mercoledì 1 giugno 2011

Appello all’unità nazionale

LA SITUAZIONE ECONOMICA
ESIGE IMPEGNO COLLETTIVO
Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato il 31 maggio 2011 ai Prefetti d’Italia per la celebrazione del 2 giugno, afferma: “È motivo di viva soddisfazione il fatto che tali celebrazioni siano caratterizzate da una straordinaria e calorosa partecipazione di cittadini, a conferma dell’esistenza di un forte e diffuso sentimento di unità nazionale, prezioso per suscitare quel nuovo grande impegno collettivo di cui il Paese ha bisogno nell'attuale difficile situazione economica”.
Per il Capo dello Stato, occorre “garantire la massima coesione tra le istituzioni chiamate ad operare nel comune interesse dello sviluppo economico, sociale e civile in ogni provincia”.
Il Presidente della Repubblica è preoccupato per l'attuale crescita del Paese e soprattutto per i giovani che non trovano lavoro. È necessario “valorizzare quel che ci unisce come nazione e ci impegna come Stato unitario di fronte ai problemi e alle sfide che ci attendono”. Allarmano per Napolitano i dati sull’occupazione relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni. Quasi 2 milioni di giovani fuori ogni tipo di occupazione.
Le giovani donne non fanno più figli perché non hanno Servizi e temono di perdere il posto di lavoro. Le famiglie italiane chiedono di essere aiutate.
Per risolvere i mali della società civile si fa appello al principio di sussidiarietà. Il compito politico della società è un compito di civilizzazione che deve proporsi di aiutare i cittadini nella loro libertà di autonomia, cioè si tratta di un compito morale perché ha lo scopo di migliorare le condizioni della vita quotidiana. Lo Stato, espressione e strumento del corpo politico deve “riconoscere i limiti della sua attività”, rispettare gli organismi naturali e sociali intermedi, cioè aiutare economicamente, istituzionalmente e legislativamente tutte le entità sociali più piccole, iniziando dalla famiglia.
L’intera società risulta indebolita perché è trascurata la famiglia che deve difendersi da sola di fronte a un potere pubblico che non riconosce ciò che le spetta di diritto. La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico perché è il perno di giunzione essenziale tra la persona, la società e lo Stato. Prima dell’impegno per i diritti dell’uomo c’è quello per il diritto ad essere uomini, cioè ad essere considerate persone che tendono a conquistare la piena autosufficienza nella comunicazione e nell’amicizia con le altre persone.
La produttività del sistema Paese – sostiene Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia – ristagna perché il sistema non si è ancora bene adattato alle nuove tecnologie, alla globalizzazione. Le dinamiche retributive sono da noi modeste. Le retribuzioni reali dei lavoratori dipendenti del nostro paese sono rimaste pressoché ferme, nel corso dei passati dieci anni, contro un aumento del 9 per cento in Francia. I consumi reali delle famiglie, cresciuti del 18 per cento in Francia, sono aumentati da noi meno del 5, e solo in ragione di una propensione al risparmio”.
Il nostro è un Paese che non cresce ha detto Pier Ferdinando Casini – che produce più disoccupati, che taglia sul futuro dei nostri figli. C’è bisogno di lavorare per l’Italia ed esercitare un ruolo di responsabilità, individuando modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto con il governo per il bene dell’Italia e per un’autentica coesione nazionale”.
Le famiglie vivono in ansia e sono stanche verso la personalizzazione della politica”. La società appare “indifferente per un obiettivo comune”. Si è riscontrata “una metamorfosi ha sostenuto Giuseppe De Rita, presidente del Centro Studi Investimenti Sociali - di fronte alla crisi globale, grazie al ruolo degli immigrati, dei piccoli imprenditori coraggiosi e a una gestione oculata dei consumi. Siamo una società in cui gli individui vengono sempre più lasciati a se stessi, liberi di perseguire ciò che più aggrada loro senza più il quotidiano controllo di norme di tipo generale.”
È necessaria una politica basata sul coraggio personale e sulle energie di coloro che orientano la politica al suo vero fine, cioè aderire coscientemente con tutte le forze per l’affermazione della dignità di ogni uomo con spirito di “carità”. Questo modo di agire è politica di solidarietà e la comunità civile si mantiene tale se è coesa nell’amicizia tra tutti i cittadini.
La democrazia può vivere e svilupparsi se è ispirata dal principio essenziale della spiritualità cristiana. I valori del popolo italiano sono cristiani e devono penetrare la cultura e promuovere il benessere della comunità civile. La politica, l’economia, la sociologia, possono realizzare i loro fini attuando ciò che si deve fare oggi per il benessere di tutti. Sul piano della vita politica e sociale, "l'accostamento tra le persone deve esprimersi in attività comuni per "la vita buona" della città di appartenenza senza alcuna distinzione che generi ingiustizie e soprusi.
Ora si apre una fase nuova sostiene Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc – c'è un sistema politico in crisi perchè il Paese non cresce. Le cose da fare sono innanzitutto: “ una nuova legge elettorale che possa ridare agli elettori la rappresentanza” e “una nuova legge sui partiti che garantisca la democrazia interna dei partiti garantendo che le decisioni si prendano a maggioranza, che non si possano sovvertire i risultati dei congressi e che le candidature vengano fatte magari a voto segreto come succede in Germania. Ora concentriamoci sul dialogo perché l’Italia rischia di sfasciarsi”.
Soltanto “coloro che permettono la coesistenza e il dialogo delle persone” creano una comunità civile che si conserva nel tempo, perché lottano per la giustizia, l'amicizia civica e la fede nell'essere umano che sono la forza che la fa vivere. Una morale aperta, estesa ad ogni uomo, una morale del bene e del male e non solo dell’utile, del rapporto umano, della libertà solidale costituisce per i cristiani “la cornice più appropriata per incentivare la collaborazione tra credenti e non credenti”. Il corpo politico ha bisogno di coloro che mantengono la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici ispirati dai propri elettori per promuovere il benessere sociale per tutti.

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