martedì 31 gennaio 2017

Patrizi veneziani nel palazzo del basileus Manuele II Paleologo.

I patrizi di San Marco, scortati dalla Guardia Variaga, lasciano il porto e si dirigono al Sacro Palazzo dell’imperatore, situato nel distretto delle Blacherne all’estremità Nord occidentale della città. I cavalieri percorrono la strada interna alle mura marittime lungo il porto del Corno d’Oro ed entrano nella reggia imperiale, costituita da alcuni edifici. 
Il corteo si ferma davanti al palazzo, sede degli appartamenti imperiali.

Nel piazzale, antistante alla residenza dell’imperatore, è presente il bailo con il suo segretario, ser Francesco Filelfo, esperto non solo di diritto e di letteratura, ma anche della lingua greca.
I nobili veneziani, scortati dai funzionari del palazzo, vengono portati nella sala del trono, dove i principi della famiglia imperiale e alcune nobildonne sono in attesa di accogliere il basileus.
Tra i presenti ci sono alcuni che portano vistosi copricapi e sono oggetto degli sguardi furtivi delle nobildonne. Si tratta di musulmani accreditati alla corte paleologa ed appartenenti alle famiglie regnanti dell’Oriente: Arabi, Turchi seleucidi e ottomani, Mori dell’Africa, principi del Vicino, del Medio e dell’Estremo Oriente.
Ogni credente religioso ha nella città il luogo di preghiera inserito nel suo quartiere. Tutti sono mercanti e rispettano le leggi imperiali: il basileus è per tutti il giudice supremo e il legislatore unico della città.
All’improvviso si interrompe il brusio degli astanti e il silenzio domina nella sala.
Il responsabile del cerimoniale di corte, capo degli eunuchi di palazzo, fa sentire la sua voce: “Onore al basileus Manuele II ed al coimperatore Giovanni VIII”.
“Ho interrotto il mio ritiro dalla vita pubblica – dice l’imperatore rivolgendosi agli ospiti – la mia età non mi consente di dedicarmi alla difesa della città, affidata al mio figlio Giovanni che ha respinto nello scorso mese di agosto un sanguinoso attacco dei nemici della città. Alcuni degli assalitori bivaccano fuori le mura terrestri e impediscono l’apertura delle porte. Sono venuto per accogliere gli inviati del Serenissimo Doge che mi ha sempre accolto con tutti gli onori quando sono stato in Occidente, per chiedere aiuto ai regnanti e al venerabilissimo papa che ci sostiene con la sua opera mediatrice. Invoco sempre la Vergine Blachernissa, che ha sempre salvato la città, affinché continui a tenere le braccia alzate per tutti noi.
Nel convento, dedicato a Santa Maria Peribleptos, trascorro i miei giorni di silenzio e di preghiera. Venezia ha custodito da anni un pegno in gioielli che appartenevano alla basilissa Anna, di Casa Savoia e consorte di mio nonno, Andronico III.
La mia riconoscenza al Serenissimo Governo Veneto per la restituzione di questo scrigno. La famiglia imperiale sarà sempre riconoscente a chi difende l’imperatore dei Romani e la città consacrata alla Vergine, Madre della Santa Sapienza.
Io, che rappresento sulla Terra l’Onnipotente, dichiaro che Venezia ha il diritto di custodire e difendere per sempre il Sacro Palazzo”. 
Francesco Liparulo - Venezia
PS: Brano tratto da “Mercanti veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo in “Storie venete” di Francesco Liparulo. Vedigaleaveneta.blogspot.com su yahoo.it

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