L'IDENTITÀ DELLA SOCIETÀ ITALIANA
SI SALVA CON IL VOTO DEL 25 MAGGIO
Gli Italiani il 25 maggio eleggeranno i rappresentanti del Parlamento
Europeo.
I candidati alla presidenza più sostenuti sono:
Jean Claude per il PPE (Partito Popolare Europeo) che è un partito politico europeo che raccoglie le
forze generalmente classificabili come moderate, democristiane e conservatrici;
Qual è il problema?
Il problema che emerge è il riconoscimento pubblico della propria identità culturale, etnica, di
genere, di religione, di cittadinanza. L’idea di un’etica sociale che vada bene
per tutti, cioè quella della neutralità e della tolleranza, non è in grado di
creare una vera cooperazione in una società multiculturale.
Si fa sempre più pressante e insistente la domanda che lo Stato garantisca
la continuità spirituale degli Italiani, cioè la salvaguardia della loro identità.
Si tratta di rispettare i valori di socializzazione, di educazione e di
formazione alle virtù civili che hanno sempre contraddistinto il nostro popolo.
La persona umana, la cultura e la società sono i pilastri della comunità
vitale in cui i membri formano la coscienza di tutto il popolo.
La persona al centro perché l'essere umano non è un'isola, ma vive in una
comunità per il suo carattere sociale. Ferma e indelebile la convinzione che la
famiglia, fondata liberamente sul matrimonio tra un uomo e una donna è la prima
società naturale che ha la priorità sulla società civile e sullo
Stato. Tutti noi pensiamo che sia necessario valorizzare la libertà dei
genitori per l'istruzione dei propri figli e l'impegno e prevenire a livello
sociale i comportamenti a rischio (droga, alcolismo...).
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette
valori culturali, etici, sociali, spirituali essenziali per lo sviluppo della
società civile.
La razionalizzazione morale dell'agire politico deve fondarsi sulla
giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per
applicare le strutture politiche al servizio del bene comune, della dignità
della persona e del senso dell'amore civico.
Ci si interroga come bilanciare, oggi, il pluralismo morale e la legge
civile, cioè la legge del nostro ordinamento. Ci sono leggi che permettono
di fare qualcosa, altre che vietano, altre che comandano e altre ancora che
permettono a certe condizioni di fare o non fare. La società non dispone più di
universo ma di un pluri-universo morale.
Negli ultimi 40 anni, il codice univoco di comportamento morale è
diventato plurimo. Quello che una volta era emarginato nella piazza pubblica
con giudizio negativo, a prescindere dalla legge civile, oggi non ha più
rilevanza morale.
Il compito della legge civile è quello di garantire il pluralismo ai
comportamenti dei cittadini oppure quello di fornire anche un indirizzo di vita
buona, cioè un indirizzo pedagogico?
Si può passare da un pluralismo morale al pluralismo etico?
La democrazia procedurale della società pluralistica chiede alla legge
civile di essere totalmente neutrale, cioè di dare spazio massimo alle
leggi che permettono e spazio minimo alle leggi che tendono a vietare, in modo
che ogni individuo possa scegliere ciò che gli sembra meglio.
Tra la libertà individuale autonoma e la gestione del bene e del giusto, la
legge civile dovrebbe indirizzare a fare ciò che è giusto.
Nell'etica pubblica deve prevalere la libertà o ciò che è giusto?
La legge non solo deve essere uguale per tutti ma deve anche essere giusta.
La giustizia si rivolge all’altro nel rapporto sociale. Siamo in rapporto
secondo regole di giustizia.
Nel pensiero politico contemporaneo, cioè nelle attuali liberal democrazie,
l’aspetto di come educare il cittadino è omesso. Prevale l’idea di trovare le
regole di giustizia, le regole del gioco che consentono la convergenza degli
interessi, come se il buon comportamento seguisse l’aver tracciato le procedure
giuste.
Le procedure sono una cosa e il comportamento è altra cosa.
Il bilanciamento dei poteri nelle liberal democrazie significa che c’è da un
lato un pessimismo antropologico e dall’altro un ottimismo misurato nelle
capacità della ragione di poter dominare la realtà. L’esperienza insegna che il
potere cerca di bilanciarsi e tende a prevaricare, cioè chiede per sé ciò che
spetta agli altri.
L'ordinamento giuridico è pensato da alcuni politici come sovrano e generale
nel divenire generale positivo. Il potere giuridico stabilisce ciò che a lui
conviene. La spinta della potenza perviene su tutto. La legge valida è solo
quella del potere in vigore che stabilisce ciò che lui ritiene utile per tutti.
Il diritto naturale è ritenuto come cosa che sia ingiusta o giusta in sé
senza alcuna influenza sulle decisioni del potere assoluto. I rappresentanti
eletti dal popolo non tengono conto della coscienza delle persone, l’unica
idonea a stabilire ciò che è giusto o ingiusto, cioè la morale dei cittadini a
cui lo Stato riconosce la cittadinanza.
Nella società, prodotto di ragione e forza morale, la priorità è data dalla coscienza
personale. Il popolo è fatto di persone umane che si riuniscono sotto
giuste leggi e da reciproca amicizia per il bene comune della loro esistenza.
Il pluralismo morale richiede che lo Stato e la legge dello Stato
devono lasciare ai singoli di scegliere la strada per sviluppare la loro
dignità. Lo spazio pubblico è luogo di interessi e di valori. Tutto
viene pubblicizzato e i valori divengono oggetto di discussione perché
non possono essere misurati economicamente in quanto hanno dignità
Lo Stato ha le sue radici nella società politica, cioè è strumento del
corpo politico. Nella società democratica c’è idea di socialità ascendente, lo
Stato emerge come auto-organizzazione della società. Il fenomeno dello Stato è
espressione al servizio di persone, cioè è parte della società politica e deve
curarsi del bene pubblico, inteso come sicurezza, istruzione e universalità
della legge.
Gli Italiani, con la loro ragione e volontà, sapranno attingere alla loro fede
nel progresso interno della vita e della loro storia, alla forza della loro
libertà, posta al centro della cittadinanza, quale apertura di fini e di
senso del loro futuro.
Francesco Liparulo - Mestre-Ve