venerdì 10 giugno 2011

La questione del Bene comune

L'ESISTENZA UMANA E
LA COMUNITÀ CIVILE
Il Bene comune del popolo, inteso come vita buona, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve rifluire su ogni membro della comunità civile.
La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per l’elevazione spirituale dell’esistenza umana. Il bene comune si realizza se tutta la comunità è coesa nella giustizia e nell’amicizia civica che sono le forze conservative della società.
I difensori del popolo devono sensibilizzare l’opinione pubblica senza arrecare danno alle persone contro cui è diretta l’azione politica.
Le social democrazie odierne sono interessate interamente alla sola sfera dei rapporti economici e produttivi e non riescono ad elevarsi alla sfera politica del “vivere bene”. La società è consumistica e produttivistica; essa non è una vera e propria società politica, perché questa vi può essere solo se il fine costitutivo non è puramente economico, ma etico e umano.
La razionalizzazione morale della vita politica si fonda sul riconoscimento dei fini essenzialmente umani della vita politica e delle sue istanze più profonde, cioè sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Essa significa uno sforzo incessante per applicare le strutture del corpo politico aol servizio del bene comune, della dignità della persona umana e del senso dell’amore civico.
Si tratta di sottomettere alle determinazioni della ragione, tesa a stimolare la libertà umana, il condizionamento materiale, naturale e tecnico, il pesante apparato di interessi in conflitto, di potere, di coercizione inerenti la vita sociale. L’attività politica non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace, dell’energie morali e spirituali dell’uomo.
Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale, costituisce il fine dell’agire politico che diventa leva che trasforma l’ingiusto in giusto. L'azione del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira a eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.
La vita democratica dovrebbe essere un’organizzazione razionale di libertà eticamente e umanamente fondata. L'uomo politico spesso pretende di decidere ragionevolmente nel ricorrere ai soprusi per difendere l'ordine, o ristabilire la pace, e si giustifica appellandosi ai più alti valori dell’umanità. Le ragioni per cui l’uomo ricorre alle ingiustizie non possono giustificare la sua azione.
Nella vita sociale vi è sempre uno stato di tensione e di conflitto, perché vi è una tendenza naturale ad assoggettare la persona, a diminuirla considerandola solo come semplice parte e un semplice individuo materiale. Il conflitto è naturale e inevitabile per cui richiede una soluzione dinamica, perché la società si evolve nel tempo sotto la spinta delle energie dello spirito e della libertà.
L'esigenza di libertà tende a realizzare progressivamente nella vita sociale l’aspirazione dell’uomo a essere trattato nel tutto sociale come una persona e questa aspirazione è un’espressione di un ideale attuabile soltanto con lo sviluppo del diritto, di un senso sacro della giustizia, dell’onore e con lo sviluppo dell’amicizia civica.
La società politica è destinata allo sviluppo delle condizioni di ambiente che portano la moltitudine a un grado di vita materiale, intellettuale e morale convenoente al bene e alla pace del tutto sociale.
Si auspica una società politica che prevede nel campo dell’economia il pluralismo economico, cioè una comunità in cui lo spirito e la struttura economica siano conformi alla concezione comunitaria e personalistica della vita sociale e lo statuto dell’economia sia rivolto a vantaggio della persona umana.
Si tratta di realizzare una democrazia nella quale i cittadini non abbiano solo diritto di suffragio, ma si trovino impegnati in modo attivo nella vita politica del Paese. Lo Stato sia strumento a servizio della comunità civile, cioè lo Stato proporzionerà il suo modo di agire in rapporto ai valori della comunità.
Occorre che la democrazia designi un modo di vivere la vita umana e la vita politica. “Dobbiamo incominciare a ragionare ha sostenuto Pier Ferdinando Casini per unire i rappresentanti politici”. Si tratta di acquisire una vera cittadinanza per tutte le persone che vivono sul territorio nazionale. La cittadinanza per il politico dell’Udc è “maturazione comune, è valore, senso di appartenza morale”.
Se si vuole proporre un partito per la nazione occorre raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della “vita buona” per tutti.
La democrazia può vivere e svilupparsi se ispirata dal principio essenziale della spiritualità cristiana. I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà), devono penetrare la cultura e promuovere il benessere della comunità civile.
Occorre “aprire una nuova fase ha detto Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc – perché il Paese non cresce. Bisogna concentrarsi sul dialogo tra i cittadini e i politici, lottando per la giustizia, l’amicizia civica e la fede nell’essere umano che permettono la coesistenza civile e promuovono il benessere per tutti indistintamente.

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