martedì 23 ottobre 2012

Coesione sociale per l'economia del Paese

CRESCITA E OCCUPAZIONE
OBIETTIVI DELL'EUROZONA
La crescita e l'occupazione – ha sostenuto Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea – stanno diventando sempre più gli obiettivi principali da perseguire, congiuntamente col consolidamento fiscale”.
"Occorre - ha sostenuto Giorgio Napolitano - che l'Europa, nel suo insieme, continui ad andare avanti sulla strada dell'approfondimento dell'unione economica e monetaria sia sul campo della finanza e delle banche, sia in quello delle politiche economiche e di bilancio".
"Il vertice dell'Unione europea" di giugno - ha sostenuto Mario Monti, presidente del Consiglio - ha posto al centro della politica la crescita e l'occupazione".
Anche Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, nell'ultima riunione annuale del Fmi e della Banca mondiale, tenutasi a Tokyo il 12 e il 13 ottobre, ha evidenziato che "senza crescita è incredibilmete difficile ridurre il debito pubblico". Le misure di rigore per affrontare il debito pubblico nell'Eurozona, secondo le affermazioni di Lagarde, hanno avuto "un effetto negativo sull'economia".
La Banca d'Italia, nel suo ultimo bollettino economico, ha evidenziato che L'Italia avrà nel 2013 un Prodotto interno lordo negativo dello 0,7%, inferiore a quello europeo, previsto intorno allo 0,2%. Si invita il governo a "procedere con decisione e tempestività nelle misure già adottate" per la ripresa delleconomia. Un ritorno alla crescita contribuirebbe "a un miglioramento delle condizioni del credito e del clima di fiducia".  
"Segnali di sofferenza - ha detto Enrico Giovannini, presidente dell'Istituto nazionale di statistica - permangono dal lato delle famiglie che nel 2° trimeste 2012 hanno visto il proprio potere d'acquisto ridursi dell'1,6% rispetto al 1° trimestre. La propensione al risparmio delle famiglie - ha sottolineato Giovannini - ha toccato il minimo storico assoluto. C'è una percentuale straordinariamente elevata di famiglie che si indebitano o traggono risorse dal riaparmio. Nel 1° semeste 2012 il numero degli occupati è diminuito dello 0,3% con 65 mila unità in meno in confronto allo stesso periodo del 2011. 
In Italia per l'Istat ci sono oltre 8 milioni di poveri, pari al 13,6% della popolazione. La soglia di indigenza è fissata a 1.011,03 euro al mese.
Negli ultimi tre anni, dall'esplosione della crisi economica, sono aumentati gli Italiani che si sono rivolti alla Caritas, raggiungendo il 33,3%. Nel Rapporto 2012, la Caritas sottolinea "evidente incapacità" dell'attuale "welfare" a far fronte alle emergenze sociali della crisi economico - finanziaria.   
Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo. Le attività delle società produttive esigono una politica che garantisca il rispetto degli inalienabili diritti delle persone, considerate come soggetto del lavoro e non come “merce”.
L'esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento della coesione sociale. La globalizzazione, che mira soltanto al primato dell’economia e della finanza, scardina l'economia sociale di mercato, controllata dalle leggi che salvaguardano le varie attività che producono ricchezza e benessere.
Il compito dei governanti è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. Il lavoro è una dimensione fondamentale dell'esistenza dell'uomo che rimane sempre il soggetto della sua attività e di qualsiasi prodotto che ne scaturisce. L’operaio ha anche una vita familiare che è un diritto e una sua vocazione naturale. La perdita del salario del capofamiglia per l’attuale recessione mina alla radice l'unità fondamentale della società.
Si chiede di ritrovare il primato dell'economia reale su quella finanziaria, governando la globalizzazione e risolvendo il problema del debito pubblico. I pilastri del popolo italiano rimangono “il senso della famiglia, il gusto della qualità della vita, la tradizione religiosa e l’amore del bello”.
Lo Stato, espressione e strumento del corpo politico, deve essere “veramente popolare”, riconoscere i “limiti della sua attività”, rispettare gli organismi naturali e sociali intermedi, applicare il principio di sussidiarietà, cioè aiutare economicamente, istituzionalmente e legislativamente tutte le entità sociali più piccole, iniziando dalla famiglia. La famiglia italiana di oggi deve affrontare l’attuale crisi finanziaria, economica e valoriale. Si tratta di recuperare “le radici della crescita delle Regioni per promuovere le loro qualità produttive che fanno vincere le sfide della globalizzazione. Milioni di Italiani vivono, secondo le recenti statistiche, con la metà del reddito medio nazionale (circa 600 euro al mese). La crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette valori culturali, etici, spirituali, essenziali per lo sviluppo della società civile.
La razionalizzazione morale dell'agire politico deve fondarsi sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per applicare le strutture politiche al servizio del bene comune, della dignità della persona e del senso dell’amore civico. L'attività politica deve basarsi sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale delle persone. Occorre agire nella comunicazione e utilizzare mezzi morali per essere liberi.
Il compito politico della società è un compito di civilizzazione e di cultura che si propone di aiutare i cittadini ad essere liberi. Questo compito è morale perché ha lo scopo di migliorare le condizioni della vita quotidiana. I mezzi devono essere proporzionati e appropriati al fine del corpo politico che è la giustizia e la libertà. Si tratta di essere “forti per i cittadini”. La virtù della fortezza è il mezzo per il conseguimento dei fondamenti della vita della società. Occorre essere saldi e stabili nell’adesione al bene comune che deve riversarsi su tutti i cittadini, cioè sostenere e affrontare con pazienza, sofferenza e generosità le ingiustizie politiche ed economiche.
I valori del popolo italiano sono cristiani e devono penetrare la cultura e promuovere il benessere della comunità civile. La politica, l’economia, la sociologia possono realizzare i loro fini attuando ciò che si deve fare oggi per il benessere di tutti.
Nella lotta politica a cui è sottoposto un raggruppamento politico, l’etica cristiana chiede l’instaurazione integrale dei valori cristiani. Sul piano della vita politica e sociale, l’accostamento tra le persone deve esprimersi in attività comuni per il bene comune della città di appartenenza senza alcuna distinzione che generi ingiustizie e soprusi. Occorre una morale aperta, estesa ad ogni uomo, una morale del bene e del male e non solo dell’utile, del rapporto umano, della libertà solidale quale “cornice più appropriata per incentivare la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti.

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