L'EQUITÀ È SOLO COMPETENZA
DEL PARLAMENTO ITALIANO
"È certamente vero - ha detto Giorgio Napolitano - nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi contano, ma insieme ad essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana. Si tratta di fare i conti con noi stessi. Lasciare quell'abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni più giovani e di quelle future significherebbe macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale. Faccia dunque ora il Parlamento le scelte migliori, attraverso un confronto davvero aperto e serio, e le faccia con la massima equità come condizione di accettabilità e realizzabilità”.
“I nostri sforzi – ha sostenuto Mario Monti – sono indirizzati a risanare la situazione finanziaria e per riprendere il cammino della crescita in un quadro di accresciuta attenzione all'equità sociale. Abbiamo dovuto compiere misure brutali, non abbiamo usato un bisturi fine, ma abbiamo dovuto evitare la catastrofe. Tutto il lavoro mio e del governo va nella direzione di sgomberare dall'Italia, un po’ alla volta, quel materiale che blocca nei fatti l’economia, che sono le rendite di posizione e i privilegi”.
Il 10 ottobre 2012 il governo "approva la legge di stabilità" con interventi per 11,6 miliardi di euro. Previsto il taglio dell'Irpef sulle aliquote basse e l'aumento di un punto dell'Iva. Tagli alla sanità. Si decidono “misure brutali” per garantire il pareggio di bilancio nel 2013. “L’Italia – ha detto Mario Monti - avrà una delle migliori posizioni di bilancio nella zona dell’euro. Abbiamo pesato in modo che non ha precedenti sui cittadini con le riforme fatte”. “Ci sono alcune cose – ha commentato Elsa Fornero, ministro del Lavoro – che richiedono correzioni, lo farò presente al presidente Monti e al ministro dell’Economia Grilli, credo che si possa correggere qualcosa, in particolare sulle questioni che riguardano le politiche sociali. Ci sarà spazio per farne anche in Parlamento”.
“Il principale obiettivo della legge di stabilità - ha detto Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc – deve essere quello di dare più equità al sistema fiscale. Non è quindi accettabile un aumento dell'aliquota Iva dal 4 all'11 per cento sui servizi socio-assistenziali resi da cooperative. Ciò si tramuterebbe in un aggravio di costi per le famiglie, in particolare quelle più deboli, e contestualmente in una diminuzione di servizi, come ad esempio l’assistenza domiciliare e gli asili nido. Nella discussione in Parlamento avanzerermo proposte per mantenere inalterati i saldi di contabilità pubblica pur salvaguardando l'equità ad iniziare proprio dalla tutela delle fasce più deboli”.
“Questa "legge di stabilità" – ha commentato Sergio Silvestrini, segretario generale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa – non manca certamente di rigore, ma l'equità sociale bisogna andare a cercarla con fatica e, soprattutto, è totalmente insufficiente sul fronte dello sviluppo e della crescita. L’effetto congiunto dell’aumento dell’Iva accompagnato da una drastica potatura di detrazioni e deduzioni fiscali, peraltro inopinatamente retroattiva, annulla i benefici della riduzione dell'imposta sui redditi e comprime la domanda interna. Serve subito un intervento più incisivo sui livelli di spesa pubblica da utilizzarsi per ridurre ulteriormente la pressione fiscale”.
Per Confcommercio: "i tagli vengono mangiati dall'incremento dell'Iva". Per Confesercenti: “lo scambio tra taglio delle aliquote Irpef e aumento dell’aliquota Iva non è un favore alle famiglie”. Per l'Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre: “aumenteranno le tasse per circa 8 milioni di Italiani tra lavoratori dipendenti che dichiarano un reddito annuo inferiore agli 8ooo euro e pensionati che hanno un reddito di 7500 euro all’anno”.
L'austerità fiscale non aiuta l’economia per la crescita e l'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più deboli" degli Italiani. “La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.
Nella società politica sono ancora presenti “ le male bestie ” indicate da Luigi Sturzo, cioè lo statalismo che è contro la libertà, la partitocrazia che è contro l’uguaglianza, l'abuso del denaro pubblico che è contro la giustizia. L’uomo di fede è convinto che la morale non deve essere disgiunta dal potere, cioè l'etica deve stare dentro la politica, perché l'etica è l'anima e il fine della politica.
Si tratta di affrontare un mondo globalizzato per la soluzione dei nuovi problemi, sorti con la radicalizzazione del multiculturalismo nello strato sociale del popolo italiano che estirpa i valori esistenziali del mondo civile. Si avverte uno smarrimento di fronte a un futuro pieno di incognite per il dilagare di un potere che non tiene conto della dignità della persona umana e dei suoi bisogni essenziali.
Occorre confrontarsi con gli esponenti di ogni pensiero laico per salvaguardare, in ogni istituzione politica, sociale e civile, tutto “ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano”. C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell’uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Le soluzioni dei problemi dell’attuale mondo economico e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell’uomo e del suo destino, perché sono basate sull’idea che l’uomo non è il soggetto delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo utilitaristico e individualistico.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.
La “cellula vitale” della società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano.
Si avverte la certezza che i valori fondanti della cultura europea sono messi in secondo ordine rispetto all’attrattiva della globalizzazione economica e finanziaria che non riconosce il vero valore del bene comune della società che è tale solo se si riversa su ogni cittadino.
La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all’esistenza concreta del cittadino, cioè la cittadinanza ha bisogno di persone che credono a un Progetto per il Paese. Si tratta di raggruppare tutti coloro che credono nei seguenti valori: dignità della persona, centralità della famiglia, libertà, responsabilità, uguaglianza, giustizia sociale, legalità, solidarietà e sussidiarietà.
“Non esitate a secendere in campo – ha detto Giorgio Napolitano, rivolgendosi a Palermo a una folla di ragazzi per la commemorazione della strage di Capaci – i giovani devono impegnarsi al più presto. Al Paese occorre ora stabilità di governo e una legge elettorale che consenta nuove elezioni per eliminare l’evidente scollamento dei cittadini dalla politica e per ridare slancio e capacità innovativa al sistema politico e istituzionale”. Si tratta di puntare sulle risorse del coraggio e delle energie di coloro che vogliono lottare affinché la politica stessa sia orientata al suo vero fine che è quello della solidarietà perché la società civile si fonda sulla coesione tra le persone e la solidarietà costituisce forza che tiene unita una comunità politica.
Il "Partito della nazione"necessita di cittadini che hanno un programma di idee e vogliono realizzare cose concrete per far funzionare in modo corretto l'economia locale e concorrere all'economia di tutto il Paese. Si tratta di: saper rispondere ai bisogni dei meno abbienti e dei malati; riequilibrare aree produttive, abitative e aree verdi fruibili; garantire trasporti senza inquinamento; garantire servizi sostenibili per gas, acqua, energia e raccolta rifiuti. Occorre ora “aiutare il Professor Monti a trovare convergenze” per dare risposte chiare alle imprese e soprattutto lavoro ai quasi 2 milioni di giovani italiani senza lavoro.
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