venerdì 6 dicembre 2013

Confronto in Scelta Civica

 
DEMOCRAZIA E LIBERALDEMOCRAZIA
La gestione dello Stato va vista come maggiore capacità della società politica di esprimersi nello Stato. Occorre controllare lo Stato non per falso liberismo che vuole privatizzare tutto. Si tratta di evitare di andare verso una società commerciale sotto la pressione del mercato mondiale e mantenere fermamente l'idea di Stato "democratico". C'è oggi l'esigenza di migliorare l'organizzazione economica mondiale che oggi è scompensata per il movimento dei capitali che appartengono a pochi Paesi.
 Il controllo dal basso verso l'alto dell'Autorità politica è oggi un problema perché chi è investito di potere tenta a sfuggire il controllo, ad evitare la trasparenza per cui è necessario "rendere popolari le scelte giuste".
Si vuole unire l'anima liberale riformista e l'anima sociale e solidarista del Paese. Si parla di democrazia libera o liberal democrazia. Una cosa è DEMOCRAZIA e una cosa è liberal democrazia. Il liberalismo mira al bilanciamento dei poteri e la democrazia è intesa come governo dal basso del popolo. Unendo i due concetti di liberalismo e di democrazia si intende parlare di LIBERAL DEMOCRAZIA. Per la liberal democrazia c'è il criterio dell'indifferenza nei confronti della religione, cioè l'idea di religione è fatto privato della coscienza nei confronti di cui vige la libertà, cioè neutralità, indifferenza di fronte alle posizioni religiose universalistiche.
Oggi si dice che "viviamo in società liberale e democratica".
Per i padri fondatori del liberalismo occorreva il bilanciamento dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) e c'era intuizione di moderato pessimismo sulla natura umana per il fatto che l'uomo cerca di abusare del potere. C'era anche l'intuizione dell'idea di libertà sotto la legge, cioè la libertà deve essere regolata dalla Legge.
Nella società tra individuo e Stato vi sono varie formazioni come la famiglia, i raggruppamenti professionali e i sindacati. Nel pensiero repubblicano democratico si da rilievo alle virtù civiche e alla partecipazione sociale, ma nel pensiero liberale si da risalto alla "libertà da", cioè libertà da intrusione nel mio spazio privato ed è meno sentita "libertà per" fare qualcosa. Nella piazza pubblica, i cittadini, avendo codici di riferimento morale diversi non riescono a mettersi d'accordo su cose fondamentali e ricorrono a procedure. cioè a "regole del gioco". Le regole stabiliscono a chi tocca prendere le decisioni ma non stabiliscono il contenuto. Nelle società democratiche libere c'è la tendenza di riportare i valori nel privato perché non si trova la regola.
Nelle liberal democrazie (LIB-LAB = LIBERAL LABOR), come "miscela di liberalismo e socialismo" occorre superare i meccanismi impersonali per dare spazio alle formazioni sociali intermedie tra lo Stato e il Mercato, cioè occorre dare maggiore attenzione ai cittadini che devono affrontare la crisi sociale e finanziaria in un periodo di recessione che investe molti Paesi europei.
Da noi la crisi generale con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale – ha detto Giorgio Napolitano – si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l’aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, dobbiamo parlare di una vera e propria “questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica. La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca la capacità di condivisione umana e morale per le situazioni gravi di persone e di famiglie che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi”.
Francesco Liparulo - Venezia

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