OLTRE IL GOVERNO DEI TECNICI
CON SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ
“Non possiamo permetterci di vanificare i
sacrifici fatti fino ad ora - ha detto Enrico Letta, presidente del
Consiglio dei Ministri - di suscitare dubbi nei mercati e far tornare l’Italia
sotto esame, all’ultimo banco, oggetto di scherno e alzate di spalle". Per
il presidente del Consiglio dei Ministri, la lotta alla disoccupazione "rappresenta
la stella polare dell'azione e della vita di questo governo” e che “sarà
l'ossessione della nostra azione di
governo”.
Per Giorgio Napolitano, occorre affrontare
la "questione sociale", cioè "una realtà
sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni
ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia».
Si tratta di trovare soluzioni alle «situazioni
gravi di persone e di famiglie che bisogna sentire nel profondo della nostra
coscienza e da porre al centro dell'attenzione e dell'azione pubblica, guardando all'unità nazionale come bene
primario da tutelare e consolidare».
Le maggioranze governative, dominate da una concezione
individualistica della politica, non hanno tenuto conto del valore sociale
della famiglia. Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le
persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna
l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio
di tutto il popolo.
La dignità della persona si promuove soprattutto con la cura della
famiglia naturale, considerata cellula vitale di ogni società civile. Questa
espressione originaria della socialità umana richiede il rispetto del principio
di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo
offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di
famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi
bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
L'applicazione del
principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alla
famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre
famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha
bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è
una risorsa per la qualità della convivenza sociale.
La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso
dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli
ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie
sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non
dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. L'amicizia conferisce dinamicità
alle relazioni interpersonali perché infonde entusiasmo che sprigiona
le energie più profonde dell’animo umano.
La recessione si prolunga e pesa. Le tendenze all'ulteriore aumento della disoccupazione ci
allarmano: Quasi 3 milioni di italiani alla ricerca di un lavoro
(11,5%) con una disoccupazione giovanile al 38,4%. Categorica
è dunque la necessità di cogliere tutti gli spiragli compatibili col "riequilibrio
finanziario per rilanciare crescita ed occupazione".
Compito delle persone
investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che
garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i
lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti che
appartengono alla persona. Fondamentale fra tutti è il diritto ala lavoro
per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia. La
società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso
all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà
di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte
diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno
di ingiustizia sociale.
I sostenitori del "Bene comune
dell'Italia" sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità"
per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte ai
rappresentanti del popolo che hanno piegato la propria ragione
"all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone
che costituiscono la comunità civile. Occorre
vincere lo statalismo, la partitocrazia ed eliminare lo sperpero del denaro
pubblico per il trionfo della giustizia sociale. Si tratta di raggruppare
tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da
perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della "vita buona"
per tutti. L'azione del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè
non è calma imperturbabile, ma è provocazione
che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la
riconciliazione sociale.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del
mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e
finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono
armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e
benessere sociale. Gli esponenti politici non devono accettare il relativismo
che svilisce la dignità della persona umana nella sua stessa comunità con la
diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione,
l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa. I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e
tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la
nostra società civile. I “valori forti” sono la dignità della
persona che lavora, la famiglia, la solidarietà, la sussidiarietà e l’economia
sociale di mercato.
Francesco Liparulo -
Venezia
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