mercoledì 22 maggio 2013

La società civile esige politiche per il lavoro

OLTRE  IL  GOVERNO  DEI   TECNICI
CON SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ
Non possiamo permetterci di vanificare i sacrifici fatti fino ad ora - ha detto Enrico Letta, presidente del Consiglio dei Ministri - di suscitare dubbi nei mercati e far tornare l’Italia sotto esame, all’ultimo banco, oggetto di scherno e alzate di spalle". Per il presidente del Consiglio dei Ministri, la lotta alla disoccupazione "rappresenta la stella polare dell'azione e della vita di questo governo” e che “sarà l'ossessione della nostra azione di governo”.
Per Giorgio Napolitano, occorre affrontare la "questione sociale", cioè "una realtà sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia». Si tratta di trovare soluzioni alle «situazioni gravi di persone e di famiglie che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e da porre al centro dell'attenzione e dell'azione pubblica, guardando all'unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare».
Le maggioranze governative, dominate da una concezione individualistica della politica, non hanno tenuto conto del valore sociale della famiglia. Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio di tutto il popolo.
La dignità della persona si promuove soprattutto con la cura della famiglia naturale, considerata cellula vitale di ogni società civile. Questa espressione originaria della socialità umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.
L'applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è una risorsa per la qualità della convivenza sociale.
La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. L'amicizia conferisce dinamicità alle relazioni interpersonali perché infonde entusiasmo che sprigiona le energie più profonde dell’animo umano.
La recessione si prolunga e pesa. Le tendenze all'ulteriore aumento della disoccupazione ci allarmano: Quasi 3 milioni di italiani alla ricerca di un lavoro (11,5%) con una disoccupazione giovanile al 38,4%. Categorica è dunque la necessità di cogliere tutti gli spiragli compatibili col "riequilibrio finanziario per rilanciare crescita ed occupazione".
Compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti che appartengono alla persona. Fondamentale fra tutti è il diritto ala lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
I sostenitori del "Bene comune dell'Italia" sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte ai rappresentanti del popolo che hanno piegato la propria ragione "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile. Occorre vincere lo statalismo, la partitocrazia ed eliminare lo sperpero del denaro pubblico per il trionfo della giustizia sociale. Si tratta di raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della "vita buona" per tutti. L'azione del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale. Gli esponenti politici non devono accettare il relativismo che svilisce la dignità della persona umana nella sua stessa comunità con la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa. I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile. I “valori forti” sono la dignità della persona che lavora, la famiglia, la solidarietà, la sussidiarietà e l’economia sociale di mercato.
Francesco Liparulo - Venezia

0 commenti: