venerdì 6 gennaio 2017

Le donne di Bisanzio e i remigi veneziani

LA SERENISSIMA ACCOGLIE GLI ARTIGIANI

CHE CONOSCONO L'ARTE DELLA TESSITURA
“I veneziani – risponde il prodiere Virgilio – hanno imparato fin da piccoli a guardare con stupore e ammirazione tutte le cose che la natura offre nella sua manifestazione di armonia e di colori. La luce del sole che sorge ad Oriente fa brillare le onde del mare ed esalta le bellezze delle loro isole.
Le fanciulle, gemme della natura, appaiono ai giovani come icone che attirano gli sguardi e stimolano le loro mani a toccarle per sentire vibrare il loro spirito di un profondo senso d’amore.
Questa città esalta la fantasia dei giovani mercanti e rende più importante ed attraente tutto ciò che fa vibrare il loro cuore. I loro sogni si avverano in questo luogo quando vedono apparire le donne per le strade e gli sguardi estasiati le seguono fino al loro disperdersi tra la folla. Tommaso è in questa condizione di stupore alla presenza della tua figliola ed è bene intervenire per riportare la situazione d’attrazione nella giusta considerazione della realtà”.
“Hai fatto vedere – dice il rematore a Tommaso – le collane più belle a Laimorosina? Mi sembra che sia giunto il momento di ritornare alla nostra nave per il rancio”.
“Mi stanno tutte bene – dice la giovane popolana alla madre - e cingerei il mio collo ogni giorno con una collana diversa. Sembra che le perline rinviano i riflessi del sole sul mare. Tommaso dice che gli abitanti dell’isola di Murano hanno la capacità di carpire dal mare i riverberi del sole e di racchiuderli nelle gocce di vetro”.
Io posso acquistare solo una collana – risponde la madre - e tu hai la facoltà di scegliere la più bella. Se hai qualche dubbio, puoi farti aiutare da Tommaso”.
“Tommaso, non stare a contemplare i miei occhi – esclama la fanciulla – e manifesta il tuo pensiero su ciò che è più bello. Mia madre ritiene che tu possa esprimere un giudizio sulla bellezza delle cose che mi mostri. Anch’io sono d’accordo di sentire un tuo parere perché sei molto interessato alla mia figura. Soltanto un bel giovane può valutare quello che è più conveniente per abbellire il mio collo. I gusti di mia madre sono quelli di una donna che preferisce le cose che hanno più valore rispetto a quelle che hanno più bellezza. La sua esperienza le suggerisce di scegliere ciò che deve valere per sempre mentre a me interessa ciò che è più confacente al mio aspetto in questo momento. La bellezza è ciò che appare in un determinato istante a chi la sa apprezzare perché risponde all’esigenza della anima di aprirsi all’incanto di un’altra persona. La libertà di aprirsi agli altri esige di apparire nella forma più arcana per essere disponibili all’amore”.
“Non badare alle parole di mia figlia – dice la madre al giovane remigio - e mostrale la collana più bella. Laimorosina si diletta a leggere le opere filosofiche degli antichi e non si rende conto che la realtà esige di scegliere ciò che è più opportuno alle popolane di questo quartiere. L’interruzione della tessitura le consente di frequentare la biblioteca di Sant’Eufemia dove sono custoditi antichi manoscritti. Il Santo Patriarca ha inviato un suo prelato per curare la tenuta delle opere antiche e quelle dei Padri della Chiesa che vi sono custodite. Il Primate della nostra chiesa segue con trepidazione le famiglie più povere ed esorta i ricchi ad elargire delle offerte per far fronte alla povertà causata dall’assedio dell’esercito del sultano. Il popolo non spera più nei suoi governanti ma si rivolge ai prelati che durante i sacri riti parlano di carità e di amore per il prossimo. Gli uomini abituati ad elevare il loro spirito alle cose eccelse della vita sono costretti ad interessarsi delle condizioni misere degli abitanti della città. Quando ero bambina i miei genitori mi portavano ad applaudire il basileus che si recava nella Grande Chiesa. Ora sono costretta ad accompagnare mia figlia nella chiesa della nostra zona per chiedere al prelato di intercedere presso il ricco Oikantropos per ottenere un lavoro nella sua dimora”.
“Non ti affliggere - dice Virgilio alla donna – noi ti possiamo aiutare per una nuova impresa. Chi si rifugia sotto lo stendardo di San Marco trova protezione e solidarietà per qualsiasi iniziativa commerciale. Si tratta di unire gli sforzi e le risorse disponibili per far ripartire il tuo laboratorio. L’aiuto dei mercanti veneziani è indispensabile in questo momento per reperire i fondi e investirli nell’acquisto del filo di seta e nella produzione del tessuto pregiato.
La seta di questa città viene utilizzata per confezionare i vestiti dei nobili e dei Principi delle corti più potenti dell’Occidente. I mercanti che si sono arricchiti con il commercio della seta costruiscono i loro palazzi ai piedi dei grandi castelli e fanno a gara nelle cerimonie religiose e nei tornei per dimostrare la loro ricchezza con vesti sontuose, abbellite con ricami d’oro e d’argento. La Serenissima accoglie tutti coloro che conoscono l’arte di produrre i tessuti per confezionare i vestiti e destina delle zone specifiche per la loro tintura. I mercanti comprano grossi quantitativi di panni a Londra e Bruges e diventano ricchi con il loro commercio. Le città della Lombardia e della Toscana gareggiano per monopolizzare i loro tessuti. Tutti diventano ricchi con il commercio delle stoffe”.
Se Venezia accoglie gli artigiani che conoscono l’arte della tessitura – esclama la donna - potremmo sistemarci nella tua città e creare una grossa manifattura”.
“La tua arte e il tuo laboratorio – risponde il rematore – hanno già le radici in questa città e le sue possibilità di sviluppo sono state già sperimentate con ottimi risultati. L’inconveniente è nato con l’interruzione dell’afflusso del filo di seta a buon mercato. La sua reperibilità è accessibile fuori città in un territorio conquistato dall’esercito del sultano oppure a Trebisonda.
Il tuo basileus non vuole sottomettersi agli Ottomani e preferisce l’importazione dei tessuti di seta dall’Oriente. Il monopolio imperiale della produzione della seta pregiata è stato sacrificato per consentire alla città di rimanere indipendente dal sultano".
Francesco Liparulo - Venezia

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