INSTAURARE RAPPORTI DI COMPRENSIONE
La casa del mercante, che il bailo vuole visitare con i due giovani ospiti, viene presto raggiunta. Si tratta di una casa fondaco in cui un ricco veneziano immagazzina la sua mercanzia per i venditori al minuto che tengono banco lungo la strada principale della città, la Mesè. Il mercante tiene al piano terra anche un piccolo negozio di stoffe, provenienti dalla Persia, e gestito da un suo collaboratore.
Il piano nobile della casa è abitato dalla famiglia del suo commissionario che tratta mercanzia proveniente dalla Siria e dall’Armenia. Il padrone del fondaco, quando non è impegnato nel disbrigo delle attività commerciali, si ritira nel suo palazzo che si è fatto costruire nel distretto delle Blacherne, dove dimorano i più ricchi della città e dove i banchieri tengono i loro uffici di rappresentanza. Accanto al negozio di stoffe che si affaccia sulla piazza del rione, c’è un portone sorvegliato da un servo. Il bailo si fa annunciare ed è subito ricevuto da un uomo alto che si presenta con una toga di seta nera e con una grande stola di broccato.
“Sono onorato di essere a tua disposizione – esclama il mercante che accoglie il bailo a braccia aperte – e sono lieto di accogliere questi giovani e nobili veneziani”.
“Ser Filippo, sono felice di vederti sempre in forma e di presentarti Marco e Francesco, giunti con la galea di ser Pietro. Ho scelto la tua casa perché tu possa iniziare questi giovani all’arte della mercatura e far conoscere loro alcuni segreti nella tenuta dei libri contabili. Ho già dato loro un alloggio nella mia casa e li ho già presentati Ad alcuni miei collaboratori che li seguiranno nell’addestramento”.
“Sono disponibile e possiamo entrare nella stanza in cui lavorano due scrivani, Agostino e Bernardo, che annotano sui registri le merci che mi giungono con le navi attraverso il Bosforo e quelle che mi vengono portate dalla Siria attraverso l’Anatolia”.
Il locale, adibito alla conservazione delle scritture contabili dei traffici del mercante, è situato al piano terra e si affaccia su una corte interna a cui lati ci sono vari locali per il magazzinaggio delle merci. Nella stanza ci sono due grandi tavoli, su cui sono soliti lavorare gli scrivani e due scrittoi su cui sono appoggiati dei libri contabili. Due grossi scaffali, pieni di carte contabili, completano l’arredamento della stanza.
“Avvicinatevi allo scrittoio – dice il mercante ai due giovani allievi – e vedrete tutto quello che è stato scritto su questo quaderno. Su ogni foglio, sono scritte nella parte sinistra tutti i debiti, annotati con la parola dare, che indicano tutte le merci che ho ricevuto e immagazzinato, cioè i costi di acquisto e di trasporto delle merci. Sullo stesso foglio, nella parte destra sono state apportati i crediti, annotati con la parola avere, che indicano i destinatari a cui andranno vendute o inviate le stesse merci che ho ricevuto. È importante scrivere due volte la stesa merce perché i conti in entrata e in uscita vanno pareggiati per avere l’entità dei profitti e delle perdite. Tutti questi conti vengono abilmente tenuti dagli scrivani e il compito del mercante è quello di conoscere bene l’uomo da cui si riceve una merce e soprattutto a chi si deve consegnarla, perché entra in gioco la fiducia e il modo di esprimerla nelle relazioni commerciali. Un affare va bene se la fiducia e ben riposta e questo apre la via ad un'altra impresa. Nella nostra attività bisogna imparare a conoscere cosa si nasconde nell’animo dei nostri interlocutori commerciali per poter gratificare le loro aspettative e trarre il maggior vantaggio possibile. Su questo quaderno potete leggere tanti nomi ed ognuno sta ad indicare una cultura diversa: latini, greci, arabi, mori, turchi. Ogni mercante, o venditore a cui vanno le merci, deve essere trattato in un modo adeguato alla sua origine per poter meglio stabilire una comunicazione efficace che possa dar luogo al maggior profitto commerciale, consentito dagli usi e dalle leggi locali”.
“Sei molto chiaro – dice il bailo – e concordo con te nel ritenere cosa importante trarre dalle scritture contabili quei dati necessari a capire chi sono i nostri interlocutori, per avere una migliore conoscenza nell’intraprendere nuove imprese sempre più proficue. Ti sarei grato se tu spiegassi ai nostri giovani la necessità di tenere quel secondo quaderno sull’altro scrittoio”.
“Andiamo subito a vederlo – risponde ser Filippo – per renderci conto che la tenuta delle scritture è sempre la stessa. Qui si tratta di annotare la vendita delle merci esposte nel negozio che si apre sul davanti della mia casa in cui opera un mio agente. Questa contabilità è molto importante per me, perché mi fa conoscere tutti i cittadini residenti che frequentano direttamente il mio negozio. Molti venditori al minuto si riforniscono da me e poi tengono un loro banco di vendita lungo la strada principale della città, vicino all’antica reggia che si apre sulla piazza dell’Augusteum, davanti alla chiesa della Santa Sophia. Su questo libro sono indicati anche i nomi di mercanti dell’Anatolia, dell’Egitto, della Persia, come Othman, Orhan, Ahmed, Mustafà, Selim, Muhammad, Abbas, Safi, Isma’il, Al-Nasir, Al-Aziz, Al-Zahir. Questi nomi indicano che io sono un loro interlocutore nell’arte della mercanzia, cioè un amico che instaura rapporti di fiducia e di amicizia per lo scambio di merci. L’amicizia che si instaura tra i mercanti nasce perché sono capaci di ascoltare e comprendere quelle parole che diventano comunicazione che nasce dal profondo dell’anima. Lo scambio della mercanzia avviene se c’è quello scambio di idee che ha un consenso perché diventa un arricchimento reciproco”.
“Le tue parole – interrompe ser Benedetto – fanno vibrare anche il mio animo. Ritengo che anche Marco e Francesco abbiano capito che qui si tratta di instaurare rapporti di reciproca comprensione con coloro che appartengono a culture diverse. Ti saranno grati se mostri loro il negozio che tieni al piano terra e che si affaccia sulla piazza”.
Francesco Liparulo - Venezia
PS: Brano trattoo da “Mercanti veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo in “Storie venete” di Francesco Liparulo.
Vedi galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it
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