RE
SOLE DICEVA: "LO STATO SONO IO"
IL
NUOVO SINDACO DICE: "LA GIUNTA SONO IO"
"Comincia l'era del sindaco Luigi Brugnaro
- si evince dalla prima pagina di "la Nuova di Venezia e Mestre - e oggi,
2 luglio 2015 alle ore 15, è convocato a Ca' Loredan il primo consiglio
comunale. Ci sarà anche Felice Casson".
Hans Kelsen, giurista tedesco nato nel 1881 a Praga,
naturalizzato americano e morto nel 1973 a Berkeley, ritiene che l’uomo
non può andare al
di là dell’esperienza del
conoscere, cioè la realtà esiste solo nella conoscenza umana,
nel senso che è relativa al soggetto conoscente. In alcune sue opere viene
descritta la differenza tra assolutismo politico, cioè l’autocrazia,
e la democrazia. Lo scrittore sostiene che l’autocrazia sia quella
di Luigi XIV che affermava:
“L’état c’est moi”, cioè lo
Stato si incarna e si identifica nel sovrano del Seicento che si riteneva
sottoposto soltanto a Dio.
Nella democrazia, secondo lo scrittore, si dice: “L’état
siamo noi”, cioè la totalità politica che forma la società
civile è lo Stato. Kelsen ritiene che ci sia da un lato un’affinità
tra democrazia e relativismo politico.
Dal pensiero del giurista si evince
quanto segue: “Là, dove i cittadini
sono relativi di fronte
alle scelte di valori
e verità assolute, si
sottopongono a regole di
maggioranza”.
Kelsen sostiene la democrazia esclusivamente procedurale. La democrazia procedurale è intesa da tutti come un insieme di
regole che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni collettive e
con quali procedure. Questa concezione lascia impliciti i presupposti della
democrazia, come governo dal basso e suffragio universale, lascia impliciti i
valori e i fini ma lascia imprecisati i contenuti.
Le regole non stabiliscono il reale contenuto delle decisioni,
cioè che cosa è giusto e che cosa è insoddisfacente. Una democrazia procedurale sarebbe aperta a ogni contenuto e comporta la neutralizzazione pubblica dei
valori.
La democrazia
procedurale entra in crisi quando nella società circolano tensioni che lacerano le coscienze delle persone. Una democrazia marcatamente
procedurale finisce per attribuire riconoscimento ai poteri forti di fatto.
I Veneziani hanno il loro "primo cittadino" che si autodefinisce
"imprenditore indipendente dalla politica", ma per vincere si è
servito dei politici del territorio che hanno portato la cittadinanza alla
sofferenza con la chiusura di tanti rappresentanti della piccola e media
industria, dell'artigianato locale e dei commercianti del centro abitato
lagunare e della terraferma.
Francesco Liparulo - Venezia
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