sabato 6 gennaio 2018

Etica nel lavoro come fonte di cittadinanza

IL 4 MARZO TUTTI NELL'AGONE POLITICO

PER ELIMINARE LE INGIUSTIZIE SOCIALI
La realtà sconcerta il Paese. La povertà in Italia - si evince dal Rapporto 2016 della Caritas italiana - è da sette anni in aumento esponenziale: "Si è passati da 1,8 milioni di persone povere nel 2007, il 3,1% del totale, a 4,6 milioni del 2015, il 7,6%”. Fino al 2017 le cose sono peggiorate e nel futuro occorre evitare che questo accada. IL voto politico sia espressione di vera istanza dei cittadini nei confronti dei politici che siedono sui banchi del Parlamento italiano.
Lo sviluppo economico, derivante dalle idee economicistiche e materialistiche del mercato globale, dissolve i legami sociali, perché si basa sull'opera degli individui lavoratori, considerati semplici mezzi di produttività e non come persone, dotate di ragione e di libertà, cioè soggetti di ogni attività umana.
I governi continuano a non difendere i veri diritti dei cittadini perché fanno promesse che non salvaguardano la dignità dei soggetti produttivi, cioè calpestano il loro diritto a vivere in sicurezza, reclamato dall’eticità stessa della comunità civile. La vita dei cittadini e di tutta la società dipende da come è concepito l’essere umano, cioè il cittadino che crea la ricchezza del suo popolo. Il principio di sussidiarietà non è applicato dai politici responsabili.
Le concezioni individualistiche degli esponenti di governo e dei dirigenti della produttività evidenziano un laicismo che impedisce di provvedere al bisogno essenziale dei cittadini, cioè il diritto di un lavoro che dà la possibilità di vivere con la propria famiglia in maniera dignitosa.
La ragione e la libertà degli operai sono sottomesse al “fondamentalismo del mercato” che esige il massimo dagli operai con il minimo costo di produzione.
Il modello dell'utilitarismo, del calcolo economico fine a se stesso, del funzionalismo del sistema Stato – mercato calpesta il valore di fine e di essenza dell'essere umano, cioè la sua libertà di vivere dignitosamente.
Il problema?
La politica è sostituita dagli interessi economici e finanziari che trattano gli uomini soltanto come mezzi di produzione. L’economicismo spinge alle conseguenze di insicurezza della vita di chi è costretto a vivere nel rischio e nella fatica quotidiana del lavoro manuale.
Gli ordinamenti democratici dello Stato non possono essere soggiogati dal relativismo etico di coloro che non considerano essenziali, per il bene comune della società, i veri valori del popolo italiano che sono la dignità della persona umana che lavora, il mantenimento della sua famiglia, la sussidiarietà nel controllo dell’applicazione delle norme e la solidarietà sociale.
La sopravvivenza stessa della società civile esige il ripristino, a qualsiasi livello produttivo ed economico, dell’etica nel lavoro dell'uomo, cioè la salvaguardia di tutti i suoi diritti.
Francesco - Liparulo - Venezia
Blog: galeaveneta.blogspot.com

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