mercoledì 11 novembre 2015

Luigi Brugnaro non ha il dono dell'ubiquità

IL SINDACO DELLA CITTÀ METROPOLITANA
NON HA TEMPO PER OCCUPARSI DELLO STATUTO
Il sindaco metropolitano vuole una "città aperta", ma lui non riesce ad aprirsi ai consiglieri che sono seduti a pochi metri nella Sala delle riunioni di Palazzo Corner. Si parla di "nostro Statuto", ma le parti interessate non sanno far loro la Bozza di statuto rilasciata dall'ex commissario Castelli. Si vuole un documento leggero, ma nella Sala c'è un clima pesante dove i consiglieri non riescono a fare sintesi per redigere uno Statuto aderente alle necessità di un territorio metropolitano complesso.
Il sindaco sostiene di non essere stato “per nulla immobile” e di non avere il “dono dell’ubiquità”; si sta “cambiando il metodo”. Lo Statuto è stato mandato a tutti i sindaci dei comuni interessati e alle forze politiche del territorio ma gli attori del Consiglio metropolitano non sono disponibili a fare gli interessi oggettivi dei cittadini, cioè non riescono a mettersi d’accordo per redigere un regolamento di comportamento per il bene comune del loro territorio.
Si tratta di redigere una normativa di comportamento per valorizzare le specificità del territorio veneziano, cioè creare un documento sentito da tutti, ma i due schieramenti contrapposti non riescono a trovare un metro di lavoro per coinvolgere tutti per la stesura delle parti salienti dello Statuto.
I “rappresentanti delle forze vive della società” presenti nel Palazzo Corner non riescono ad accogliere l’invito del sindaco metropolitano a “governare insieme”. I consiglieri ritengono di essere venuti in assemblea con “istanze del territorio per offrire più opportunità” al sindaco e per dare risposte ai cittadini con la compilazione di uno “Statuto semplice, veloce e flessibile”.
Il sindaco metropolitano si sente di aver fatto il proprio dovere inviando la Bozza a tutti e non si rende conto che è il “Consiglio metropolitano che deve preparare lo Statuto”.
Francesco Liparulo - Venezia

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