SCELTA CIVICA PER LE PRIORITÀ
COME GARANZIA DI PRESENZA
"Nei prossimi giorni Scelta Civica - ha detto Stefania
Giannini, segretario del partito - presenterà
al Presidente Letta i punti programmatici e le priorità irrinunciabili per
garantire la propria convinta presenza nella maggioranza di governo. Fra esse al primo posto il tema del lavoro che è la
vera emergenza del Paese".
Globalizzazione, crisi finanziaria, produttiva e sociale hanno alimentato
paure e rabbia nel popolo chiamato a fare sacrifici e a sopportare un rigore
fiscale per sostenere il debito pubblico che costa “più di 85 miliardi di euro
all’anno” di solo interessi. Si migliorano i bilanci pubblici e si riempiono i
forzieri delle banche, ma l'ossigeno vitale non arriva alle famiglie che vedono
gli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e i lavoratori senza
un reddito. I nuclei familiari più
deboli sono quelli monoreddito che hanno visto anche perdere il loro potere di
acquisto. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%,
percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%. 5 milioni di cittadini italiani sono
diventati poveri assoluti.
I valori fondamentali della società civile (la persona umana, la
famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel
sistema Stato – mercato che impone le proprie concezioni individualistiche
nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto
della dignità della persona umana. Allarmano
i dati sull'occupazione relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni. Quasi 2
milioni di giovani fuori ogni tipo di occupazione. "Il lavoro non deve essere un privilegio - ha detto il
Presidente della Repubblica - ma una normale condizione, soprattutto per i più
giovani".
"Uno sforzo aggiuntivo per il credito
alle imprese - ha chiesto Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria - perché
l’Italia non riesce più a sostenere i
limiti di spesa imposti in un momento di recessione. Il principio di
risparmio, imposto dai governi negli ultimi anni nel pubblico e nel privato,
ha aggravato la crisi e non ha dato soluzioni alla disoccupazione. Le
banche hanno già ricevuto un grande sostegno con tassi agevolati dalla Banca
centrale europea ma non sostengono il loro ruolo che è quello di "aiutare
le famiglie e l'impresa in difficoltà. Ci
vuole più coraggio, perché mantenendo
lo status quo, anche se ci sono passi nella direzione giusta, che possiamo
valutare positivamente, non cambiano
l'andamento dell'economia né il futuro del Paese".
L'ossigeno vitale non arriva a
chi è impegnato nella produttività del Paese, cioè i lavoratori si trovano
ad affrontare una disoccupazione che diventa sempre più insostenibile e le
banche continuano a non agevolare il credito a chi fa impresa e genera
produttività e lavoro.
Il “Governo Monti” ha fatto la sua parte, mettendo a
posto la finanza pubblica, promuovendo le riforme del lavoro e delle pensioni, ma
ora tocca risolvere la grande questione sociale della disoccupazione.
"È giunto il momento di affrontare
il tassello fondamentale della produttività del lavoro, abbattendo quello
"spread" tra le imprese italiane e i loro concorrenti europei".
Per il Presidente della Repubblica Italiana, c’è una “drammatica perdita
dei posti di lavoro”: tre milioni alla ricerca di un lavoro. L’Italia è al
terzo posto dopo la Grecia e la Spagna.
Jacopo Morelli, presidente dei Giovani industriali, ha affermato: "Gli
Italiani hanno già dato una grande prova di responsabilità,
accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c'è anche un
dovere morale da parte del governo di ridare subito fiducia al Paese, abbassando
in maniera sostanziale la pressione fiscale su chi lavora e sulle
imprese che investono". Per Morelli occorre “creare nuove occasioni di lavoro e dare ossigeno alle aziende,
per esprimere ogni potenziale al meglio”.
La politica dovrebbe
essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e
delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè deve
essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise. La
politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune,
cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per “un’esistenza buona”
del cittadino.
Il compito delle persone, investite di potere politico, è quello di emanare
una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera
giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa.
La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che
appartengono alla persona.
Il lavoro è un bene essenziale perché con esso l’uomo realizza se stesso
ed espleta la sua libertà nella comunicazione con gli altri per la creazione
del bene comune, necessario al benessere materiale e spirituale della società
civile. L'operaio ha anche una vita familiare che è un suo diritto e una
sua vocazione naturale. La sua attività è condizione per la nascita e il
mantenimento della famiglia, ritenuta cellula primordiale di tutta la comunità
civile. La perdita del salario del capo famiglia mina alla radice l'unità
fondamentale della stessa società.
Il responsabile di questo stato sociale è lo Stato che non salvaguarda
la coesione sociale e permette la nascita di una contraddizione tra
sviluppo economico e il fondamento della comunità, perché consente l’inversione
dei valori che sono alla base della comunità civile. La dignità della
persona e della famiglia passa in secondo ordine rispetto alla
produzione dei beni economici.
L'esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo
globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento
della coesione sociale, cioè non può tralasciare di assicurare il sostentamento
e l’esistenza quotidiana della vita dell’uomo, soggetto inalienabile di tutte
le attività sociali.
Il valore del lavoro umano, che è tale perché caratteristica
essenziale di ogni persona e bene fondante di ogni sviluppo sociale, non può
essere calpetato per finalità non rispondenti ai veri bisogni primari dei
cittadini. Il benessere materiale perde significato se non si dà importanza
alla dignità del lavoro, cioè la società civile si disgrega e perde
coesione se l’attività che genera ricchezza non è protetta da norme che
assicurino l’esistenza del lavoratore e della sua famiglia.
Francesco Liparulo -
Venezia
0 commenti:
Posta un commento