giovedì 11 ottobre 2012

Volontà politica per affrontare la recessione

TAGLI  ALLA  SPESA  E  IMPOSTE
INSUFFICIENTI PER LA CRESCITA
"Il superamento dell'attuale condizione di disagio – ha detto Giorgio Napolitano - costituisce la principale sfida da vincere per restituire agli Italiani e soprattutto ai giovani il diritto a essere protagonisti nella costruzione del proprio futuro e per l’affermazione di condizioni durature di crescita exconomica e sociale di tutto il Paese”.
C'è recessione: il prodotto interno lordo italiano è sceso dell’1,2% e il deficit italiano per il Fondo monetario internazionale è salito dall’1,6% al 2,4%. L’Italia per gli esperti dell’Fmi è destinata ad una crescita negativa dello 0,7%, al di sotto della media europea, prevista intorno allo 0,2%.
2 milioni di giovanii tra i 25 e i 34 anni in Italia sono senza lavoro.
Le spese pubbliche - ha detto Luigi Giampaolino – sono già in corso di riduzione. Le manovre di riequilibrio di bilancio di dimensioni imponenti, se assunte sotto la spinta dell’emergenza, necessariamente non possono non determinare iniquità, squilibri ed effetti recessivi”. Per il presidente della Corte dei conti, “un impianto di politica economica basato sul solo rigore della finanza pubblica deve ora lasciare spazio alle strategie per la crescita”.
La "politica" sembra assente perché imperversano lo “statalismo”, la “partitocrazia” e lo “sperpero del denaro pubblico” che impediscono di governare la globalizzazione e la crisi economico – sociale.
Illegalità, corruzione e malaffare – ha evidenziato Giampaolino – sono notevolmente presenti nel Paese”. I fenomeni provocano per il Presidente della Repubblica “un fuorviante rifiuto della politica”.
Si riscontra impoverimento delle famiglie, crescente disaffezione verso la politica, peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, aumento della ricchezza per pochi e indebitamento crescente per molti. La forza della famiglia sta cedendo e il risparmio è in pericolo. La produttività crolla, ma anche di fronte all’emergenza c'è una responsabilità collettiva – secondo l’ultimo rapporto sulla situazione sociale italiana del Censis – pronta a entrare in gioco. In tempo di crisi gli Italiani sanno essere responsabili e il 57% è disponibile a fare sacrifici per l’interesse del Paese.
Per un riequilibrio strutturale e duraturo dei conti pubblici è necessario che il Paese torni a crescere. Il difetto di crescita italiano - ha affermato Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – è in buona parte riconducibile al ritardo e alle incertezze con cui il sistema produttivo ha risposto negli ultimi 20 anni alle sfide dell'innovazione tecnologica, dell’affermarsi sulla scena mondiale di nuove economie, del deciso aumento dell’integrazione europea”.
Ciò che impedisce la crescita per gli esperti di economia, per chi fa impresa e per i lavoratori è la mancanza di volontà politica. Occorre che il Parlamento si impegni per utilizzare tutte le risorse del Paese al fine di superare l'attuale crisi. Si tratta di legiferare per quello che interessa alla società civile, cioè adottare tutte le misure politiche con provvedimenti mirati a rilanciare l'economia sociale di mercato. Le questioni tecniche o politiche dei governanti non interessano ai cittadini che amano la libertà e vogliono che le Istituzioni provvedano alla loro vita quotidiana, basata sul lavoro, la famiglia e i figli, cioè un rilancio dell'occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Occorre rigenerare l'economia “innalzando la partecipazione al lavoro dei giovani e delle donne in primo luogo”. “Siamo profondamente persuasi – ha detto Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana – che i giovani di oggi siano in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo del nostro Paese. Le loro mortificazioni e la loro rabbia ci inducono a ricordare che non si possono tradire. Stenta ad emergere una disponibilità di riequilibrio delle risorse che sono in campo. Nonostante la precarietà che sta segnando la loro giovinezza, non possono rinunciare “all’edificazione di una società che renda possibile anche per loro una vita buona”.
La realtà economica italiana è al 98% composta da micro e piccole aziende – ha affermato Giorgio Guerrini, presidente nazionale di Confartigianato – e occorre creare un ambiente adatto allo sviluppo di questa dimensione di impresa”. Per Guerrini occorre rimuovere gli ostacoli alla crescita con alleggerimenti della pressione fiscale, con alleggerimento del costo del lavoro, con l'aumento della competitività e della flessibilità. Il presidente ha auspicato una maggiore garanzia di trasparenza e controllo affinché “coloro che amministrano le cose di tutti lo facciano con competenza e senza sprechi”.
Quello che manca oggi all'Italia - ha evidenziato Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese - è un Progetto per le nuove generazioni”. Per riprendere a crescere bisogna "riportare l’attenzione sui giovani, tornando alla cultura del rischio e del talento, del merito e della libera iniziativa con uno spirito di concorrenza e di innovazione”. Si tratta di ridurre gli sprechi, avviare le riforme che mirino a dare certezza a chi fa impresa e crea posti di lavoro.
“C’è bisogno di lavorare per l'Italia senza polemiche – ha ripetuto più volte Pier Ferdinando Casini – ed esercitare un ruolo di responsabilità, individuando modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto con il governo per il bene dell’Italia e per una autentica coesione nazionale. Il progetto di costituire un "Partito della nazione" se prima era urgente, ora è fondamentale. C'è bisogno di immettere liquidità nel sistema, di cominciare a pagare i debiti dell'Amministrazione pubblica e c'è bisogno che l'Europa parli di crescita”. Si tratta di condividere un programma fondamentale su lavoro, educazione, impresa, giustizia, politica europea e internazionale.
Gli ordinamenti democratici dello Stato non possono essere soggiogati da coloro che non considerano essenziali, per il bene comune della società, i veri valori del popolo italiano che sono la dignità della persona che lavora, il mantenimento della sua famiglia, la sussidiarietà nel controllo dell'applicazione delle norme e la solidarietà sociale. Si tratta per gli esperti di generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati. La coesione tra le persone richiede la forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società civile.
La realizzazione del compimento della democrazia, nell’ordine sociale e politico, non è pienamente soddisfatta con l’esistenza di uomini e donne che vivono nella precarietà e nell’indigenza, perché l’economia è stata fondata sulla produttività del denaro e l’egoismo di alcuni politici.
Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale, costituisce il fine dell’agire politico per eliminare gli ostacoli dei cittadini che hanno diritto a una “vita buona”. Il bene pubblico comprende non solo i servizi di utilità pubblica o di interesse nazionale, ma anche l’integrazione sociologica di tutto ciò che vi è di coscienza civica, virtù pubbliche, senso del diritto e della libertà, rettitudine morale, amicizia, felicità e virtù nelle vite individuali dei membri della società civile.

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