domenica 29 dicembre 2013

Il linguaggio di verità di un partito della coalizione

SCELTA CIVICA PER L'ITALIA CHIEDE DI
ACCELERARE IL PASSO DELLE RIFORME
"L'efficacia di un partito in una coalizione  - ha detto il senatore Mario Monti in un'intervista pubblicata su Repubblica - dipende sì dalle sue idee, ma anche dalla presenza di persone che siano in grado di trasformare queste idee in azioni concrete di governo".  Il leader di Scelta Civica sostiene che il suo partito "ha incarnato la voglia di un linguaggio di verità, diverso e lontano dalla retorica della vecchia politica, come un'ampia parte del Paese vuole con grande forza. Credo indispensabile accelerare il passo delle riforme, anche economiche. A cominciare dal lavoro, semplificando la normativa, come proponiamo da molti mesi e come chiede ora Renzi". Monti è sempre preoccupato "da un centrodestra attratto dal populismo e da un Partito Democratico  ostaggio di Stefano Fassina e di Susanna Camusso a danno dei lavoratori e ancor più dei disoccupati".
Per Stefania Giannini, segretario politico di Scelta Civica, "manca assolutamente il coraggio di misure per l'aggressione alla spesa pubblica, per quelle politiche che vanno verso la crescita e lo sviluppo che riguardano le liberalizzazioni e le privatizzazioni, tutto ciò che concerne un'amministrazione efficiente a livello degli standard europei".
"Da gennaio - ha detto in Aula  Enrico Zanetti, deputato di Scelta Civica -  ci aspettiamo un cambio di passo quando da parte nostra valuteremo i provvedimenti che questo Governo sottoporrà alla Camera con la responsabilità e la disponibilità di un movimento politico che ha convintamente concorso a consentire alla nascita di questo esecutivo ma anche con l'autonomia di giudizio di un movimento politico che non concorre direttamente alla loro stesura in sede di Consiglio dei Ministri e ne prende atto soltanto in Parlamento".
Oggi occorre vincere il "dispotismo" delle maggioranze parlamentari che, imponendo la loro volontà, non tengono conto del continuo aumento del distacco tra le persone e lo Stato. La regola del numero alle Camere e lo “strapotere della maggioranzasoffoca la democrazia. La decisione politica dipende dal numero, cioè dalla volontà della maggioranza parlamentare. “Contiamo i voti e facciamo decidere ciò che la maggioranza decide”.
Si auspica un diverso rapporto tra individui e corpo politico, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
La società civile è tale se fondata sul rispetto dell’uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, se è ben salda sulla fede nel progresso interno della vita e della storia del popolo italiano e se si avvale della forza della libertà.
Il popolo è oggi di fronte a un nuovomale” rappresentato dal "democraticismo strisciante": le maggioranze parlamentari manifestano prevaricazione nelle decisioni delle Camere. Il mito della democrazia con il continuo richiamo al “dogma” del “popolo sovrano”, alla sua “volontà” o alla continua determinazione della “legge del numerosoffocano la democrazia.
La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso, dopo la Seconda guerra mondiale, di autogovernarsi.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.
Il disagio sociale aumenta ogni giorno ed occorre dare fiducia a un Paese in preda all'incubo della disoccupazione. ''La stabilità - ha detto Stefania Giannini, coordinatrice politica di Scelta Civica - è un bene se serve al governo per fare le riforme che consentano di agganciare la ripresa economica e consolidare la sua presenza in Europa. Realizzare queste riforme vuol dire combattere i populismi''.
Si tratta di realizzare un “Programma di cose concrete” miranti ad attuare un piano straordinario per l’occupazione giovanile, a promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, a garantire il libero accesso alla Sanità, a sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, a sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, ad accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale.
Occorre affrontare con trasparenza le patologie politiche, la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa. I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
Francesco Liparulo - Venezia

mercoledì 25 dicembre 2013

lunedì 23 dicembre 2013

Scelta Civica esige cambio di passo dal governo

AUTONOMIA DI UN PARTITO DELLA COALIZIONE
"Da gennaio - ha detto in Aula  Enrico Zanetti, deputato di Scelta Civica -  ci aspettiamo un cambio di passo quando da parte nostra valuteremo i provvedimenti che questo Governo sottoporrà alla Camera con la responsabilità e la disponibilità di un movimento politico che ha convintamente concorso a consentire alla nascita di questo esecutivo ma anche con l'autonomia di giudizio di un movimento politico che non concorre direttamente alla loro stesura in sede di Consiglio dei Ministri e ne prende atto soltanto in Parlamento".
La democrazia italiana è a rischio?
Oggi occorre vincere il "dispotismo" delle maggioranze parlamentari che, imponendo la loro volontà, non tengono conto del continuo aumento del distacco tra le persone e lo Stato. La regola del numero alle Camere e lo “strapotere della maggioranzasoffoca la democrazia. La decisione politica dipende dal numero, cioè dalla volontà della maggioranza parlamentare. “Contiamo i voti e facciamo decidere ciò che la maggioranza decide”.
In democrazia esiste il partito maggiore. Si è convenuto che sia la maggioranza a formare il governo e prendere le decisioni. C’è riduzione tra principio di maggioranza e democrazia come se democrazia fosse determinata da principio di maggioranza. Si tratta di relativismo politico. Significa che tutte le decisioni sono possibili a condizione che rispettino la regola della maggioranza. La democrazia diventa semplicemente procedurale, cioè la democrazia diventa insieme di regole e procedure che stabiliscono chi è autorizzato a prendere decisioni collettive e con quali procedure.
Questa concezione lascia impliciti i presupposti della democrazia, come governo dal basso a suffragio universale, lascia impliciti i valori e i fini ma lascia imprecisati i contenuti. Una democrazia procedurale è aperta ad ogni contenuto e comporta la neutralizzazione pubblica dei valori. C’è identità tra democrazia e metodo democratico. La democrazia procedurale entra in crisi quando nella società circolano tensioni che lacerano le coscienze delle persone. C’è controversia nella società civile.
La democrazia procedurale della società pluralistica chiede alla legge civile di essere totalmente neutrale, cioè di dare spazio massimo alle leggi che permettono e spazio minimo alle leggi che tendono a vietare, in modo che ogni individuo possa scegliere ciò che sembra meglio.
Il voto di lista e la regola della maggioranza non permettono di tener conto dei valori della società civile e dei bisogni reali dei lavoratori. I cittadini non hanno più potere perché i loro rappresentanti politici vengono scelti dalle segreterie dei partiti. Le liste bloccate e i candidati disposti secondo un ordine non modificabile dagli elettori. Uomini e donne non fanno altro che votare il simbolo del partito senza potersi scegliere gli eletti. I prescelti non rappresentano gli interessi della popolazione. Nei partiti si decide secondo la regola della maggioranza.
Le opposizioni contestano le leggi approvate secondo la regola del numero.
Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio di tutto il popolo.
L'imposizione della “volontà generale” della rappresentanza parlamentare di maggioranza crea distacco tra il popolo e lo Stato perché è solo un’autorità lontana dalle vere esigenze degli Italiani.
Si auspica un diverso rapporto tra individui e corpo politico, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
La società civile è tale se fondata sul rispetto dell’uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, se è ben salda sulla fede nel progresso interno della vita e della storia del popolo italiano e se si avvale della forza della libertà.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato. Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza. La libertà per ciascuno, di seguire qualsiasi codice di comportamento in base al fatto che non viene ritenuto possibile stabilire un ordinamento unitario di valori, impedisce la coesione nelle associazioni civili. Il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti, entra in crisi quando nelle società si neutralizzano i valori fondanti della vita civile. Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. Le "male bestie " di Sturzo sono ancora oggi lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico.
Il popolo è oggi di fronte a un nuovo “male” rappresentato dal "democraticismo strisciante": le maggioranze parlamentari manifestano prevaricazione nelle decisioni delle Camere. Il mito della democrazia con il continuo richiamo al “dogma” del “popolo sovrano”, alla sua “volontà” o alla continua determinazione della “legge del numerosoffocano la democrazia.
La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso, dopo la Seconda guerra mondiale, di autogovernarsi.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo, e permettono una convivenza ordinata e feconda. Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo e donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l'amore di patria.
A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli Italiani.
Francesco Liparulo - Venezia

venerdì 20 dicembre 2013

Scelta Civica rivendica un ruolo decisivo

UN CONTRATTO DI COALIZIONE
PER LE  PRIORITÀ  DI  GOVERNO
"Il 2014 dovrà essere - ha detto  in Aula il deputato di Scelta Civica, Gianfranco Librandi, membro della Commissione Bilancio di Montecitorio - un anno senza respiro sul fronte delle riforme: le priorità saranno il lavoro e le tasse, su queste priorità noi vogliamo che si fondi il contratto di coalizione del governo Letta. Se c'e' una forza politica che oggi può rivendicare la battaglia per la riduzione delle tasse, per la riduzione della spesa, per le liberalizzazioni, per le privatizzazioni, per la riforma del mercato del lavoro e del welfare, questa forza è Scelta Civica".
Il disagio sociale aumenta ogni giorno ed occorre dare fiducia a un Paese in preda all'incubo della disoccupazione. ''La stabilità - ha detto Stefania Giannini, coordinatrice politica di Scelta Civica - è un bene se serve al governo per fare le riforme che consentano di agganciare la ripresa economica e consolidare la sua presenza in Europa. Realizzare queste riforme vuol dire combattere i populismi''.
Il “Governo Montiha fatto la sua parte, mettendo a posto la finanza pubblica, promuovendo le riforme del lavoro e delle pensioni, ma ora tocca risolvere la grande questione sociale della disoccupazione. "È giunto il momento di affrontare il tassello fondamentale della produttività del lavoro, abbattendo quello "spread" tra le imprese italiane e i loro concorrenti europei".
Per il Presidente della Repubblica Italiana, c’è una “drammatica perdita dei posti di lavoro”: tre milioni alla ricerca di un lavoro. L’Italia è al terzo posto dopo la Grecia e la Spagna.
La politica dovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per “un’esistenza buona” del cittadino.
Si tratta di realizzare un “Programma di cose concrete” miranti ad attuare un piano straordinario per l’occupazione giovanile, a promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, a garantire il libero accesso alla Sanità, a sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, a sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, ad accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale.
Occorre affrontare con trasparenza le patologie politiche, la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa. I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
Coloro che vogliono il "Bene comune dell'Italia" sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile. 
Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
C'è l'esigenza di uno Stato "più umano" che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell’uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. L'appello alla libertà della persona umana è essenziale perché ogni essere umano, donna o uomo, possa impegnarsi ed essere protagonista in una società aperta al progresso di tutto il popolo.
 Francesco Liparulo - Venezia

Democrazia a rischio con la disoccupazione giovanile

LA POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNO
NON È SOSTENIBILE SENZA COMPETITIVITÀ

Mario Monti e "Scelta Civica", partito costituito da cittadini che sanno essere "forti per l'Italia", vogliono aiutare le famiglie e le imprese italiane per affrontare la “perfida crisi” sociale e produttiva.

La disoccupazione giovanile italiana, secondo i dati di Eurofound (Fondazione dell’Unione europea per i temi del lavoro e le condizioni di vita) porta a una perdita di 32,4 miliardi di euro del prodotto interno lordo nazionale. “Le conseguenze di una generazione perduta – si evidenzia nel rapporto di Eurofound – non sono solo economiche , ma anche sociali. Si rischia che tanti giovani rinuncino alla partecipazione democratica della società".

Negli ultimi tre anni, secondo i dati Istat, 1 milione di Italiani sotto i 35 anni hanno perso il lavoro.

"I paesi dell'area dell'euro - ha detto Mario Draghi - non dovrebbero vanificare gli sforzi già compiuti allo scopo di ridurre i disavanzi pubblici. Al centro andrebbero poste strategie di bilancio favorevoli alla crescita e dotate di una prospettiva di medio termine che coniughino il miglioramento della qualità e dell'efficienza dei servizi pubblici con la riduzione al minimo degli effetti distorsivi dell'imposizione fiscale. La ripresa e' solo in una fase iniziale. L'economia resta fragile e la disoccupazione è ancora troppo alta". Per il presidente della Banca centrale europea occorre "stabilizzare la zona euro" e "rafforzarla con politiche economiche sostenibili degli Stati membri, aumentando la competitività delle nostre economie e completando l'architettura istituzionale dell'Unione economica e monetaria. La rimozione delle rigidità nel mercato del lavoro, la riduzione degli oneri amministrativi e il rafforzamento della concorrenza nei mercati dei beni e servizi, saranno di giovamento per le piccole e medie imprese". Per gli esperti della Banca centrale, la disoccupazione nell'Eurozona è prevista in rialzo al 12,4% nel corso del 2014, rivedendo in peggio le proprie stime rispetto al 12,2% atteso in precedenza. Confermata al 12,3% la stima della disoccupazione per il 2013. Per Draghi la produttività ha bisogno di "innovazione, investimento e incentivi" con le prime due concentrate principalmente nel settore privato e l'ultima in quello governativo, sottolineando il fatto che "ci sono diverse aree dove i governi, attraverso le riforme, sono in grado di fare la differenza".

"Letta - ha detto il leader di Scelta Civica - non faccia lo smidollato in balìa delle pressioni dell'una o dell'altra parte e tenga la spina dorsale dritta. Gli Italiani non vogliono una crisi pericolosissima che rischia di travolgere i buoni risultati di tanti sacrifici che loro hanno fatto. Si invita il governo a "procedere con decisione e tempestività nelle misure già adottate" per la ripresa dell'economia. Un ritorno alla crescita contribuirebbe "a un miglioramento delle condizioni del credito e del clima di fiducia. Per far sopravvivere il governo si stanno accettando cedimenti pericolosi a livello economico e politico. Il governo non può' essere, per così dire, smidollato, privo di spina dorsale. Non siamo condannati ad appoggiarlo per sempre. La nostra volontà è che il Governo Letta prosegua la sua opera, soprattutto se il presidente del Consiglio e l'intero governo sapranno determinare, e tenere in pugno, l'agenda di governo nell'esclusivo interesse del Paese, senza sottostare ai diktat di questo o quel partito della coalizione". La politica dovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per “un’esistenza buona” del cittadino.

Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale fra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
Francesco Liparulo - Venezia

giovedì 19 dicembre 2013

Interventi della Legge di stabilità "modesti"

RAPPRESENTANZE  DI  CETI  SOCIALI
PROTESTANO NELLO SPAZIO PUBBLICO

Il Centro Studi di Confindustria allarma i politici: "Il montare della protesta si incanala verso rappresentanze che predicano la violazione delle regole e la sovversione delle istituzioni. Basta poco perché gli eventi prendano una piega infelice".
"La Legge di stabilità - ha detto Stefania Giannini, segretario politico di Scelta Civica, è abbastanza sofferta e n...
on risponde a una vera visione del Paese".
Occorre vincere la globalizzazione con un "governo della globalizzazione economica e finanziaria", cioè attuare una economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.
Per Giorgio Napolitano, “bisogna riuscire a creare prospettive di lavoro degne per i giovani". L’Italia deve essere unita per risolvere i gravi problemi: uno Stato indebolito di fronte alle speculazioni del mercato finanziario, una democrazia apparentemente fragile di fronte alla crisi, un elettorato che sfiducia i partiti tradizionali e si lascia convincere da nuovi sedicenti leader che protestano nello spazio pubblico. L'impegno comune per il Presidente è quello della tutela dei valori primari, quali il lavoro e la persona che la nostra Costituzione pone a fondamento della Repubblica. Per i Capo dello Stato, “è un presente duro quello che l'Italia del lavoro sta vivendo” con le drammatiche difficoltà di troppe famiglie e imprese.
Gli ordinamenti democratici dello Stato non possono essere soggiogati dal relativismo etico di coloro che non considerano essenziali, per il bene comune della società, i veri valori del popolo italiano che sono la dignità della persona che lavora, il mantenimento della sua famiglia, la sussidiarietà nel controllo dell'applicazione delle norme e la solidarietà sociale. Si tratta per gli esperti di generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati. La coesione tra le persone richiede la forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società civile.
La realizzazione del compimento della democrazia, nell’ordine sociale e politico, non è pienamente soddisfatta con l’esistenza di uomini e donne che vivono nella precarietà e nell’indigenza, perché l’economia è stata fondata sulla produttività del denaro e l’egoismo di alcuni politici.
Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale, costituisce il fine dell’agire politico per eliminare gli ostacoli dei cittadini che hanno diritto a una “vita buona”. Il bene comune comprende non solo i servizi di utilità pubblica o di interesse nazionale, ma anche l’integrazione sociologica di tutto ciò che vi è di coscienza civica, virtù pubbliche, senso del diritto e della libertà, rettitudine morale, amicizia, felicità e virtù nelle vite individuali dei membri della società civile.
Francesco Liparulo - Venezia

martedì 17 dicembre 2013

I cittadini vogliono politici per cose concrete

SCELTA  CIVICA  HA  PROPOSTO
UN CONTRATTO DI COALIZIONE

I cittadini vogliono essere rappresentati da politici che hanno un programma di idee e vogliono realizzare cose concrete per far funzionare in modo efficace l'economia locale e concorrere all'economia di tutto il Paese. Si tratta di rispondere ai bisogni dei meno abbienti, di riequilibrare le aree produttive e abitative, di garantire lavoro ai capifamiglia e prospettive di impiego per più di 2 milioni di giovani che sperano nei loro governanti, di realizzare trasporti senza inquinamento, di garantire servizi sostenibili per gas, acqua, energia e raccolta rifiuti.

Ci si domanda come è possibile curare le “patologie politiche”, quando trionfano le passioni che fanno degenerare la democrazia?

Si auspica una società politica fondata sul rispetto dell’uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, sulla “fede nel progresso interno della vita e della storia del popolo italiano, sulla forza della sua libertà. L'azione dell'eletto del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e donne della cittadinanza italiana. La missione per Parlamentari è quella di agire per poter partecipare alla costruzione di un Paese dove ciascuno possa realizzarsi e dare il meglio di sé, dove lo Stato non espropri i cittadini di ciò che sono riusciti a conquistare con il lavoro e i sacrifici di una vita. Si tratta di realizzare uno Stato dove ciascuno possa tenere aperta la porta della speranza e tenere alta la bandiera della libertà.

Si rivendica una maggiore aderenza alle istanze del popolo. I problemi dell’immigrazione, quelli legati alla perdita dei posti di lavoro, quelli del precariato giovanile sembrano non aver spazio nelle proposte del potere esecutivo. La politica deve dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, deve garantire la legalità e i diritti a tutti i cittadini, deve frenare la corruzione, impedire lo sperpero del denaro pubblico, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise.

Le famiglie diventano sempre più povere. Il principio di sussidiarietà deve spronare i cittadini a controllare lo Stato per farlo intervenire quando essi non possono raggiungere con le loro forze i beni e i servizi a cui tengono. È questa la missione che ciascuno di noi, con il proprio operato facendo attività politica, deve sentire come missione principale, per poter partecipare alla costruzione e al mantenimento di una società civile. Si tratta di spronare i parlamentari e gli amministratori pubblici ad eliminare gli sprechi e risolvere il problema dei 2 milioni di giovani senza lavoro.

L'Italia deve essere unita per risolvere i gravi problemi che sono uno Stato indebolito di fronte alle speculazioni del mercato finanziario, una democrazia apparentemente fragile di fronte alla crisi, un elettorato che sfiducia i partiti tradizionali e si lascia convincere dalle parole dei nuovi "demagoghi del popolo". L'impegno comune per Giorgio Napolitano è quello della “tutela dei valori primari, quali il lavoro e persona che la nostra Costituzione pone a fondamento della Repubblica italiana. Non esitate a scendere in campo”.
Francesco Liparulo - Venezia

domenica 15 dicembre 2013

Un ripensamento della politica pubblica

SCELTA CIVICA  PROPONE
RIATTIVARE LA CRESCITA
"In un periodo di perdurante crisi economica e sociale - ha affermato Raffaele Squitieri, presidente. della Corte dei conti – forte è l’esigenza di un radicale ripensamento delle politiche pubbliche: dalla revisione della spesa pubblica all’eliminazione degli sprechi, dal potenziamento dei controlli alla semplificazione di norme e procedure, alla prevenzione e alla lotta alla corruzione. Una congiuntura economica negativa come l’attuale, i fenomeni diffusi di corruzione, al di là della gravissima compromissione dei valori etici, comportano anche pesanti conseguenze economiche. La corruzione, infatti, non solo riduce la qualità dei servizi, incide sulle entrate fiscali, aumenta l’ingiustizia sociale e la povertà, ma anche la sua semplice percezione basta a costituire un ostacolo alla crescita, in quanto scoraggia gli investimenti. La lotta alla corruzione e alla cattiva gestione, pertanto, costituiscono per il nostro Paese obiettivi primari ed irrinunciabili".
Globalizzazione, crisi finanziaria, produttiva e sociale hanno alimentato paure e rabbia nel popolo chiamato a fare sacrifici e a sopportare un rigore fiscale per sostenere il debito pubblico che costa “più di 85 miliardi di euro all’anno” di solo interessi. Si migliorano i bilanci pubblici e si riempiono i forzieri delle banche, ma l'ossigeno vitale non arriva alle famiglie che vedono gli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e i lavoratori senza un reddito. I nuclei familiari più deboli sono quelli monoreddito che hanno visto anche perdere il loro potere di acquisto. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%. 5 milioni di cittadini italiani sono diventati poveri assoluti.
I valori fondamentali della società civile (la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel sistema Stato – mercato che impone le proprie concezioni individualistiche nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto della dignità della persona umana. Allarmano i dati sull'occupazione relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni. Quasi 2 milioni di giovani fuori ogni tipo di occupazione. "Il lavoro non deve essere un privilegio - ha detto il Presidente della Repubblica - ma una normale condizione, soprattutto per i più giovani".
"Uno sforzo aggiuntivo per il credito alle imprese - ha chiesto Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria - perché l’Italia non riesce più a sostenere i limiti di spesa imposti in un momento di recessione. Il principio di risparmio, imposto dai governi negli ultimi anni nel pubblico e nel privato, ha aggravato la crisi e non ha dato soluzioni alla disoccupazione. Le banche hanno già ricevuto un grande sostegno con tassi agevolati dalla Banca centrale europea ma non sostengono il loro ruolo che è quello di "aiutare le famiglie e l'impresa in difficoltà. Ci vuole più coraggio, perché mantenendo lo status quo, anche se ci sono passi nella direzione giusta, che possiamo valutare positivamente, non cambiano l'andamento dell'economia né il futuro del Paese".
 L'ossigeno vitale non arriva a chi è impegnato nella produttività del Paese, cioè i lavoratori si trovano ad affrontare una disoccupazione che diventa sempre più insostenibile e le banche continuano a non agevolare il credito a chi fa impresa e genera produttività e lavoro.
Il “Governo Montiha fatto la sua parte, mettendo a posto la finanza pubblica, promuovendo le riforme del lavoro e delle pensioni, ma ora tocca risolvere la grande questione sociale della disoccupazione. "È giunto il momento di affrontare il tassello fondamentale della produttività del lavoro, abbattendo quello "spread" tra le imprese italiane e i loro concorrenti europei".
Per il Presidente della Repubblica Italiana, c’è una “drammatica perdita dei posti di lavoro”: tre milioni alla ricerca di un lavoro. L’Italia è al terzo posto dopo la Grecia e la Spagna.
Jacopo Morelli, presidente dei Giovani industriali, ha affermato: "Gli Italiani hanno già dato una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c'è anche un dovere morale da parte del governo di ridare subito fiducia al Paese, abbassando in maniera sostanziale la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che investono". Per Morelli occorre “creare nuove occasioni di lavoro e dare ossigeno alle aziende, per esprimere ogni potenziale al meglio”.
La politica dovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per “un’esistenza buona” del cittadino.
Il compito delle persone investite di potere politico   è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale fra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
Si tratta di realizzare un “Programma di cose concrete” miranti ad attuare un piano straordinario per l’occupazione giovanile, a promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, a garantire il libero accesso alla Sanità, a sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, a sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, ad accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale.
Gli uomini in grado di guidare una coalizione di forze responsabili per una "politica necessaria" sono Mario Monti e i componenti di Scelta Civica. Si tratta di politici in grado di stimolare nel "Governo Letta" un'economia che arreca sviluppo e crea il bene comune che possa riversarsi su tutti i cittadini.
Si tratta di affrontare con trasparenza le patologie politiche, la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa. I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
Coloro che vogliono il "Bene comune dell'Italia" sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile.  
Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
Francesco Liparulo - Venezia

Una società civile allo sbando senza riforme

PROGRAMMARE UN FUTURO
PER UN  PAESE  IMPOVERITO

“Ce la faremo - ha detto Giorgio Napolitano – per superare tutte le emergenze e le prove, per far crescere l'economia, dare futuro ai giovani e rendere più giusta una società troppo squilibrata e iniqua”. Si tratta di confrontarsi con un mondo globalizzato per la soluzione dei nuovi problemi economici e sociali, sorti con il sopravvento del mercato finanziario che estirpa i valori esis
tenziali del mondo civile. Si avverte uno smarrimento di fronte a un futuro pieno di incognite per il dilagare di un potere finanziario che non tiene conto della dignità della persona umana e dei suoi bisogni essenziali. "Siamo immersi in un angoscioso presente - ha detto il Capo dello Stato - e bisogna proiettarsi oltre approcci legati a pur legittimi interessi. È chiaro che c'è un urgente bisogno di dare maggiore attenzione al tema del disagio sociale, perché abbiamo un aggravarsi del disagio delle famiglie e un aggravarsi della povertà". Per il Presidente della Repubblica, l'Italia deve essere unita per risolvere i vari problemi. L'impegno comune per Napolitano è quello della tutela dei valori primari, quali la persona e il lavoro.

I testimoni del popolo devono impegnarsi affinché sia applicata la giustizia in ogni attività della persona umana e perché sia rispettata la sua dignità in ogni manifestazione della sua opera, contrastando ogni disconoscimento dei valori che costituiscono l’essenza della vita, cioè opporsi con qualsiasi mezzo non violento di persuasione. Si tratta di interagire con tutte le forze della società civile per instaurare quella saggezza che è razionalizzazione morale della politica.

C'è l'esigenza di uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell’uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. L'appello alla libertà della persona umana è essenziale perché ogni essere umano, donna o uomo, possa impegnarsi ed essere protagonista in una società aperta al progresso di tutto il popolo.
 Francesco Liparulo - Venezia

sabato 14 dicembre 2013

Una prospettiva di uscita dalla crisi

CONTRATTO  DI  COALIZIONE
PER LE RIFORME NECESSARIE
Scelta Civica ha proposto "al presidente del Consiglio e agli altri partiti della maggioranza di sottoscrivere un Contratto di Coalizione (o Patto di Governo), che definisca analiticamente le riforme da attuare nel breve/medio termine, già a partire dalla Legge di stabilità e le inserisca in un orizzonte di legislatura. Stabilità finanziaria e crescita impongono oggi l'effettiva realizzazione in tempi rapidi delle riforme per la competitività, in particolare per quanto riguarda l'eliminazione di privilegi e rendite, ovunque si annidino (nel settore privato, come in quello pubblico), che frenano la crescita e impediscono una maggiore equità sociale".
Qual è il problema?
C’è crisi economica e l'Italia, secondo l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, non cresce: il Prodotto interno lordo per il 2013 subirà una contrazione stimata all’1,5%, in ribasso rispetto all’1% previsto nello scorso novembre. Il ritorno alla crescita non è previsto prima del 2014. “Con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante, l’Italia rimane esposta ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari. La priorità è quindi la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico che è salito in ottobre ad un nuovo massimo, cioè a 2.085 miliardi, dai 2.068 di settembre.
Per il Presidente della Repubblica Italiana, c’è una “drammatica perdita dei posti di lavoro”: tre milioni alla ricerca di un lavoro. L’Italia è al terzo posto dopo la Grecia e la Spagna.
Scelta Civica ha presentato al Governo Letta i suoi punti programmatici per aiutare le famiglie e le imprese italiane ad affrontare la “perfida crisi” sociale e produttiva. ''Abbiamo dichiarato la nostra volontà - ha detto il 4 dicembre Stefania Giannini, segretario politico del partito - di porre i temi prioritari per la nostra permanenza al governo: lavoro, lavoro, lavoro".
Si tratta di essere "forti per i cittadini". La virtù della fortezza è il mezzo per il conseguimento dei fondamenti della vita della società. Si propone di essere saldi e stabili nell’adesione al bene comune che deve riversarsi su tutti i cittadini, cioè sostenere e affrontare con pazienza, sofferenza e generosità le ingiustizie politiche ed economiche. L’uso della forza spirituale è regola di condotta per coloro che vogliono vivere conformemente alla dignità della persona umana.
Povertà e disoccupazione alimentano rabbia nel popolo che aspetta riforme coraggiose da parte del governo e leggi più rispondenti ai veri bisogni dei cittadini sommersi in una recessione che provoca aumento dell'indigenza e fuga dei giovani all'estero. Per l'ISTAT la disoccupazione arriva al 12,5% ed è record dal 1977. Per i giovani al di sotto dei 24 anni, il dato è più drammatico perché sale al 40,4%.
La coperta è corta? Come risolvere il problema? La soluzione c'è, basta avere coraggio.
Si tratta di realizzare un “Programma di cose concrete” miranti ad attuare un piano straordinario per l'occupazione giovanile, salvaguardando “esodati” ed ultracinquantenni, promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, garantire il libero accesso alla Sanità, sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale.
Occorre "eliminare gli sprechi e chiudere le falle nelle amministrazioni pubbliche, togliere  la sabbia dagli ingranaggi del proprio tessuto produttivo e valorizzare le  proprie eccellenze ".
La politica economica non deve essere basata su continue tasse. Nella riforma tributaria bisogna porre al centro la famiglia per una "società a misura di famiglia". Sì al risanamento finanziario e alla crescita tenendo conto che bisogna dare risposte ai giovani ed eliminare la disoccupazione per garantire "l'equilibrio democratico e la convivenza civile".
Francesco Liparulo - Venezia

venerdì 13 dicembre 2013

Il disagio sociale aumenta ogni giorno

DARE FIDUCIA  A  UN  PAESE IN PREDA
ALL'INCUBO DELLA DISOCCUPAZIONE
''La stabilità - ha detto Stefania Giannini, coordinatrice politica di Scelta Civica - è un bene se serve al governo per fare le riforme che consentano di agganciare la ripresa economica e consolidare la sua presenza in Europa. Realizzare queste riforme vuol dire combattere i populismi''.
Per Giorgio Napolitano, "è giunto il momento di affrontare il tassello fondamentale della produttività del lavoro, abbattendo quello "spread" tra le imprese italiane e i loro concorrenti europei".
La lotta alla disoccupazione giovanile - ha evidenziato Enrico Letta, presidente del Consiglio dei Ministri - è un imperativo categorico. E' letteralmente l'incubo che attanaglia la nostra società, le nostre famiglie. Manterremo gli impegni presi in Europa; il tema delle forme e dei modi con cui troveremo le risorse è un fatto di casa nostra, non ho da spiegarlo a nessuno”.
C’è crisi economica e l'Italia, secondo l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, non cresce: il Prodotto interno lordo per il 2013 subirà una contrazione stimata all’1,5%, in ribasso rispetto all’1% previsto nello scorso novembre. Il ritorno alla crescita non è previsto prima del 2014. “Con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante, l’Italia rimane esposta ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari. La priorità è quindi la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico che è salito in ottobre ad un nuovo massimo, cioè a 2.085 miliardi, dai 2.068 di settembre.
Per il Presidente della Repubblica Italiana, c’è una “drammatica perdita dei posti di lavoro”: tre milioni alla ricerca di un lavoro. L’Italia è al terzo posto dopo la Grecia e la Spagna.
Per Jacopo Morelli, presidente dei Giovani industriali, "gli Italiani hanno già dato una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c'è anche un dovere morale da parte del governo di ridare subito fiducia al Paese, abbassando in maniera sostanziale, la pressione fiscale la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che investono". Per Morelli occorre “creare nuove occasioni di lavoro e dare ossigeno alle aziende, per esprimere ogni potenziale al meglio”.
“Alle banche e allo Stato – ha detto Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria – chiediamo uno sforzo aggiuntivo per il credito alle imprese. L’Italia con l’elevata tassazione imposta dal governo non riesce più a sostenere i limiti di spesa imposti in un momento di recessione. Il principio di risparmio, imposto dai governi negli ultimi anni nel pubblico e nel privato, ha aggravato la crisi e non ha dato soluzioni alla disoccupazione. Le banche hanno già ricevuto un grande sostegno con tassi agevolati dalla Banca centrale europea ma non sostengono il loro ruolo che è quello di "aiutare le famiglie e l'impresa in difficoltà". L'ossigeno vitale non arriva a chi è impegnato nella produttività del Paese, cioè i lavoratori si trovano ad affrontare una disoccupazione che diventa sempre più insostenibile e le banche continuano a non agevolare il credito a chi fa impresa e genera produttività e la lavoro.
C'è l'esigenza, in questo momento di disagio sociale, di uno Stato che riconosca e sostenga le famiglie e le imprese secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di energie singole e di organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo e non degeneri per “le patologie politiche” presenti nella comunità.
I valori fondamentali della società (la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel sistema Stato - mercato che impone le proprie concezioni individualistiche nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto della dignità della persona umana.
Nel mondo del lavoro, anche nei settori in forte sviluppo, conta la competizione e la produttività, cioè l’orientamento culturale è favorevole sempre di più all’individualismo e al “privatismo”, a scapito di coloro che hanno soltanto le proprie braccia per provvedere a se stessi e alle proprie famiglie.
Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè è il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo. Le attività delle società produttive, direttamente responsabili perché determinano i contratti e i rapporti di lavoro, esigono una politica che garantisca il rispetto degli inalienabili diritti delle persone.
La giustizia nei rapporti lavoratore - datore di lavoro non solo si attua con una equa remunerazione, ma anche e soprattutto con una legislazione che aiuti le imprese a garantire posti di lavoro per il sostentamento delle famiglie.
La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori produttivi è resa possibile soltanto da uno Stato che dispone di istituzioni che considerano la persona umana come soggetto del lavoro e non come “merce” per aumentare la ricchezza del Paese.
La responsabilità primaria in una società civile e politica spetta all'autorità politica, intesa come funzione essenziale senza la quale la persona umana non può acquisire il bene comune, indispensabile alla sua vita e a quella di tutta la società civile.
Il compito delle persone, investite di potere politico, è quello di emanare una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona.
Il lavoro è un bene essenziale perché con esso l’uomo realizza se stesso ed espleta la sua libertà nella comunicazione con gli altri per la creazione del bene comune, necessario al benessere materiale e spirituale della società civile. L'operaio ha anche una vita familiare che è un suo diritto e una sua vocazione naturale. La sua attività è condizione per la nascita e il mantenimento della famiglia, ritenuta cellula primordiale di tutta la comunità civile. La perdita del salario del capo famiglia mina alla radice l'unità fondamentale della stessa società.
L'esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento della coesione sociale, cioè non può tralasciare di assicurare il sostentamento e l’esistenza quotidiana della vita dell’uomo, soggetto inalienabile di tutte le attività sociali.
Il valore del lavoro umano, che è tale perché caratteristica essenziale di ogni persona e bene fondante di ogni sviluppo sociale, non può essere calpestato per finalità non rispondenti ai veri bisogni primari dei cittadini. Il benessere materiale perde significato se non si dà importanza alla dignità del lavoro, cioè la società civile si disgrega e perde coesione se l’attività che genera ricchezza non è protetta da norme che assicurino l’esistenza del lavoratore e della sua famiglia.
Francesco Liparulo - Venezia

sabato 7 dicembre 2013

Scelta Civica "ago della bilancia"

NO A UN GOVERNO SENZA RIFORME
LA POVERTÀ  DILAGA  PER IL PAESE
"E qual è il test per capire - ha detto Mario Monti - se un Paese è davvero uno Stato di diritto? Che tutti siano uguali di fronte alla legge e nessuno al di sopra di essa".
''Riteniamo che occorra un deciso cambio di passo - ha detto Stefania Giannini, segretario politico di Scelta Civica - nella qualità dell'azione di governo. I primi mesi della legislatura sono trascorsi, senza mettere mano alle riforme necessarie per restituire concrete e durature prospettive di crescita al Paese, e stabilità ed efficienza alle sue istituzioni. Abbiamo dichiarato la nostra volontà di porre i temi prioritari per la nostra permanenza al governo : lavoro, lavoro, lavoro. Le nostre proposte diventino realtà legislative e governative".
Il 47° Rapporto annuale del CENSIS ( Centro Studi Investimenti Sociali)  delinea il disagio dell'Italia. È un Paese “sotto sforzo, smarrito e profondamente fiaccato da una crisi persistente, tira la cinghia e sopravvive. I soggetti della vita quotidiana rischiano di restare in una solitudine senza "élite". Se così fosse, sarebbe davvero vicino il baratro, non solo dell'economia ma anche della struttura stessa della società". Si evidenzia che il 14%  dei lavoratori teme ora di perdere il proprio posto e sei milioni di occupati fanno i conti con la precarietà. Per quanto riguarda le imprese, la crisi ha portato negli ultimi quattro anni alla chiusura di oltre un milione e mezzo di aziende in Italia, mentre è cresciuto contemporaneamente il fenomeno delle imprese di proprietà di immigrati che rappresentano ormai circa l'11% del totale".
Qual è il problema?
L'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più deboli" degli Italiani. “La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.
Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società attenta ed esigente” ivalori forti” del popolo italiano che sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, all’ingiustizia sociale, costituita dall’aumento di ricchezza per pochi e dall’indebitamento crescente per molti. Occorre generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Lo Stato deve provvedere a migliorare le infrastrutture, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito del territorio nazionale. Si tratta di frenare la povertà dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il necessario per mantenere la famiglia.
La “cellula vitale” della società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici  che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano. Questa espressione originaria della società umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
Francesco Liparulo Venezia

venerdì 6 dicembre 2013

Confronto in Scelta Civica

 
DEMOCRAZIA E LIBERALDEMOCRAZIA
La gestione dello Stato va vista come maggiore capacità della società politica di esprimersi nello Stato. Occorre controllare lo Stato non per falso liberismo che vuole privatizzare tutto. Si tratta di evitare di andare verso una società commerciale sotto la pressione del mercato mondiale e mantenere fermamente l'idea di Stato "democratico". C'è oggi l'esigenza di migliorare l'organizzazione economica mondiale che oggi è scompensata per il movimento dei capitali che appartengono a pochi Paesi.
 Il controllo dal basso verso l'alto dell'Autorità politica è oggi un problema perché chi è investito di potere tenta a sfuggire il controllo, ad evitare la trasparenza per cui è necessario "rendere popolari le scelte giuste".
Si vuole unire l'anima liberale riformista e l'anima sociale e solidarista del Paese. Si parla di democrazia libera o liberal democrazia. Una cosa è DEMOCRAZIA e una cosa è liberal democrazia. Il liberalismo mira al bilanciamento dei poteri e la democrazia è intesa come governo dal basso del popolo. Unendo i due concetti di liberalismo e di democrazia si intende parlare di LIBERAL DEMOCRAZIA. Per la liberal democrazia c'è il criterio dell'indifferenza nei confronti della religione, cioè l'idea di religione è fatto privato della coscienza nei confronti di cui vige la libertà, cioè neutralità, indifferenza di fronte alle posizioni religiose universalistiche.
Oggi si dice che "viviamo in società liberale e democratica".
Per i padri fondatori del liberalismo occorreva il bilanciamento dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) e c'era intuizione di moderato pessimismo sulla natura umana per il fatto che l'uomo cerca di abusare del potere. C'era anche l'intuizione dell'idea di libertà sotto la legge, cioè la libertà deve essere regolata dalla Legge.
Nella società tra individuo e Stato vi sono varie formazioni come la famiglia, i raggruppamenti professionali e i sindacati. Nel pensiero repubblicano democratico si da rilievo alle virtù civiche e alla partecipazione sociale, ma nel pensiero liberale si da risalto alla "libertà da", cioè libertà da intrusione nel mio spazio privato ed è meno sentita "libertà per" fare qualcosa. Nella piazza pubblica, i cittadini, avendo codici di riferimento morale diversi non riescono a mettersi d'accordo su cose fondamentali e ricorrono a procedure. cioè a "regole del gioco". Le regole stabiliscono a chi tocca prendere le decisioni ma non stabiliscono il contenuto. Nelle società democratiche libere c'è la tendenza di riportare i valori nel privato perché non si trova la regola.
Nelle liberal democrazie (LIB-LAB = LIBERAL LABOR), come "miscela di liberalismo e socialismo" occorre superare i meccanismi impersonali per dare spazio alle formazioni sociali intermedie tra lo Stato e il Mercato, cioè occorre dare maggiore attenzione ai cittadini che devono affrontare la crisi sociale e finanziaria in un periodo di recessione che investe molti Paesi europei.
Da noi la crisi generale con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale – ha detto Giorgio Napolitano – si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l’aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, dobbiamo parlare di una vera e propria “questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica. La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca la capacità di condivisione umana e morale per le situazioni gravi di persone e di famiglie che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi”.
Francesco Liparulo - Venezia