venerdì 22 febbraio 2013

Monti può risolvere la crisi generale


COALIZIONE DI FORZE RESPONSABILI
PER UNA  LEGISLAZIONE DI CONSENSI
“Da noi la crisi generale, con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale – ha detto Giorgio Napolitano – si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l’aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, dobbiamo parlare di una vera e propria “questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica. La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca la capacità di condivisione umana e morale per le situazioni gravi di persone e di famiglie che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi”.
Nella società politica sono ancora presenti le "male bestie" indicate da Luigi Sturzo, cioè lo statalismo che è contro la libertà, la partitocrazia che è contro l'uguaglianza, l'abuso del denaro pubblico che è contro la giustizia. La morale non può essere disconosciuta da chi governa, cioè l'etica deve stare dentro la politica, perché l'etica sociale è l'anima della politica che permette al popolo di respirare e di esistere secondo una “vita buona” per tutti.
Globalizzazione, crisi finanziaria, produttiva e sociale hanno alimentato paure e rabbia nel popolo chiamato a fare sacrifici e a sopportare un rigore fiscale per sostenere il debito pubblico che costa “più di 85 miliardi di euro all’anno” di solo interessi. Si migliorano i bilanci pubblici e si riempiono i forzieri delle banche, ma l'ossigeno vitale non arriva alle famiglie che vedono gli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e i lavoratori senza un reddito. I nuclei familiari più deboli sono quelli monoreddito che hanno visto anche perdere il loro potere di acquisto. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%.
I valori fondamentali della società civile (la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel sistema Stato – mercato che impone le proprie concezioni individualistiche nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto della dignità della persona umana. Allarmano i dati sull'occupazione relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni. Quasi 2 milioni di giovani fuori ogni tipo di occupazione. "Il lavoro non deve essere un privilegio - ha detto il Presidente della Repubblica - ma una normale condizione, soprattutto per i più giovani”.
C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che riconosca e sostenga la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. L'esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale fra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno do ingiustizia sociale.
"Abbiamo bisogno - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini - di persone che credono a un progetto per il Paese. Nessuno vota Grillo perché pensa che riuscirà a risolvere i problemi del Paese, ma lo fa per dare un calcio alla politica. Un atteggiamento che se da un lato e' comprensibile dall'altro é sbagliato perché tutti i guai si riverseranno su di noi. Temiamo l’ingovernabilità. L’ingovernabilità è un rischio che non ci possiamo assolutamente permettere. Siamo a un bivio potremmo fare finta che tutto ciò' che abbiamo fatto in questi anni, in primis i sacrifici dei dodici mesi trascorsi, non vale più e ricominciare a fare le cicale. Gli italiani hanno fatto i sacrifici che la situazione ci ha imposto. Delle promesse é lastricato il burrone verso il quale stavamo andando. Noi vogliamo andare avanti. Abbiamo avuto la fase del rigore ora pensiamo allo sviluppo economico, al lavoro, alla crescita”.
Si tratta, per il leader dell’Udc, di realizzare un “Programma di cose concrete” miranti ad attuare un piano straordinario per l’occupazione giovanile, salvaguardando “esodati” ed ultracinquantenni, promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, garantire il libero accesso alla Sanità, sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale.
L’uomo in grado di guidare una coalizione di forze responsabili per una “politica necessaria” è Mario Monti. È l’uomo che nella prossima legislatura è in grado di attuare un’economia che arreca sviluppo e crea il bene comune che possa riversarsi su tutti i cittadini.
“Costruire un mercato sociale più competitivo in Italia e in Europa - ha detto l’emerito professore della Bocconi – è l’essenza del mio impegno. È un’agenda ambiziosa, ma tutti dobbiamo rendere conto al popolo del nostro Paese e soprattutto ai più fragili della società. I nostri giovani sono le vittime di governi che spesso non sono stati abbastanza forti nell’affrontare la lotta alla corruzione, all’evasione fiscale e ai gruppi di interesse, cioè sono le vittime di politici che spesso si sono impegnati in promesse elettorali non pensando al fatto che quelle promesse potessero essere mantenute o meno”.
Monti ha la capacità di aiutare le famiglie e le imprese italiane per affrontare la “perfida crisi” sociale e produttiva. Le sue parole sono convincenti in quanto il senatore, chiamato dal Capo dello Stato, ha già risolto la crisi finanziaria salvando il sistema finanziario nazionale.
"Ho deciso di guidare un movimento di società civica alle prossime elezioni – ha detto l’ex professore – perché vedo la necessità di una nuova forma politica che vada oltre le vecchie coalizioni tradizionali. Ho lanciato un appello alle forze vive della società, di cui c’è una grande presenza in Italia, perché sostengano un'agenda di riforme. Questa è l’essenza del mio impegno. Costruire un mercato sociale più competitivo in Italia e in Europa. Non parteciperei a un governo non sufficientemente riformatore".
Il senatore crede “in una grande risposta degli Italiani che hanno voglia di cambiamento” e ritiene di poter “dare un messaggio di speranza agli Italiani”. La sua “salita in politica” è stata determinata dal desiderio di “unire gli Italiani e non dividerli” con il sostegno di Pierferdinando Casini, leader dell'UDC, e di Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati, che “per primi hanno visto i difetti del bipolarismo”. La compagine per il vaglio elettorale del 24 e 25 febbraio, costituita dalla lista “Scelta civica”, dall'UDC e dai sostenitori di Fini, cioè da cittadini che credono nei valori della persona umana e della sua libertà, si rivolge a tutti gli elettori per costituire una legislazione per i veri bisogni del popolo.
Si tratta di affrontare con trasparenza le patologie politiche, la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa. I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
I sostenitori del "Bene comune dell'Italia" sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile. Occorre vincere lo statalismo, la partitocrazia ed eliminare lo sperpero del denaro pubblico per il trionfo della giustizia sociale. Si tratta di raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della "vita buona" per tutti.
Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Non è un partito che fa l'Italia giusta, ma la scelta oculata di chi possa rappresentare il popolo con una “specchiata moralità personale”, abbia dimostrato di vivere con rettitudine, abbia “competenza e passione per il bene comune”, sia credibile per risolvere le “patologie politiche” della città. Aumentano gli elettori che vedono in Monti l'uomo giusto perché ha già saputo portare l’Italia lontano dal baratro, dal fallimento dello Stato ed è in grado di dare speranza agli Italiani “illusi”per tanti anni da rappresentanti politici che hanno permesso fenomeni di degrado del costume, di scivolamento nell'illegalità, provocando un “fuorviante rifiuto della politica”.
Il popolo sa distinguere il bene dal male, cioè ciò che è giusto e ingiusto per l'Italia. La soluzione per governare oggi il Paese è la scelta di Mario Monti, considerato “punta di diamante” per scalfire e infrangere la barriera della recessione. L'elettore non sceglie i sostenitori dei demagoghi e degli imbonitori del popolo, ma chi ha saputo ridare credibilità all’Italia nell’ambito europeo, cioè chi ha esperienza di saper affrontare i problemi imposti dalla globalizzazione dei mercati finanziari e commerciali e possiede la capacità responsabile di risolvere la questione sociale italiana.
Sì a Monti per una Patria nella quale tutti gli Italiani si riconoscono.
Francesco Liparulo - Venezia

giovedì 21 febbraio 2013

Monti è punto di riferimento per la crisi


RUOLO DELLA SOCIETÀ POLITICA
NELLE  ELEZIONI PARLAMENTARI

“Siamo chiamati - ha detto Giorgio Napolitano - a fare finalmente scelte severe e coraggiose a casa nostra per dare risposte convincenti e tempestive in primo luogo a chi, come i lavoratori e giovani, vede messe in discussione le prospettive del proprio futuro. Il nostro Paese è chiamato ad affrontare difficili sfide che impongono una comune assunzione di responsabilità. Occorre una più forte coesione sociale, indispensabile per attuare le riforme strutturali necessarie per la crescita del Paese e per offrire nuove e più sicure prospettive alle giovani generazioni. Vedremo come si esprimeranno i cittadini e in base al risultato elettorale si troveranno le soluzioni per governare stabilmente il Paese. Non possiamo giocare, qualunque governo ci sia. Ci sono 80 miliardi di interessi da pagare ogni anno per un debito pubblico che è di 2 mila miliardi. Si evitino passi falsi, passi indietro che rischierebbero di appannare la ripresa di fiducia nell’Italia, la ripresa di credibilità e dignità”.
"Ho deciso di guidare un movimento di società civica alle prossime elezioni – ha detto Mario Monti – perché vedo la necessità di una nuova forma politica che vada oltre le vecchie coalizioni tradizionali. Ho lanciato un appello alle forze vive della società, di cui c’è una grande presenza in Italia, perché sostengano un'agenda di riforme. Questa è l’essenza del mio impegno. Costruire un mercato sociale più competitivo in Italia e in Europa. Non parteciperei a un governo non sufficientemente riformatore".
Si tratta di costruire un “Centro politico di forze dinamiche e responsabili” i cui componenti sanno essere “liberi e forti” per opporsi allo statalismo e alla demagogia, cioè uomini e donne, animati da uno spirito di servizio nei confronti della comunità civile, in grado di risolvere la questione sociale, cioè “il disagio della gente”, lo sconcerto delle famiglie e la rabbia dei giovani”. Si tratta di affrontare la “perfida crisi”, cioè eliminare “le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri”.
“Credo di poter dire che la crisi finanziaria è finita – ha evidenziato Mario Monti, ospite di Ilaria D’Amico su Sky Tg24 – ma è la produttiva e sociale a non essere finita. La crisi sociale richiede “spalle larghe”, più tempo per essere estirpata e richiede che si riduca la spesa pubblica. Credo che la vita degli Italiani sia già stata resa più difficile e le tasse più alte da coloro che hanno fatto promesse poco mantenibili. Per realizzare le riforme potrebbe esserci bisogno di una coalizione. Non è vecchia politica, ma politica necessaria. Il fatto che siamo coalizione ampia non è affatto qualcosa che deve paralizzare. La nostra coalizione si è costituita sulla base di una valutazione: fare le riforme economiche sociali per la crescita e l'equità.
Il senatore Monti crede “in una grande risposta degli Italiani che hanno voglia di cambiamento” e ritiene di poter “dare un messaggio di speranza agli Italiani”. La sua “salita in politica” è stata determinata dal desiderio di “unire gli Italiani e non dividerli” con il sostegno di Pierferdinando Casini, leader dell'UDC, e di Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati, che “per primi hanno visto i difetti del bipolarismo”.
“Noi siamo l’unico partito che nelle due ultime legislature è stato all’opposizione, prima di Prodi poi di Berlusconi - ha detto Pierferdinando Casini, leader dell’Udc - e Bersani si dice riformista, ma in piazza a Milano domenica scorsa ha schierato la riproposizione del governo Prodi”.
Alla Fiera di Milano Silvio Berlusconi annuncia: “L’IMU, in molti casi, ha assorbito la tredicesima degli Italiani. Se una famiglia ha pagato 1.200 euro riceverà un rimborso di 1.200 sul conto corrente oppure, specie per i pensionati, in contanti agli sportelli delle Poste. Se un pensionato ha pagato 900 euro riavrà un rimborso di 900 euro e così via".
"Sono vent’anni – esclama Casini - che propone la diminuzione di tasse e spesa pubblica che, invece, sono sempre aumentate. Il Paese non può più essere turlupinato".
''È magnifico - afferma Mario Monti – Berlusconi ha governato per tanti anni e non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte. Non ha mantenuto la promessa di fare la rivoluzione liberale, non ha mantenuto la promessa di ridurre le tasse, in più ha creato molti problemi, tanto è vero che ha dovuto lasciare. Ci prova per la quarta volta. Gli italiani hanno buona memoria".
“Nessuno vota Grillo - sostiene il leader dell’Udc - perché pensa che riuscirà a risolvere i problemi del Paese, ma lo fa per dare un calcio alla politica. Un atteggiamento che se da un lato e' comprensibile dall'altro é sbagliato perché tutti i guai si riverseranno su di noi. Temiamo l’ingovernabilità. Gli italiani hanno fatto i sacrifici che la situazione ci ha imposto. Delle promesse e' lastricato il burrone verso il quale stavamo andando. Noi vogliamo andare avanti. Abbiamo avuto la fase del rigore ora pensiamo allo sviluppo economico, al lavoro e alla crescita”. Si tratta di realizzare un Programma di cose concrete miranti ad attuare un piano straordinario per l’occupazione giovanile, salvaguardando esodati ed ultracinquantenni, promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, garantire il libero accesso alla Sanità, sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale”.
“Se non apriamo ai giovani – ha esplicitato Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria – nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia. Basilare per la ripartenza è che si sollevi la cappa di paura creata dalla situazione politica interna; perciò è cruciale che l'esito delle imminenti elezioni dia al Paese una maggioranza solida che abbia come priorità le riforme e la crescita, fornendo così un quadro chiaro che infonda fiducia nel futuro e orienti favorevolmente verso la spesa le decisioni dei consumatori e imprenditori”.
La compagine di Monti che si presenta alle elezioni parlamentari è costituita dalla lista “Scelta civica”, dall'UDC e dai sostenitori di Fini, cioè da cittadini che credono nei valori della persona umana e della sua libertà si rivolge a tutti gli elettori. Il voto convinto per Monti e l'UDC servirà per costituire in Parlamento un complesso di forze in grado di risolvere la crisi produttiva e sociale. Il carisma dell'emerito professore della "Bocconi" è noto in Europa e nel mondo. La scelta dell'elettore è ben riposta in Monti e nell'UDC che ha sempre proposto e sostenuto in Parlamento tutte le leggi miranti al benessere sociale della famiglia e dei giovani.
Francesco Liparulo - Venezia

mercoledì 20 febbraio 2013

Il popolo elegge i suoi rappresentanti


IL RUOLO DELLE FORZE POLITICHE
PER  IL  BENE  COMUNE  DEL  PAESE
"Non c'è chi non veda – ha detto Giorgio Napolitano – come si stia ora per tornare a una naturale riassunzione da parte delle forze politiche del proprio ruolo, sulla base del consenso che gli elettori accorderanno a ciascuna di esse. In giuoco è il Paese, è il nostro comune futuro, e non solo un fascio di voti per questo o quel partito”. Gli Italiani vogliono una “politica necessaria” per affrontare la crisi. Si tratta di “riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza, pesanti interrogativi per il futuro.
L'azione morale di ogni persona si realizza nella costituzione del bene comune, cioè nell'agire sociale attraverso varie forme espressive che sono la famiglia, i gruppi sociali intermedi, le associazioni, le imprese di carattere economico, le città, le regioni, lo stato e la comunità di un popolo. Si tratta di vivere insieme agli altri e di esprimere la propria libertà per un interesse comune in rapporto alla parte di benessere che si può trarre, cioè di esprimere il proprio essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società. Questo bisogno di ogni uomo e donna scaturisce dalla “necessità di aprirsi alle comunicazioni della conoscenza e dei rapporti di amicizia” che esigono di relazionarsi con gli altri.
La società civile è una società di persone e l’unità sociale è la persona umana. La sua dignità si promuove soprattutto con la cura della famiglia naturale, considerata cellula vitale di ogni società civile. Questa espressione originaria della socialità umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle forze politiche.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle Istituzioni locali e nazionali, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e nella condivisione della “vita buona” per tutti.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del benessere sociale, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto della persona umana dall’inizio del suo concepimento fino alla sua morte naturale. Si tratta di frenare la povertà dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il necessario per mantenere la famiglia. Occorre dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
Alle elezioni parlamentari del 24 e 25 febbraio si presenta Mario Monti che guida una compagine di forze politiche, costituita dalla lista “Scelta civica”, dall'UDC di Casini e da FLI di Fini. Scelta civica “raccoglie forze nuove della società civile (provenienti anche da PD e PDL) che si sono impegnate per rinnovare l’Italia. Unione di Centro e Futuro e Libertà esistono già come partiti ed hanno avuto il merito di intuire e denunciare prima di altri la crisi del sistema bipolare, un sistema caratterizzato da un altissimo tasso di scontro personale al limite della brutalità che ha dato scarsissimi risultati al Paese. Un bipolarismo che non ha portato a niente di buono negli ultimi venti anni”. Monti ha carisma ed è diventato il leader di un movimento di uomini e donne decisi a non abbassare la guardia, cioè a impedire che i sacrifici fatti dagli Italiani non svaniscano con la salita in politica dei sostenitori di demagoghi e imbonitori del popolo.
La coalizione “con MONTI per l’Italia”, formata da cittadini che credono nei valori della persona umana e della sua libertà, si rivolge a tutti gli elettori che vogliono mantenere nel tempo presente i valori del popolo italiano che hanno ispirato tutti coloro che ci hanno preceduti nell’amore verso la nostra Patria, resa una e indivisibile da coloro che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti.
Ogni cittadino, uomo o donna, ha il diritto di essere rispettato, anche se disabile o senza possibilità di lavorare, in quanto persona e soggetto di diritto che possiede dei diritti dovuti dalla sua necessità di esistere in libertà, nell’ambito di una società civile. La fiducia a Monti e all’UDC che sostiene il senatore “in modo coordinato sullo stesso progetto”, con una maggiore attenzione alle politiche sociali e alle necessità dei meno abbienti, è indispensabile per una legislazione di riforme necessarie a dare speranza ai giovani e sicurezza alle famiglie impaurire per la povertà dilagante.
“Dobbiamo incominciare a ragionare per unire - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini - perché ho paura di una politica che esaspera le paure e instilla veleni. Compito della politica è di guidare il Paese”. Per il leader dell’Udc, occorre disporre di uomini politici coesi per guidare l’Italia con un “Centro dinamico di forze” aperto alla società civile e alle sue forze sociali per cambiare l’Italia. Si tratta di “rilanciare la crescita e lo sviluppo anche con l’abbassamento della pressione fiscale. La prima condizione è quella di limitare le fasce di evasione, operare ulteriori riduzioni alla spesa pubblica, passando dai tagli lineari a quelli selettivi come ha già fatto Monti. Dobbiamo riuscire a dare ossigeno alle imprese e alle famiglie e abbassare le imposte per le assunzioni dei lavoratori che hanno meno di trent’anni”.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne. Si tratta per gli esperti dell'economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
Occorre vincere la globalizzazione con un "governo della globalizzazione economica e finanziaria", cioè attuare una economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.
I candidati che sostengono il “Progetto di cose da fare” di Mario Monti sono animati da un profondo amore per l’Italia, hanno la necessità di unirsi per promuovere una politica riformista, cioè aderente ai bisogni di ragioni di vita e di speranza di ogni uomo o donna per cui valga la pena di vivere. Il complesso di forze dei “riformisti”, costituito da cittadini che credono nei valori della persona umana e della sua libertà, si rivolge a tutti gli Italiani che vogliono mantenere nel tempo presente i principi cristiani dei nostri Padri.
L'elettore sa ciò che è bene o male, cioè sa ciò che è giusto o ingiusto e sa scegliere il candidato che si offre per il bene comune, cioè vota per un uomo o donna che vuole offrire il suo tempo e le sue energie per il benessere di tutti i cittadini. Il voto politico è l'atto morale per eccellenza espresso dai cittadini nel giorno delle elezioni perché è atto di libertà e di amicizia civile per la comunità in cui vivono, in quanto foriero di un futuro aperto alla speranza di una “vita buona”, di un benessere che possa appartenere a tutti senza alcuna distinzione. Tutti a votare in piena libertà e con uno spirito aperto alle riforme necessarie alla società civile del nostro tempo: È tempo di recessione e c'è una globalizzazione che ha bisogno di essere governata.
La fiducia dell’elettore è ben riposta in Monti e nell’Udc che ha sempre proposto e sostenuto in Parlamento tutte le leggi miranti al benessere sociale della famiglia e dei giovani.
Francesco Liparulo - Venezia

martedì 19 febbraio 2013

Una governabilità nell’interesse del Paese


COALIZIONE PER RILANCIARE
CRESCITA  ED  OCCUPAZIONE

"L’importante - ha detto Giorgio Napolitano - è che finita questa fase vitale se ne esca e se per caso si fosse annebbiata in queste settimane, si ristabilisca la piena consapevolezza dei problemi da affrontare, delle proposte in campo, e insieme piena consapevolezza delle difficoltà e potenzialità che sono grandi e ci danno fiducia nel futuro. E quello dei prossimi cinque anni è un tempo congruo per intraprendere cambiamenti e riforme di cui ha bisogno innegabile il nostro Paese per posizionarsi con successo nell'Europa e nel mondo di domani. La recessione si prolunga e pesa. Le tendenze all'ulteriore aumento della disoccupazione ci allarmano. Categorica è dunque la necessità di cogliere tutti gli spiragli compatibili col riequilibrio finanziario per rilanciare crescita ed occupazione".
"Il governo la sua parte l'ha fatta - ha detto Mario Monti, leader di “Scelta civica” - mettendo a posto la finanza pubblica, promuovendo le riforme del lavoro e delle pensioni, ma ora tocca alle parti sociali. Si dia voce ai cittadini e si consenta il formarsi di governi in grado di governare e non necessariamente composti da un numero elevatissimo di forze, poi inconciliabili tra loro nell'azione di governo. Per risolvere i gravissimi problemi che l’Italia ha serve un consenso piuttosto largo. Uno spirito di larga condivisione al progetto Paese sia una cosa giusta ed efficace. Mi auguro che dalle urna esca una situazione di governabilità nell’interesse del Paese, ma poi mi auguro anche che sia una governabilità che faccia andare avanti il Paese. Non collaboreremo mai a una maggioranza o a un governo che non fosse molto orientato alle riforme, senza le quali i giovani italiani non troveranno lavoro nei prossimi anni". La lista civica di Monti è nata “ come iniziativa politica per far progredire l'Italia rispetto al bipolarismo che non ha portato a niente di buono negli ultimi venti anni”.
La politica dovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per “un’esistenza buona” del cittadino.
C'è l'esigenza, in questo momento di recessione, di uno Stato che riconosca e sostenga le famiglie e le imprese secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di energie singole e di organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo e non degeneri per “le patologie politiche” presenti nella comunità.
I valori fondamentali della società (la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel sistema Stato - mercato che impone le proprie concezioni individualistiche nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto della dignità della persona umana.
Nel mondo del lavoro, anche nei settori in forte sviluppo, conta la competizione e la produttività, cioè l’orientamento culturale è favorevole sempre di più all’individualismo e al “privatismo”, a scapito di coloro che hanno soltanto le proprie braccia per provvedere a se stessi e alle proprie famiglie.
Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè è il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo. Le attività delle società produttive, direttamente responsabili perché determinano i contratti e i rapporti di lavoro, esigono una politica che garantisca il rispetto degli inalienabili diritti delle persone.
La giustizia nei rapporti lavoratore - datore di lavoro non solo si attua con una equa remunerazione, ma anche e soprattutto con una legislazione che aiuti le imprese a garantire posti di lavoro per il sostentamento delle famiglie.
La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori produttivi è resa possibile soltanto da uno Stato che dispone di istituzioni che considerano la persona umana come soggetto del lavoro e non come “merce” per aumentare la ricchezza del Paese.
La responsabilità primaria in una società civile e politica spetta al''autorità politica, intesa come funzione essenziale senza la quale la persona umana non può acquisire il bene comune, indispensabile alla sua vita e a quella di tutta la società civile.
Il compito delle persone, investite di potere politico, è quello di emanare una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona.
Il lavoro è un bene essenziale perché con esso l’uomo realizza se stesso ed espleta la sua libertà nella comunicazione con gli altri per la creazione del bene comune, necessario al benessere materiale e spirituale della società civile. L'operaio ha anche una vita familiare che è un suo diritto e una sua vocazione naturale. La sua attività è condizione per la nascita e il mantenimento della famiglia, ritenuta cellula primordiale di tutta la comunità civile. La perdita del salario del capo famiglia mina alla radice l’unità fondamentale della stessa società.
Il responsabile di questo stato sociale è lo Stato che non salvaguarda la coesione sociale e permette la nascita di una contraddizione tra sviluppo economico e il fondamento della comunità, perché consente l’inversione dei valori che sono alla base della comunità civile. La dignità della persona e della famiglia passa in secondo ordine rispetto alla produzione dei beni economici.
L'esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento della coesione sociale, cioè non può tralasciare di assicurare il sostentamento e l’esistenza quotidiana della vita dell’uomo, soggetto inalienabile di tutte le attività sociali.
I responsabili delle Istituzioni e delle organizzazioni devono evitare di esaltare la competitività. La richiesta di produrre sempre di più e in fretta, in qualsiasi momento del giorno e della notte, riduce gli operatori del lavoro manuale a semplice "merce di scambio" o di "forza lavoro" che ha lo scopo di produrre una ricchezza che disconosce i principi fondamentali della società: la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà e la solidarietà.
Il valore del lavoro umano, che è tale perché caratteristica essenziale di ogni persona e bene fondante di ogni sviluppo sociale, non può essere calpestato per finalità non rispondenti ai veri bisogni primari dei cittadini. Il benessere materiale perde significato se non si dà importanza alla dignità del lavoro, cioè la società civile si disgrega e perde coesione se l’attività che genera ricchezza non è protetta da norme che assicurino l’esistenza del lavoratore e della sua famiglia.
La globalizzazione, che mira soltanto al primato dell’economia e della finanza, scardina l'economia sociale di mercato, controllata dalle leggi che salvaguardano le varie attività che producono ricchezza e benessere. La liberalizzazione degli scambi commerciali e la de regolamentazione delle attività d’impresa dà riconoscimento a quei "poteri forti" del mercato globale che portano a considerare preminente la competizione tra i mercati nazionali e le varie imprese di profitto, spingendo all’estremo la competizione tra i soggetti dell’economia.
Lo sviluppo economico, derivante dalle idee economicistiche e materialistiche del mercato globale, dissolve i legami sociali, perché si basa sull'opera degli individui lavoratori, considerati semplici mezzi di produttività e non come persone, dotate di ragione e di libertà, cioè soggetti di ogni attività umana.
Lo Stato che non difende i diritti dei suoi cittadini è laicista perché promette un benessere che non salvaguarda la dignità dei soggetti produttivi, cioè calpesta il loro diritto a vivere in sicurezza, reclamato dall’eticità stessa della comunità civile. La vita dei cittadini e di tutta la società dipende da come è concepito l’essere umano, cioè il cittadino che crea la ricchezza del suo popolo.
La ragione e la libertà degli operai sono sottomesse al “fondamentalismo del mercato” che esige il massimo dagli operai con il minimo costo di produzione.
Il modello dell'utilitarismo, del calcolo economico fine a se stesso, del funzionalismo del sistema Stato – mercato si concretizza in una corsa alla competizione e al massimo di produttività, calpestando il valore di fine e di essenza dell’essere umano, cioè la sua libertà di vivere.
Il problema? La politica è sostituita dall’economia che amministra gli uomini soltanto come mezzi di produzione. L’economicismo spinge alle conseguenze di insicurezza della vita di chi è costretto a vivere nel rischio e nella fatica quotidiana del lavoro manuale .
Gli ordinamenti democratici dello Stato non possono essere soggiogati dal relativismo etico di coloro che non considerano essenziali, per il bene comune della società, i veri valori del popolo italiano che sono la dignità della persona umana che lavora, il mantenimento della sua famiglia, la sussidiarietà nel controllo dell’applicazione delle norme e la solidarietà sociale.
La sopravvivenza stessa della società civile esige il ripristino, a qualsiasi livello produttivo ed economico, dell’etica nel lavoro dell'uomo, cioè la salvaguardia di tutti i suoi diritti.
Al vaglio elettorale del 24 e 25 febbraio si presenta ai cittadini chi è in grado di governare l’Italia, cioè in grado di ricevere il consenso delle forze politiche responsabili e per costituire in Parlamento un complesso di forze “dalle spalle larghe” al fine di attuare quella “politica necessaria” per far riemergere gli Italiani “dall'apnea” della recessione. Mario Monti è il politico del “momento giusto” perché ha la capacità tecnica e politica per una legislazione aderente ai bisogni e alle aspettative di tanti uomini e donne che vogliono una vita “normale” e desiderano un futuro sereno per le proprie famiglie e per i giovani. L’orizzonte si rischiara con la presenza in Parlamento “dell’uomo giusto” al “posto giusto”. L’Udc è il partito a fondamento della coalizione di Monti ed ha sempre sostenuto il Professore con convinzione perché è un italiano disponibile, sincero, onesto e sa quello che occorre fare in un momento di crisi produttiva e sociale. Il Presidente della Repubblica ha avuto fiducia in lui e la sua scelta è stata aderente alle necessità del Paese. L’Italia oggi è più credibile nel contesto europeo ed internazionale ed è in grado di proporsi al mondo dei mercati con una dinamicità adeguata per affermarsi e progredire in un mondo globalizzato, dove è importante esserci mostrando sostanziosa competenza e capacità tecniche. Voto per Monti e Udc.
Francesco Liparulo - Venezia

lunedì 18 febbraio 2013

Elettori per i “valori forti” del popolo


CENTRO DI FORZE DINAMICO
PER  UNA  SOCIETÀ  ATTENTA

Mario Monti crede “in una grande risposta degli Italiani che hanno voglia di cambiamento” e ritiene di poter “dare un messaggio di speranza agli Italiani”. La sua “salita in politica” è stata determinata dal desiderio di “unire gli Italiani e non dividerli” con il sostegno di Pierferdinando Casini, leader dell’UDC, e di Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati, che “per primi hanno visto i difetti del bipolarismo”.
Qual è la questione del nostro Paese?
L'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più deboli" degli Italiani.
C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che possa conservarsi nel tempo. Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società attenta ed esigente” i “valori forti” del popolo italiano che sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani e all’ingiustizia sociale che permette a pochi di vivere nell’abbondanza e a molti di indebitarsi per fronteggiare la “perfida crisi”.
Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Le soluzioni già adottate dei problemi dell’attuale mondo economico e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell'uomo e del suo destino, perché sono basate sull’idea che l’uomo non è il soggetto delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo utilitaristico e individualistico.
Lo Stato deve provvedere a migliorare le infrastrutture, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito del territorio nazionale. Si tratta di frenare la povertà dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il necessario per mantenere la famiglia.
La “cellula vitale” della società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano. Questa espressione originaria della società umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
Si avverte la necessità di costruire un Centro coeso “di molte forze politiche” di ispirazione popolare, liberale, cristiana e sociale. La politica degli interessi ha dimenticato i valori del popolo italiano.
La democrazia è un sistema politico e la comunità civile ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti. I valori del popolo italiano tra cui in primo luogo quello della persona e del lavoro devono essere difesi per conservare la nostra identità.
La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustizie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni. Soltanto l'intervento dello Stato può compendiare l'azione degli investitori mondiali in modo da attrarre i capitali con una giusta ed equa regolamentazione finanziaria e commerciale per promuovere occupazione e progresso per tutta la cittadinanza, cioè attuare un'economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.
Occorre costituire in Parlamento un’unità di intenti, uno schieramento compatto e coeso. L’uomo giusto è Mario Monti. La fiducia riposta in lui dal Presidente della Repubblica ha già dato risultati positivi restituendo all’Italia, in ambito europeo e nel contesto mondiale, quella credibilità, indispensabile per evitare l’allontanamento dal nostro territorio degli investimenti, necessari per dare alla produttività nazionale quella spinta vitale per esistere nella globalizzazione dei mercati e delle finanze.
Ciò che impedisce la crescita per gli esperti di economia, per chi fa impresa e per i lavoratori è la mancanza di volontà politica. Occorre che il Parlamento si impegni per utilizzare tutte le risorse del Paese al fine di superare l'attuale crisi sociale e produttiva. Si tratta di legiferare per quello che interessa alla società civile, cioè adottare tutte le misure politiche con provvedimenti mirati a rilanciare l'economia sociale di mercato. I cittadini che amano la libertà e vogliono che le Istituzioni provvedano alla loro vita quotidiana, basata sul lavoro, la famiglia e i figli, vogliono un rilancio dell’occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Oggi in politica c’è già chi è in grado di governare l’Italia, cioè in grado di ricevere il consenso delle forze politiche responsabili per costituire in Parlamento un complesso di forze “dalle spalle larghe” per attuare quella “politica necessaria” per far riemergere dall’apnea una nazione che, per gli egoismi e i fini utilitaristici di alcuni politici, ha rischiato di uscire dalla fiducia dei Paesi più competitivi dell’Europa.
“Ho deciso di guidare un movimento di società civica alle prossime elezioni – ha detto Mario Monti il 23 gennaio all'apertura del summit del World Economic Forum, tenutosi in Svizzera a Davos – perché vedo la necessità di una nuova forma politica che vada oltre le vecchie coalizioni tradizionali. Ho lanciato un appello alle forze vive della società, di cui c’è una grande presenza in Italia, perché sostengano un’agenda di riforme. Non ho e non avrò niente in comune con questa coalizione di sinistra”.
Il complesso di forze dell’emerito professore della Bocconi è sostenuto dall’Udc che agisce “in modo coordinato sullo stesso progetto” di Monti con una maggiore attenzione alle politiche sociali e alle necessità dei meno abbienti per uscire dalla “perfida crisi”.
I cittadini danno la loro fiducia a Monti e Udc. Sì.
Francesco Liparulo - Venezia

domenica 17 febbraio 2013

Il credo democratico anima gli elettori

LA CONDIVISIONE DEI  VALORI
È BASE SOLIDA PER IL FUTURO
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l’amore della patria. A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli uomini e le donne.
Insofferenza, disagio, protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale. Critiche e insoddisfazioni si elevano verso una classe politica che agisce senza tener conto dei beni primari che sono tutelati dal diritto delle comunità.
Un grido di allarme si eleva da tutti quelli che avvertono il diffondersi dell’idea che non esistono beni personali e morali non negoziabili, cioè sottratti alla regola della maggioranza che governa il paese.
Il modello naturale di famiglia, lo sviluppo della persona, il rispetto del soggetto umano non ancora nato, l’illiceità dell’aborto, l’illiceità dell’eutanasia, l’illiceità degli interventi genetici manipolati e non a scopo terapeutico costituiscono un complesso di beni in cui si esprime la dignità della persona umana dal concepimento sino alla morte naturale. Questi valori per i cristiani non si possono modificare col tempo.
L’intera società risulta indebolita perché è trascurata la famiglia che deve difendersi da sola di fronte a un potere pubblico che non riconosce ciò che le spetta di diritto. Il valore sociale della famiglia, basata sul matrimonio, viene confuso con le semplici convivenze tra cittadini. Le istituzioni politiche non stabiliscono una gerarchia per i sostegni e i riconoscimenti alle varie tipologie di convivenza.
La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella società perché è il perno di giunzione essenziale fra la persona, la società e lo Stato. Il suo carattere originario, antecedente allo Stato, richiede la promozione della sua funzione da parte delle Istituzioni governative.
Prima dell’impegno per i diritti dell’uomo c’è quello per il diritto ad essere uomini, cioè ad essere considerate persone che tendono a conquistare la piena autosufficienza nella comunicazione e nell’amicizia con le altre persone.
Senza il collegamento ai valori della vita, gli stessi diritti dell’uomo perdono il loro vigore, cioè divengono semplici enunciati che possono essere revocati in qualsiasi momento.
Il voto degli elettori è ben riposto per i candidati dell’Udc che costituiscono il fondamento, cioè l’anima della coalizione di Monti in quanto sono garanti di proposte per la famiglia, i lavoratori e i cittadini che usufruiscono dei Servizi sociali. Sì alla difesa in Parlamento dei valori essenziali al mantenimento della società civile. Fiducia convinta per una legislazione che tiene conto dei valori della vita.
Francesco Liparulo - Venezia





Il sospiro dei più deboli al centro del dibattito

TESTIMONI DEL POPOLO  COESI  PER
DIFENDERE LA VITA IN PARLAMENTO
Nella Sacra Scrittura è comandato all’uomo di non uccidere. Questo precetto ha un forte contenuto negativo ed indica il confine estremo che non può mai essere valicato. Il comandamento non uccidere ha un valore universale che non ammette obiezioni se si riferisce alla persona innocente.
La questione della vita e della sua difesa appartiene ad ogni coscienza umana. Si tratta di un valore universale che ogni essere umano può cogliere alla luce della ragione. Il rispetto del diritto alla vita di ogni persona innocente è uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile perché su di esso si fondano e si sviluppano tutti gli altri diritti inalienabili dell’essere umano. Non può avere una base solida la società che prima afferma come valori la dignità della persona, la giustizia e la pace e poi si contraddice con le leggi che violano l’inizio della vita delle persone, cioè negano il diritto all’esistenza dell’essere vivente racchiuso nel grembo materno.
Coloro che hanno autorità di decisione nelle democrazie pluraliste sono incoraggiati a compiere scelte per la promozione del diritto alla vita, dal concepimento alla morte. Questo diritto richiede di essere difeso, promosso e sostenuto con leggi, basate sul principio della sussidiarietà, per la famiglia e la maternità. “Non è facile opporsi pubblicamente – ha detto Benedetto XVI – a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie”.
L’Associazione Scienza & Vita accoglie con favore e condivide il Documento sullo stato vegetativo e di minima coscienza elaborato dal Gruppo di lavoro a cura del Ministero della Salute .
“La definizione di persona in stato vegetativo, da considerare come gravissima disabilità, è fondata sui dati più recenti della ricerca scientifica – sottolinea  Lucio Romano – e coniuga in maniera virtuosa tali considerazioni con un’organizzazione assistenziale di accoglienza e prossimità anche a livello domiciliare. Si fa chiarezza, inoltre, in merito a una terminologia spesso fuorviante e obsoleta, che, attraverso l’uso dei termini “permanente” e “persistente”, ha creato confusione in ambito classificativo e normativo e nell’opinione pubblica”. Scienza & Vita condivide una politica sanitaria di assistenza che garantisca anche a domicilio i necessari interventi sanitari finalizzati ad assicurare le cure ordinarie e la prevenzione delle complicanze. Dal documento si rilevano altri dati molto significativi: il 50-75% dei pazienti in stato vegetativo post traumatico recupera l’attività di coscienza, e la sopravvivenza è migliorata superando nettamente i 5 anni. “I risultati cui è pervenuto il Gruppo di lavoro – conclude Lucio Romano – non escludono inoltre la possibilità di elementi di coscienza in persone in stato vegetativo, anche con possibili recuperi tardivi. Tutto ciò si traduce in orientamenti assistenziali rispettosi del rigore scientifico e della dignità delle persone con gravissime disabilità”.

Associazione Scienza&Vita
Lungotevere dei Vallati 10,
00186 Roma
tel.: 06.6819.2554 fax: 06.6819.5205e-mail: segreteria@scienzaevita.org


venerdì 15 febbraio 2013

Una coalizione per i valori dell’Italia

MARIO MONTI CON IL SOSTEGNO UDC
PER AFFRONTARE LA CRISI SOCIALE

Alcuni politici si appellano alla “laicità dello Stato” e i difensori dei valori della persona umana si schierano contro il laicismo di coloro che dimenticano che l’essere umano è dotato di ragione e di libertà, cioè aspira al bene comune di tutta la società che è bene materiale e spirituale di ogni cittadino.
I principi fondamentali della società civile (dignità della persona – bene comune - solidarietà – sussidiarietà) vengono disconosciuti dalle maggioranze governative che, dominate da una concezione individualistica della politica, non tengono conto del valore sociale della famiglia.
La dissoluzione dei legami sociali, causata dallo schema di democrazia centrato solo sull’individuo, e la globalizzazione economica, che rende lo Stato fragile e il mercato forte, hanno determinato una contraddizione tra crescita economica e coesione sociale.
Lo Stato ha necessità di creare coesione nella società, di sostenere il multiculturalismo con regole condivise, di far fronte alle richieste delle singole regioni e alle loro aspettative di benessere, di applicare la democrazia nel suo rapporto con l’uomo, la scienza e soprattutto la vita. Tutto questo porta a una richiesta di orientare diversamente le basi etiche della comunità civile, cioè di risolvere i nuovi problemi della scienza e del diritto pubblico. Si tratta di sciogliere i nodi della bioetica, della scuola pubblica e privata, della famiglia e soprattutto dell’identità.
Il problema che emerge è il riconoscimento pubblico della propria identità culturale, etnica, di genere, di religione, di cittadinanza. L’idea di un’etica sociale che vada bene per tutti, cioè quella della neutralità e della tolleranza, non è in grado di creare una vera cooperazione in una società multiculturale.
Si fa sempre più pressante e insistente la domanda che lo Stato garantisca la continuità spirituale degli Italiani, cioè la salvaguardia della loro identità. Si tratta di rispettare i valori di socializzazione, di educazione e di formazione alle virtù civili che hanno sempre contraddistinto il nostro popolo.
La vera sfida è quella rivolta alle “buone coscienze” per risolvere la sperequazione nell’accesso ai beni economici e agli stessi mezzi di sussistenza; le questioni bioetiche dell’inizio e della fine della vita umana, la manipolazione genetica, la riduzione della comunicazione umana, la globalizzazione economico- finanziaria.
Lo stimolo delle “coscienze di tutti” è necessario per creare “movimenti di risveglio” a livello sociale e spirituale perché il popolo deve continuamente essere sollecitato. L’attuale società tecnologica si è costituita intorno al processo della produzione globalizzata e allo scambio mondiale delle merci. I bisogni e i desideri essenziali della persona umana rimangono insoddisfatti.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle istituzioni, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e condivisione del bene comune. La persona umana, la cultura e la società sono i pilastri della comunità vitale in cui i membri formano la coscienza di tutto il popolo.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.
Gli amministratori del popolo devono saper ascoltare i propri elettori, sentire le vibrazioni della società civile, mostrare le compatibilità presenti nella comunità tra le varie richieste contraddittorie. La loro azione deve valorizzare le dimensioni locali, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. Si tratta di creare il benessere per i cittadini.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo e permettono una “convivenza ordinata e feconda”.
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo o donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l’amore della Patria. A questi valori sono ancorati gli Italiani .
I rappresentanti del popolo che siedono in Parlamento sono investiti di autorità per valutare il benessere dei cittadini, cioè governare per il popolo ed avere come fine della loro attività politica l’interesse del “Bene comune” del popolo fatto di soggetti che sono persone umane. Lo Stato è per il popolo, cioè garanzia e promozione di “vita buona” per tutti i cittadini.
Oggi il controllo dell'autorità politica è diventato un problema perché chi è investito di potere tenta di sfuggire il controllo ed evitare la trasparenza. Il potere politico difficilmente accetta il controllo dal basso, cioè dalla società politica. L’autorità dei parlamentari sale dal basso e non può essere assoluta perché deve tener conto delle istanze che provengono dai cittadini.
La cellula vitale della società è la famiglia e lo Stato non può disinteressarsi. C’è un basso tasso di natività in Italia perché non si promuove un’agevolazione di tipo fiscale ed economico per i nuclei familiari. La società politica deve perpetuare se stessa ed occorre introdurre più profondamente i criteri di solidarietà e sussidiarietà. Soltanto la sussidiarietà, cioè la possibilità di permettere alle famiglie di trovare i giusti rimedi ai loro bisogni può evitare le derive di tipo corporativistico e la formazione delle “lobby” che fanno eleggere deputati per i loro interessi e non per il bene di tutti i cittadini.
La coalizione di Monti per l’Italia chiama i testimoni del popolo per realizzare lo sviluppo economico, la libertà politica e civile, la coesione sociale. Occorre vincere la globalizzazione con un governo della globalizzazione economica e finanziaria, cioè con una economia sociale di mercato, evitando l’assistenzialismo statale che soffoca la libertà e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.
Mario Monti ha la capacità di aiutare le famiglie e le imprese italiane per affrontare la “perfida crisi” sociale e produttiva. Le sue parole sono convincenti in quanto il senatore, chiamato dal Capo dello Stato, ha già risolto la crisi finanziaria salvando il "sistema finanziario" nazionale. Il voto dell’elettore per la coalizione di Monti apporterà benessere a tutti i cittadini. La loro fiducia è per i rappresentanti del popolo che vogliono impegnarsi per la società civile. Sì alla compagine di Monti.
Il carisma dell'emerito professore della "Bocconi" è noto in Europa e nel mondo. La scelta dell'elettore è ben riposta in Monti e nell'UDC che ha sempre proposto e sostenuto in Parlamento tutte le leggi miranti al benessere sociale della famiglia e dei giovani.
Francesco Liparulo - Venezia

Al vaglio elettorale il futuro degli Italiani

LA COALIZIONE  DI  MONTI
PER I VALORI DEL POPOLO

Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato. Si auspica un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
Alla sfida d’ordine politico - istituzionale dovuta in Occidente alla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico, si devono aggiungere oggi quelle di ordine morale ed economico in quanto le istituzioni democratiche hanno solidi principi intellettuali e morali per realizzare una comunità aperta ai veri bisogni della persona che è fine della buona società.
La società politica deve affrontare: la questione della vita, il relativismo etico, la democrazia procedurale estesa, la dissoluzione dei legami sociali.
Si è radicata nelle coscienze la “sacralità” dei diritti umani. L’impegno per i diritti umani prevede innanzitutto che ci sia l’impegno per il diritto ad essere uomini, cioè a non essere respinti al di fuori dell’area della vita.
Una volta la vita era dominio della natura, mentre oggi anche il diritto e la politica vi entrano (bio - diritto, bio - politica) perché vi è entrata la scienza. Non si sa dove ci porteranno le biotecnologie.
Occorre rimeditare sulle basi naturali della vita: famiglia, parentalità, condizione di figlio, libertà, esperienza della morte perché sono problemi che le democrazie dell'Occidente devono risolvere.
I beni primari della persona non possono essere decisi dalle maggioranze politiche perché sono tutelati dal diritto delle comunità e dal diritto delle genti, cioè sono radicati in tutte le culture umane. Si tratta di rispettare il modello naturale della famiglia, costituito da un uomo e da una donna, di riconoscere i diritti del soggetto umano non ancora nato (embrione o feto), l’illiceità dell’aborto, dell’eutanasia e degli interventi genetici manipolati, il diritto al lavoro e al sostentamento della famiglia e della prole.
La concezione dell’illiceità dell’aborto della vita umana del futuro nascituro è stata ereditata dall’antica Grecia. Per il greco Ippocrate del V° secolo avanti Cristo, padre della medicina, l’inizio della vita umana è nell’atto del concepimento. Aristotele, filosofo del IV° secolo avanti Cristo, considera illecito l’aborto nel momento in cui entra in funzione l’anima sensitiva, cioè al 40° giorno dal concepimento.
L’indiscusso riconoscimento del valore della vita fin dai suoi inizi è confermato dalla Bibbia.
Nella Sacra Scrittura è comandato all’uomo di non uccidere. Questo precetto ha un forte contenuto negativo ed indica il confine estremo che non può mai essere valicato. Il comandamento non uccidere ha un valore universale che non ammette obiezioni se si riferisce alla persona innocente.
La questione della vita e della sua difesa appartiene ad ogni coscienza umana. Si tratta di un valore universale che ogni essere umano può cogliere alla luce della ragione. Il rispetto del diritto alla vita di ogni persona innocente è uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile perché su di esso si fondano e si sviluppano tutti gli altri diritti inalienabili dell’essere umano. Non può avere una base solida la società che prima afferma come valori la dignità della persona, la giustizia e la pace e poi si contraddice con le leggi che violano l’inizio della vita delle persone, cioè negano il diritto all’esistenza dell’essere vivente racchiuso nel grembo materno.
Coloro che hanno autorità di decisione nelle democrazie pluraliste sono incoraggiati a compiere scelte per la promozione del diritto alla vita, dal concepimento alla morte. Questo diritto richiede di essere difeso, promosso e sostenuto con leggi, basate sul principio della sussidiarietà, per la famiglia e la maternità. “Non è facile opporsi pubblicamente – ha detto Benedetto XVI – a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie”.
Alcuni politici si appellano alla “laicità dello Stato” e i difensori dei valori della persona umana si schierano contro il laicismo di coloro che dimenticano che l’essere umano è dotato di ragione e di libertà, cioè aspira al bene comune di tutta la società che è bene materiale e spirituale di ogni cittadino.
I principi fondamentali della società civile (dignità della persona – bene comune - solidarietà – sussidiarietà) vengono disconosciuti dalle maggioranze governative che, dominate da una concezione individualistica della politica, non tengono conto del valore sociale della famiglia.
La dissoluzione dei legami sociali, causata dallo schema di democrazia centrato solo sull’individuo, e la globalizzazione economica, che rende lo Stato fragile e il mercato forte, hanno determinato una contraddizione tra crescita economica e coesione sociale.
Lo Stato ha necessità di creare coesione nella società, di sostenere il multiculturalismo con regole condivise, di far fronte alle richieste delle singole regioni e alle loro aspettative di benessere, di applicare la democrazia nel suo rapporto con l’uomo, la scienza e soprattutto la vita. Tutto questo porta a una richiesta di orientare diversamente le basi etiche della comunità civile, cioè di risolvere i nuovi problemi della scienza e del diritto pubblico. Si tratta di sciogliere i nodi della bioetica, della scuola pubblica e privata, della famiglia e soprattutto dell’identità.
Il problema che emerge è il riconoscimento pubblico della propria identità culturale, etnica, di genere, di religione, di cittadinanza. L’idea di un’etica sociale che vada bene per tutti, cioè quella della neutralità e della tolleranza, non è in grado di creare una vera cooperazione in una società multiculturale.
Si fa sempre più pressante e insistente la domanda che lo Stato garantisca la continuità spirituale degli Italiani, cioè la salvaguardia della loro identità. Si tratta di rispettare i valori di socializzazione, di educazione e di formazione alle virtù civili che hanno sempre contraddistinto il nostro popolo.
La vera sfida è quella rivolta alle “buone coscienze” per risolvere la sperequazione nell’accesso ai beni economici e agli stessi mezzi di sussistenza; le questioni bioetiche dell’inizio e della fine della vita umana, la manipolazione genetica, la riduzione della comunicazione umana, la globalizzazione economico- finanziaria.
Lo stimolo delle “coscienze di tutti” è necessario per creare “movimenti di risveglio” a livello sociale e spirituale perché il popolo deve continuamente essere sollecitato. L’attuale società tecnologica si è costituita intorno al processo della produzione globalizzata e allo scambio mondiale delle merci. I bisogni e i desideri essenziali della persona umana rimangono insoddisfatti.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle istituzioni, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e condivisione del bene comune. La persona umana, la cultura e la società sono i pilastri della comunità vitale in cui i membri formano la coscienza di tutto il popolo.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.
Gli amministratori del popolo devono saper ascoltare i propri elettori, sentire le vibrazioni della società civile, mostrare le compatibilità presenti nella comunità tra le varie richieste contraddittorie. La loro azione deve valorizzare le dimensioni locali, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. Si tratta di creare il benessere per i cittadini.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo e permettono una “convivenza ordinata e feconda”.
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo o donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l’amore della Patria. A questi valori sono ancorati gli Italiani .
I rappresentanti del popolo che siedono in Parlamento sono investiti di autorità per valutare il benessere dei cittadini, cioè governare per il popolo ed avere come fine della loro attività politica l’interesse del “Bene comune” del popolo fatto di soggetti che sono persone umane. Lo Stato è per il popolo, cioè garanzia e promozione di “vita buona” per tutti i cittadini.
Oggi il controllo dell'autorità politica è diventato un problema perché chi è investito di potere tenta di sfuggire il controllo ed evitare la trasparenza. Il potere politico difficilmente accetta il controllo dal basso, cioè dalla società politica. L’autorità dei parlamentari sale dal basso e non può essere assoluta perché deve tener conto delle istanze che provengono dai cittadini.
La cellula vitale della società è la famiglia e lo Stato non può disinteressarsi. C’è un basso tasso di natività in Italia perché non si promuove un’agevolazione di tipo fiscale ed economico per i nuclei familiari. La società politica deve perpetuare se stessa ed occorre introdurre più profondamente i criteri di solidarietà e sussidiarietà. Soltanto la sussidiarietà, cioè la possibilità di permettere alle famiglie di trovare i giusti rimedi ai loro bisogni può evitare le derive di tipo corporativistico e la formazione delle “lobby” che fanno eleggere deputati per i loro interessi e non per il bene di tutti i cittadini.
La coalizione di Monti per l’Italia chiama i testimoni del popolo per realizzare lo sviluppo economico, la libertà politica e civile, la coesione sociale. Occorre vincere la globalizzazione con un governo della globalizzazione economica e finanziaria, cioè con una economia sociale di mercato, evitando l’assistenzialismo statale che soffoca la libertà e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.
Mario Monti ha la capacità di aiutare le famiglie e le imprese italiane per affrontare la “perfida crisi” sociale e produttiva. Le sue parole sono convincenti in quanto il senatore, chiamato dal Capo dello Stato, ha già risolto la crisi finanziaria salvando il "sistema finanziario" nazionale. Il voto dell’elettore per la coalizione di Monti apporterà benessere a tutti i cittadini. La loro fiducia è per i rappresentanti del popolo che vogliono impegnarsi per la società civile. Sì alla compagine di Monti.
Il carisma dell'emerito professore della "Bocconi" è noto in Europa e nel mondo. La scelta dell'elettore è ben riposta in Monti e nell'UDC che ha sempre proposto e sostenuto in Parlamento tutte le leggi miranti al benessere sociale della famiglia e dei giovani.
Francesco Liparulo - Venezia



martedì 12 febbraio 2013

La scelta consapevole dell’elettore

UNA  MAGGIORE  CITTADINANZA
CON ATTENZIONE ALLA PERSONA
La globalizzazione mette in luce Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Gli Stati, importanti per la politica, sono emarginati dal potere transnazionale della finanza e dal potere del mercato. Le grandi imprese multinazionali spostano capitali e decentrano la produzione dove la manodopera costa meno.
L'attuale momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato - mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato. Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza. Le democrazie, secondo il filosofo Norberto Bobbio, avevano formulato delle promesse che sono state disattese. Si avverte uno scarto tra l’ideale di democrazia e la condizione politica reale del cittadino.
Alla sfida d’ordine politico - istituzionale, suggerita dal filosofo, si devono aggiungere oggi quelle di ordine morale ed economico in quanto le istituzioni democratiche hanno solidi principi intellettuali e morali per realizzare una comunità aperta ai veri bisogni della persona che è fine della buona società.
La società politica deve affrontare: la questione della vita, il relativismo etico, la democrazia procedurale estesa, la dissoluzione dei legami sociali.
Si è radicata nelle coscienze la “sacralità” dei diritti umani, appoggiata dalle chiese. L’impegno per i diritti umani prevede innanzitutto che ci sia l’impegno per il diritto ad essere uomini, cioè a non essere respinti al di fuori dell’area della vita.
Una volta la vita era dominio della natura, mentre oggi anche il diritto e la politica vi entrano (bio - diritto, bio - politica) perché vi è entrata la scienza. Non si sa dove ci porteranno le biotecnologie.
Occorre rimeditare sulle basi naturali della vita: famiglia, parentalità, condizione di figlio, libertà, esperienza della morte perché sono problemi che le democrazie dell'Occidente devono risolvere.
I beni primari della persona non possono essere decisi dalle maggioranze politiche perché sono tutelati dal diritto delle comunità e dal diritto delle genti, cioè sono radicati in tutte le culture umane. Si tratta di rispettare il modello naturale della famiglia, costituito da un uomo e da una donna, di riconoscere i diritti del soggetto umano non ancora nato (embrione o feto), l’illiceità dell’aborto, dell’eutanasia e degli interventi genetici manipolati, il diritto al lavoro e al sostentamento della famiglia e della prole.
Il relativismo etico scardina le basi della vita civile. La libertà per ciascuno, di seguire qualsiasi codice di comportamento in base al fatto che non viene ritenuto possibile stabilire un ordinamento unitario di valori, impedisce la coesione nelle associazioni civili.
La democrazia procedurale estesa, cioè il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti, entra in crisi quando nella società nascono tensioni di un certo rilievo, perché comporta la neutralizzazione dei valori fondanti della vita civile. Le regole non stabiliscono il reale contenuto delle decisioni né che cosa è giusto.
Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. La preminenza conferita al singolo muta la democrazia in governo del singolo, da parte del singolo, per il singolo.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita ancorato alla centralità dell’uomo e "permettono una convivenza ordinata e feconda".
C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società attenta ed esigente” i “valori forti” del popolo italiano che sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani e all’ingiustizia sociale che permette a pochi di vivere nell’abbondanza e a molti di indebitarsi per fronteggiare la “perfida crisi”.
Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Le soluzioni già adottate dei problemi dell’attuale mondo economico e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell'uomo e del suo destino, perché sono basate sull’idea che l’uomo non è il soggetto delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo utilitaristico e individualistico.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.
Lo Stato deve provvedere a migliorare le infrastrutture, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito del territorio nazionale. Si tratta di frenare la povertà dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il necessario per mantenere la famiglia.
La “cellula vitale” della società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano. Questa espressione originaria della società umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
Si avverte la necessità di costruire un Centro coeso “di molte forze politiche” di ispirazione popolare, liberale, cristiana e sociale. La politica degli interessi ha dimenticato i valori del popolo italiano. Gli Italiani "non si lasciano abbindolare".
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita di persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti. I valori del popolo italiano tra cui in primo luogo quello della persona e del lavoro devono essere difesi per conservare la nostra identità.
La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustizie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni. Soltanto l'intervento dello Stato, in un momento di recessione, può compendiare l'azione degli investitori mondiali in modo da attrarre i capitali con una giusta ed equa regolamentazione finanziaria e commerciale per promuovere occupazione e progresso per tutta la cittadinanza, cioè attuare un'economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.
Occorre costituire in Parlamento un'unità di intenti, uno schieramento compatto e coeso. L'uomo giusto dell’attuale momento storico – politico dell’Italia è Mario Monti che si presenta, per il prossimo vaglio elettorale, con una lista civica che costituisce la struttura portante di una coalizione formata dalla lista “Scelta civica”, da UDC e FLI. Il fondamento del complesso di forze è costituito dai candidati dell’UDC di Casini che si presentano agli elettori al fine di portare in Parlamento una larga maggioranza di rappresentanti del popolo per promuovere le politiche sociali necessarie alla società civile per uscire dall’attuale crisi. Monti ha già risolto la crisi delle finanze dello Stato ed ora è in grado di affrontare quello che più interessa alle famiglie italiane, cioè risolvere la questione dell’occupazione e dare speranza ai 2 milioni di giovani senza una prospettiva valida di lavoro. Il voto dato alla compagine di Monti e all’Udc costituirà un Centro di forze “dalle spalle larghe” in grado si essere convincente e capace di aggregare tutte quelle forze politiche responsabili per far progredire l’Italia e aprire un nuovo orizzonte di benessere per il Paese.
Francesco Liparulo - Venezia




Il “bene comune” del popolo

IL VOTO PER LA PERSONA UMANA
ATTO  MORALE  PER  ECCELLENZA

I “testimoni del popolo”, animati da un profondo amore per l’Italia, hanno la necessità di unirsi per promuovere una politica riformista, cioè aderente ai bisogni di ragioni di vita e di speranza di ogni uomo o donna per cui valga la pena di vivere. Il “Partito dei riformisti”, costituito da cittadini che credono nei valori della persona umana e della sua libertà, si rivolge a tutti gli Italiani che vogliono mantenere nel tempo presente i principi cristiani che hanno ispirato tutti coloro che ci hanno preceduti nell’amore verso la nostra Patria, resa una e indivisibile da coloro che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti. Ogni cittadino ha il diritto di essere rispettato, cioè ha una sua dignità in quanto persona e soggetto di diritto che possiede dei diritti dovuti dalla sua necessità di esistere in libertà, nell’ambito di una società in cui si impegna per il bene comune.
Ogni uomo o donna ha in sé un sapere che concerne ciò che deve fare. In questo sapere c’è una morale che scaturisce dalla coscienza di come bisogna fare perché la sua opera sia ben fatta. La morale, insita in ogni persona, è conoscenza di libertà.
L'essere umano con l'intelligenza entra nella sua volontà e decide dei suoi atti con le sue virtù, cioè con le sue capacità di essere prudente, giusto, forte e temperante. Queste sue doti, acquisite con l’esperienza, gli permettono di discernere il bene dal male e di “agire in modo da evitare rischi inutili a sé e agli altri”.
L'atto morale appartiene al mondo della libertà, cioè al mondo delle relazioni tra le persone. La radice della libertà è la libera scelta, insita nella natura ragionevole di ogni essere umano, che gli permette di governare la sua vita e di badare a se stesso, cioè di agire come essere morale.
Ogni persona, bisognosa di vivere insieme agli altri e di esprimere la sua libertà per un interesse comune in rapporto alla parte di benessere che ne trae, esprime il suo essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società. Questo bisogno scaturisce dalla sua “necessità di aprirsi alle comunicazioni della conoscenza e dei rapporti di amicizia” che esigono di relazionarsi con gli altri.
La società civile è una società di persone e l’unità sociale è la persona umana. Il bene della società, cioè il bene di tutte le persone, è tale se giova alle persone individuali. La persona umana e il bene comune sono in una relazione di “dipendenza reciproca”.
Il bene comumne della città salvaguarda la persona umana soltanto se è subordinato a tutto ciò che appartiene alla sua libertà di esistere e di relazionarsi con le altre persone.
Nella vita sociale vi è una tendenza ad assoggettare la persona, a diminuirla, considerandola come un semplice individuo materiale, cioè privo delle sue aspirazioni di libertà e di amicizia. Questo conflitto richiede una soluzione dinamica perché la società si evolve nel tempo sotto la spinta delle istanze di libertà e di aderenza alle necessità del tempo presente. Questa spinta tende a realizzare progressivamente l’aspirazione di ogni uomo o donna a essere trattato come persona.
La società politica ha il compito di sviluppare le condizioni di ambiente che portino tutte le persone a un grado di vita materiale, intellettuale e morale necessario al bene e alla pace di tutti i cittadini.
La comunità civile richiede di essere ordinata al "bene comune temporale" che è materiale, intellettuale e morale perché mira al bene della persona umana. Questo ideale richiede che la politica, l’economia, le soluzioni sociali e l’azione dello Stato soddisfino il principio di sussidiarietà.
Ci si domanda come è possibile una società più umana di fronte alla situazione del mondo presente con tutte le minacce di degradazione. Il male sembra trionfare agli occhi di tutti di fronte al degrado sociale e alle atrocità che appaiono sugli schermi televisivi o sulla stampa quotidiana e periodica.
Lo stato di pace, di benessere e di giustizia sociale dipende dalla coesione tra le persone, cioè dalla forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società, fatta di ciò che esprimono le persone che si aprono agli altri con generosità, anche a costo del sacrificio, inteso come impegno di sé al servizio degli altri.
Soltanto coloro che "permettono la coesistenza e il dialogo" delle persone creano una società civile che si conserva nel tempo, perché lottano per la giustizia, l’amicizia civica e la fede nell’essere umano che sono la forza che la fa vivere.
Il “Testimoni del popolo” evidenziano la situazione dell’Italia che vive una fase particolarmente convulsa della vita democratica e chiamano tutti, uomini e donne, giovani e meno giovani, ad unirsi per l'avvenire di tutto il popolo italiano impegnato a lottare contro “lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico”.
È auspicata da Benedetto XVI “una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”. Il bene comune del popolo, inteso come “vita buona”, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve fluire su ogni membro della comunità civile. Per il Papa, la crisi economica nasce – “dall'assenza di un solido fondamento etico” per cui “imprescindibile la ricerca del bene comune e la tutela della dignità umana”. “Sono tempi difficili – ha detto Francesco Moraglia, patriarca di Venezia – nei quali dobbiamo ritovare l'essenziale, riscoprire il senso del lavoro, dell'equità, della giustizia, delle relazioni umane. Chi ha fatto esperienza bisognerebbe che continuasse a contribuire con il bagaglio che si è fatto ma che avesse la lungimiranza di lanciare volti nuovi. Il volto nuovo, se è stato preparato e aiutato anche da chi ha deciso di cedere il passo, fa instaurare un meccanismo virtuoso anche nell’agire politico”.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia, perché “promuovono un sentimento della vita” ancorato alla centralità dell’uomo e permettono una “convivenza ordinata e feconda”. Gli Italiani con la loro ragione e volontà sapranno attingere alla loro fede nel progresso interno della vita e della loro storia, alla forza della loro libertà, posta al centro della cittadinanza, quale apertura di fini e senso del loro futuro per superare le difficoltà del vivere quotidiano.
L'elettore sa ciò che è bene o male, cioè sa ciò che è giusto o ingiusto e sa scegliere il candidato che si offre per il bene comune, cioè vota per un uomo o donna che vuole offrire il suo tempo e le sue energie per il benessere di tutti i cittadini. Il voto politico è l'atto morale per eccellenza espresso dai cittadini nel giorno delle elezioni perché è atto di libertà e di amicizia civile per la comunità in cui vivono, in quanto foriero di un futuro aperto alla speranza di una “vita buona”, di un benessere che possa appartenere a tutti senza alcuna distinzione. Tutti a votare in piena libertà e con uno spirito aperto alle riforme necessarie alla società civile del nostro tempo: È tempo di recessione e c'è una globalizzazione che ha bisogno di essere governata.
Francesco Liparulo - Venezia