lunedì 2 gennaio 2017

La servitù del consigliere del basileus

            LA DIPLOMAZIA COSTANTE E PAZIENTE
            SA RAGGIUNGERE SEMPRE I PROPRI SCOPI
Oikantropos, eminente consigliere del basileus e senatore influente dell’Impero, eleva  la sua mano destra e il servitore, gran cerimoniere della casa, si avvicina al padrone per ascoltare i suoi ordini. Tutti i commensali, sdraiati sui loro triclini, sono intenti a bere i vini pregiati dell’ospite e a osservare la danza  delle ballerine di Mitilene. 
    
“Al cambio delle ballerine – sussurra l’aristocratico nell’orecchio del fedele servo - mi reco nelle cucine per incontrare Rodopios. Fagli sapere di tenersi pronto vicino alla griglia delle carni per un messaggio da portare al bailo”.                        
    
Le cucine della grande dimora sono costituite da vari locali contigui che si aprono sull’immenso peristilio. Le prelibate carni bovine sono pronte per essere tranciate e deposte sui vassoi d’argento per essere portate nella grande sala. I cucinieri sono amici del servo del bailo perché provengono tutti dalla Tracia e amano parlare della loro terra lontana come appare nei loro sogni o come è immaginata dalle loro menti fantasiose. Rodopios frequenta spesso la casa per accompagnare i propri padroni o per recare un messaggio al Capo degli Antichi Aristocratici. 
    
“Non ho visto il bailo – dice Sitiantropos, addetto a portare le vivande ai commensali – e il suo divano preferito è occupato da due giovani nobili che parlano in latino e da un dotto che conversa in lingua greca con la padrona di casa”. 
    
“Il governatore della colonia di San Marco – risponde Rodopios - ha riunito i suoi consiglieri per importanti decisioni che riguardano la città di Tessalonica. Il suo segretario, ser Francesco Filelfo, è l’uomo più idoneo a sostituirlo nei conviti, per la sua dimestichezza con la lingua greca e per la sua conoscenza della cultura ellenistica. 
   È raro incontrare un latino che parli la lingua greca come lui. Il mio padrone lo porta sempre con sé quando si reca a corte o è invitato dagli uomini influenti dell’Impero. 
   I due giovani veneziani sono stati inviati dai loro genitori presso la casa del bailo per apprendere i segreti della mercatura  e per imparare la lingua greca. La presenza delle belle  donne che frequentano questa casa li stimola a imparare presto ad esprimere il proprio pensiero e i propri sentimenti con parole adeguate alla circostanza. 
   Coloro che sono destinati a ricoprire le alte cariche di un governo non solo devono imparare a navigare su una galea ma devono soprattutto imparare le buone regole per conversare con le persone influenti degli altri popoli. 
  La Serenissima prepara a proprie spese i giovani patrizi per impiegarli nelle ambascerie presso le corti straniere. La potenza non si acquisisce solo con le armi, ma con il saper mediare i propri interessi, senza ricorrere al dispendio di ricchezze che possono essere investite proficuamente per accrescere le casse dello stato. 
   La politica di Venezia è quella di stringere rapporti commerciali per la protezione delle rotte marine e delle strade percorse dai mercanti. La loro sicurezza  viene ottenuta con trattati nei quali la Repubblica di San Marco, in cambio di agevolazioni commerciali, assicura il costante approvvigionamento dei prodotti indispensabili alla vita delle città e la protezione dei porti con le sue galee. 
   La diplomazia costante e paziente riesce sempre a raggiungere i propri scopi perché mira sempre a cercare il giusto mezzo che possa appagare le controparti in competizione per il ruolo egemonico di potenza”. 
    
“Rimango senza parole – afferma  il fedele servo di Oikantropos – e mi chiedo da dove venga tutto questo tuo amore per  la città del tuo padrone. Lo stendardo di San Marco si eleva superbo sulle sue galee e impone il rispetto per lo sbarco dei suoi mercanti. Gli equipaggi delle loro navi sono sempre pronti all’uso delle armi per difendere tutto quello che è depositato nelle stive”. 
    
“Hai ragione – risponde il trace – sono riconoscente all’uomo che ripone in me la sua fiducia. Io apprezzo la sua generosità e la grandezza della città che promuove la libera circolazione  dei manufatti e dei prodotti naturali della terra. La promozione del libero scambio delle merci conferisce alla Serenissima il rango di grande potenza che favorisce la pace e l’amicizia tra i popoli. La sua azione mediatrice tra il sultano e il coimperatore è disimpegnata dal mio padrone che spesso si reca nella città di Adrianopoli  per mitigare le controversie politiche”. 
    
I commensali aspettano le carni – interrompe il  cerimoniere Dulantropos – e il padrone desidera che siano servite ancora fumanti”. 
    
“Sono pronto –esclama Sitiantropos – a portare in sala gli arrosti profumati per farli gustare agli amici del padrone. Le fanciulle con le anfore del vino sono appena salite dalla cantina per riempire i bicchieri degli ospiti. Il mio amico, che lavora  nella casa del governatore veneziano, conosce tante cose del suo padrone e della sua patria lontana. Le donne della cucina parlano continuamente dei marinai e dei rematori della  galea che vendono collane e bracciali davanti alla chiesa di Santa Sofia”. 
    
“Il padrone – sollecita Dulantopos - vuole vedere  i vassoi pieni di carne e le fanciulle che riempiono di vino i calici vuoti dei commensali”. 
    
Un corteo di servi e di giovani donne entrano nella sala da pranzo per stuzzicare i palati degli ospiti e invogliarli alla conversazione con il dolce vino. 

Oikantropos si alza dal suo triclinio e fa un giro tra gli amici, per sentire esaltare la bontà dei suoi vini, importati con navi catalane dalla lontana Sardegna, dove il vitigno greco della Malvasia viene curato dai monaci dei conventi.  Il padrone di casa si reca nelle cucine per incontrare Rodopios. 
Francesco Liparulo - Venezia


PS: Brano tratto da “Mercanti veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo “Storie venete” di Francesco Liparulo. Vedi Francesco Liparulo Facebook o galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

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