IL LEONE DELLA SERENISSIMA
DISTENDE LE SUE ALI SULLA CITTÀ
L'avanzata dell'esercito del sultano nei territori del basileus, costringe le città costiere a disfarsi delle flotte e i loro uomini di mare si offrono di servire i nuovi conquistatori che allestiscono delle navi per dominare anche sul mare. L'imperatore turco vuole estendere il suo dominio anche nel Mediterraneo per imporre i suoi dazi alle navi commerciali".
"Sono sicuro che li ricompenserai in modo adeguato per i loro servigi. La loro disponibilità dipende dalla tua magnanimità e dall'incarico di fiducia che assegni ad ognuno di loro. Il tempo che intercorre per la partenza della loro galea può essere utilizzato in modo proficuo per loro e anche per te. Nei momenti difficili abbiamo bisogno di uomini disponibili al nostro fianco per superare tutti gli ostacoli che si incontrano nelle imprese commerciali".
"Ti auguro buona fortuna, Domenico, tornerò presto a farti visita - aggiunge il patrono - perché, adesso, ho premura di accompagnare un altro gruppo di marinai dal mio amico ser Giacomo".
Il secondo magazzino, scelto dal patrono per il nocchiero Aluvixe e i suoi amici, si trova a circa trecento passi ad Est del quartiere veneziano. L'edificio è aperto sul grande asse viario che attraversa la città da Nord a Sud e incrocia la Mesè, nelle vicinanze del Foro di Costantino. È una costruzione in pietra e mattoni, vicino alle mura marittime e al grande mercato del porto imperiale. La sua posizione garantisce al proprietario una preminenza nel rifornimento di tutte le botteghe della grande strada commerciale, vicino all'antico palazzo imperiale.
I drappieri che vestono i funzionari e i dipendenti governativi hanno i loro laboratori, che si alternano a quelli dei grandi gioiellieri, nelle immediate vicinanze della Grande Chiesa, luogo di culto delle cerimonie, celebrate dal Patriarca di Costantinopoli e presiedute dall’imperatore. Il loro punto di riferimento è ser Giacomo che riceve tutte le stoffe dell'Occidente e tratta anche spezie e pietre preziose dell'Oriente. La strada, adiacente al suo magazzino, è frequentata dai clienti dei grandi negozi che si aprono sulla piazza circolare, fatta costruire dal fondatore della città.
L'incontro di ser Pietro e il nobile mercante lascia stupiti i marinai della Capitana, perché assistano a un abbraccio fraterno tra due veneziani che hanno tante cose in comune e ricordano l'amicizia delle loro famiglie.
Ser Giacomo, dopo il caloroso saluto, inizia il suo discorso: "Mio fratello Antonio, caratista come te nella stesa impresa, mi ha inviato una lettera da Venezia, tramite corriere, e mi ha preannunciato il tuo arrivo, pregandomi di darti tutto l'aiuto per il carico di ritorno della galea. Mi prega di garantire le tue lettere di cambio presso il banco di ser Francesco. Mi fa sapere che la città è sempre in festa e che c'è una piccola preoccupazione per la salute del nostro principe".
"Ti sono grato per la tua amicizia - afferma il patrono - e ti confermo che la Serenissima non ha mai raggiunto tanta prosperità. La munificenza del doge, Tommaso Mocenigo, è nota in tutto il Veneto. Nonostante la sua veneranda età di ottanta anni, il Principe è riuscito ad ottenere l'alleanza dei Signori della Lombardia, ad estendere la protezione del Leone di San Marco sul Friuli e ad eliminare, con il suo Capitano del Golfo, la pirateria lungo le coste della Dalmazia. Venezia è la Signora dell'Adriatico e le sue galee solcano in sicurezza il nostro mare fino ai confini dell'Africa e alle rive del Levante".
"Ti sei reso conto, Pietro, delle condizioni di questa città. I suoi abitanti incominciano a risentire della morsa che si stringe ogni anno attorno alle sue mura e che impedisce la libera circolazione delle merci. Una volta il nome del basileus era venerato su tutte le strade e ogni città apriva le porte ai suoi messi imperiali. Oggi le vie sono occupate dai guerrieri venuti dall'Est e le porte terrestri di Costantinopoli sono mantenute chiuse per i continui assalti degli Ottomani che vogliono impadronirsi di questo grande emporio. L'imperatore non riesce più ad equilibrare i bracci della bilancia commerciale tra l'Est e l'Ovest. Lo sguardo ed il braccio teso della statua dell’antico imperatore, situato sulla colonna davanti alla Grande Chiesa, non è riuscito ad impedire l’invasione dei guerrieri venuti dall'Oriente.
"Le mura e le porte - afferma il patrono - servono a proteggere i difensori finché l'ingegno e l'astuzia dei guerrieri assalitori non trovano un'arma più potente per abbattere l'ostacolo che impedisce di conquistare la città. Una grande forza, supportata dall'intelligenza di coloro che la posseggono e credono nella propria invincibilità, riesce sempre a vincere chi spera solo di difendersi dietro un muro. La città sembra ben protetta dai suoi soldati che reggeranno l'impeto dell'esercito ottomano".
"Sei molto fiducioso, Pietro, ma i mercenari, pagati con le tasse commerciali, non possono sostenere le continue ondate dei soldati turchi, comandati dai condottieri intelligenti e decisi a impadronirsi delle ricchezze della famiglia imperiale. Soltanto chi vive del commercio di questa città può combattere con coraggio i suoi nemici, perché ha necessità di mantenere la propria famiglia con il movimento delle mercanzie. L’imperatore non è sostenuto da tutti gli aristocratici, perché molti di loro sono immersi nel godimento delle ricchezze o nei passatempi dei simposi, dove le parole si mescolano ai pensieri di cose arcane. La riduzione dell'antico impero alla sola capitale e a qualche piccolo possedimento impedisce all'imperatore di raccogliere un esercito che possa sbaragliare i suoi nemici".
"Non preoccuparti, Giacomo, il Leone di San Marco sa distendere le sue ali per proteggere la città. La Serenissima invia i suoi figli per proteggere questo mercato ed è pronta a sacrificarli per la sua difesa. Le usanze e le istituzioni veneziane scaturiscono dagli usi e costumi dell'Impero romano conservati nei secoli da Costantinopoli. I Veneziani la difenderanno in qualsiasi momento, perché la considerano come la loro seconda patria e sono disposti a battersi sulle sue mura. Il loro coraggio e la loro fede nelle istituzioni, tramandate da questa città, sono la loro forza, perché si fondano sull'aspirazione di commerciare in piena libertà e scambiare la propria ricchezza con ogni uomo che cerca il bene comune che è benessere che si riversa su tutti.
Francesco Liparulo - Venezia
PS: Brano tratto da “Storie venete” di Francesco Liparulo. Vedi sito web galeaveneya.blogspot.com su yahoo.it
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