sabato 25 giugno 2011

La stasi del popolo italiano

LA SOCIETÀ NON È FIUME
CHE SCORRE MA PALUDE
“Convinzione condivisa – afferma Giorgio Napolitano in un messaggio alla Confindustria - che ai pubblici poteri competa favorire ed assecondare il conseguimento dell'obiettivo di uno sviluppo sostenibile con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, anche a carattere familiare che rappresentano una componente essenziale del sistema economico nazionale”.
Per il Capo dello Stato occorre “garantire la massima coesione tra le istituzioni chiamate ad operare nel comune interesse dello sviluppo economico, sociale e civile”. Allarmano i dati sull’occupazione relativi ai giovani tra 15 e i 29 anni. Quasi 2 milioni di giovani fuori ogni tipo di occupazione
All’Italia occorre – sostiene Pier Ferdinando Casini – mettere attorno a un tavolo le forze responsabili del Paese e fare le scelte impopolari che i partiti non hanno il coraggio di fare. Serve un’assunzione di responsabilità più forte e più ampia , o l’Italia va a rotoli”.
Per uscire dalla palude di un paese bloccato dalla retorica - afferma Luigi Bersani - serve innanzitutto un’operazione verità sui conti e poi un progetto, un patto sociale che ponga al centro dell’azione di governo il lavoro. Si affaccia l’esigenza di una “riscossa italiana” che abbia radicalità e rilievo, di una stagione inedita di riforme che ci faccia uscire finalmente dalla palude”.
La produttività del sistema Paese ristagna dice Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia – in quanto il sistema produttivo in Italia perde competitività perché non si è ancora adattato alle nuove tecnologie della globalizzazione”.
Le famiglie vivono in ansia, sono stanche verso “la personalizzazione della politica e chiedono di essere aiutate. La società appare “indifferente verso un obiettivo comune”. Di fronte alla crisi globale le donne non fanno più figli perché non hanno Servizi e temono di perdere il posto di lavoro. Episodi di violenza familiare, bullismo, gusto apatico di compiere delitti comuni, tendenza a facili godimenti sessuali. “Siamo una società – afferma Giuseppe De Rita, presidente del Centro Studi Investimenti Sociali – in cui gli individui vengono sempre più lasciati a se stessi, liberi di perseguire ciò che più aggrada loro senza più il quotidiano controllo di norme di tipo generale”.
È necessaria una politica basata sul coraggio personale e sulle energie di coloro che orientano la politica al suo vero fine, cioè aderire coscientemente con tutte le forze per l’affermazione della dignità di ogni uomo con spirito di solidarietà.
Soltanto “coloro che permettono la coesistenza e dialogo delle persone” creano una comunità civile che si conserva nel tempo, perché lottano per la giustizia, l’amicizia civica e la fede nell’essere umano che sono la forza che fa vivere la quotidianità dei cittadini.
La globalizzazione dell'economia richiede un governo dell'economia che sinora è mancato. Questione fondamentale della nostra epoca è la ridistribuzione dei beni sociali. Le società liberal-democratiche falliscono se non riescono a includere quelli che sono esclusi dalla creazione di ricchezza.
Spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e le vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.

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