere insieme in Occidente lo sviluppo economico, la civiltà politica e la coesione sociale.
Si parla di diritto e dovere di contenere le operazioni militari entro i limiti canonici della dottrina classica di guerra giusta, cioè si parla dell'immunità dei civili sottoposti ai bombardamenti e ai colpi delle “bombe intelligenti”. Le violazioni della guerra giusta continuano ancora oggi a non salvaguardare i civili.
L'ONU è fatto di nazioni sovrane e di Stati che hanno il diritto di "veto". La società europea sembra diventare la “cassa di risonanza” di interessi nazionali.
Il fine della politica dovrebbe essere il bene comune dei popoli, inteso come vita buona, cioè conforme alle esigenze della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice.
La politica è giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per il miglioramento dell’esistenza umana.
Il bene comune si realizza se tutta la comunità è coesa nella giustizia e nell’amicizia civica.
È possibile un metodo politico non violento destinato a risolvere i problemi della globalizzazione economica e politica ?
L’impiego della non violenza è saggezza politica che ha la sua fonte nella ragione ed è proprio la ragione che conduce i promotori della vera politica alla scoperta della non violenza.
Ragione è sinonimo di non violenza.
La lotta politica non violenta consiste nello sradicare il male politico senza eliminare il malfattore e, se non è possibile convincerlo, allora bisogna renderlo incapace di commettere il male privandolo dei sostegni, senza i quali non ha più potere.
La resistenza all’uso delle armi che distruggono e uccidono può essere efficace per mezzo della collaborazione non violenta. Si tratta di mettere l’avversario politico fuori dalla possibilità di nuocere. La comunità civile non può conformarsi all’uso della guerra per la risoluzione dei problemi legati alla globalizzazione.
La visione di uno Stato non violento si deve basare sulla convinzione che ogni cittadino assuma la massima responsabilità.
Le democrazie liberali dell'Occidente sembrano interessate alla sola sfera dei rapporti economici e non riescono ad elevarsi alla sfera pienamente politica finalizzata al vero bene delle popolazioni.
Che cosa si può fare a favore di milioni di esseri umani che patiscono la fame, l’ingiustizia e che bussano alle porte dell’Europa?
La principale condizione che si richiede a una società civile è che la maggior parte dei cittadini orientino il loro comportamento sociale e politico alla non violenza.
La dimensione positiva della non violenza consiste nel far progredire la giustizia nelle relazioni umane.
La razionalizzazione morale della vita politica si deve fondare sul riconoscimento dei fini essenzialmente umani della società e delle sue istanze più profonde, cioè sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia.
Occorre uno sforzo incessante per applicare le strutture del corpo politico al servizio del bene comune, della dignità della persona.
Si tratta di sottomettere alle determinazioni della ragione il condizionamento materiale, naturale e tecnico, il pesante apparato di interessi in conflitto, di potere, di coercizione inerenti alla vita sociale.
L’attività politica non dovrebbe essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace, delle energie morali e spirituali dell’uomo.
La non violenza è soluzione dei conflitti perché mira a far ragionare l’avversario. Essa è forza di persuasione che mira a instaurare rapporti di comprensione reciproca e a rappacificare chi è arrabbiato, dimostrando di essere anche saggezza che evita mali più grandi, perché utilizza i pensieri e le parole che richiedono anche la fatica e il sacrificio. Si tratta di provocare e scuotere l'avversario mirando alla sua coscienza di essere umano per la pace e la riconciliazione.
Quando l'avversario non intende ragionare, la pazienza, la costanza e la speranza sono mezzi che col tempo daranno i loro frutti, perché lo spirito di giustizia, nascosto in ogni uomo, emergerà e farà sentire la sua forza.
Il rovesciamento dell’avversario , cioè il trionfo della giustizia e della verità, costituisce il fine della non violenza che diventa leva di conversione che trasforma l’ingiusto in giusto. Occorre avere fede nell’uomo ed essere consapevoli che la storia umana dipende dalle sue energie naturali e spirituali.
Francesco Liparulo - Venezia
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