2013 PESANTE E INQUIETO
PER GIORGIO NAPOLITANO
"L'anno che sta per terminare - ha detto
Giorgio Napolitano - è stato tra i più pesanti e inquieti che l'Italia ha
vissuto da quando è diventata Repubblica. Tra i più pesanti sul piano
sociale, tra i più inquieti sul piano politico e istituzionale. Il 2014 può e deve essere diverso e migliore,
per il Paese e specialmente per quanti hanno sofferto duramente le conseguenze
della crisi".
Qual è il problema?
L'austerità fiscale, attuata negli ultimi anni dai governi, non
ha aiutato l'economia perché non è stata congiunta con investimenti per la
crescita. L'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più
deboli" degli Italiani. “La creazione di occupazione è una sfida per tutti
i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al
settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai
governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima
favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una
regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.
Occorre affrontare un mondo globalizzato per la soluzione dei nuovi problemi,
sorti con la radicalizzazione del multiculturalismo nello strato sociale del
popolo italiano che estirpa i valori esistenziali del mondo civile. Si
avverte uno smarrimento di fronte a un futuro pieno di incognite per il
dilagare di un potere che non tiene conto della dignità della persona umana e
dei suoi bisogni essenziali.
C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che “riconosca e
sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà,
agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle
organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel
tempo. Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società
attenta ed esigente” i “valori forti” del popolo italiano che
sono “dignità della persona che lavora, famiglia, solidarietà,
sussidiarietà, economia sociale di mercato” per far fronte
all’impoverimento delle famiglie, alla crescente disaffezione verso la
politica, al peggioramento delle prospettive di stabilità per il lavoro dei
giovani, all’ingiustizia sociale, costituita dall’aumento di ricchezza per
pochi e dall’indebitamento crescente per molti. Occorre generare nuove
imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a
chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato
inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui
centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul
progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la
dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte
naturale.
Le soluzioni già adottate dei problemi dell’attuale mondo economico
e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell'uomo e del
suo destino, perché sono basate sull’idea che l’uomo non è il soggetto
delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo
utilitaristico e individualistico.
Spetta alla comunità
politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle
persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo
produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione
mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di
ogni produzione e benessere sociale.
Francesco Liparulo - Venezia
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