NO
A UN GOVERNO SENZA RIFORME
LA
POVERTÀ DILAGA PER IL PAESE
"E qual è il test per capire - ha detto Mario
Monti - se un Paese è davvero uno Stato
di diritto? Che tutti siano uguali
di fronte alla legge e nessuno al di sopra di essa".
''Riteniamo che occorra un deciso cambio di passo - ha detto Stefania Giannini, segretario politico di Scelta Civica - nella
qualità dell'azione di governo. I primi mesi della legislatura sono trascorsi,
senza mettere mano alle riforme necessarie per restituire concrete e durature
prospettive di crescita al Paese, e stabilità ed efficienza alle sue
istituzioni. Abbiamo dichiarato la
nostra volontà di porre i temi prioritari per la nostra permanenza al governo :
lavoro, lavoro, lavoro. Le nostre proposte diventino realtà legislative e
governative".
Il 47°
Rapporto annuale del CENSIS ( Centro Studi Investimenti Sociali) delinea il disagio dell'Italia. È un Paese “sotto sforzo, smarrito
e profondamente fiaccato da una crisi persistente, tira la cinghia e sopravvive.
I soggetti della vita quotidiana rischiano di restare in una solitudine senza "élite".
Se così fosse, sarebbe davvero vicino il
baratro, non solo dell'economia ma anche della struttura stessa della società".
Si evidenzia che il 14% dei lavoratori
teme ora di perdere il proprio posto e sei milioni di occupati fanno i conti
con la precarietà. Per quanto riguarda le imprese, la crisi ha portato negli
ultimi quattro anni alla chiusura di oltre un milione e mezzo di aziende in
Italia, mentre è cresciuto contemporaneamente il fenomeno delle imprese di
proprietà di immigrati che rappresentano ormai circa l'11% del totale".
Qual è il problema?
L'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più deboli" degli
Italiani. “La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato
creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi
tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole
per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione
bilanciata del mercato del lavoro”.
Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società attenta
ed esigente” i “valori forti” del popolo italiano che sono “dignità
della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia
sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla
crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di
stabilità per il lavoro dei giovani, all’ingiustizia sociale, costituita
dall’aumento di ricchezza per pochi e dall’indebitamento crescente per molti.
Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare
un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con
un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui
centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul
progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la
dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte
naturale.
Lo Stato deve provvedere a migliorare le infrastrutture, a
sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato, producendo
normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta
nell’ambito del territorio nazionale. Si tratta di frenare la povertà
dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed
eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il
necessario per mantenere la famiglia.
La “cellula vitale”
della società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e
una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del
loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici che non considerano il valore e la dignità
dell’essere umano. Questa espressione originaria della società umana richiede
il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico,
istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di
una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle
derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al
centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
Francesco Liparulo
Venezia
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