venerdì 3 giugno 2011

Quale democrazia per la crisi?

IL CAMMINO DEL POPOLO
E I SUOI RAPPRESENTANTI
La nazione italiana - ha detto il 2 giugno 2011 Giorgio Napolitano - viene da un “lungo cammino” e nei 150 anni di esistenza ha già compiuto “straordinari balzi avanti”, ma non bisogna “sottovalutare” le nuove sfide che ha avanti. Non sottovalutiamo, soprattutto la portata delle nuove sfide che l’Italia è chiamata ad affrontare un'epoca di radicale e incessante cambiamento della realtà mondiale. L’Italia farà la sua parte perché avanzi nel mondo la causa della pace, dei diritti umani, della democrazia, di un equilibrato, equo, sostenibile sviluppo economico e sociale”.
Ci si domanda come è possibile una comunità civile mondiale di fronte alla situazione del mondo presente con tutte le minacce di degradazione e distruzione.
Il male sembra ingigantire e trionfare agli occhi di tutti di fronte alle atrocità che appaiono sugli schermi televisivi. Uno stato di pace non dipende solo dagli accordi politici, economici, finanziari conclusi dai diplomatici e dagli uomini di Stato, ma dipenderà anche dalla adesione profonda della coscienza degli uomini e dalla coerenza delle loro azioni.
La coesione tra le persone richiede la forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società. Si tratta di aprirsi agli altri con generosità, anche a costo del sacrificio, inteso come dono si sé al servizio degli altri che scaturisce dal profondo del cuore di ogni persona.
Solo la buona volontà e una relazione di rispetto da persona a persona e tra persona e comunità può dare al corpo politico un carattere umano. La dedizione al bene politico, intesa come dono di sé gratuito, permette la coesistenza e il dialogo delle persone che
creano una comunità che si conserva nel tempo, perché la giustizia e la fede nell’uomo costituiscono la forza che la fanno vivere.
La realizzazione del compimento della democrazia nell’ordine sociale e politico non è pienamente soddisfatto con l’esistenza di uomini e donne che vivono nella precarietà e nell’indigenza perché l’economia è stata fondata sulla produttività del denaro e l’egoismo di alcuni politici.
La parola democrazia deve designare un modo di vivere la vita umana e la vita politica. Il governo deve essere, secondo la dichiarazione di Abraham Lincoln, del popolo, da parte del popolo e per il popolo.
Si tratta di acquisire una vera cittadinanza per tutte le persone che vivono sul territorio nazionale, cioè ragionare sui “problemi umani complessi e affrontarli utilizzando il metodo della “concertazione” che significa “mettersi insieme” per risolvere i problemi dei lavoratori, dei giovani e delle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese per il sostentamento dei figli.
Dobbiamo incominciare a ragionare – ha sostenuto Pier Ferdinando Casini – per unire “i rappresentanti politici”, perché ho paura di una politica che esaspera le paure e instilla veleni. Compito della politica è di guidare il Paese ”.
La cittadinanza per il politico dell’Udc è maturazione comune, è valore, senso di appartenenza morale.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori “sono chiamate a farsi carico dei nuovi problemi della società”, cioè volgere lo sguardo anche verso i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo.
L'appello ai liberi e forti di Don Luigi Sturzo è sempre valido per combattere e difendere nelle interezza “gli ideali di giustizia e libertà”; per opporsi allo statalismo e alla demagogia di chi promette tutto per i propri fini.
Gli amministratori del popolo devono saper ascoltare i propri elettori, sentire le vibrazioni della società civile, mostrare le compatibilità presenti nella comunità tra le varie richieste contraddittorie. La loro azione deve valorizzare le dimensioni locali, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. Si tratta di creare il benessere per i cittadini.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo e permettono una “convivenza ordinata e feconda”.
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo o donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l’amore della Patria. A questi valori sono ancorati gli Italiani .

0 commenti: